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Cap 13 - Il discorso di Aristofane, parte seconda



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Platone, Il Simposio
Il discorso di Aristofane

Erano straordinariamente vigorosi e superbi, al punto da attaccare gli Dei.
[...]
"Che fare di loro?" - si chiese. Sterminarli o fulminarli non sarebbe stata una buona soluzione, perché gli Dei avrebbero perso gli onori e i sacrifici che ricevono dagli uomini. Il padre degli Dei, dopo matura riflessione, escogitò un modo per indebolirli senza sopprimerli: tagliarli in due, trasformandoli in bipedi, in modo da ottenere anche il vantaggioso effetto di moltiplicarli. "E se poi" - considerò il dio - "continueranno a comportarsi da arroganti, li taglierò ancora, costringendoli a saltellare su una gamba sola come nella corsa degli otri".




11 settembre 2023


«Buongiorno. Perdonate il leggero ritardo.» in aula cala il silenzio.

Nonostante Anderson sia davvero giovanissimo, è perfettamente in grado di ricoprire il suo ruolo. Nessuno studente si sognerebbe mai di mancargli di rispetto chiacchierando o distraendosi durante una sua lezione. Credo che incuta un discreto timore.

Non posso dire che appaia come un professore stronzo, non sarebbe l'aggettivo corretto. Penso che il termine più corretto sia assertivo.

Sì, Anders Anderson è un professore decisamente assertivo. Dal primo istante in cui ha messo piede in quest'aula, sono certa che ogni singolo studente abbia avuto perfettamente chiara una cosa:

Quello che lui dice, si fa.

«Dunque, oggi affronteremo il Discorso di Aristofane.» appoggia i glutei marmori sulla scrivania mentre io, sentendo sfregare entrambe le sferette sulle pareti vaginali, desidererei che il suo lato b fosse appoggiato da tutt'altra parte.

«Questo testo l'abbiamo già letto insieme e, mi auguro, che ognuno di lui l'abbia ripreso a casa. Quindi, non perderei tempo a riassumere i concetti principali. Siete d'accordo?»

Con la coda dell'occhio getto uno sguardo ai miei compagni di corso. Qualcuno annuisce, la maggior parte resta in silenzio con gli occhi fissi sul libro di testo.

«Questo è un corso universitario monografico. Mi concentrerei sull'analisi delle sfaccettature dei vari testi. Vorrei che vi esercitaste a ragionare anziché ad assimilare e ripetere semplici nozioni.»

Oh, Anderson. Io invece desidererei solo che tu la smettessi di torturarmi in questo modo.

«Ad esempio, analizziamo il punto del testo in cui si parla di Zeus del suo potere. Egli che potere ha?»

Una voce maschile rompe il silenzio:

«Zeus ha il potere di dividere gli esseri in due metà, professore.»

Risponde un ragazzo seduto tra i primi banchi: fisico slanciato, capelli rossicci e occhi azzurri. Indossa una camicia di lino color verde acqua.

«Esattamente, signor Hall.»

Signor Hall? Ricorda già il suo cognome? Saremo un centinaio di studenti e le lezioni sono iniziate da appena due settimane.

«Questo concetto di potere, però, non si limita alla mitologia: è un tema centrale della filosofia. Quindi, la domanda è semplice...»

Si ferma, posa il libro sulla cattedra e percorre la stanza con lo sguardo. «Cos'è per voi il potere?»

Silenzio. Nessuno risponde. È sempre così all'inizio delle sue lezioni. Lui attende, lasciando che il silenzio diventi opprimente, una tattica che conosce fin troppo bene. Si sfrega il mento con le dita lunghe, noto il suo orologio d'acciaio luccicare sotto le luci al neon dell'aula.

Finalmente, un secondo studente prende coraggio e alza la mano. Anders gli fa cenno di alzarsi.

«Il potere è la capacità di influenzare gli altri.» azzarda quest'ultimo con voce incerta.

«Può essere politico, economico, ma anche sociale. Il potere è ovunque.» aggiunge.

Anders annuisce, incrociando le braccia e assumendo uno sguardo pensieroso. Sembra così assorto e coinvolto da questo dibattito.

