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Cap 20

Changmin PoV

“ Il suo valore supera ciò che mi avevi detto, mercante, ma per questo ragazzo mi va bene. Spero solo che sia come mi avevi detto. "

“ Lo è. Si fidi di me, maestà. "

Non ricordai molto di quella conversazione.
Jaejoong mi fece bere qualcosa, così da tenermi "buono" per il viaggio verso il castello.

Come un animale indomabile e feroce.

Non sapevo nemmeno quanto tempo impiegammo per arrivare a destinazione; per arrivare al Palazzo del Principe, perché quando mi svegliai, mi ritrovai in una stanza piccola, con una finestrella da cui filtrava la luce del sole e i vari rumori della giornata, percependo anche quelli dei cavalli e di alcune persone.

Non puzzava, non sembrava avere la polvere di quella cella da cui sono stato tirato fuori.
Con la testa che ancora mi pulsava e rimanendo ancora disteso sul letto, vagai con lo sguardo attorno a quella camera.

Notai che, anche se era piccina, aveva lo stretto necessario per renderla accogliente e per far capire che lì ci viveva una persona.

“ Non un principe come nella casa di Yunho. Non come un animale nella cella di Jae. " Pensai, posando gli occhi sulla scrivania e sul piccolo armadietto accanto ad esso, dove probabilmente c'erano dei vestiti.
C'era anche abbastanza spazio per muoversi e il letto era solo per una persona, con un vecchio materasso, affiancato da un piccolo comodino dove vidi una brocca e un fazzoletto aperto, contenente una piccola pillola.

Qualcos'altro per farmi "calmare"?
Mi alzai lento, posando una mano sulla testa che iniziava a pulsare e dolermi, cercando di scendere da quel materasso, ma mi bloccai quando la porta si aprì di scatto.

« Avevo detto di svegliarlo. Sua Maestà non tollera i ritardi. »

Era una voce giovane, ma al tempo stesso severa ed autoritaria.

La vista era leggermente annebbiata per via di quel dolore alla testa, ma riuscì a scorgere bene quella persona, quel ragazzo, che stava avanzando verso il mio letto con lo sguardo serio e deciso.

« Ah, si è svegliato. Speravo di dover provvedere anche a questo, ragazzo. »


Il ragazzo era vestito completamente di nero ed aveva l'aria elegante e raffinata, sebbene i suoi modi non lo sembravano da come era entrato nella mia camera.

Probabilmente era un altro di quei signori, ma non eravamo in una casa qualunque e non ebbi nemmeno il tempo di formulare qualche altro pensiero, che i miei occhi vennero catturati da un particolare: i suoi capelli rossi.

Ricordai le vecchie leggende e storie che mio padre mi raccontava riguardo a quelle persone ed ebbi un tuffo al cuore, a quel pensiero.

“ Papà! Papà! Quella signora ha i capelli rossi! Pensi davvero che lei possa parlare con gli spiriti? Lo dicono tutti al villaggio e anche Siwon! "

“ Min, figlio mio... Non tutto ciò che la gente dice è vero. Loro sono come noi, con la sola differenza che hanno quei capelli rossi fuori dal normale, ma non è una loro colpa. Non hanno poteri, non sono nemmeno malvagi. "

“ Allora perché la gente li evita, padre? Perché li squadrano? "

“ Tu perché la stai guardando, Minnie? "

“ mmmh... Perché ha i capelli rossi, ma anche perché li trovo bellissimi. "

“ Ecco perché la gente li fissa, Min. Ma non perché sono bellissimi... Semplicemente perché la mente umana cerca sempre di estraniare il diverso e renderlo ostile. Se non sei uguale a loro, allora sei qualcosa o qualcuno da cui tenersi alla larga ed eliminare. E questo, figlio mio, è una cosa molto triste... Promettimi che mai tratterai qualcuno come fanno loro... Ma accettali ed amali, perché meritano tanto amore. "

Non riuscì a trattenermi dal fissarlo e scorrere con i miei occhi quella fiamma morbida sulla sua testa, adornando il suo viso pallido e ben curato.

« Siete sicuri che capisca e sappia parlare? » continuò a dire alle due donne che l'avevano seguito, vestite con gli abiti della servitù diversamente da com'era lui.

I loro sguardi erano colme di preoccupazioni, mentre mi fissavano e l'individuo dai capelli rossi mi afferrò il polso, tirandomi in piedi.

La stanza sembrava girarmi attorno per la velocità in cui lo fece, tanto che gli finì addosso non riuscendo a mantenere l'equilibrio. Lui non si spostò, lasciandomi cadere con la testa sul suo petto, il profumo di rose che iniziò ad avvolgere le mie narici.

Il profumo di Yunho.

« Non gli avete nemmeno dato la medicina? Vorrei sapere chi aveva questo incarico. Subito. E portatelo via. Deve darsi una lavata, prima di presentarsi al cospetto di sua Maestà. »

« Si, Signore. Glielo diremo e sarà fatto. »

Risposero insieme quelle due donne, quasi con timore.

Chi era quel ragazzo, realmente? Sollevai lo sguardo e mi ritrovai i suoi occhi puntati addosso.

Non erano mutati, ma sentì che mi stava scrutando a fondo, come se volesse capire se avevo il dono della parola o meno.
O forse voleva sapere altro da me.

Non avevo spostato lo sguardo dal suo e questo doveva averlo infastidito, perché mi spostò con una lieve spinta della mano sulle due donne, facendomi quasi cadere su di loro, ma entrambe mi afferrarono prontamente.

« Portatelo alle docce. Subito. E vedete di dargli la medicina. Deve iniziare a lavorare al più presto e presentarsi sano e lucido. »

« Si, signore. »

Non aggiunsero altro, facendo spazio a quel ragazzo in modo che potesse passare ed uscire dalla camera, lasciandomi un altro sguardo glaciale, prima di lasciarmi solo con loro e percorrere la sua strada.

Era molto giovane, probabilmente aveva la mia età o forse era più piccolo, ma quel profumo di rose mi riportarono alle mente il mio hyung, il mio padrone ed amore.

« Tae, ti avevo raccomandato di tenerlo a bada. Se Junsu sapesse che dovevi tenere tu a bada questo ragazzo, sai cosa succederebbe. »

« T... Ti prego, non dirgli nulla. Me ne sono completamente dimenticata... Ci sono troppe cose da fare e... »

« Lo so, bambina mia, ma stai attenta, la prossima volta. E tu... Riesci a camminare? Bisogna darti una pulita veloce, se non vogliamo che sia il Principe stesso a scendere qui e venirti a prendere, anche se sarebbe un'ipotesi impossibile. »

Le due donne stavano parlando tra di loro, prima di rivolgermi la parola.

Per quanto fossi ancora debole, cercai di rimettermi in piedi e spostarmi da loro. La stanza stava ancora girando, ma riuscivo a tenermi in piedi, la mano ancora sulla testa.

« Meglio se ti diamo prima la medicina, a questo punto... Se non vogliamo ritrovarti a terra durante il tragitto o svenuto nella vasca... » disse la più anziana delle due, facendo un cenno alla giovane che si affrettò a prendere la pillola e la borraccia d'acqua, porgendomela.

« Grazie... » sussurrai piano, prendendole entrambe e mandando giù la pillola con tutta l'acqua, placando anche l'improvvisa sete che era comparsa.

Se solo fosse stato possibile esprimere un desiderio, avrei voluto tanto che quella pillola fosse magica e mi avesse portato via e lontano da quel posto.

Portarmi nuovamente da Yunho.

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