Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Caքɨtօʟօ 5: tɦɛ ʍօռstɛʀ ɨռsɨɖɛ ʍɛ

<< Levi, ricordo bene cosa mi dicesti quando affidai a tutti voi la custodia di Eren Jaeger. Dimmi, tu lo ricordi? >>

Tutte le persone presenti in tribunale si voltarono a guardare il Caporal Maggiore Levi Ackerman, il quale sosteneva con egregia compostezza lo sguardo del giudice.
Come sempre, il minuto uomo si presentava gelido; in quel momento, infatti, Levi era più simile ad una statua di ghiaccio priva di sentimenti piuttosto che simile ad un uomo.
Il giudice aveva parlato anche con Eren poco prima, ma il ragazzo non era stato in grado di rispondere a niente, neanche ad una sola delle domande poste dal giudice.
Ripeteva come una mantra che non aveva ricordi di quello che aveva fatto, che gli dispiaceva e che di certo non avrebbe mai fatto nulla di simile a mente lucida.
Non ritenendo utile al processo la presenza di Eren, il giudice aveva ordinato di riportarlo nella sua cella, posta nei sotterranei, più che altro per calmare la gente che adesso nutriva nuovamente timore e riluttanza nei suoi riguardi.

<< Sì. >>

Rispose semplicemente il Capitano e al suo fianco Erwin lo guardava dall'alto, domandandosi se fosse stato in grado di salvare Eren e di uscire lui stesso da quella situazione.

<< Ti dispiacerebbe ripetermelo? >>

<< Dissi che per me non sarebbe stato un problema ucciderlo. >>

Rispose infine Levi, continuando a sostenere lo sguardo dell'uomo che deteneva totale potere giuridico.
Quest'ultimo si passò una mano sul mento ricoperto di barba bianca, come a riflettere su alcune cose, cose che Levi conosceva bene.

<< E ti dispiacerebbe dirmi perché non l'hai fatto, mentre divorava i tuoi uomini? >>

Anche se quella domanda fece zittire quei pochi chiacchiericci di sottofondo che si erano improvvisamente innalzati all'interno del grande tribunale, Levi non batté ciglio e la sua espressione non mutò.
Come si poteva mantenere una simile compostezza? Erwin, come Hanji, iniziava a chiedersi se Levi fosse o no un essere umano.
Di sicuro lo era, ma decisamente fuori dal comune.

Il moro, anche se non stava esternando il suo stato d'animo, dentro stava scoppiando.
Da quattro giorni, da quando era rientrato da quella missione maledetta, non aveva fatto che porsi la stessa domanda.
In realtà sapeva perché non era riuscito ad ucciderlo, ma era una motivazione che di certo non poteva rifilare anche al giudice.
Non poteva guardarlo negli occhi e dirgli semplicemente:

"Non l'ho ucciso perché amo quel Moccioso.
Non l'ho ucciso perché voglio proteggerlo".

Assolutamente, non poteva dire nulla del genere.
Si rese conto di star aspettando troppo nel dare la motivazione, così si gonfiò d'aria il petto, dandosi una posa più sicura, armandosi di un coraggio in quel momento solo immaginario.
Se sbagliava con le parole, Eren sarebbe stato giustiziato.

<< Mi duole informarla, Signore, che in quel momento ero impossibilitato all'uso del movimento tridimensionale. >>

A quelle parole il viso del giudice assunse una nuova espressione, che distava dalla riluttanza che aveva palesato fino a quel momento.

<< La mia attrezzatura non andava bene, riuscivo solo a fuggire, altri movimenti mi erano impossibili da attuare. >>

Levi sapeva fare tante, troppe cose e tra queste cose c'era anche il saper mentire.
Il suo viso apatico, la sua voce gelida non tradivano le sue menzogne che passavano per verità senza troppa fatica.
Doveva pensarle tutte per difendere Eren dalla morte e non farsi togliere la sua custodia.
Quel Moccioso poteva crescere solo con lui, al suo fianco, imparando dalle sue lezioni di vita, non con altri.
Ma soprattutto, egoisticamente, non voleva che Eren si separasse da sé.

