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Level 9

23 ottobre 2026
Piano 15

< Fire Spirit! >
L'Evocatore esaurì i suoi ultimi PM per usare la skill. Sapeva che non avrebbe funzionato. Non dopo aver visto sei dei suoi spiriti morire sotto i colpi del Ladro e dell'Assassino. Questa però, era la legge di Sword Art Online: se eri così stupido da entrare in un'area PVP senza essere di livello abbastanza elevato, non potevi certamente aspettarti clemenza.
< Credo che con questo abbiamo finito > disse il Ladro, dopo aver eliminato l'evocazione di Xandred < Rapys, vuoi ucciderlo tu? >
L'Assassino apparve dal nulla, afferrando Xandred per il colletto della veste. Indossava un mantello nero che gli copriva tutto il corpo, con un cappuccio sotto cui brillavano, minacciosi, due occhi rossi. Anche in un momento come quello, l'Evocatore non poté fare a meno di provare una certa ammirazione per un avatar creato così artisticamente.
Rapys sguainò la spada, la poggiò sulla gola del ragazzo, che sentì l'acciaio freddo premergli sulla carotide.
< Le tue ultime par... > quella che doveva essere una frase a effetto venne bruscamente interrotta.
Uno spostamento d'aria tolse il cappuccio dal viso dell'Assassino, rivelando un viso pallido ed esile. I suoi occhi erano sgranati. Lasciò andare Xandred e fece qualche passo indietro. Sul suo collo si era aperto un lungo e luminoso squarcio rosso. Una lama di una spada spuntò dal suo stomaco e lo trasformò in una pioggia di pixel.
Dietro di lui c'era un altro palyer, in una veste rossa, anche lui con il cappuccio tirato. L'acciaio della sua arma e i ricami in oro dei suoi vestiti scintillarono alla luce del sole, quando si avventò improvvisamente sul Ladro. Quello tentò disperatamente di proteggersi dai suoi attacchi, ma, colpevole anche lo shock, tutto ciò che riusciva a fare era arretrare sempre di più. Sulla testa del misterioso giocatore apparve "Blade's storm" e Xandred rivalutò il suo concetto di "velocità". Il player in rosso sembrava essersi moltiplicato, varie sue immagini si sovrapponevano e ognuna era accompagnata dal sibilio della spada che fendeva l'aria. Presto il suo corpo venne di nuovo inondato dai pixel.
L'Evocatore era in preda al terrore. Quel tizio aveva ucciso due palyer di livello 30 in poco meno di un minuto... e ora si stava dirigendo verso di lui. Non provò nemmeno a difendersi, non controllò se avesse recuperato abbastanza mana da usare una qualsiasi abilità, sapeva che sarebbe stato inutile. Chiuse gli occhi, aspettando la sua fine.
Sentì il rumore della spada che scivolava di nuovo dentro al fodero.
Si azzardò ad aprire gli occhi. Davanti a lui, il suo salvatore si era tolto il cappuccio, rivelando il volto sorridente di un ragazzo sui sedici anni. Aveva i capelli neri spettinati e gli occhi scuri, gli stava porgendo la mano. Xandred l'afferrò e si issò in piedi. < G... Grazie >
< Non c'è di che, detesto i player killer > la voce del giocatore era allegra, giovale, rassicurante < Ti chiami Xandred, giusto? > disse, guardando il suo nome e la barra salute sospesa sopra la testa dell'Evocatore < Io sono Eaden. Quanti anni hai? >
< Dodici > ora che aveva capito di non correre pericoli, il ragazzo era invaso dalla stima e dalla curiosità per il misterioso spadaccino < Come... come hai fatto a sconfiggerli così velocemente? >
Eaden portò una mano dietro la testa, imbarazzato. < Beh... l'ho fatto e basta > poi riprese il controllo < Comunque sei sorprendente anche tu: ho incontrato pochi ragazzi di dodici anni che siano riusciti ad arrivare al nono piano. Sei anche di un livello abbastanza alto, quindi non ti sei limitato a far fare il lavoro ai tuoi compagni di Gilda >
< Ho aiutato anche io contro i boss, è vero > disse Xandred orgoglioso.
< Fai attenzione però. Girare per le aree a combattimento aperto da soli è una pessima idea >
< Già, ho notato. Volevo raggiungere Rivernen ma credo sia meglio organizzare una spedizione di grup... > il ragazzo fu interrotto dall'avviso sonoro di un messaggio ricevuto. Alzò gli occhi sul guerriero in rosso e vide che anche lui stava aprendo la sua casella di posta.
Fra le mail ricevute ce n'era una nuova, molto strana: lì dove doveva essere scritto il mittente e l'oggetto del messaggio, c'era solo il bianco. Xandred aprì il messaggio, che conteneva un file video in lingua inglese. Al centro di una stanza buia, un uomo, vestito con una larga tunica rosso scuro, color sangue rappreso, cominciò a parlare. Il suo viso era in ombra in modo innaturale: sotto il cappuccio c'era solo il nero, il vuoto più profondo. Ma le sue parole erano anche più oscure del suo aspetto.
< I'm Endgamer... >

