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Nightmare.

THIRSTY: avido, assetato
ONLY : solo, unico 
TRUE: autentico, fedele
IMMORTAL: immortale.





"We are the kids of war and peace."

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HARRY

Lei era lì in piedi, ed io ero a due passi da lei. Indossava un vestito colorato a tema floreale. I capelli lunghi e mori le cadevano  sulle spalle. Mi guardava con quegli occhi troppo simili ai miei e mi sorrideva con tenerezza, così le tesi la mia mano. Ero un ragazzino, lei era troppo alta, allora mi alzai sulle punte, cercando di raggiungerla. Lei mi guardò e non disse una parola. Il suo sorriso si spense. Pianse, urlò ed io iniziai a tremare. Smise di agitarsi, aprí le sue braccia  ed improvvisamente ci trovammo entrambi su un dirupo alto.  Solo io e lei. Cadde all'indietro non abbandonando lo sguardo sul mio viso. Cercai di afferrarla, ci provai, ma caddi anche io.
Mamma.

Mi svegliai sudato nella mia camera da letto. Fottuto incubo. Il mio cuore batté così veloce che sentii di poter farlo esplodere da un momento all'altro. Eccolo, l'attacco di panico. Cercai di calmarmi ma non ci riuscii, pensai troppo a quel sogno. Afferrai la gola tra le mani e respirai aria lentamente, non ci riuscii. La sensazione di vuoto non passò. Quel pugno allo stomaco era presente e non mi abbandonava. Dovevo alzarmi da questo fottuto letto ma le mie gambe erano salde, stese, incapaci di fare un minimo movimento.

Sentii il cigolio della porta e vidi mia sorella Bethany fiondarsi nella mia stanza. " Ehi twerp ho preso una A oggi!".

Le sue parole ovattate mi arrivano alle orecchie. Lei saltellava sul letto e io a stento la sentivo, non riuscivo ancora a respirare. Finalmente mia sorella sembrò accorgersene e la sua espressione mutò rapidamente, correndo a prendere lo spray per l'asma.

"Prendi questo Harry, respira con me". Bethany mi inserii lo spray in bocca, mise pressione con le dita sullo spray emanando gas che respirai e poi iniziò a massaggiarmi la schiena, respirando profondamente con me.
"Non spaventarmi Harry ti prego." Mi supplicò, abbracciandomi e io cercai davvero di calmarmi, per mia sorella.
Il mio respiro si assestò e lei smise di tremare.

"Sto bene Tani. È tutto okay." La guardai impassibile  e cercai di alzarmi dal letto di fretta, facendo finta che non fosse successo niente.

"Hai bisogno di aiuto Harry. Non puoi continuare così. Sei a casa perché hai bisogno di risolvere il tuo problema. Non puoi partire per i Marines in queste condizioni, lo sai vero? Almeno lascia che papà chiami uno psicologo."

Alle ultime parole tesi la mascella. Serrai i pugni e guardai mia sorella in cagnesco.

"Non andró da un fottuto strizza-cervelli Bethany. È fuori discussione. Staró bene." La sorpassai e afferrai la maniglia della porta, chiudendola con forza e lasciando mia sorella nella mia stanza da sola, incapace di replicare.

Entrai nel bagno e aprii il soffione della doccia. Mi fiondai dentro e lasciai che l'acqua lavasse via i miei problemi di dosso. Fanculo tutti. Non sarei andato a raccontare i miei problemi pagando uno sconosciuto del cazzo. Era un'inutile perdita di tempo e mia sorella non mi avrebbe trascinato  in questa stronzata.

Sono tornato in città per lei, perché mi voleva a casa e mi ha supplicato a telefono per mesi, tanto che alla fine ha vinto lei. Non per uno psicologo del cazzo. Era fuori discussione Bethany.

La doccia fredda non aveva assestato il mio io interiore, che stava ribollendo di rabbia.
Uscii dal box doccia e afferrai l'asciugamano di fretta.
Tornai in camera mia e fui felice di trovarmi solo, così presi i boxer e i vestiti
e mi vestii velocemente.
Il mio telefono vibró rivelandomi dei messaggi.