Dopo che il giudice si ritirò nel suo silenzio per esaminare gli elementi che aveva per decidere, Levi tornò a sedersi nella maniera più naturale che poteva esistere.
Stava sbagliando non dicendo la verità, lo sapeva benissimo, ma sapeva anche che Eren non era contro il genere umano e che aveva fatto quel che aveva fatto solo sotto comando della sua natura titanica.
Doveva essere difficile mantenere sempre il controllo, nessuno si sforzava mai di capirlo, di mettersi nei suoi panni almeno per una volta, ma Levi sì.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Era stanco di aspettare.
Lo avevano rinchiuso in quella cella gelida e sporca ormai da tre giorni.
Aveva fame e sete, ma erano cose futili paragonate allo schiacciante senso di colpa che sentiva.
Eren era stanco di pensare, di sforzarsi di ricordare.
Ma si disse che in fondo era meglio così, stava in quel modo solo attraverso un racconto, figurarsi come si sarebbe sentito nel ricordare i particolari di quel giorno, del giorno in cui aveva divorato le persone.

Aveva massima fiducia in Levi, la sua sopravvivenza era solo nelle sue mani, ma anche se avessero deciso di ucciderlo gli stava bene.
Perché lui doveva vivere e tutte quelle persone erano dovute morire? A causa sua, tra l'altro.
Non aveva saputo rispondere alle domande del giudice, riusciva solo a sentire i presenti dargli del mostro e ognuna di quelle parole aveva scavato solchi nel suo cuore.
Si era girato a guardare Levi, aveva sperato di incontrare i suoi occhi, ma lui non l'aveva guardato, non lo aveva considerato, aveva preferito stare a braccia conserte, seduto e con gli occhi chiusi, in una posizione totalmente riflessiva.

Non lo sentiva da tre giorni, da quando gli aveva chiuso i polsi in un paio di gelide manette.
Non lo aveva neanche baciato, lo aveva semplicemente consegnato a degli ufficiali che attendevano fuori dalla porta.
Aveva urlato forte il suo nome mentre veniva trascinato via dagli ufficiali, aveva urlato anche perdono per quello che aveva fatto, per quello che gli aveva fatto.
Anche Levi aveva rischiato di restare ucciso a causa sua, la fasciatura intorno alla sua testa ne era la conferma.
Mentre veniva trascinato nel carcere sotterraneo, aveva sentito alcune guardie parlare tra di loro.
Tutti erano stupiti del fatto che il Caporal Maggiore si fosse ritirato ferito dalla missione.
Da quando aveva preso a far parte del corpo di ricerca era rientrato alle mura sempre nella maniera più impeccabile, con solo qualche chiazza di sangue non suo a imbrattargli il mantello verde, verde come la speranza di cui erano pieni gli stessi occhi di Eren tutte le volte che lo vedeva rientrare da fuori in mezzo ad altri soldati.
Ai tempi lui era solo un bambino e Levi il suo idolo irraggiungibile.
Nessuno era stato in grado di fargli del male, nessuno tranne lui, che invece avrebbe solo voluto proteggerlo.
Le lacrime iniziarono a scendere da sole a quel punto ed Eren le ignorò mentre gli bagnavano le guance.
Non poteva toglierle, era ammanettato per i polsi contro al muro, poteva solo stare seduto: era in quella maledetta posizione da tre giorni, salvo quei venti minuti in cui era stato trascinato poco gentilmente in tribunale.
Aveva sonno, era stanco, ma aveva il profondo terrore di chiudere gli occhi, perdere coscienza di se stesso e uccidere ancora.
La mancanza di sonno aveva creato qualche piccola occhiaia intorno ai suoi grandi occhi di duplice colore, un miscuglio perfetto tra il verde dei prati e l'azzurro del mare.
Alzò lo sguardo nel sentire una chiave entrare nella serratura della propria cella; stava entrando qualcuno, ma quando Eren incrociò la figura minuta di Levi i suoi occhi si riempirono di una felicità unica e senza eguali.
Seppe trattenersi dal piangere sospinto solo dall'orgoglio, ma il suo sguardo era comunque divenuto lucido.

"Ecco qui il Moccioso."

Sussurrò a bassa voce, troppo bassa per essere da soli.
Infatti dopo l'entrata di Levi un altro uomo scivolò all'interno della cella.
Sulla mano destra reggeva una matita e sulla sinistra un quaderno per gli appunti.
Lo sconosciuto lo fissò dall'alto ed Eren voltò il capo con uno scatto doloroso quando il suo stivale gli tirò un calcio al viso.

