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Cap 8 - Il discorso di Pausania, parte prima





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Platone, il Simposio.
Il discorso di Pausania

Tutti sappiamo che non c'è Afrodite senza Eros. Ora, se Afrodite fosse una sola, uno sarebbe anche Eros. Ma poiché esse sono due, bisogna che ci siano anche due Eros.




10 settembre 2023


Da: ANDERS ANDERSON
A: ROBBIE CLARK
Data: 5 settembre 2024, ore 15.15
Oggetto: Orario ricevimento

Buongiorno signorina Clark, posso riceverla martedì della prossima settimana. Ci vediamo alle 11.00 nel mio ufficio.

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Per sicurezza, rileggo rapidamente la mail ricevuta da Anderson la settimana scorsa. È una di quelle comunicazioni che preferisco non sottovalutare, soprattutto in vista dell'incontro di oggi.

   Perfetto, alle 11.00. Come indicato.

   Termino di leggere quest'ultimo capitolo del libro che avevo preso in prestito, un testo che mi ha tenuto compagnia durante le ultime settimane. La trama non è particolarmente avvincente, ma è perfetta per distrarsi senza farsi troppo coinvolgere.

   Riconsegno il libro alla bibliotecaria, che mi sorride distrattamente come sempre ed inizio ad avviarmi verso l'ufficio di Anderson.

   Non è lontano, ma anche una breve passeggiata mi concede il tempo di fare il punto della situazione e di dare una sistemata agli ultimi dettagli. Sbottono leggermente la camicetta bianca, raccolgo i capelli in una mezza coda e sistemo la mia cravatta verde in raso. Ho pensato che indossare una cravatta avrebbe potuto rivelarsi assai funzionale per l'occasione.

   Non vedo l'ora.

   L'ultima lezione con lui è stata la scorsa settimana. Lezione in cui mi ha praticatamente invitata a fare sesso nel suo ufficio.

   Le sue istruzioni sono state molto chiare: dovrò sostenere, con tutte le mie forze, la tesi di Pausania circa l'esistenza delle due categorie di Eros. L'obiettivo è essere convincente.

   Ed io prometto che utilizzerò ogni fibra del mio corpo. Letteralmente.

   Arrivo davanti alla porta del suo ufficio.

   Fermo i passi per un attimo, respirando lentamente. In me regna un'insolita ed insopportabile sensazione di nervosismo.

   Sono pronta a bussare, ma qualcosa mi ferma. Una voce, quella di Anderson, emerge da dietro la porta. È impossibile non sentirla: sembra una discussione parecchio accesa.

   Avrà perso le staffe con qualche studente impreparato o impertinente?

   No, non può essere un banale un dibattito accademico. Il tono che usa è semplicemente animato, sembra davvero furioso.

   «Sono veramente al limite con te!»

   Queste ultime parole, arrivate forti e chiare alle mie orecchie, non sono di Anderson. Sono del suo misterioso interlucotore. 

   Improvvisamente, la porta si spalanca davanti a me. Il movimento è tanto repentino che resto senza fiato per un attimo.

   «Oddio!» non riesco a trattenere.

   Di fronte a me, appare un uomo molto alto ed imponente.

Indossa un completo scuro simile a quello che portano spesso i professori. Tuttavia, è decisamente più anziano di Anderson.
Non penso abbia meno di sessant'anni. La pelle del suo volto non è particolarmente rugosa, ma la sua capigliatura bianca come la neve lo rende ancora più severo.

   La sua presenza è in qualche modo disturbante. Ha un'aria così solenne da farmi sentire piccola e inadeguata.

   «Mi scusi, signorina. Permesso.» dice con voce grave e dal tono che non lascia spazio a repliche, sfiorandomi delicatamente mentre si fa largo.

   Rimango interdetta per un istante.

   «Prego...» rispondo.

   La scena è così fuori dall'ordinario che non posso fare a meno di chiedermi che cosa stia succedendo tra Anderson e quest'uomo. Certo, per essere una discussione tra due colleghi, sta decisamente sfuggendo di mano. Un incontro privato che non avrei mai immaginato di intercettare. Strano, davvero strano.

   Decido di non fermarmi a riflettere troppo su quanto appena accaduto, cercando di mantenere il mio obiettivo chiaro: l'incontro con Anderson. Apro la porta con decisione, ma prima di entrare, chiedo il permesso. Vorrei cercare di mantenere una formalità che mi aiuti a rimanere composta. Almeno inizialmente.

   «Permesso, buongiorno...», saluto sorridendo.

   La risposta, tuttavia, non è quella che mi aspettavo.

