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5.

Tony's Pov

Finalmente la serata di lavoro è finita. La maledico come tutti venerdì sera. Sono le 23:25 e siedo su uno dei sedili posteriori dell'autobus numero 325.
Destinazione finale: quartiere di Leichhardt, Sydney, emisfero australe. La vecchia cara Little Italy. Ovviamente mio padre si è stabilito li, dopo il suo arrivo dall'Italia; sempre il solito cliché!
Osservo gli alti palazzi della city dalle grandi vetrate dell'autobus. Gli edifici sono sfavillanti e ci sono interi piani ancora illuminati nonostante gli impiegati e i business man siano già usciti dagli uffici.
Probabilmente sono già seduti al tavolino di uno dei molti club della City, sorseggiando un Martini on The Rocks, chiacchierando della collega di lavoro che si vogliono fare e di quanto hanno fatturato nell'ultimo semestre.
Che discorsi del cazzo!
Detesto quella gente forse più di quanto detesto il lavoro di mio padre.
Almeno con la pizza produco un bene di primo consumo apprezzato da tutti e che non nuoce alla salute.
A parte la Meatball pizza, che con salame, prosciutto, polpette, macinato di carne, salsiccia, wurstel e una bella spruzzata di ketchup finale, nuoce sicuramente alle coronarie.
Mi lancio una botta in testa nel tentativo di scacciare il pensiero delle pizze dalla mia persona.
Uno dei pochi passeggieri sull'autobus sente il rumore del colpo e mi scruta di sfuggita, ma senza soffermarsi troppo torna a fissare il paesaggio.
A quest'ora di notte, nella City, meglio non andare a cercare troppi problemi.
Per anni ho sognato le pizze del menù di mio padre.
A volte mi sveglio la notte, tutto sudato ed ansimante, come se fossi uscito da un incubo.
Passiamo davanti ad uno di quei club a cui tanto stavo pensando prima che le pizze mi distraessero.
È pieno di uomini in giacca e di ragazze truccate, acconciate a festa, e in appariscenti e provocanti vestiti da sera.
Ridono e scherzano, mentre io sto tornando a casa su uno squallido autobus australiano, dal costo di 1 dollaro e 20 in corsa notturna.
Comincio a pensare che avrei dovuto fare compagnia a Connor che sicuramente se la sta spassando all'Aunt Filip's Bar.
Invece passerò la serata davanti allo schermo a guardare l'ennesima puntata di serie televisive infinite come Walking Dead o Under the Dome.
Sono già in crisi di mezza età. Altro che un ventitreenne giovane e rampante, che vuole diventare uno degli avvocati più brillanti di Sydney!
Di questo passo finirò per fare l'inserviente a Hyde Park.
Curare pappagalli intossicati dal cibo schifoso dei turisti e rincorrere opossum imbizzarriti.
Finirei per rimpiangere amaramente il lavoro in pizzeria.
L'autobus sta passando proprio di fronte a Central Station, quando Connor mi manda una foto in WhatsApp.
Cristo! È un selfie di lui con una ragazza!
Si vedono solo i loro primi piani, dalla testa fino al busto.
Connor è sorridente e lei è una delle più belle tope che io abbia mai visto nella mia vita.
Quel gran bastardo! Aveva ragione!
Questa ragazza è meravigliosa. Pelle olivastra liscia come porcellana. Capelli neri e labbra carnose. Lineamenti armoniosi e occhi colore giada che tolgono il fiato. Sospiro poiché faccio fatica perfino a fissare la foto.
Deve essere una ragazza ispanica. Dopo anni di relazione con la mia ex Lara, che ha sangue brasiliano che gli scorre nelle vene, ormai ci ho fatto l'occhio.
Connor aggiunge un messaggio.

"Ehi, sfigato! Hai visto che topa? Adesso sai cosa ti sei perso! Ramona è qui a festeggiare con le sue amiche e sono tutte grandissime tope! Dai... Ripensaci! Fai un salto qui, quando stacchi dalla pizzeria!"