<< E questo è per mia cugina. >>

Disse con odio e rabbia, prendendo una sedia per sedersi poco distante, mentre Levi se ne stava in piedi davanti al castano.
Non aveva detto nulla al calcio, non poteva farlo e poi la rabbia dell'uomo poteva anche essere compresa.
Eren sputò del sangue, nemmeno lui disse nulla a riguardo, se non un soffocato "chiedo perdono", sussurrato tra i denti.

<< È un bene, per te, il fatto che il giudice si sia limitato a darti una punizione fisica, fossi stato io ti avrei messo al rogo. >>

Affermò l'uomo, indossando rapidamente degli occhiali da vista dalle lenti quadrate.
In sostanza la punizione di Eren si basava su delle torture fisiche ed essendo Levi il suo tutore, il giudice aveva assegnato a lui il compito di fargli del male.
Al moro non gli era rimasto che accettare, ben consapevole che Eren si fosse salvato per un soffio da un destino ben più cruento.
L'uomo aveva portato, oltre a penna e blocco degli appunti, anche un grosso borsone, dal quale Eren gli vide uscire un frustino in cuoio, che passò a Levi con un ghigno tinto di soddisfazione.

<< L-Levi... >>

Non riuscì a finire la frase che il primo colpo di frusta al viso gli fece vedere le stelle, mentre il pavimento sotto di lui si sporcava di altro sangue.
Levi non era autorizzato neanche a dare ad Eren uno straccio di spiegazione, doveva colpirlo e basta, mentre l'uomo era solo un testimone che appuntava il tutto sul quaderno che avrebbe, poi, consegnato al giudice.
Eren immaginava cosa stesse succedendo, eppure non poteva non starci male.
Perché proprio Levi doveva fargli questo? Perché proprio lui doveva ridurlo in uno stato pietoso all'interno di una cella putrida?
Pensò che alla fine meritava questo e molto altro per ciò che aveva fatto e in quel preciso istante il secondo colpo di frusta gli aprì un taglio sanguinante alla spalla.
Il fatto che le ferite di Eren si rimarginassero in fretta non implicava certamente il fatto che non sentisse il dolore iniziale come tutte le altre persone.
Faceva male, troppo e alla terza frustrata non seppe trattenere un gemito disperato di dolore.
Levi non ci andava leggero, tutt'altro.
Era costretto a dare il massimo, se l'uomo si accorgeva che non avrebbe voluto far nulla del genere lo avrebbe fatto presente al rapporto e ci sarebbero state altre brutte conseguenze.
La quarta frustrata colpì lo stesso punto di prima e il ragazzo stavolta urlò.
Il bruciore alla pelle era indescrivibile, come indescrivibile era la sensazione provata nel ritrovarsi ai piedi di Levi, a soffrire (nuovamente) sotto ai suoi colpi.
La quinta frustrata fece affiorare dai suoi occhi delle lacrime calde di dolore, mentre il sangue macchiava la frustra e rigava di gocce cremisi la sua schiena.

<< H-Heichou... >>

<< Lo senti questo dolore, Moccioso? È niente paragonato a quello che potrei farti davvero se oserai sgarrare agli ordini, la prossima volta. >>

Al posto di quella frase, però, Levi avrebbe voluto chinarsi su Eren, prendere un panno pulito e tamponare le sue ferite, dargli sollievo dal dolore che le sue mani gli stavano infliggendo.

Alla ventesima frustrata Eren aveva la schiena un trionfo di tagli e sangue, mentre toccava terra col petto, ansante e profondamente dolorante.

