Cap 16 - Insetticida
17 settembre 2023
Robbie POV
Boston ci accoglie con un cielo terso e un'aria frizzante che profuma di caffè appena fatto e asfalto leggermente umido. È la giornata perfetta per girare tra le boutique di Newbury Street e i negozi più esclusivi della città. Anzi, mi correggo: sarebbe perfetta se con me e America non ci fosse Charlotte.
Non doveva tornarsene a casa la scorsa settimana? Povera Mare, trascorrere ventiquattro ore su ventiquattro con lei dev'essere un fottuto incubo.
La osservo e mi accorgo di quanto, pur essendo innegabilmente perfetta, risulti ridicola. Tra gli occhiali da sole che le coprono metà volto e Poppi, il suo innocente volpino, trasportato all'interno della sua borsetta di Louis Vuitton... Sembra la perfetta erede di Paris Hilton.
Mi chiedo se abbia davvero a cuore Poppy o se lo abbia portato da New York a Boston solo per moda. Generalmente, odio pensar male delle persone ma, conoscendola, opto per la seconda triste ipotesi.
America cammina al mio fianco, radiosa e sorridente come sempre. I suoi lunghi capelli color nocciola sono raccolti in una coda morbida che le ricade sulla spalla destra. Indossa un leggero cappotto color cammello, una t-shirt bianca con scollo a V e un paio di jeans skinny che valorizzano la sua figura. Mare è sempre affascinante, anche senza volerlo.
Io, invece, ho optato per un look un po' più aggressivo: pantaloni in pelle neri, stivaletti camperos e un maglione oversize grigio. Un look piuttosto mnimalista e comodo, ma credo sia comunque d'effetto.
Non vorrei sfigurare davanti a Charlotte Evans, regina indiscussa di stile e buon gusto. Questo, almeno, è quello che non smette di ripetere lei.
Non appena raggiungiamo la vetrina di Hermes, Charlotte ci prega di entrare, non considerando minimamente il fatto che né io né sua cugina potremmo permetterci un singolo fazzoletto stampato.
«Vedete questa? Questa è un'opera d'arte.» i suoi occhi si illuminano mentre indica una Birkin color champagne. «Pensate che mia madre me l'ha regalata in due colori diversi!»
America ed io ci scambiamo la classica occhiata che vale più di mille parole. Mare le domanda se sia sicura che la marca sia proprio quella, obiettando che il prezzo le sembra eccessivo. Ho l'impresso che Mare metta spesso in dubbio le parole della cugina, ritenendo che gonfi sempre un po' la realtà.
Personalmente, scelgo di ignorarla completamente e di lasciarla parlare. È più facile così.
Per qualche ragione misteriosa, Charlotte sembra trovare irresistibile la nostra compagnia. O meglio, la compagnia di America, visto che il fatto che io non la tolleri le sia sia piuttosto evidente. Forse, la verità è che si sente disperatamente sola.
«Dove andiamo ora?» cerco di accorciare il più possibile questo pomeriggio di tortura.
«C'è un nuovo concept store di alta moda proprio qui vicino!» esclama Charlotte, già avviandosi con il suo passo sicuro, come se la città fosse di sua proprietà. Il suono dei suoi tacchi riecheggia sul marciapiede mentre io e America la seguiamo con totale rassegnazione.
«Come conosci i negozi di mezza Boston, Charlotte?» sorrido sforzandomi di risultare simpatica.
«Robbie, siamo nel 2023. Dovresti sapere dell'esistenza di internet!» anche lei si sforza di essere simpatica. Purtroppo, senza successo.
Arrivati al negozio, ci troviamo immersi in un ambiente minimalista ed elegante: specchi dorati, espositori di vetro e un profumo leggero di sandalo e vaniglia nell'aria. Charlotte inizia subito a fare razzia, soppesando ogni abito come se fosse una critica di moda al Met Gala.
