CHAPTER 17 || #christmas ♡ notebook #16 [ 6/23 ]
❝Quaderno #16
6/23
Oggi sono stato in barca con Atsumu e suo fratello. Ho fatto amicizia con Rintarō ed è davvero un ragazzo simpatico e gentile, molto cordiale. Mi ha fatto molto ridere perché detesta Atsumu e non lo nasconde. Sono ritornato da poco, comunque. Atsumu voleva che vedessi il tramonto dalla barca, nonostante avessi un coprifuoco e nonostante suo fratello e suo cognato siano andati via appena dopo le 16. Papà non si è arrabbiato ma ha semplicemente detto ad Atsumu che voleva sapere in anticipo se ci fosse la possibilità di un futuro e possibile ritardo. Atsumu ha annuito e chiesto di nuovo scusa. Papà gli ha sorriso e gli ha dato una pacca sulla spalla prima di mandarlo a casa perché erano le 21 ed era davvero tardi. Poteva essere pericoloso.
È stato divertente il giro in barca.
Atsumu e Osamu hanno provato a pescare trasformando il tutto in una gara. Stava vincendo Atsumu ma Osamu l'ha buttato in acqua facendolo perdere. Alla fine, Atsumu ha passato l'intero pomeriggio in mutande mentre il fratello se la rideva. Poi si è vestito ed è stato tutto il giorno con gli abiti bagnati indosso. Quando sono andati via, Osamu ha costretto il fratello ad attraccare la barca al molo perchè di lui non si fidava. Atsumu ha ruotato gli occhi al cielo dicendogli che doveva concentrarsi a fare sesso con Rintarō senza rischiare una gravidanza indesiderata. Mi ha detto che fanno sesso senza protezioni perché vogliono fare "il danno". I genitori di Rintarō non vogliono e Osamu ha trovato il modo perfetto per convincerli a fargli sposare il figlio. Mi sono zittito. Ho pensato una cosa strana in quel momento: e se Atsumu mi avesse invitato su quella barca per farmi del male? Per fare "il danno" e costringermi in questo modo a sposarlo? La mia famiglia accetterebbe di darmi in sposo a lui ma io no. Il problema in questo caso sono io.
Ma Atsumu è stato gentilissimo. È stato molto premuroso.
Mi ha persino prestato la sua felpa quando il sole ha iniziato a tramontare. Domani devo andare al kombini dei suoi genitori per restituirgliela. Di certo, papà non si lamenterà di queste mie continue uscite.
Abbiamo parlato molto. Abbiamo parlato del corteggiamento. Ci siamo promessi delle cose. Mi sono trovato davvero molto bene con lui.
Non ho pensato a Kageyama neppure una volta questo pomeriggio.
Mi sono sentito in colpa solo dopo averlo visto lanciare sassolini contro il vetro della mia camera. Ho finto di essere già a letto.
Non voglio farmi rovinare la serata dal suo pessimo umore e dalle sue scenate idiote.
A volte sembra che voglia prosciugarmi tutta la positività che ho in corpo. A volte sembra che voglia privarmi delle cose belle della vita... solo per avermi inesorabilmente incatenato a lui. Questa cosa alcune volte mi fa davvero paura.
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Ventisette anni prima.
Miyagi. 6/23
<<Hai freddo?>>
Shōyō si voltò ad osservare Atsumu. Erano entrambi seduti sulla poppa (?) (Shōyō non seppe dirlo con precisione perché i fratelli Miya non me sapevano nulla di barche e non avevano saputo rispondere a nessuna delle sue domande), intenti ad osservare il sole scomparire oltre le montagne. A dir la verità, Shōyō sarebbe dovuto essere a casa da ore ormai ma Atsumu aveva insistito così tanto che non ce l'aveva fatta a rifiutare. Suo padre si sarebbe arrabbiato davvero tanto con lui.
