CHAPTER 28 || #a chance ♡ bokuaka
❝Bokuto aveva trovato il primo posto dell'appartamento isolato e disponibile (il primo posto dove non si sentivano persone che urlavano e le canzoni dei BTS sparate a palla dalle casse) per effettuare una chiamata oltreoceano.
Doveva chiamare Akaashi ed impedirgli di fare la cazzata del secolo, per impedirgli di andare in quella maledetta clinica brasiliana?, portoghese?, Bokuto non aveva capito bene.
Hinata gli aveva solo detto che Akaashi aveva intenzione di fare un trattamento di fecondazione mediante donazione di sperma.
Non poteva farlo! Oddio, certo che poteva farlo, il corpo era suo e le scelte erano tutte sue, Bokuto non poteva impedirgli nulla sotto quel punto di vista, men che peggio adesso che era fidanzato e non aveva voce in capitolo. Non aveva mai avuto voce in capitolo a dir la verità, neppure quando era single. Ma doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa.
Akaashi doveva essere il padre della sua prole.
E prima o poi lo sarebbe diventato. Bokuto lo sapeva.
Era una sensazione che gli partiva dalla bocca dello stomaco, non sapeva spiegare da dove gli nascesse.
Kōtarō poggiò la schiena sulle piastrelle del bagno di casa di Terushima. Non ci aveva molta confidenza ma per Terushima qualsiasi conoscente — Bokuto ci aveva parlato due volte in croce durante degli allenamenti, sollevamento pesi forse. Frequentavano la stessa palestra — era un ottimo compagno di feste, e chi era Kōtarō — amante delle feste e amichevole pure con un porcospino — per rifiutare una festa?
Comunque, entrò in bagno chiudendosi la porta alle spalle a chiave. Prese il cellulare dalla tasca dei suoi pantaloni per chiamare Akaashi e convincerlo a desistere dall'idea di avere un bambino, di poter dare una possibilità alla loro coppia, di dargli una possibilità.
Anche Bokuto voleva un bambino, voleva una famiglia.
E la voleva con Akaashi.
Erano anime gemelle.
Bokuto ci avrebbe scommesso tutto il suo patrimonio familiare.
Scrollò tutti i suoi contatti in rubrica fino ad arrivare al numero di Keiji, velocemente premette la cornetta attendendo fino a quando l'omega non si fosse deciso a rispondergli. Nulla. Il cellulare suonava a vuoto.
Bokuto provò a chiamarlo altre cinque volte. Ma la segreteria scattava ogni cazzo di volta. Pensò al fuso orario, ma si disse che Akaashi avrebbe risposto a prescindere.
La sesta volta che scattò la segreteria Bokuto si decise a lasciargli un messaggio. <<Keiji, ehi, sono io. Kōtarō. Shōyō mi ha detto che hai preso un appuntamento per una clinica della fertilità per... ehm, sì, insomma, per avere un figlio. Non ti chiamo per distoglierti dall'idea di avere questo bambino, è il tuo corpo, sono le tue scelte... mi chiedevo se non potessi almeno ripensarci e darci una possibilità. Perché non vuoi darmi una possibilità? Perché non vuoi darci una possibilità? Ti prego dacci una possibilità, una minima, minuscola possibilità>>
Bokuto aspettò e aspettò e aspettò una risposta. Per giorni.
Ma Keiji non richiamò mai.
Akaashi il messaggio lo aveva ascoltato.
Aveva pianto una settimana intera, aveva anche provato a richiamarlo per chiedergli di darsi quella possibilità... ma aveva ancora paura.
Tanta. Tantissima paura.
Kōtarō avrebbe voluto darsi una possibilità con Keiji.
Keiji avrebbe voluto darsi una possibilità con Kōtarō.
Ma entrambi avevano paura. Più Keiji che Kōtarō.
Ma questi erano solo dettagli.❞
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