<< Con quella frusta può andar bene così. >>

Esclamò l'uomo, arrestando Levi dal dare il ventunesimo colpo.
Gettò per terra la frustra, vedendosi passare in mano un secondo flagello, con la caratteristica di avere più appendici, che all'estremità presentavano punte in metallo che affondavano, laceravano e strappavano la pelle.
Malgrado avrebbe voluto non usarla, purtroppo doveva. Era costretto e in quel momento stava odiando se stesso, Levi.
Se solo quel giorno avesse fermato Eren, adesso il suo Moccioso non sarebbe stato costretto a subire impotente tutto quel dolore.
Gli occhi di Eren cercarono disperati e doloranti quelli di Levi, sbiancando terrorizzato al vedere il flagello che stava reggendo in mano.
Quello avrebbe fatto non male, dì più, e lo sapeva. Lo sapeva benissimo.
Il labbro inferiore del ragazzo tremò e accadde lo stesso anche alla mano del caporale.
Il primo colpo macchiò di sangue il muro e il pavimento, stillando copioso dalle vecchie e nuove ferite.
Eren urlò ancora, la gola gli bruciava talmente tanto stava urlando, ma il dolore era veramente troppo.
Sentiva la carne strapparsi ed era qualcosa di assolutamente insostenibile.
Levi colpì ancora, ma stavolta preferì tenere gli occhi chiusi, se non l'avesse fatto, probabilmente, si sarebbe fermato e allora sarebbe stato peggio per entrambi.

La tortura fu lunga e, per Eren, logorante fino all'ultimo maledetto secondo.

<< Bene, presenterò al giudice la mia testimonianza >>.

Affermò l'uomo, chiudendo il blocco degli appunti, insinuando la penna tra i fogli e lasciando la cella.
Levi attese qualche istante, seguendo con l'udito i passi del tipo per assicurarsi che fossero sempre più distanti.
Quando non riuscì neanche più a sentirli si gettò sulle ginocchia, prendendo tra le braccia l'ormai corpo martoriato di Eren, diventato un tutt'uno con il sangue.
Era ancora cosciente, si lamentava ancora con le poche forze rimaste.
Levi si tolse la giacca e infine la camicia bianca, che usò per tamponare prima il viso matido di sudore e schizzi di sangue, poi la schiena.
Nella stanza si stava già innalzando il vapore che usciva dalle ferite del giovane, prossime alla guarigione.

<< H-Heichou... >>.

<< Ho dovuto >>.

Rispose Levi, continuando a tamponare il sangue dalla schiena del ragazzo.
Certo che aveva dovuto, non gli avrebbe mai fatto nulla del genere di sua volontà.
Certo, amava prenderlo a calci in culo di tanto in tanto, ma non andava mai oltre, non arrivava mai a nulla del genere.
Eren si sentì finalmente i polsi liberi dalle manette e cadde in avanti, sentendo come sostegno il corpo caldo del suo capitano.
Il moro lo strinse, percorrendo coi polpastrelli di una mano la schiena del castano, nutrendo sollievo nel notare che la maggior parte delle sue ferite si erano già rimarginate.

<< Levi, sei... sei arrabbiato? >>

Chiese all'improvviso Eren in un sussurro, stretto al corpo del maggiore per un sostegno sia fisico che morale.
Averlo tanto stretto lo rendeva felice e guariva la gran parte delle ferite del proprio passato.

<< No Eren, non lo sono. >>

Levi insinuò con una dolcezza che non pareva essere sua le dita di una mano tra i capelli del ragazzo, il quale si ritrovò a chiudere placido gli occhi a quel contatto.
Levi sapeva essere dolce quando voleva, quando voleva sapeva esternare i suoi sentimenti e, da quanto ne sapeva, accadeva soltanto con lui e con pochissimi altri eletti, ovvero Erwin e Hanji.

<< Andrà tutto bene Eren, vedrai. >>

Continuò Levi, posando le labbra contro il suo orecchio, cullandolo dolcemente.
In tutta risposta Eren sollevò il viso. Il solo contatto con Levi gli restituiva parte delle forze perdute.
Finalmente poté bearsi di nuovo del colore dei suoi occhi, di un grigio magnifico che rubava i colori dell'ambiente circostante.
In quel momento, per via della poca luce, gli occhi del Caporale sembravano quasi neri, come i suoi capelli che parevano morbide piume di corvo.

<< Posso baciarti? >>

Chiese Eren in un sussurro, sfiorando il naso di Levi col proprio.
Sentiva il respiro dell'uomo unirsi al suo, sentiva le proprie guance accaldarsi nel notare lo sguardo di Levi abbassarsi alle proprie labbra, quanto il proprio cuore accelerare come poche volte aveva fatto prima.