«Questo sarebbe perfetto per la cena di beneficenza a cui parteciperò al mio rientro a Manhattan!» sventola un vestito in seta verde bottiglia. Poi, guardandoci con un'espressione tendendente all'accondiscendenza, si giustica:
«Ragazze, ovviamente non vi invito perché un viaggio fino a New York sarebbe impegnativo, sotto ogni punto di vista.»
Charlotte, te lo assicuro, non vorrei con te a New York nemmeno se mi offrissero dieci mila dollari.
Mi viene disperatamente da ridere. Stringo i denti e lancio un'occhiata ad America, che cerca disperatamente di trattenere un sorriso.
«Beh, secondo voi mi dona il colore?» appoggia il tessuto verde del vestito accanto al suo viso, spostando qua e là i lunghi capelli rossi e lucenti.
Se vuoi posso suggerirti un accessorio perfetto per quel vestito: un bavaglio.
Proseguiamo il nostro giro tra i negozi, con Charlotte che accumula buste su buste come se fosse in una competizione contro sé stessa. Ogni tanto si ferma, esibisce un nuovo acquisto e si assicura che tutti sappiano quanto sia costato. Noi fingiamo entusiasmo, perché ormai abbiamo capito che è l'unico modo per sopravvivere alla sua presenza.
Mentre aspettiamo un uber per tornare a casa di America, sento il mio stomaco stringersi all'improvviso. Tra la folla intravedo una figura familiare e, giusto il tempo di qualche secondo, non ho alcun dubbio:
È lui. Anders Anderson.
Non è possibile.
Il nostro sguardo si incrocia e, per un attimo, il tempo sembra fermarsi.
Check sensazioni avvertite? Sorpresa, smarrimento e, forse, persino un accenno di fastidio.
Inaspettamente, Anders sorride e, con la sua inconfondibile camminata irresistibile, dirige i suoi passi verso di noi.
«Ma guarda chi abbiamo qui.»
Si ferma a salutarmi. Incredibile. Se mi avessero chiesto di scommettere, sarei stata assolutamente certa di essere ignorata.
Perché mettersi in una situazione tanto scomoda? Perché fermare la tua studentessa con cui pratichi bondage menre è in giro con due perfette scosciute? A quale scopo?
«Buonasera...»
Dovrei dargli del lei o del tu? Come devo presentarlo? Come mio professore o come mio amante?
«Buongiorno ragazza, sono il professore della signorina Clark. Molto piacere.»
Ottimo, ha deciso lui.
Mare e Charlotte ricambiano il saluto. Sui loro volti leggo perplessità e ammirazione. A quanto pare, nessuna donna sulla faccia della terra può non subire l fascino di Anders Anderson.
«Shopping?» si rivolge a Charlotte osservando le sue borse.
Lei annuisce arrossendo. Incredibile, abbiamo trovato l'unica persona al mondo capace di lasciarla senza parole.
Anderson mantiene lo sguardo fisso su Charlotte per una quantità di secondi che non saprei definire. Sicuramente, per i miei gusti, troppi.
«Posso sapere il tuo nome? Mi permetto di darti del tu perché sei giovanissima e, soprattutto, perché non sei una mia studentessa.» si rivolge nuovamente a lei.
Charlotte, continuanando ad arrossire, risponde sbattendo le lunghe ciglia: «Charlotte, mi chiamo Charlotte.»
Alt. Che cazzo sta succedendo?
«E posso chiederti, Charlotte, di bere qualcosa con me? Anche se non vorrei distoglierti dal tuo shopping.»
America osserva la situazione con occhi sgranati, sembra piuttosto sconcertata. Io sono incazzata nera.
Charlotte una rapidissima occhiata sia a me che a sua cugina. Sembra in cerca di approvazione.
«Veramente Charlotte è fid...» le parole mi escono senza che nemmeno me ne accorga, ma quella brutta stronza mi interrompe tirandomi una gomitata.
«Volentieri!» esclama con un sorriso a 360 gradi e sistemandosi i lunghi capelli.
Cosa cazzo ho appena sentito?!
Cerco lo sguardo di Mare in disperata ricerca di aiuto ma lei non recepisce il messaggio. Si limita a ridacchiare, probabilmente trovando comica la situazione.
«A voi non dispiace, vero?» si rivolge sia a me che ad America, come se anche io fossi una perfetta estranea. O meglio, come se fossi una sua normalissima e qualunque studentessa.
«Vi lascio Poppy, ragazze.» con incredibile nonchalanche, estrae il suo povero volpino dalla Vuitton e lo consegna ad America, la quale è sempre più sconvolta e divertita.
Sono fuori dalla grazia di Dio.
Finalmente, Anderson rivolge il volto verso il mio. Lo fulmino con lo sguardo cercando di trasmettere tutta la cattiveria ed il disprezzo possibile e immaginabile.
Lui mi fissa con aria confusa. Alzando un sopraciglio e inclinando leggermente il capo, mi scruta attentamente. Sembra stia cercando di comprendere la mia strana reazione. Ho la netta sensazione che non sta capendo.
Ma come può non capire?!
Poi, proprio come un fulmine a ciel sereno, un pensiero invade la mia mente urlandomi forte e chiaro queste parole: Robbie Clark, non hai alcun diritto di essere gelosa.
Improvvisamente, tutto mi sembra chiaro come l'acqua cristallina delle Bahmas: ad Anders Anderson non frega un cazzo del fatto che Charlotte sia la cugina della mia migliore amica, non gliene frega un cazzo che sia a fare shopping in mia compagnia e non gliene frega un cazzo del fatto che la cosa potrebbe infastidirmi.
Semplicemente, ad Anders Anderson non frega un cazzo di me.
Come è giusto che sia. Come abbiamo concordato. E come, del resto, a me non importa nulla di lui.
Anders POV
Incrocio lo sguardo di Robbie Clark e mi domando cosa le prenda. Sembra infastidita. Ha forse paura che riveli a questa ragazza della nostra tresca?
«Tutto bene, signorina Clark?» domando pensieroso.
«Benissimo.» la sua risposta arriva secca e di getto.
Continuo a fissarla, ma lei abbassa lo sguardo per poi rivolgerlo vestro l'altra ragazza.
«Andiamo, Mare?» domanda a quest'ultima che annuisce.
«È sicura?» insisto.
«Perché non dovrei stare bene, professore?» risponde tentando di nascondere il suo nervosismo e fallendo alla grande.
Oh, cielo. Robbie Clark, non sarai forse gelosa?
Per quanto la mia condotta non sia delle migliori, non posso dire lo stesso della mia etica, che modestamente ritengo ineccepibile.
Così, analizzo velocemente i vari accadimenti, domandandomi se io abbia commesso qualche errore.
Ho mai promesso a questa ragazza qualcosa oltre al sesso? No.
Le ho mai fatto qualche complimento di troppo? Detto qualcosa di male interpretabile? No.
Le ho mai detto che i nostri rapporti sessuali sarebbero stati esclusivi? Assolutamente no.
Anzi, ora che ci penso, ricordo perfettamente di averle confidato di non avere mai avuto relazioni serie. Ricordo anche di averle espressamente detto che non ne sarei mai stato in grado.
Tiro un profondo sospiro di sollievo. Sentire di avere la coscienza pulita, per quanto mi riguarda, è una sensazione che non ha prezzo.
Dunque, alla luce di tutto ciò, concludo che no, Robbie Clark non può essere gelosa. Non ne avrebbe alcun motivo. Tra l'altro, potrebbe mai una persona iscritta al Velvet nutrire un sentimento così stupido e retrogrado come la gelosia? Sarebbe semplicemente ridicolo.
«Dove vogliamo andare?» la ragazza dai capelli rossi interrompe i miei pensieri riportandomi sul pianeta terra.
Pesco dal mio repertorio uno dei sorrisi più seducenti e, mantenendo i miei occhi fermi sui suoi, rispondo: «Guidami tu.»
Sono almeno sei mesi che non scopo una ragazza con i capelli rossi.
Robbie POV
Anderson e Charlotte si allontanano mentre io e America saliamo sull'uber. Il tragitto è un susseguirsi di pensieri e domande che mi ronzano in testa.
Non ho alcun diritto di essere gelosa. Non deve darmi fastidio.
Allora perché mi da fastidio?!
Forse, è una pura questione di orgoglio: quella stronza di Charlotte è già stata a letto con il mio ex. È naturale che mi dia fastidio.
La mia maledetta vocina interiore, però, decide di istigare me e i miei neruoni ponendomi la fatidica domanda: E se quella che senti, invece, fosse un piccolo accenno di gelosia? Se quando vedi Anders Anderson avessi almeno un po' farfalle nello stomaco?
Non dirlo nemmeno scherzo, Robbie. E comunque, se anche fosse, vedi di berti una bella dose di insetticida.
Lo sguardo indagatore di America interrompe il mio monologo interiore: mi osserva di sottecchi, con le labbra sono serrate in un'espressione indecifrabile. Il sesto senso di America Porter ha senza dubbio fiutato che qualcosa non quadra.
Quando finalmente arriviamo a casa sua, non appena varchiamo la porta, si gira verso di me con le braccia incrociate e un sopracciglio sollevato. «Vuoi dirmi cosa ti è preso poco fa?»
Ci avrei scommesso.
«Niente, Mare. Sono solo un po' stanca.» tento di prendermi gioco di lei sapendo perfettamente di non riuscirci.
America mi osserva in silenzio. Non oso alzare lo sguardo. So benissimo che, da qui a qualche secondo, partirà l'interrogatorio.
«Ti rifaccio la domanda, Robbie. Potresti gentilmente dirmi cosa c'è?»
Tac. Eccoci.
«C'è che tua cugina è sempre in mezzo ai coglioni!» sbuffo con fare esasperato.
Mare mi segue e, incrociando le braccia al petto, insiste: «Cos'è successo con quel professore, Robbie?»
La sua perspicacia e a tratti mi spaventa.
Oppure, era tutto così evidente?!
Alzo gli occhi al cielo e, sospirando, mi lascio cadere sul suo morbido sofà.
«Robbie Clark. Non alzare gli occhi al cielo con me!» mi riprovera sedendomisi accontanto. Poi, appoggiando il palmo della mano sul mio ginocchio in segno di pace, ripropne la domanda: «Mi dici chi è?»
Finalmente, alzo lo sguardo ed incrocio il suo. Gli occhi di Mare sono, come sempre, pieni di amore e comprensione. Questa volta, però, noto anche un miscuglio di curiosità e preoccupazione.
Ok, penso sia giunto il momento di svuotare il sacco.
«Lui è...» esito, cercando le parole giuste.
America, incrociando le braccia, non demorde: «Lui è cosa?»
So che non si fermerà finché non avrà avuto una risposta.
«Mare, non ci crederai mai!» esclamo rendendomi conto di aver radicalemente cambiato umore: sono quasi entusiasta. Probabilmente, non vedevo l'ora di condividere con Mare questo mio segreto.
Mi sento sollevata. Talmente sollevata che, per un attimo, dimentico che Anderson in questo momento si trova con Charlotte Evans a fare le peggio porcate.
«Chi?!» gli occhi di Mare si spalancano.
«Il Lupo!»
America spalanca la bocca, comprendosela un attimo dopo con la mano destra. «N-o-n c-i c-r-e-d-o!»
«È assurdo, lo so!»
«Come hai potuto tenermelo nascosto fino ad ora?!»
«Non importa», percepisco la curiosità di Mare esplodere, «Raccontami tutto.»
SPAZIO AUTRICE 🖊️
Non saprei se preferirei dare una coltellata a Charlotte o ad Anderson 🤔🔪
Voi??? 😂
N.B: Carissime lettrici, ricordatevi di lasciare la stellina e, se volete, un commento. Sembra banale ma in realtà è importantissimo per il destino di questa storia ❤️
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