Dio, non ho mai visto nessuno così dannatamente affascinante e irresistibile. Sarà sicuramente a causa delle sferette, ma non riesco a pensare ad altro.

«Questa è una buona definizio, Donald.»

Ricorda anche il suo cognome. Incredibile. Saprà a memoria nomi e cognomi di tutti i suoi corsi?

«Qualcuno vuole aggiungere altro?» scruta gli occhi di tutti noi.

Silenzio assoluto.

«Ripeto, ragazzi: qualcuno vuole aggiungere altro?»

Il suo sguardo si fa più severo. Le sopracciglia si inarcano, le labbra si stringono leggermente.

«Davvero? Un intero corso monografico su Platone e nessuno che abbia un'opinione?» accenna un leggero sorriso, lasciando spazio all'interpretazione che sia una sorta di battuta. Eppure, nessuno ride.

Del resto, nonostante l'accenno di sorriso, Anderson non sembra affatto divertito. Anzi, lo definirei evidentemente seccato.

Si avvicina la cattedra e, appoggiando entrambi i palmi delle mani su di essa, lancia una rapida occhiata ad una lista.

Sento un brivido attraversarmi la schiena e raggiungere la nuca. Sta per chiamare qualcuno. E se chiamasse me? No, non può fare una cosa del genere. Sarebbe completamente pazzo.

«Clark.»

No. Non può essere.

«Clark, è presente?»

Alzo lo sguardo lentamente, sperando di aver capito male. Ma la ridicola illusione non dura nemmeno mezzo secondo.

Anderson, sorridendomi, mi invita ad alzarmi con un cenno del mento.

«Prego, signorina Clark. Si alzi pure.»

No. Non può farmi questo, non puoi.

«La prego, non sia timida.»

Invece, a quanto pare, puoi eccome.

«Ragazzi.» si alza in piedi e, gesticolando, si rivolge a tutti noi. «Questa non è un'interrogazione. È una semplicissima condivisione di idee. Vi sembra sensato iscriversi ad un corso di Filosofia se non si ha intenzione di sostenere un dibattito?» domanda provocatoriamente.

Professore, se non mi avesse costretta ad inserire due sferette vaginali non avrei nessun problema a parlare del concetto di potere e di Aristofane. Glielo assicuro.

Mi guardo rapidamente attorno e, esattamente come previsto, ho tutti gli occhi rivolti verso di me.

Cazzo. Sono fottuta. E, purtroppo, solo in senso figurato! Tutto questo è veramente assurdo e paradossale.

Ad ogni modo, non mi resta altra scelta che obbedire. Mi alzo in piedi pregando tutti i santi affinchè il mio pavimento pelvico non giochi brutti scherzi.

«Cos'è per lei il potere? Non è necessario rispondere con una definizione, non si preoccupa. Provi a partire da esempi concreti.» suggerisce fingendo di cercare di rassicurandomi.

Mi sento letteralmente divorata dal suo sguardo sadico. I suoi occhi brillano di divertimento, sa perfettamente che mi sta mettendo in difficoltà.

Il modo in cui incrocia le braccia, leggermente inclinato in avanti, dimostra che sta aspettando una risposta che lo soddisfi.

«Dunque, il potere.» inizio, cercando di non mostrarmi nervosa e sforzandomi di trovare le parole giuste.

«Penso che assocerei il termine potere al termine il controllo, professore.»

Scorgo una fiamma accendersi e divampare all'interno delle sue pupille.

Poi, cercando di mantenere il tono di voce fermo, proseguo:

«Il controllo su sé stessi, sugli altri, sulle situazioni. È la capacità di dettare le regole, di stabilire cosa sia giusto e cosa sbagliato. Ma è anche la capacità di sovvertirle.»

Anderson sembra eccitato quanto sinceramente sbalordito.

«Quindi chi detiene il potere?»

Sento lo sguardo di tutti su di me.

«Chi ha il coraggio di prenderselo.» rispondo secca.

Chissà come ho fatto a formulare una risposta del genere. 1-0 per te, Robbie.

Un sorriso, quasi impercettibile, si forma sulle labbra del mio professore, amante, sfidante o chissà come dovrei chiamarlo.

Si avvicina verso la scalinata, salendo fino al terzo gradino. Continua a guardarmi ed io benissimo che il gioco non è finito.

«Questo è uno spunto di riflessione davvero interessante. I miei più sinceri complimenti. Mi dica... Lei pensa di avere il coraggio di prenderlo? In quali occasioni?»

Che figlio di puttana! Giusto per non usare un eufemismo.

che la domanda non riguarda solo la lezione. È una sfida. Una che, per la prima volta, ho voglia di raccogliere.

Lo guardo dritto negli occhi.

«Penso di esserne in grado, professore. Certo, dipende da occasione a occasione. Diciamo che devo averne possibilità.»

«Ovvero?»

«Ovvero, in questo momento, non mi è concesso avere alcun potere.»

Anderson fa altri due scalini verso la mia postazione, continuando a sorridere divertito.

«Si spieghi meglio.»

«Beh, ad esempio, ora vorrei potermi sedere e interrompere questo nostro dibattito. Però, purtroppo, non ho il potere di farlo. Senza dubbio, farei una pessima figura con il mio nuovo professore.»

Sento il resto degli studenti ridacchiare e vedo Anderson lasciarsi andare ad una risata sinceramente bonaria.

Silenzio.

Lo vedo inspirare lentamente, quasi a trattenere un commento che non sarebbe appropriato in questo contesto. Poi, con un lieve sorriso, annuisce.

«Va bene, signorina Clark. Si sieda pure.» si volta e si avvicina nuovamente verso la sua postazione centrale. Obbedisco e, finalmente, sento il caldo diminuire e il battito del mio cuore rallentare.

«Ho capito, ragazzi. Non siete abituati a lezioni non frontali. Vero?»

Tutti annuiscono e confermano all'unisono.

«Ma non va bene.» asserisce con tono intransigente. «Dobbiamo assolutamente migliorare su questo aspetto. Voglio che per la prossima volta ognuno di voi porti un'analisi sul concetto di potere in un ambito a scelta: politico, sociale, filosofico o personale. Potete preparvi, con calma, ma poi sarà necessario discuterne insieme.»

«Adesso, facciamo questo esercizio: provo a proiettarvi alla lavagna elettronica qualche concetto filosofico e vi mostro possibili argomentazioni. D'accordo?» si dirige verso la LIM.

Sollevati, tutti annuiscono.

«Tutto bene? Non ti ho invidiata neanche un po'!» sento il sussurro di una voce femminile provenire alle mie spalle.

Mi volto e vedo la ragazza seduta dietro di me mi sorridermi dolcemente. La sua volce appare delicata, così come i suoi lineamenti fini. Ha capelli lunghi, lisci e neri e due bellissimi occhi verdi. Indossa un paio di occhiali e un vestitino lilla che, confrontato con il mio look, potrebbe essere quello di un'educanda.

Ricambio il sorriso e annuisco.

«La mia solita fortuna.»

Lei ride. Poi, inarca leggermente la schiena e si protende verso di me.

«Piacere!» mi stringe rapidamente la mano «Io sono Jane.»

«Robbie. Robbie la fortunata!» scherzo.

«Beh, se uno del genere ci rivolgesse la parola al di fuori di questo contesto, sarebbe una fortuna per davvero!» mi strizza l'occhio non perdendo il suo sorriso.

Oh, Jane, puoi dirlo forte.




SPAZIO AUTRICE 🖊️

Ciao bellissime! Come promesso, eccomi qua ❤️ Perdonate l'attesa ma ho avuto una bruttissima otite (un maleeee) che mi ha costretta a letto per tutto il weekend.
VI GIURO che dai prossimi capitoli ci sarà una svolta e Anderson diventerà una figura leggermente meno enigmatica ed irritante 😂😂😂
Scherzi a parte: come vi sembra fino ad ora? Vi sta piacendo? Datemi feedback, sono fondamentali per me!

Vi abbraccio fortissimo!
Azzurra
❤️

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