   «Non si usa più bussare?!», la voce di Anderson è alterata, come se la mia presenza fosse un disturbo in un momento che evidentemente considera particolarmente delicato.

   Il suo tono è così alterato che mi fa trasalire. Incrocio il suo sguardo e per un attimo il mio cuore accelera. Sento il sangue gelare.

   «Ah, signorina Clark.» cerca di ricomporsi, ma c'è qualcosa nella sua voce che tradisce il suo malessere e nervosismo.

   «Non pensavo fosse lei, mi perdoni. Prego, si sieda.»

Mi concedo un secondo di esitazione, restando in piedi e osservandolo rapidamente. Non capisco se voglia scusarsi sinceramente o se stia solo cercando di riprendersi da una reazione che è ormai fuori dal suo controllo.

   Il tono che usa nei miei confronti è senza dubbio più gentile, ma è molto forzato. Non c'è calore in quelle parole, solo una cortesia.

   La sua voce è fredda, distante, formale.

   «Si sieda.» ripete, indicando la poltrona di fronte a lui con un gesto che non lascia spazio ad ulteriori esitazioni.

   Obbedisco, senza fiatare. Mi siedo lentamente, cercando di nascondere il mio stato di leggera confusione.

   Cerco di fare buon viso a cattivo gioco. «Buongiorno, chiedo scusa. Spero di non essere capitata in un momento poco opportuno...»

La risposta di Anderson arriva così velocemente da non permettermi di terminare la frase:

   «E perché mai pensa questo?»

   Non posso fare a meno di notare il tono secco e tagliente. Tono che non si addice affatto né alla sua posizione, né alla natura del nostro incontro.

   Temo di arrossire leggermente. La situazione mi sembra piuttosto imbarazzante e parecchio tesa. Lui mi sembra parecchio teso. Sicuramente, la causa è l'incontro avvenuto pochi minuti fa con quell'uomo.

   Non ho abbastanza confidenza per chiedergli apertamente cosa gli prenda, per domandargli come mai sembri seccato quando dovrebbe essere solo eccitato o se, piuttosto, preferirebbe rimandare il nostro incontro ad un secondo momento.

   No, non ho abbastanza confidenza per porgli questi interrogativi. Ma non ho nemmeno voglia di alzarmi e lasciar perdere. Che palle. Perché si comporta in questo modo assurdo?!

L'ultima cosa che vorrei fare è prolungare questa conversazione iniziale, ma decido di non tirarmi indietro.

   Mi faccio coraggio, sforzandomi di sfoggiare l'atteggiamento più naturale possibile.

   La tensione tra di noi è palpabile, quasi insostenibile. Ho la sensazione che sia io a dover prendere le rendini. Del resto, lui ha già lanciato l'amo a lezione. Ora tocca a me.

   Con un sorriso malizioso, accavallo le gambe, scostando leggermente la minigonna blu. Noto che il suo sguardo cade sulla mia coscia scoperta. Perfetto.

   Con sguardo e tono malizioso, esordisco:

   «Mi scusi, professore...» la voce che tradisce una punta di sarcasmo, «non era forse questo il momento in cui avremmo dovuto discutere del Simposio

   Anderson mi guarda, come se non avesse capito. I suoi occhi sono freddi, ma non più severi. Forse, lo sto semplicemente in difficoltà.    Questo pensiero, in qualche modo, mi fa sorridere dentro.

   «Il Simposio», ripete. «È quello di cui dovremmo discutere, sì.»

Ma... non capisco cosa stia cercando di fare, signorina Clark.»

Come? Oddio, farà parte del gioco di seduzione o avrà cambiato idea? Sono confusa.

   «Signoria Clark, spero di non risultare maleducato, ma io non ho tempo da perdere. Si è preparata su quanto richiesto? In caso contrario, devo chiederle gentilmente di tornare la prossima settimana. Grazie.»

   Un senso di umiliazione mi pervade. Non ha nessuna intenzione di giocare. Cazzo. Possibile che io abbia frainteso tutto? Che figura di merda. Il sentimento di umiliazione lascia spazio ad un inizio di disperazione: come ne esco? In questo momento, desidererei disperatamente indossare la mia maschera.

Beh, dopotutto, questa non è una cattiva idea. Potrei convincere me stessa di indossarla. Come mi comporterei in questo caso? Mi sentirei umiliata, imbarazzata, vorrei solo scappare?

   Mi rispondo che no, non sarei umiliata. Sarei infuriata. Col cazzo che ho frainteso, col cazzo che il suo discorsetto fatto a lezione non fosse riferito a me. Quante volte mi ha fissata con quel suo maledetto sguardo provocatorio? Non sei una pazza, Robbie. Semplicemente, il caro professore, per chissà quale motivo, ha cambiato idea. E ora, cosa pensa? Di farmi passare per la ragazzina ingenua che si è costruita castelli in testa?
Se hai pensato di avere a che fare con una stupida, caro Anderson, hai proprio sbagliato persona.

   Prendo fiato e mi rialzo con sicurezza.

   Lo guardo, fissa nei suoi occhi, mentre il mio cuore batte veloce, ma non lo lascio trasparire. Lo devo fare. Non posso cedere.

   «Pausania, nel Simposio, distingue due tipi di Eros», inizio a spiegare con voce calma e controllata.

   «Il primo è l'Eros celeste, il desiderio per la bellezza che trascende il corpo. Esso è razionale, ideale, volto alla ricerca della perfezione. Il secondo è l'Eros pandemico, quello terreno, fisico. Quest'ultimo nasce dal corpo e dai suoi desideri carnali, più istintivo, più umano. Pausania afferma che solo il primo, l'Eros celeste, è il vero amore, mentre il secondo è puramente una necessità momentanea.»

   Mentre parlo, vedo il suo sguardo farsi più attento, quasi incredulo.

   Continuo esponendo la mia tesi: spiego che, a parer mio, l'Eros non dovrebbe essere vittima di un dualismo, non dovrebbe subire una scissione così netta. A sostegno della mia tesi, cito innumerevoli filosofi e autori che si sono occupati della questione.

   Non sono più la ragazza che lo distrae con domande maliziose, ma una donna competente. L'aria tra noi subisce un cambiamento drastico: quello imbarazzato, adesso, sembra lui.

Termino il mio discorso, ma non termino la mia risposta al suo presuntuoso comportamento. Deve capire che posso essere ancora più tagliente di quanto immaginasse.

   «Immagino che questa spiegazione la sorprenderà», continuo, mentre una smorfia leggermente beffarda mi attraversa il volto.

   «Sa, nonostante frequenti un club privè, non sono proprio una ragazza che si fa abbindolare dagli uomini, dai loro desideri e dai loro sbalzi d'umore.»

   Lui mi fissa per un attimo, il respiro sembra incagliarsi in gola.

   Non dice nulla. Ha le labbra serrate. Dal suo sguardo, percepisco il nervosismo di chi vorrebbe reagire a una battuta che non sa come affrontare.

   «Bene», dico mentre mi alzo dalla poltrona, «sono felice di non essere stata interrotta. Suppongo di averla persuasa, così come aveva richiesto.»

   Anderson, annuendo, cerca di riprendere le redini. Non arrendendosi al fatto che, ormai, è tardi.

   «Bene, signorina Clark. Sono contento del suo lavoro. Ogni cosa che ha detto è corretta, ha utilizzato un linguaggio corretto e le argomentazioni sono soprendenti per una studentessa del primo anno.»

   Mostro il sorriso più e falso possibile, sperando che si noti.

   «Per quanto riguarda il discorso sul club privè, quello che fanno gli studenti nel tempo libero non è affar mio. Dunque, non si preoccupi. I miei giudizi saranno sempre totalmente imparziali con chiunque.»

   I suoi occhi sono seri, la sua voce profonda e ferma. Ha l'aria apparentemente tranquilla, ma sono più che sicura che stia bleffando.

   «Molto bene. La ringrazio.»

   Mi volto e mi avvicino alla porta. Un passo. Poi mi fermo, inarcando un sopracciglio.

   «Oh», aggiungo con un sorriso che sa di sfida, «Spero che la mia argomentazione non si sia rivelata una perdita di tempo.»

   «Tutt'altro.» i suoi occhi verdi sono fissi sui miei.

   Con un cenno, lascio la stanza. La porta si chiude dietro di me.

   Cammino sola nel corridoio, con una sensazione di soddisfazione che non mi ero aspettata.

   Anderson, lo so, sta ancora cercando di capire cosa sia appena successo. Ed io, che mi sono fatta coraggio, sento il cuore tornare a battere con calma.

   Ho vinto questa battaglia. Ma non so se la guerra con lui sia davvero finita.


SPAZIO AUTRICE 🖊️

Carissimi lettori e lettrici, come state?
Cosa mi dite sul comportamento di Anderson?
Io, come Robbie, sarei stata a disagio e poi incazzata nera. Voi? 😂

Ps: mi raccomando, se vi piace la storia ricordate di riempire una stellina e lasciarmi un piccolo feedback 🙏🏼

Vi abbraccio,
Azzurra
❤️

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