<< Moccioso, certe cose non si chiedono, si fanno e basta. >>

Lo redarguì Levi e, nonostante tutto, sulle labbra di Eren si aprì un sorriso obliguo e malizioso.
Quanto amava la sua voce, le sue riprese, persino i suoi insegnamenti fuori luogo.

<< Quanto cazzo hai ragione. >>

Affermò, afferrandogli il viso per fiondarsi a baciarlo, divorando di morsi le sue labbra carnose.
Mosso dalla sua solita irruenza, Eren spinse Levi per terra, sedendosi a cavalcioni sulla sua vita per bloccarlo sotto di sé, afferrandogli i polsi per bloccarglieli ai lati della testa.

<< Eren... Non... Non qui. >>

<< Oh sì, qui. >>

Non l'avrebbe lasciato andare, stavolta... Non gli sarebbe scappato, stavolta l'avrebbe divorato.
Tornò a baciarlo e sorrise dentro nel sentire Levi abbandonarsi finalmente a quel contatto, sentendolo schiudere le labbra per incontrare e abbracciare la sua lingua.
Eren chiuse gli occhi e iniziò ad assaporare il suo capitano con avidità, passandogli le mani sui pettorali perfetti che si era scoperto precedentemente per usare la camicia come panno per tamponare le proprie ferite
Forse non era il caso di fare una cosa del genere, del resto erano successe molte cose, ma se non lo avesse fatto suo in quel momento esatto sentiva che sarebbe potuto esplodere.

Prese a baciare famelico il collo di Levi, il quale lo inarcava per permettere ad Eren migliore accesso proprio in quel punto.
Il ragazzo non si limitò di certo a star fermo in quel punto, ma scese ancora, torturando coi denti le sue roselline di carne al centro dei suoi pettorali, prima uno e poi l'altro.
In tutta risposta l'uomo non trattenne un sospiro di piacere, gli occhi chiusi e il respiro ansimante.
Tra le gambe la sua erezione si era già risvegliata ed Eren non nascose il fatto che lo sapeva già.

<< Lei è un piccolo pervertito, capitano. >>

<< S-Sta' zitto e continua, moccioso! >>

<< Agli ordini! >>

Esclamò Eren, leccandosi le labbra prima di andare a posizionarsi con la testa tra le gambe di Levi.
Gli abbassò in un colpo solo pantaloni e boxer, ghignando alla vista del sesso eretto del corvino.

<< Guarda qui che meraviglia... sembri squisito. >>

Levi si dovette premere il dorso di una mano alla bocca per non urlare quando Eren, improvvisamente, prese a percorrere con la lingua l'asta del proprio membro.

<< C-Cazzo...! >>

Imprecò Levi, mentre Eren divorava tutto d'un fiato l'intimità del proprio capitano, facendosela scivolare subito fino in gola.
Con un dito gli stuzzicò i testicoli, beandosi dei suoi molteplici versi di piacere, versi molto poco virili, tra l'altro.
Il moro divaricò al massimo le cosce, contorcendosi disperatamente su quel pavimento impolverato e del quale, per una volta, non si stava minimamente preoccupando.
Sbirciò Eren tra le proprie gambe fare su e giù con la testa lungo la propria erezione, eccitandosi oltremodo a quella vista.
Tornò a posare la testa contro il pavimento, le labbra schiuse per liberare tutti quei gemiti che non riusciva a contenere.
Si vide due dita di Eren davanti alle labbra e capì cosa fare senza il bisogno che gli si venisse detto.
Aprì oscenamente la bocca, prendendo tra le labbra le due dita, che leccò e succhiò affamato come se fossero ben altro, mentre Eren non smetteva un istante di dargli piacere con la bocca.

Si riprese le dita, sollevò il bacino dell'uomo e senza alcuna esitazione le introdusse nella sua calda apertura.
A quel punto Levi si inarcò di schiena, strappandosi quasi i capelli per via di quel piacere che da troppo tempo non provava più.

<< Cazzo...  Cazzo... Eren, ahh!! >>

In tutta risposta Eren aumentò l'intensità di quel lavoro di bocca che stava facendo, interrompendosi un istante.