ZAYN:
Hey amico! Come va? Un uccellino mi ha detto che ti sei innamorato. Cos'è questa storia che regali libri con dediche? Come siamo sentimentali. Mi hanno mandato in missione per scoprire se davvero sei stato tu. (Occhio alla risposta, ho scommesso venti dollari con Vicky.)

Ruotai gli occhi al messaggio. Vaffanculo Zayn.

                                                              HARRY:
Ti sei bevuto il cervello o cosa?  L'unico infatuato della figa di Vicky sei tu. Ad ogni modo non sono stato io, torna a dormire e non rompermi il cazzo Zayn.

Bugia. Avevo detto una bugia, ma doveva essere un segreto. Non potevo dire a nessuno che avevo regalato il libro di mia madre a Lux. Insomma, non  significava niente, quindi non vedevo  perché dirlo agli altri. È uno stupido libro, così appena accompagnata da Vicky ero tornato a casa e lo avevo preso dalla libreria, poi guidai verso casa sua, ricordandomi ancora la strada che feci quel giorno che l'accompagnai da casa mia e lasciai il libro sul pianerottolo. La mia mente aveva deciso di darglielo, chiuso il discorso.

ZAYN:
Okay Magic Cazzone. Afferrato il concetto. Ad ogni modo oggi è venerdì. Io e gli altri andiamo al Drumdrum. C'è una festa lì. Sei dei nostri? 


                                                             HARRY:
Si ma passo a prendervi io, non sarà bello vedervi ubriachi alla guida e voglio tornare a casa sano e salvo. okay, Piccione?

Inviai questo messaggio sorridendo, ricordando di quando Zayn fu talmente ubriaco che mi fece accostare la macchina appena vide un piccione con un ala spezzata, iniziando a piangere e urlando "salvatelo, lui è il mio migliore amico Bread."
                                                
ZAYN:
Divertente idiota. Ero ubriaco marcio e tu invece di calmarmi mi filmavi come un coglione. Pessimo amico, Bread il piccione è più fratello di te. Ad ogni modo passiamo a prendere le ragazze. Tanto adesso sai entrambi gli indirizzi. (Non me la bevo la storia che non sei stato tu, sono idiota per esserti amico, non idiota col cervello).

Alzai gli occhi al cielo, sorridendo al messaggio. Avrei visto quella piccola ficcanaso questa sera e sinceramente non avrei visto l'ora di infastidirla. Mi piaceva da matti cercare di  irritarla, anche se spesso mi veniva naturale. Perdeva le staffe molto facilmente quella ragazza.

                                                           HARRY:
Idiota col cervello? Che frase è. Ad ogni modo 9 e mezza tutti giù. Odio aspettare e lo sai, divento irascibile.

Non aspettai risposta da quel coglione e lanciai il cellulare dall'altra parte del letto. I messaggi scambiati con Zayn sembrarono tranquillizzarmi, tanto che accesi lo stereo e iniziai a canticchiare "Wish you were here" dei Pink Floyd.
Chiusi gli occhi mi lasciai trasportare dalle parole e alla sensazione che questa canzone mi trasmetteva.

"È bella, da piccolo te la suonavo sempre." Sobbalzai appena sentii la voce di mio padre, che mi guardava dinanzi lo stipite della porta.

"Mi ricordo che cercavi di prendermi la chitarra tra le mani perché volevi suonarla tu e sceglievi sempre questa canzone. Perché non ricominci a suonare Harry?" Rimasi in silenzio quando finì di proferire parola.

"So che non vuoi parlarmi, ma almeno non chiuderti in te stesso con gli altri Harry. Se amavi veramente tua madre non cercare di reprimere i tuoi desideri."
Mio padre mi parlò sospirando pesantemente.

"Non nominiamo la mamma okay? Non voglio sentirne parlare per favore. È un caso chiuso, lo è anche per te visto che stai iniziando ad uscire con un'altra donna." Sputai queste parole con rabbia, ma mio padre se lo meritava.

"Io amavo tua madre. Ho sofferto anni prima di incontrare Cecilia, Harry. Ho aspettato che tu prendessi la tua strada e partissi per i Marines prima di portarla qui e farla conoscere a Bethany. Non sopportavo che mi odiassi il doppio ecco perché non te ne ho parlato, so di aver sbagliato ma non attaccarmi solo perché oggi sono felice." Urló, esasperato.

