Cap 9 - Il discorso di Pausania, parte seconda
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Platone, il Simposio.
Il discorso di Pausania
Così secondo questo motivo, si ha l'abitudine di giudicare brutto per prima cosa il farsi conquistare subito, perché si chiede che sopraggiunga tempo, quello che pare mettere bene alla prova molte cose.
10 settembre 2023
Da: ANDERS ANDERSON
A: ROBBIE CLARK
Data: 10 settembre 2024, ore 12.17
Oggetto: Le mie scuse più sincere
Signorina Clark, le chiedo gentilmente di tornare nel mio ufficio per terminare il nostro colloquio.
Ho avuto una mattinata da incubo e le porgo le mie scuse più sincere.
La aspetto.
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Ferma immobile, quasi paralizzata, non riesco ad alzare lo sguardo dallo schermo del mio smartphone. Deve essere uno scherzo.
Rileggo l'oggetto e il corpo del messaggio almeno una decina di volte. L'orario di invio, invece, almeno un centinaio! Sta scherzando?!
Sono uscita dal suo ufficio nemmeno dieci minuti fa.
Che problemi ha quest'uomo?!
Sento un brivido percorrere interamente la mia colonna vertebrale e, dopo tanto tempo, avverto una sensazione di angoscia.
Alla luce dei fatti, non posso far altro che concludere che il professor Anders Anderson sia uno squilibrato mentale.
E non lo dico in quanto frequentatore del Velvet, sarei un'ignobile ipocrita. Lo dico poiché, analizzando i suoi recenti comportamenti, presenta quantomeno un evidente disturbo della personalità.
La prima volta in cui mi ha vista in aula, quando ha realizzato che sarei diventata sua studentessa e lui mio professore, è andato completamente nel panico. Il suo piano strategico sembrava essere quello di ignorarci a vicenda, fingendo che tra di noi non fosse mai accaduto nulla. Per di più, supplicandomi di non far parola con nessuno riguardo i nostri trascorsi.
Il giorno dopo, si presenta a lezione e organizza quel ridicolo teatrino per stuzzicarmi.
Poi, una volta riuscito nel suo intento, si comporta come se io fossi completamente pazza e avessi fraineso completamente le sue intenzioni. E, per un attimo, riesce anche a farmelo credere!
Infine, esattamente dieci minuti dopo essersi comportato in questo modo, non appena chiudo la porta del suo ufficio, mi scrive questa mail?!
Nella migliore delle ipotesi, soffre di un serio problema di bipolarismo. Nella peggiore, potrebbe essere uno spostato mentale, un maniaco o, persino, un sadico.
A sostegno della mia tesi, oltre a queste riflessioni, se ne aggiunge un'ennesima. Forse, la più significativa: giocare al Velvet può essere considerato normale, giocare con il proprio posto di lavoro (e che posto di lavoro!) no.
Significa che è più forte di lui, che ci ha provato ma che non riesce a farne a meno. Non è sano.
Improvvisamente, la mia coscienza e il mio spirito autocritico, prendendosi per mano, bussano alla porta della mia mente:
Rob, anche tu non sei riuscita a resistergli.
Magari non avresti messo in discussione il tuo posto di lavoro, ma avresti rischiato di perdere la tua borsa di studio e l'iscrizione ad Harvard.
Merda. Essere razionali, autocritici e consapevoli è davvero una disgrazia in alcune circostanze.
In ogni caso, Anderson non può essere una persona mentalmente stabile. D'accordo, anche io ho ceduto ad una tentazione.
È stato irresponsabile da parte mia? Assolutamente sì. Ma non ho cambiato idea cento volte nel giro di una settimana!
Mi guardo attorno confusa.
Sul prato verde di Harvard camminano centinaia di studenti e, tra questi, scorgo anche un paio di miei compagni di corso.
Forse dovrei parlarne con qualcuno? Immediatamente, mi rispondo di non dire cazzate. Cosa vorrei dire?
Ehi ciao, io sono Robbie, una tua compagna di corso. Penso che il nostro professore di Filosofia Antica sia un pervertito. Lo penso perché frequentiamo insieme un club privè segreto.
Sconsolata, lascio cadere a terra il mio zaino e mi siedo sulla prima panchina a cui, casualmente, mi trovo di fronte. Appoggio i gomiti sulle ginocchia, mentre con le mani massaggio la fronte. Inspiro ed espiro profondamente, studiando la mossa migliore da fare.
Vorrei chiamare Mare e raccontarle tutto, vorrei chiederle un consiglio. Ma non ho intenzione di darle altre preoccupazioni. È sempre molto in pensiero per me.
