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Cap 5 - L'amore non esiste (🔙)






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Un anno prima,
22 Giugno 2022



Il suono del campanello mi regala un risveglio piuttosto traumatico.

Prima di scendere dal letto, sbircio velocemente lo schermo del mio smarthpone.


Ore: 11.53

Mare - 5 chiamate perse


Ops.

Controvoglia, infilo le mie pantofole e mi avvio verso la porta d'ingresso del mio modesto monolocale.

«Si? Chi è?»

«Robbie! Grazie al cielo!» riconosco la voce innervosita ma sollevata di America.

«Ti ho aperto Mare, sali.» rispondo sospirando e sorridendo.

Non faccio in tempo a riempire la moca con il caffè, che vedo la porta spalancarsi. Uragano America Porter è ufficialmente arrivato.

«Come ti salta in mente di sparire in questo modo? Ti avrò chiamata almeno dieci volte!» mi rimprovera.

«Buongiorno anche a te! E comunque, le chiamate erano soltanto cinque.» sdrammatizzo.

Mare, sospirando e alzando gli occhi al cielo, appoggia la borsa a terra e si lascia cadere sul divano.

«Pensavo che uno di quei pervertiti ti avesse rapita o... fatto chissà cosa.»

«Beh, non hai pensato poi così male.» continuo a scherzare io.

«Rob», si sforza di trattenere una risata, «Io mi sono preoccupata sul serio.»

Le porgo una di tazza di caffè e mi siedo accanto a lei.

«Grazie.» borbotta lei.

«Mare, non devi stare in pena per me. Non sei mica mia...»

La mia voce interrompe la frase ancor prima di ricevere l'ordine dal mio cervello.

Io e Mare ci fissiamo e, per un paio di secondi, entrambe restiamo in silenzio.

«Oh, Rob.» lo rompe subito lei abbracciandomi.

«Mi dispiace, non volevo certo dare l'idea di cercare di sostituirmi a lei. Solo che...»

«Mare», la interrompo sorridendo e scuotendo la testa, «È tutto a posto, davvero. Ma sai che questa è una ferita ancora aperta per me.»

Annuisce con occhi pieni di affetto e comprensione.

«Lo so bene, tesoro. È anche questo il motivo per cui mi preoccupo per te.»

Questa volta sono io ad annuire mostrandomi comprensiva. Comprensiva e infinitamente grata.

«A proposito, come va con Crudelia?», domanda facendo una smorfia disgustata, «L'hai più vista?»

Scuoto la testa ridacchiando.

Crudelia è il soprannome che abbiamo dato alla nuova compagna di mio padre. Una donna sulla cinquantina, piuttosto avvenente, tanto desiderosa di avere un marito quanto di non avere figli in mezzo alle scatole. Soprattutto, se i figli non sono i suoi.

Ho perso mia madre all'età di tredici anni. A mio avviso, l'età peggiore.

Non è mai un buon momento per perdere un genitore, ma esistono momenti di vita in cui si è più sensibili di altri. L'età dell'adolescenza è in assoluto il peggiore: non si è più troppo piccoli per non capire, non si è abbastanza adulti per capire fino in fondo.

Soprattutto, non si è abbastanza maturi per accettarlo. Nella mia testa, infatti, la domanda Perché proprio a me? non riusciva a trovare tregua.

Il dolore, poi, aumenta a dismisura quando si ha l'impressione che non sia condiviso. E quando vedi tuo padre, dopo pochi mesi, fidanzarsi con una perfetta sconosciuta, il dubbio ti viene.

Dubbio che si trasforma in certezza nell'esatto momento in cui, di punto in bianco, la porta a vivere con voi. Così, senza aver mai affrontato il discorso. Come se niente fosse.

Il dolore si trasforma poi in disperazione quando capisci che la donna in questione è peggio della matrigna di Cerentola. Una di quelle che pensavi esistessero solo nelle favole. Invece, devi ricrederti.

Victoria, ovvero Crudelia, si è sempre rifiutata di instaurare un qualsiasi tipo di rapporto con me.

Non ho mai ricevuto il minimo affetto, supporto e aiuto. Purtroppo, non ho mai ricevuto nemmeno il minimo rispetto.

Crudelia, si è sempre rifiutata di concedermi anche solo un minuto del suo prezioso tempo.

«Ben, io sono la tua compagna. Non sono sua madre. Non sperare che io lavi, stiri e cucini anche per lei.» sentenziava intransigente.

«Non sperare che l'accompagni a cavallo, alle feste dei marmocchi e, tantomeno, che l'aiuti a fare i compiti.»

Così, quando ti ritrovi a pranzare e cenare da sola, capisci che la vita fa davvero schifo. Che le persone fanno davvero schifo.

Parlo al plurale perché non considero mio padre semplice complice, ma unico e vero colpevole. Per quanto detesti Crudelia, lei è una perfetta estranea per me. Non mi deve niente.

Ma mio padre. Come ha potuto accettare una situazione del genere? Come ha potuto farmi questo?