Girai il volto verso di lui con disgusto.

"Tu hai ucciso la mamma. Se fosse stata felice adesso sarebbe qui, sarebbe con noi. Avrebbe visto Bethany crescere e me diventare l'uomo che ha sempre voluto diventassi. Invece tu l'hai resa infelice, eri sempre in viaggio, perché i Marines erano più importanti vero? Più importanti di lei, di noi.  Lei si è uccisa. L'hai uccisa tu. " Gli puntai il dito contro, scattando verso la sua direzione.

"D'accordo dammi pure la colpa per questo. Dammi anche un pugno, coraggio. Ma smettila di essere così Harry, non sei tu più tu. Da quando sei cresciuto, da quando hai iniziato a capire e sei partito, tu sei diventato uno sconosciuto agli occhi di tutti. Dovresti smetterla, per te e per tua sorella."

Mi afferrò le mani e mi guardò negli occhi e rimanemmo così, in silenzio. Volevo ucciderlo, avrei voluto farlo soffrire. Ma sarebbe stato inutile.

Una voce si schiarii e Bethany entrò con indifferenza.  "il pranzo è pronto."
Girò le spalle e la guardai uscire, maledicendomi di aver urlato quelle parole un attimo prima con mio padre. Bethany non meritava tutto ciò.

Strattonai con le mani mio padre che teneva quest'ultimo ben salde. Poi mi avvicinai a mia sorella.

"Ehi Twerp." Le dissi dolcemente, abbracciandola da dietro.
"Spero che tu non ti sia arrabbiata per prima."

Mia sorella si girò con gli occhi lucidi "Voglio solo che tu smetta di essere arrabbiato con la vita Harry. Ti prego dimmi che ci penserai a quello che ti ho detto." Mia sorella incrinò la voce, guardandomi con quegli occhi maledettamente lucidi. Fottuta Bethany, mi aveva incastrato.

"Va bene. Proverò ad andare in terapia. Ma adesso smettila e dammi da mangiare donna." Le sorrisi sghembo, dio sarei morto per mia sorella.

"Ehi! Adesso metti il tuo piatto da solo." Si imbronciò per pochi minuti, per poi sorridermi.

Avrei voluto dirle "Ti voglio bene" ma non ero pronto. Sapevo che però lei mi avesse compreso, visto che fu lei a dirmelo per prima.

"Ti voglio bene Harry, sei il miglior fratello idiota del mondo" mi colpii e iniziò a correre attorno al tavolo ridendo.

Cercai di prenderla ma fu una lepre, chiudendosi in camera sua in un attimo.

"Tanto prima o poi esci per mangiare." Le dissi, urlando verso la porta.

"Tregua?" La sentii dire.

"Fammici pensare... no." Le dissi, marcando il mio no con la voce.

"Dai Harry ho fame." mi riferì, esasperata.
"Okay tregua."
Appena aprii la porta la afferrai e la distesi sul letto iniziando a farle il solletico. Quando finii mi guardò ridendo.
"Ti voglio bene Twerp, mi sei mancato."

Ero finalmente a casa, perché casa era Bethany.

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Spazio Autrice:
"Wish you  were here" dei Pink Floyd  si pensa sia una canzone dedicata a Syd Barrett. Quest'ultimo, è stato il cantante originario della band, uscito dal gruppo a causa di gravi problemi mentali. Come anticipato, probabilmente il brano non fu scritto, in realtà, pensando a Syd Barrett. Nello stesso David Gilmour, che entrò nella band proprio nella fase in cui Barrett cominciava ad uscirne, ha ammesso ad esempio di non aver mai pensato al vecchio cantante durante l'esecuzione del pezzo. In realtà il "vorrei che tu fossi qui" era rivolto all'io interiore,  più che a un'altra persona. Per vivere  bisognava essere presenti a se stessi.

Twerp è il nomignolo di Bethany ed Harry. Significa idiota in inglese, ma l'ho trovato comunque un nomignolo carino.

Ho voluto scrivere un capitolo con il punto di vista di Harry perché mi sembrava giusto raccontare un po' come si sentisse in realtà il personaggio maschile.

E niente fatemi sapere.
Lux XX.

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