Comincio a considerare la sua proposta proprio mentre l'autobus sta percorrendo la lunga Paramatta Road che mi condurrà fino al mio quartiere.
Mentre osservo le luci dei locali notturni ancora aperte, di qualche ristorante e shop 24 ore, comincio a pensare che è davvero arrivata l'ora di passare oltre Lara e ricominciare a vivere.
Potrei arrivare a casa, fare una doccia, indossare qualche vestito decente e dai colori abbinati, di quelli che non sfigurano davanti alle ragazze e che non gli fanno storcere la bocca, e fiondarmi al club.
Sarei lì, prima della mezzanotte.
Sto per mandare un messaggio a Connor. I muscoli del mio volto si tendono in un ghigno beffardo. Mi balena in mente l'idea di lasciarmi alle spalle la storia con Lara, e partire subito di slancio provando a portare a letto una di queste famose amiche tope della ragazza ispanica.
Perché no? Alla fine sono un uomo libero, e sono un Italo australiano.
Poi come una lancia che trafigge il mio cervello, il pensiero di Lara mi assale ancora.
È una sensazione strana; come qualcosa che mi preme sul petto e non mi permette di respirare liberamente.
Deglutisco a fatica e capisco che i 5 anni di storia insieme mi pesano ancora come un macigno.
Lara, oltre che lavorare come commessa presso un negozio di Down Town, appartenente una famosa catena di abbigliamento, raccimola qualche soldo in più nel weekend, come animatrice e ballerina di danze caraibiche.
La samba c'è l'ha nel sangue, mentre io come ballerino faccio decisamente schifo.
Se non ci fossimo conosciuti già alle superiori non credo che due come noi avrebbero mai legato.
Lara torna a tormentarmi. Il suo pensiero torna a ferirmi. Non sono più uscito di casa dopo averla mollata 3 settimane fa, se non per andare a lavorare nella pizzeria di famiglia.
Deglutisco e mando il messaggio di risposta a Connor; mi sento un coniglio.

"Connor, questa sera passo! Scusami amico, ma come ti ho detto domani devo studiare per l'esame e sono stanco. Prendi i numeri di telefono... Sarà per la prossima volta!"

La mia fermata sta per arrivare. Quasi stavo per scordarlo. Mi alzo in piedi aggrappandomi al corrimano e premo il pulsante rosso.
Immediatamente dopo arriva la risposta del mio amico.

"Sei una chiavica, Tony! Ah! Va bene amico. Proverò a fissare una uscita tutti insieme, ma se passi ancora una volta un occasione così giuro che ti vengo a prendere in pizzeria e ti porto via per il grembiule!"

Le porte scorrevoli si aprono e sguscio via saltando giù dal mezzo.
Dovrò camminare per circa mezzo chilometro per raggiungere la nostra casa.
I locali e i ristoranti di Leichhardt stanno chiudendo. Le luci all'interno si spengono, mentre gli sguatteri puliscono tavoli e pavimenti.
Poche persone sono ancora in giro per il quartiere. A Sydney, dopo la mezzanotte i quartieri periferici si svuotano e i clubs del centro e di Surry Hills, più trendy e alla moda, si riempiono di vita.
Un tizio sguscia fuori da un angolo del marciapiede e mi taglia la strada ad un palmo di distanza proprio di fronte alla mia faccia; per lui neanche esisto.
Mi coglie di sorpresa ma poi capisco subito perché va così di fretta.
Lo vedo aprire il portone d'ingresso di un anonimo edificio, senza insegne evidenti, a parte il nome sul campanello.
So di cosa si tratta; il bordello!
Rimango a fissare quella porta ancora per qualche secondo, prima di sorridere amaro e continuare lungo il mio tragitto.
In questa notte triste di fine estate, siamo tutti in cerca di un po' di compagnia; di calore umano.
Anche a costo di mettere le mani al portafoglio.
Sinceramente non mi interessa.
Scacciare il pensiero di Lara con un surrogato di amore a pagamento, credo che sia il modo peggiore di purificare la mia anima e ritrovare la pace.
Sto percorrendo la mia via di casa. Le solite villette monofamiliari in tipico stile australiano, con giardino e vialetto d'ingresso, scorrono una dopo l'altra, quasi tutte uguali tolte alcune piccole differenze come colore degli intonaci oppure presenza o meno di piscina.
Eccomi arrivato finalmente.
La nostra unifamiliare con intonaci rosso fuoco, tetto di tegole marroni e finestre con infissi bianchi, mi si staglia proprio davanti.
Casa, dolce casa!
Percorro il vialetto di pietra porfido grigia, che attraversa il nostro prato, tagliato bello corto poiché mio padre, da ottimo nuovo australiano, ci tiene a fare vedere ogni due domeniche ripassa l'erba con la falciatrice.
Davanti a casa non abbiamo issato bandiere. Non c'è bisogno, sempre e ovunque, di mostrare a tutti che siamo italo australiani; dice mio padre.
Entro in casa. Appena accendo la luce si nota subito che manca un tocco femminile al nostro alloggio. A parte il disordine imperante e, se devo essere sincero, un po' di sporcizia di troppo, il soggiorno è davvero troppo maschio. Indumenti appoggiati alle spalliere delle sedie, mobili di legno scuro, un divano di pelle e una poltrona abbastanza vecchia e raggrinzita, e come se non bastasse, una lunga fila di foto sugli scaffali e sulle mensole, a ricordo dei bei tempi andati.
Proprio nelle mensole del mobile principale, quello accanto al televisore, ci sono le foto di quando io e Frank eravamo bambini; c'era ancora nostra madre, Adriana.
Non so perché ma apro la vetrina e afferro una delle foto per ammirarla meglio.
C'è tutta la nostra famiglia. La foto risale a 9 o più anni fa.
Mia madre ci avrebbe lasciato non troppo tempo più tardi.
Si vede mio padre sorridente. Era più magro e aveva anche più capelli.
Mia madre con i suoi lunghi capelli ricci, neri come la notte e i suoi occhi ancora più neri; la tipica donna del Sud Italia.
Poi ci siamo io e mio fratello Frank.
In questa foto non ero neanche adolescente. Tenevo i capelli un po' più lunghi di quanto li porto adesso. Solo qualche anno più tardi ho adottato lo spazzolato all'indietro con tanto di brillantina da vero ragazzo con sangue italiano che gli scorre nelle vene.
A quel tempo, ricordo, che ero io il selvaggio della famiglia, poi le cose si sono ribaltate.
Adesso è Frank quello con il capello liscio e nero, lungo fino alla base del collo, barbetta appena accennata e non curata da adolescente ribelle, e occhi neri pungenti che ti sfidano ad ogni sguardo.
Nella foto non credo abbia neanche 8 anni.
A volte mi dispiace davvero per mio fratello. Quando mia madre ci ha lasciati non era né troppo piccolo per non ricordare, né troppo adulto per incassare il colpo e risollevarsi.
Rimetto la foto insieme alle altre.
Farò una doccia rapida per togliermi di dosso il mio solito odore di melanzane fritte, e poi via! Mi lancerò sul divano per la mia lunga maratona di puntate di Under The Dome fino a tarda notte!
Salgo le scale che mi porteranno al piano di sopra con il passo pesante di ogni fine venerdì sera.
Mi tolgo i miei indumenti sudati quasi al volo mentre salgo.
Mi sfilo la t-shirt lurida e giunto sul pianerottolo è la volta dei jeans.
Lancio tutto nel cesto della biancheria sporca e aggiungo anche le mie mutande; tanto mio padre tornerà tra almeno un ora, e Frank chissà se tornerà! Perciò sono solo in casa.
V