Come ha potuto mancare di rispetto alla madre di sua figlia, la donna che giurare di amare alla follia?

È stato allora che ho capito. È stato allora che ho imparato la dura e cruda realtà: l'amore non esiste.

«E tuo padre? Ogni tanto chiama?» la voce di Mare mi riporta alla realtà.

«Per forza, deve pur passarmi qualcosa. Per quanto mi dia da fare al negozio, non riuscirei mai a pagarmi l'affitto di questo monolocale da sola».

«Lo senti solo per questo?»

«Praticamente...»

«Quella zoccola di merda!»

«E' lui il vero stronzo, Mare. Ha scelto di cacciarmi in questo buco per tenersi in casa la nuova fidanzatina. Era lui mio padre, non lei.»

America annuisce senza rispondere.

«Lo sa di Harvard?»

«Cosa? Che sono riuscita ad ottenere la borsa di studio?»

«Esatto. Che hanno detto lui e Crudelia

«Cosa vuoi che abbiano detto», scuoto la testa ridendo, «Finchè non chiedo soldi a loro, va tutto alla grande.»

«Mi dispiace tanto, Robbi. Per quanto possa valere, io sono fiera di te.»

«Grazie.» sorrido prendendole la mano.

«Vorrei avere un quarto della tua intelligenza e della tua abilità di scrittura.»

«Smettila.» ribatto appoggiando la tazza di caffè sul tavolino di fronte a noi.

«Non aver voglia di studiare non significa essere meno intelligenti, America Porter. E lo sai!» aggiungo

Mare fa una smorfia, e ridendo, risponde:

«Nono, non è questione di voglia. Manca propria la meteria grigia, credimi», si picchietta il dito indice sulla fronte.

Le tiro una gomitata affettuosa.

Io e America abbiamo frequentato la stessa scuola superiore a Boston.
Mare odiava la maggior parte delle materie di studio e faticava a raggiungere la sufficienza in parecchie materie. Fortunatamente, è riuscita ad essere ammessa all'esame finale.
Quest'anno, finalmente, ci godiamo il tanto atteso anno sabbatico. Anno in cui, a detta degli adulti, dovremmo venire illuminate da una sorta di luce divina che ci indichi la retta via.

«Cosa farai l'anno prossimo? Hai qualche idea?»

Come in pochissime volte in vita mia, vedo America incupirsi.

«Non lo so, Rob. Scegliere di non continuare a studiare è accettabile, ma se non riuscissi nemmeno a trovare lavoro? Se non trovassi nulla che fa per me?» domanda a sé stessa più che a me.

«Non dire cazzate, Mare. Sei una delle persone con più manualità che conosco. Se aprissi un centro estetico, ad esempio, andresti alla grande. Guarda la french che mi hai fatto!», indico le mie unghie laccate e perfette.

Basta questo per farle tornare il sorriso.

«Beh, sarebbe una figata pazzesca! America's Saloon, cosa ne dici?» domanda facendo con le braccia un gesto scenografico.

Scoppiamo a ridere entrambe.

«Grazie, Mare.» sussurro abbracciandola.

«Per cosa?»

«Per essere venuta qui stamattina. Per avermi fatto mille chiamate. Per preoccuparti per me e... Insomma, grazie per esserci.»

Vedo gli occhi di America diventare lucidi. È molto raro, effettivamente, che io regali dimostrazioni di affetto.

«Oh, Rob.» mi butta le braccia al collo lei, «Tu sei mia sorella.»

«Anche tu.» ricambio l'abbraccio.

«Io non penso che tu abbia davvero rinunciato all'amore. Sono certa che, prima o poi, cambierai idea. Ma se così non dovesse essere, devi farmi una promessa. Devi ricordarti che tu avrai sempre me.»

Sento anche i miei occhi diventare lucidi.

«L'amore non esiste, Mare. Ma l'amicizia, quella vera, penso proprio di sì.»

La vedo commuoversi.

«Ok, stop! Direi, che questo momento strappalacrime è durato fin troppo.» rompo il silenzio ridendo.

«Piuttosto, non mi chiedi niente di ieri sera?», sbatto le palpebre giochicchiando con una ciocca di capelli.

«C'era il Lupo?!»

«No, cazzo!» rispondo subito io. «Non sono riuscita a beccarlo.»

«Però...»

«Però?»

«Però diciamo che ho trovato un degno sostituto.» ridacchio.

America si copre gli occhi con le mani e scuote la testa.

«Non so se voglio sapere.»

Mi alzo di scatto dal divano. «Dai, mi vesto al volo e usciamo a mangiare qualcosa. Ti va?»

«Hamburger? Muoio dalla voglia.» propone con voce trasognante Mare.

«Approvato. Per strada ti racconto!» sorrido maliziosa.


SPAZIO AUTRICE 🖊️

Cari lettori e carissime lettrici, rieccoci!

Prime impressioni sulla personalità di Robbie e sul suo triste passato? Non è la solita protagonista timida, insicura e indifesa... anzi. Si è costruita una forte corazza ma nasconde molto di più. Io la adoro. Voi? ❤️

Azzurra

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