Shōyō sorrise allegramente scuotendo la testa con diversi cenni negativi. Sentiva freddo, le temperature stavano calando e lui come uno stupido aveva dimenticato di prendere una felpa da casa prima di andare via. Atsumu inarcò un sopracciglio — era seduto accanto a lui, le braccia con cui si faceva leva dietro di lui, ruotò gli occhi al cielo prima di sfilarsi la felpa rossa (unico indumento che non stava indossando quando suo fratello l'aveva fatto spinto giù dalla barca durante la loro competizione di pesca) e gliela porse. Shōyō alzò entrambe le sopracciglia sorpreso; non sentiva freddo con i vestiti umidi indosso? <<Posso? Non senti freddo con i capelli e i vestiti ancora umidi?>>
Atsumu annuì con un cenno della testa. Sentiva un freddo cane trafiggergli le ossa e la carne ma sarebbe potuto sopravvivere, avrebbe potuto sopportare un futuro raffreddore perché ne valeva della salute di Shōyō. Cercò di buttarla sull'ironia come sempre. <<Stai morendo di freddo, piccolo bugiardo — sbuffarono un sorriso entrambi. Atsumu riportò lo sguardo sul tramonto, mentre Shōyō continuava ad osservarlo. — Me la ridai dopo, non preoccuparti — Shōyō annuì prima di infilarsi la felpa e raggiungere a piccoli passetti Atsumu. Gli si sedette accanto, le sue braccia intente ad abbracciare il braccio dell'alpha e una guancia premuta contro la spalla. Atsumu riportò lo sguardo su di lui inarcando un sopracciglio piacevolmente (ed era dire poco, internamente stava davvero implodendo dalla felicità) sorpreso. — Come mai tutto questo affetto questa sera? Onestamente credevo avessi accettato per terminare il lavoro che avevi iniziato da bambino>>
Shōyō sbuffò un sorrisetto per poi lasciargli un debole schiaffetto sulla spalla. Continuò a sorridergli allegro per nulla scalfito da quella insinuazione da parte dell'alpha. <<Voglio solo ringraziarti per la bellissima giornata che mi hai fatto passare oggi, mi sono divertito davvero tanto. Tu e tuo fratello, contrariamente alle mie aspettative, siete davvero delle belle persone, e Rintarō è simpaticissimo. Non voglio farti morire di ipotermia o farti prendere un malanno e non c'è nulla che il calore umano possa fare per riscaldare un altro essere vivente. Questa è una grande dimostrazione d'affetto e una sepoltura definitiva della nostra ascia di guerra>>
<<La ringrazio infinitamente tanto per la sua premura, signorino Hinata. Grazie per condividere con me il suo calore, è un gesto di vera umanità e gentilezza. Non lo dimenticherò facilmente e lo racconterò ai miei figli e ai figli dei miei figli così che queste gesta eroiche vengano tramandate da generazione in generazione>>
<<Prego, non c'è di che>>
Atsumu si schiarì la gola spostando lo sguardo da Shōyō al tramonto dinanzi a lui. Non c'era un modo meno brutale per dirlo, quindi si era deciso di tastare prima il terreno con qualche giro di parola per poi sganciare la bomba. La sua famiglia voleva conoscere Shōyō, più che altro volevano capire perché improvvisamente Atsumu avesse preso ad interessarsi così tanto al figlio di un usciere. Glielo avevano chiesto e Atsumu aveva fatto scena muta... non sapeva neppure lui cosa lo avesse spinto ad orbitare pericolosamente attorno a Shōyō. Ma era successo improvvisamente. Il giorno prima mal lo sopportava e il giorno dopo la sua risata era diventata la sua canzone preferita. <<Senti- mi stavo chiedendo una cosa...>>
Atsumu sentì Shōyō irrigidirsi accanto a lui.
Era impossibile non sentirlo.
Si diede dello stupido. Forse avrebbe dovuto inventarsi una cosa su due piedi, un altro appuntamento, un invito a vedere una sua partita di pallavolo. Forse avrebbe dovuto nascondersi nuovamente dietro la sua ironia e il suo sarcasmo.