ia con il lancio degli indumenti dentro il cesto e... Canestro!
Stringo i pugni in segno di vittoria, in un'esultanza da rigore segnato ad una finale dei Mondiali di calcio.
Mi infilo sotto la doccia e ci resto per almeno 10 minuti allo scopo di ristorare lo spirito e il corpo.
Mi metto in pigiama e pantofole, e scendo di sotto.
Vediamo cosa c'è nel frigo... Succo al mirtillo rosso! Niente male!
Esattamente come avevo progettato, la mia serata parte lanciandomi a peso morto sul divano.
Telecomando in mano; iniziamo con le serie televisive.
Ma sì! Al diavolo Lara e la sua terribile gelosia!
Ho trovato la forza di mollarla definitivamente 3 settimane fa, ma il nostro rapporto aveva già raggiunto lo sfinimento da molto tempo prima.
Lara è una ragazza tenace e molto passionale, ma anche gelosa e decisamente invadente.
A causa della gelosia era arrivata addirittura a telefonare a mio padre e a Frank, per verificare che fossi davvero al lavoro.
Ovviamente a mio padre piacciono le ragazze con un carattere forte.
Deve essere anche questo il motivo per cui mi rinfaccia spesso della nostra rottura.
Ogni giorno mi punta il dito indice contro dicendomi che non troverò facilmente una ragazza così.
Io gli rispondo che ha il suo numero e se vuole può frequentarla lui!
A proposito di mio padre.
Dopo qualche decina di minuti dall'inizio della prima puntata della mia serie preferita, sento aprire la porta d'ingresso e lo vedo fare il suo ingresso in casa.
Cammina gobbo e affaticato come al solito.
Ormai da mesi gli ripeto che deve fare più movimento e perdere un po' di panza.
Con l'età che avanza finirà per avere problemi se non pensa alla salute!
Alza la mano verso l'alto appena mi vede sbranato sul divano e mi saluta.

"Ciao ragazzo! Pensavo fossi uscito questa sera!"

Spazio autrice: carissimi ❤️ Anche il capitolo 5 è andato! Capitolo riflessivo; spero che vi sia piaciuto! Ho pensato che fosse arrivato il momento per conoscere meglio Tony, la sua famiglia e la sua vita. Che ne pensate? Vi piace il protagonista? Vi piace la sua vita? Vi annoia? Fatemi sapere... Tutto, tutto! Tutto, tutto! 😘 Sono curiosa e... Ho bisogno di voi lettori! Come sapete ho bisogno di sentire tutto il vostro calore per continuare a scrivere! Vi aspetto cari! 😘

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