<< Nutrimi Levi, nutrimi... >>

Sussurrò voglioso, tornando in seguito a succhiarglielo affamato e disperato.
Quelle parole e quelle dita che andarono a toccarlo alla prostata furono l'innesco per far esplodere il proprio orgasmo.
Con un urlo, che proprio non riuscì a trattenere, Levi venne direttamente nella bocca del ragazzo, il quale ingoiò tutto con un sonoro gemito di puro apprezzamento.
Tolse anche le dita, leccandosele prima di scivolare su Levi e baciarlo.

<< Sei meraviglioso. >>

Sussurrò Eren contro le labbra del corvino e, senza dargli il tempo di dire o fare qualcosa, lo penetrò di colpo dopo avergli sollevato il bacino.
Il moro tornò ad inarcarsi, a gemere contro quel dannato pavimento e sotto Eren.
Oh, gliel'avrebbe fatta pagare per averlo sovrastato così all'improvviso.
Stavolta anche Eren si unì ai gemiti di Levi, aumentandoli ad ogni spinta che faceva dentro di lui.

<< Ah... Ahh... Levi, cazzo... >>

Era perfetto, magnifico il suo capitano.
Bellissimo, fortissimo, solamente suo.
Tornò a baciarlo, riprendendo a mordergli poi il collo.
All'improvviso tornò ad afferrarlo per i polsi e a bloccarglieli con violenza ai lati della testa, ma Levi non disse nulla.
Eren era sempre stato così irruente, dopotutto, ma iniziava ad esserci decisamente qualcosa di strano.
Le spinte si facevano forti, troppo forti, praticamente iniziava a sentire solo dolore.

<< Ah... Eren, fa' piano... >>

Ma niente, per quanto possibile aumentò la velocità e la violenza delle spinte.
Cercò di liberare i polsi dalla stretta ferrea del ragazzo, ma anche in quel caso non pareva esserci verso.
Non riusciva nemmeno più a godere delle attenzioni che gli stava dedicando al collo.

<< Eren... Eren! >>

<< Sta' zitto, sei mio. Sei solo mio... E ho fame. >>

Non capiva, Levi stava completamente cadendo dalle nuvole.
Eren non si era mai comportato così con lui, era sempre stato pieno di riguardo nei suoi confronti, cosa diavolo gli stava succedendo?
Avvertì le proprie gambe iniziare a venire rigate dal sangue che usciva dalla propria apertura, in cui Eren non smetteva di spingere con tutta quella violenza.

<< A-ah... Levi... Ho fame, ho così tanta fame... >>

Il bacio alla spalla si sostituì con un morso che fece vedere a Levi le stelle per il dolore.
Urlò e si inarcò contro il pavimento.
Eren aveva smesso di spingere, troppo concentrato adesso ad andare affondo nella spalla del caporale, con i denti.

<< CAZZO, EREN, MI STAI FACENDO MALE! >>

A quelle urla Eren si staccò e i suoi occhi verdi si spalancarono terrorizzati nel comprendere ciò che aveva appena fatto.
Sentiva sulla lingua il sapore del sangue di Levi, vedeva i suoi occhi grigi offuscati dal dolore.
Scese da lui con uno scatto improvviso, cadendo per terra e allontanandosi avvilito, spaventato.

<< Levi, io... io non volevo... Non volevo farti del male, non volevo! >>

Il moro, dolorante, si portò seduto.
Le gambe erano macchiate di sangue, si sentiva spaccato a metà e la spalla bruciava, ma nonostante questo, nonostante il dolore indescrivibile, prese comunque a gattonare verso Eren, che intanto si era nascosto il viso contro le mani, le gambe alzate contro al petto.
Levi lo abbracciò senza dire una parola. A quel punto era chiaro che in Eren qualcosa non andava, qualcosa di strettamente legato al suo titano.

<< Che cazzo... che cazzo sto diventando, Levi? >>

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Angolo autrice ♡

LO SO, DUE MESI DI RITARDO, SONO  I M P E R D O N A B I L E, ma purtroppo tra impegni vari, la scuola e la poca ispirazione è successo, ma sappiate che comunque non abbandono le mie storie.
Potranno esserci ritardi e per questo vi chiedo di avere un po' di pazienza!
In compenso questo capitolo è più lungo dei precedenti e spero possa piacervi u.u
Tra non molto aggiornerò anche "Quel maledetto Ghoul", col quale devo dire che sono più ispirata, ma vabbè XD
Al prossimo capitolo ❤❤

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro