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Cap 7 - Perdite di tempo (🔙)



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17 marzo 2023,
Cinque mesi prima dell'inizio delle lezioni


«Buon compleanno, Anna!» la abbraccio porgendole un piccolo mazzo di ortensie lilla e rosa.

«Tesoro, grazie. Sono così felice che tu sia qui!» ricambia il mio abbraccio. Sembra non volermi lasciare più ed io mi lascio avvolgere da questa dolce sensazione di affetto e amore incondizionato.

La mamma di America è una donna eccezionale, la madre che ogni adolescente vorrebbe. Nonostante si sia sempre fatta in quattro tra lavoro e famiglia, non l'ho mai vista perdere il sorriso. Sembra realmente felice con George, suo marito, e i suoi figli sono letteralmente la sua vita. Stravede sia per America che per Micheal, il suo fratellino minore, e questo suo sentimento non potrebbe trasparire di più.

È una donna buona, soddisfatta della sua vita e serena. È una donna felice e si vede.

«Anche io, Anna», rispondo sorridendo, «Stai benissimo! Oggi entri ufficialmente nella categoria milf.» la provoco facendole l'occhiolino.

«Grande Rob, gliel'ho appena detto anche io!» ci corre incontro Mare.

«Che stupide che siete», scoppia a ridere lei. «Entro nella categoria delle cinquant'enni, altro che delle milf.» scuote la testa facendomi segno di accomodarmi in sala.

«Wow! Che meraviglia, chi ha apparecchiato? Non certo America.»

«Io ho coordinato.» fa una smorfia lei.

«Brava, Robbie. Finalmente qualcuno che apprezza il mio impegno. In questa casa, sembra che apparecchiare decentemente una tavola sia sinonimo di perdita di tempo.» si lamenta Anna.

«Stai dicendo che il buon gusto non è di casa?» irrompe sorridendo George, il padre di Mare, seguito dal piccolo Micheal.

«Esattamente!» Anna porge lui la guancia per lasciarsi stampare un bacio.

«Rob!» mi salta in braccio Micheal.

«Che bello che sei qui! Dopo giochiamo?»

«Micheal, non iniziare a stressare Robbie.» lo rimprovera George mentre mi saluta abbracciandomi.

«Ciao mostriciattolo!» lo stringo forte a me.

«Incredibile, se fosse affettuoso almeno la metà di quanto lo è con

Robbie...» sbuffa Mare.

«Tu non vuoi mai giocare alla lotta.» borbotta Micheal.

«Perché non voglio farmi male!» ribatte Mare.

«Ma come posso farti male? Io ho solo cinque anni e tu invece sei vecchia!»

Scoppiamo tutti a ridere, Mare compresa.

Sento gli scalini della scala a chiocciola scricchiolare.

«Buongiorno a tutti, sorry per il ritardo», quella voce stridula mi riporta alla triste realtà e i miei occhi, automaticamente, si posano sulla tavola: purtroppo, solo ora noto che è apprecchiata per sei, non per cinque.

«Buon compleanno, zia!»

«Grazie Charlotte, cara.» la abbraccia Anna.

Charlotte Evans è la cugina coetanea di America, dunque coetanea anche mia. Abita a Miami e, circa una volta all'anno, viene a trovare i suoi zii e i suoi cugini, la fmiglia da parte di sua madre.

Poco più bassa di me, ha un fisico piuttosto esile. Tuttavia, essendosi sottoposta all'età di sedici anni ad un intervento di mastoplastica additiva, ha un seno decisamente sproporzionato per la sua corportautra. Osservandola bene, ho l'impressione che si sia da poco fatta anche il filler alle labbra. I suoi capelli sono color rosso rame, lunghi, lucenti e sempre impeccabili.

Non particolarmente bella ma talmente curata ed elegante da risultarlo, sembra non avere la minima cognizione di cosa significhi saper stare al mondo. Piena di sé, arrogante, insensibile e maleducata. Questi sono gli aggettivi che userei per descriverla. Definirla semplicemente insopportabile, sarebbe un eufemismo.

Dicono che l'ignoranza unita ai soldi, sia una miscela letale. Più volte, ho sentito dire che, unendo questi due elementi, il risultato sembrerebbe terrificante.

Charlotte Evans ne è la prova vivente.

«Robbie! Non pensavo ci fossi anche tu», mi stampa due bacia sulla guancia, «Che bella sorpresa!» ll suo tono trasuda falsità da tutti i pori.

Per quanto non sia nella mia natura, mi sforzo di ricambiare l'atteggiamento:

«Ciao Charlotte, da quanto tempo! Come stai?»

«Alla grande, cara!», risponde sfoggiando un un sorriso a 360 gradi.

Poi, con un palese finto imbarazzo, aggiunge:

«Robbie, giusto? Non vorrei aver fatto una gaffe.» mette la mano sinistra di fronte alla bocca, mordendosi il labbro inferiore.

Mi prendi per il culo? Ogni volta che ti rechi a Boston, sono praticamente il tuo unico argomento preferito. Ora fingi di non ricordare il mio nome?

Lancio una rapida occhiata a Mare, che risponde alzando gli occhi al cielo. Il resto della sua famiglia, invece, si limita ad un'espressione perplessa.

«Nessuna gaffe, tranquilla. Robbie, Robbie.» rispondo ingorandola.

«Ultimamente ho proprio la testa tra le nuvole. Tutta di colpa di Tom! Hai raccontato a Robbie di Tom?» si rivolge ad America.

«Dev'essermi sfuggito.» risponde lei quasi sfiancata. Chissà quante volte deve averne già sentito parlare. Povera Mare. La mia famiglia è un vero schifo, ma la presenza di una cugina del genere non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico.

«Tom è il mio nuovo fidanzato, Robbie», cinguetta lei, «È affascinante e ricco s-f-o-n-d-a-t-o!»

Ma dai, non l'avrei mai detto.

«Wow, che fortuna!» Per quanto mi sforzi, il tono della mia voce non riesce a nascondere il mio vero stato d'animo. Tuttavia, credo che Charlotte non sia abbastanza sveglia per coglierlo.

«Già! Una vera fortuna.»

Ecco, infatti. Come immaginavo.

«Non vedo l'ora di ricevere la proposta!»

George non trattiene una risata.

«Perché ridi, zio? Il matrimonio è una cosa seria.»

«Appunto, Charlotte. Da quanto tempo vi conoscete? Cinque mesi?»

«Sei!» ribatte lei.

«Beh, non cambia un bel niente.» si intromette il piccolo Micheal. Oh, bambini. La voce della verità.

Rifletto sul fatto che, da un lato, essere piccoli non è poi così male. Quando si è bambini, si è liberi di parlare senza filtri e di esprimere opinioni non richieste e malviste. E non si correrà mai il rischio di risultare maleducati perché, appunto, si è bambini. E ai bambini è concesso. Quando si diventa adulti, invece, per poter esprimersi liberamente e comportarsi senza preoccuparsi delle conseguenze, ci si deve rinchiudere in un club segreto indossando una maschera. Bizzarro.

«Vino rosso o bianco?» domanda il padre di Mare.

«Direi bianco, caro. Con il pesce ci vuole il bianco.» suggerisce Anna.

«Oh, zio. Non vorrei sembrare scortese. Sarebbe possibile avere un bicchiere di champagne? Ormai, è l'unico vino che tollero. Sapete, per via delle mie emicranie...»

Questa volta è Mare a non trattenere una risata. Vedo Anna fulminarla e ammonirla con gli occhi.

«Certo, Charlotte. Ho una bottiglia buona. La apro subito», risponde educatamente George.

«Beh, a questo punto, tutti champagne?» sorride Anna.

«Per me va benissimo tutto.» avvicino il bicchiere a Micheal che, gentilmente, si offre come esperto sommelier.

Il nostro pranzo oscilla tra monologhi in cui Charlotte racconta del perfetto fidanzato, e domande dove da prova di non avere un quoziente intellettivo sufficiente per essere definita normodotata.

«Filosofia?! Perché questa scelta? A cosa ti serve?»

Se anche solo mi servisse a non essere un'oca giuliva come te, cara Charlotte, ne sarei infinitamente grata.

«Perché è un mio grande interesse. Quando si decide di continuare a studiare, penso sia requisito fondamentale scegliere ciò che ci appassiona. Non credi?»

I suoi occhi rivelano la perplessità e il vuoto più totale.

Non che ne avessi bisogno, ma questa conversazione è l'ennesima dimostrazione di quanto parlare con lei sia solo un'immensa perdita di tempo.

Comunque, nonostante Charlotte Evans, sono felice di essere qui. Casa Porter è la mia seconda casa. Ci sono cresciuta e ci sono incredibilmente affezionata. La famiglia della migliore amica è da urlo. Del resto, da qualcuno Mare deve aver pur preso.

Purtroppo, o per certi versi per fortuna, arriva il momento di salutare.

«Torna quando vuoi, Rob.» mi abbraccia il padre di Mare.

«Noi non vediamo l'ora.» gli fa eco sua moglie.

Mare mi accompagna alla porta, seguita dalla simpatica cugina.

«Robbie! Quasi mi dimenticavo! Novità sul fronte amoroso? Non dirmi che sei ancora single e con il cuore in mille pezzi?» la falsità delle parole Charlotte è talmente evidente da risultare spassosa.

Infatti, Mare mi lancia un'occhiata esasperata ma al contempo divertita.

Tranquilla, Charlotte, dopo aver chiuso con Christian e aver saputo che te lo sei portata a letto un mese dopo la nostra rottura, sto divinamente. Anzi, ti dirò di più, dovrei ringraziarti. Senza il tuo aiuto, forse, non avrei mai scoperto il Velvet, un locale notturno dove faccio sesso con diversi sconosciuti.

Quanto vorrei risponderle con queste esatte parole, accompagnandole con un sorriso smagliante. La sua reazione sarebbe senza dubbio estremamente divertente. Invece, mi limito a rispondere con un semplice:

«Non preoccuparti, sto benissimo. Certe persone è meglio perderle che trovarle.» accompagno queste ultime parole con un simpatico occhiolino.

Mare si gode la scena. Ha litigato pesantamente con la cugina per quello che mi ha fatto, non si sono parlate per parecchi mesi.

Charlotte arrosisce. Per una volta in vita sua, forse, si sente in imbarazzo.

«Mi è dispiasciuto così tanto, Robbie! Io non avevo la più pallida idea che fosse il tuo ex.»

Rettifico. Questa ragazza non conosce la parola vergogna.

Pensa davvero che io sia così stupida? Lei arriva a Boston, completamente senza amici a causa del suo terribile egogentrismo, disperatamente gelosa dell'amicizia tra me e Mare e, per puro caso, finisce a letto con il mio ex. Guarda caso, proprio con lui. Che strana coincidenza, eh?!

«È acqua passata, Charli. Anzi, a dire il vero, spiace più a me per te! Non deve essere stato bello essere usate in quel modo. Dopo tutto, prendere gli scarti dell'amica di tua cugina per poi essere rifiutata... Lo capisco, non dev'essere stato semplice.» le do un colpetto finto amorevole sulla spalla.

Gli occhi di Charlotte non sono più stupiti, non sono più perplessi e vuoti, ma sono colmi di rabbia. Tutto il suo nervosismo le si concentra sul viso ed è perfettamente leggibile sul rossore delle sue guance.

«Però, cerca di non pensarci adesso. Credimi, tutto questo nervoso ti renderà ancora più evidenti le rughette sulla fronte», sorrido stampandole un bacio sulla guancia.

«Ragazze, ora devo proprio scappare!»

Mare, scuotendo leggermente la testa, mi sta fissando dritta negli occhi. Riconosco la sua espressione, potrebbe scoppiare a ridere da un momento all'altro.

«Ciao, Robbie.» mi saluta stizzita Charlotte voltandosi e allontanandosi.

Finalmente, io e America possiamo farci una sana risata liberatoria.

«Io e te ci vediamo stasera, d'accordo?»

«Yes!» saluto anche lei con un bacio sulla guancia.

Mentre mi avvio verso casa, per un secondo ripenso alla mia relazione con Christian. Come avrò fatto ad essere così cieca? Oltre alla bellezza dei suoi occhi scuri e magnetici, i suoi riccioli neri e i suoi muscoli ricoperti dalla liscissima pelle mulatta, cosa ha da offrire questa persona? Cosa mi ha lasciato? Nulla, il vuoto più totale.

Sarà stato il suo sorriso mozzafiato, il fascino del giocatore professionista di basket o la sua recita da finto fidanzato perfetto. Non lo so. Fatto sta che ha provato, fin dall'inizio, a prendermi per il culo e, devo ammetterlo, ci è riuscito alla grande.

Vedendo come sono finite le cose, analizzando la realtà dei fatti a mente lucida, non posso che trarre la stessa conclusione tratta poco fa per Charlotte: avere una relazione con Christian Jensen è stata, totalmente ed esclusivamente, una grandissima perdita di tempo.



SPAZIO AUTRICE 🖊️

Ditemi, su una scala da 1 a 10... quanto non sopportate Charlotte Evans? Povera Robbie, anche io al posto suo avrei perso fiducia nell'amore e nell'intero genere umano!! 😰

Come va amici e amiche?
Vi sta piacendo la storia?? 🙏🏼

Abbraccio grande grande,
Azzurra
❤️

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