Sfioro con l'indice lo schermo del mio smartphone e decido di rileggere la mail, giusto un altro paio di volte.
"Ho avuto una mattinata da incubo"
Così recita il messaggio.
Potrebbe avere a che fare la discussione avvenuta poco prima che io entrassi? Chi era quell'uomo? Perché sembrava così infuriato?
Questo alone di mistero provoca in me la reazione più impulsiva e prevedibile possibile: mi alzo e mi dirigo, di nuovo, verso l'ufficio di Anderson. Voglio proprio sentire quello che ha da dirmi.
Busso alla porta con tre colpi secchi.
«Sì?»
«Sono io. Robbie Clark. Posso?» il mio tono di voce è piuttosto alto, fermo e deciso.
Anderson si precepita alla porta. Era chiusa a chiave.
«Prego, entri pure. La stavo aspettando.»
«Era sicuro che sarei venuta?»
Osservo lo sguardo di Anderson, sta disperatamente cercando di capire qualcosa dal mio.
«No. Ma ci ho sperato e ci ho creduto. Del resto, è un po' come dice Pascal su...»
«Sulla scommessa di Dio?», intervengo interrompendolo, «Avere fede è la scelta più conveniente.»
Anderson mi osserva in silenzio. Sul suo volto si disegna un sorriso sorpreso e compiaciuto.
«Sono sinceramente impressionato. È preparatissima, signorina Clark. Ancora prima di iniziare l'anno. È da tanto che ha questa passione per la Filosofia?»
«È così.» continuo a mostrarmi fredda.
«Lo vedo...», risponde lui, «Mi dica, quali testi ha letto fino ad ora?»
«Professore, non vorrei mancarle di rispetto ma, citando le sue parole di poco fa, lei non ha tempo da perdere. Ed io, mi creda, non ho intenzione di rubarle nemmeno un secondo di troppo.»
Lo fisso attentamente, cercando in tutti i modi di comprendere il suo stato d'animo. Appare a tratti imbarazzato, a tratti innervosito. Addirittura, nei suoi occhi ho l'impressione di scorgere un pizzico di divertimento. Quest'uomo è tanto affascinante quanto enigmatico ed indecifrabile.
«Le chiedo gentilmente di spiegarmi il motivo per cui mi ha chiesto di tornare.» proseguo.
«Ricorda cosa diceva Pausania sul lasciarsi conquistare subito?»
Sbuffo e alzo gli occhi al cielo. I suoi giochetti stanno iniziando a stancarmi.
Pensando che io non conosca la risposta, continua dicendo:
«Pausania giudica brutto il farsi conquistare subito. Sostiene che, per mettere alla prova un interesse sincero e per alimentarlo, servisse il tempo.»
«Quindi io dovrei cercare di conquistarla?»
«Potrebbe essere un'idea.» sfoggia un sorriso diabolico.
Non scorgendo in me alcuna reazione positiva, opta per un drastico cambio di rotta:
«Volevo scusarmi, signorina Clark. Ho avuto una mattinata... impegnativa, diciamo.»
«Per via della discussione con il suo collega?»
Dal suo volto scompare ogni traccia del precedente sorriso compiaciuto. Sembra alquanto alterato. Mi rendo conto di essere stata invadente e di avergli posto, probabilmente, l'ultimo interrogativo che avrebbe voluto ricevere.
Rifletto sul fatto che i suoi occhi verde smeraldo, contornati da questa sua espressione alterata e a tratti inquietante, sono ancora più splendidi.
«Non credo che questo la riguardi. Non è d'accordo?» inarca il sopracciglio destro.
«Beh, mi riguarda nel momento in cui, a causa di questa discussione, vengo trattata come una perfetta idiota.»
«Mi sembra di essermi già scusato.» il suo tono di voce si alza leggermente e i suoi occhi assumono uno sguardo decisamente severo. Per un attimo, ricordandomi che Anderson è il mio professore, sono realmente intimorita. Desidererei con tutta me stessa che lui non lo percepisca, ma sfortunatamente ho seri dubbi a riguardo.
«Signorina Clark, la avverto: con me non si scherza.» mentre mi minaccia si alza di scatto dalla sedia e si dirige verso l'ingresso del suo ufficio. Sento le chiavi girare nella serratura.
«Perché chiude a chiave?» domando senza voltarmi.
Non ricevo alcuna risposta e, improvvisamente, la luce si spegne. Restiamo immersi nel buio più totale di quella stanza.
SPAZIO AUTRICE 🖊️
Carissimi lettori e carissime lettrici...
Questa sera, lascio a voi i commenti :)
Vi abbraccio forte,
Azzurra
❤️
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