Shōyō si schiarì la gola leccandosi il labbro inferiore con la punta della lingua. Alzò lo sguardo verso quello dell'alpha, che continuava ad osservare il tramonto senza degnarlo di uno sguardo; i raggi del tramonto comunque creavano un bellissimo gioco di luci sul bel viso di Atsumu. In quel momento era ancora più bello di come Shōyō non lo aveva mai visto prima di quel momento. Il suo cuore saltò un battito, la gola improvvisamente secca, le mani intorpidite dall'ansia, l'aria nei polmoni che arrancava. <<Non accetterò una tua proposta di matrimonio Atsumu>>
Touchè. Atsumu alzò una mano in segno di resa, sbuffò un sorrisetto divertito anche se dentro di lui la voglia di mettersi ad urlare era tanta. Avrebbe voluto inginocchiarsi davanti Shōyō, prendergli le mani, baciarne il dorso e pregarlo di dirgli cosa aveva che non gli andasse, perché non aveva ancora accettato di diventare suo marito. Ma ancora una volta decise di nascondersi dietro la sua spavalderia. <<Touchè. Però no, non era questo quello che volevo chiederti. Volevo chiederti se ti andasse di venire a cena da me domani sera — alla fine aveva deciso di dirgli la verità, di evitare di nascondersi dietro la sua solita ironia. Meglio un cerotto strappato tutto in una volta che piano piano. In questo modo avrebbe fatto molto meno male. — I miei genitori sono stranamente sorpresi dal fatto che io abbia deciso di uscire con te, di corteggiare te, di concentrarmi solo su di te. Vorrebbero conoscerti... ma non preoccuparti perché non è una cosa ufficiale. Considerala solo ed esclusivamente una cena amichevole. Per le ceni di fidanzamento ufficiali, com'è successo con Samu quando ha presentato Rintarō alla famiglia, mamma e papà tendono a festeggiare in un ristorante. Divertente, comunque. I miei genitori sanno che Samu è fidanzato ma i genitori di Rintarō no>>
<<A me piacciono le cose semplici>>
<<Cosa?>>
<<Intendo. Non mi piacciono i festeggiamenti in grande. I giorni antecedenti al mio compleanno ho litigato molto spesso con papà per evitare che organizzasse quella festa. Odio stare al centro dell'attenzione. Amo le cose semplici, intime. Mi piace passare del tempo così, come in questo momento. Oppure comprare da mangiare e parlare mentre si osservano le stelle. Fare una passeggiata al parco. Fermarsi a parlare sulla grande roccia e perdere la cognizione del tempo. Mi piacciono queste piccole cose>>
<<Questo è un modo gentile per dirmi che stai accettando la mia proposta?>>
Shōyō lo osservò attento, curioso come un uccellino appena nato. Aveva la testa leggermente inclinata verso destra e la consapevolezza che forse aveva parlato come sempre troppo, stava illudendo l'alpha. Voleva sposare... onestamente parlando, a quel punto, Shōyō non sapeva davvero che cosa volesse. Se stare con Tobio. Se dare una possibilità ad Atsumu. Se stare da solo per il resto della sua vita. Aprì la bocca per parlare, dire la verità ad Atsumu, dirgli che stava uscendo con Tobio e che non sapeva neppure lui quello che voleva... ma gli occhi colmi di speranza di Atsumu, l'espressione di speranza che aveva in viso lo fece desistere. Non poteva farlo soffrire così tanto ed essere così diretto. Si schiarì la gola. <<No, è un modo gentile per dirti che- okay, non so che cosa volessi dire con quella confessione ma Atsumu, davvero, non porre tante speranze in me. Non- non concentrati così tanto su di me, ci sono così tanti omega che vorrebbero essere tuo marito. Perché io?>>
<<Perché mi piaci. Sono innamorato di te>>
<<Così all'improvviso?>>
<<Così all'improvviso>>
Shōyō si morse il labbro inferiore. Doveva dirglielo adesso, in quel momento preciso. Forse gli avrebbe spezzato il cuore ma sarebbe stato meglio così, perlomeno non avrebbe sofferto sapendolo innamorato del suo migliore amico. Questo sarebbe stato un tiro mancino difficile da sopportare persino da uno come Atsumu. <<Atsumu, per favore. Cerca di comprendere che->>
Atsumu gli prese una mano, ne baciò il dorso. Era fredda, avrebbe dovuto prendere in considerazione l'idea di ritornare a casa perché il sole era tramontato e anche lui, come Shōyō, stava iniziando a risentire dei primi sintomi del freddo, ma di quello davvero pungente. <<Dammi una possibilità. Una sola. Piccola piccola. Dammi tempo fino a natale. Se per natale tu non dovessi provare per me quello che io provo per te, ti prometto che ti lascerò stare e che resteremo amici. Solo amici. Non cercherò nient'altro da te se non amicizia. Ma promettimi che mi darai questa possibilità. Ti prego, Shōyō>>
<<Solo fino a natale. Non un giorno in più e neppure un giorno in meno>>❞
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