Erick si era disconnesso subito dopo aver visto il video. Non aveva parlato con nessuno, non aveva nemmeno avvertito i suoi amici. Aveva raccontato ai suoi genitori che Riccardo aveva organizzato un'uscita di gruppo senza preavviso, ed era uscito senza nemmeno mettere il giacchetto. Non aveva mai mentito ai suoi genitori, non in modo così grande. Non c'era nessuna uscita, ma nemmeno sensi di colpa. C'era solo terrore.
Corse. Corse come se ne valesse della sua vita. Corse come se, sbrigandosi, potesse cambiare qualcosa. Metro, autobus, un'altra corsa. Arrivò infine davanti casa di Alessia. Il suo cellulare squillava incessantemente, gli altri cinque dovevano aver saputo.
Suonò al citofono. Una, due, dieci volte. Non seppe nemmeno lui per quanto tempo rimase li fuori, sotto il vento di una sera di ottobre, a sperare che fosse tutto un incubo. A un certo punto però, qualcuno uscì dal portone. Era un uomo sulla quarantina, avvolto stretto nella sua giacca nera. I suoi capelli erano troppo corti per essere scompigliati dal vento; guardava dritto davanti a se con occhi sbarrati color del mare. Quelli lo squadrarono per un attimo, poi l'uomo lo riconobbe: < Erick! Cosa ci fai qui così tar... > ma poi un barlume di comprensione gli oscurò il volto < Quindi... hai saputo? >
< Saputo cosa? > ma il ragazzo sapeva già cosa quell'uomo stava per dirgli. Era un vecchio amico dei genitori di Alessia, quasi come uno zio per lei, ed Erick lo aveva incontrato più volte.
< Alessia. L'hanno portata all'ospedale. È svenuta mentre giocava a quel gioco strano... Non si sveglia più >
Non sentiva freddo. Non sentiva paura. Sentiva solo quella parole. "I'm Endgamer. I'm the end of your stupid 'game', and those are my rules..."

"Cento dei vostri Amusphere sono stati modificati per inniettare, al mio ordine, una tossina nei corpi dei giocatori. Cento di voi sono oggi stesso caduti in coma. Non starò a spiegarvi come o perché, sono cose che non potreste capire comunque. Entro un anno, il veleno ucciderà questi cento player. Ma per uno di loro c'è speranza. Questa è una sfida che lancio ai giocatori più coraggiosi: cercatemi alla fine del mondo, sconfiggetemi e io vi darò l'antidoto, abbastanza per una sola persona. Chiunque voglia imbarcarsi in questa impresa, acceda al link che apparirà alla fine del video. Vi aspetto, Campioni di Aincrad. Qualcuno di voi diventerà il nuovo Eroe?
Il Death Game è iniziato"
Era la seconda volta che al telegiornale passavano il messaggio di Endgamer, accuratamente doppiato in italiano. La notizia si era diffusa in fretta, soprattuto perché le minacce si erano rivelate fondate: alla fine del video, dopo il link, sfilavano i nomi degli avatar dei giocatori vittime di quel pazzo. La maggior parte erano giapponesi, cinesi e americani; i restanti venti erano divisi fra spagnoli, francesi, tedeschi e solo due italiani. Fra quei due spiccava, come un ago in un occhio, il nome di Elizabeth. Le forze dell'ordine di ogni nazione si erano preoccupate di identificare la vera identità di ogni player, incrociando i dati della Game Master Corporation e i registri degli ospedali. Tutti e cento, nessuno escluso, si trovavano in quel momento in coma nei vari ospedali del mondo.
Erick era a casa sua, seduto sul divano, a guardare per la terza volta la trasmissione. Sapeva di dover smettere, o che prima o poi sarebbe impazzito, ma la ragione che lo spingeva a rivedere ogni volta quel video, oltre la speranza che prima o poi il nome dell'avatar di Alessia sarebbe scomparso, era fissarsi nella mente quel link. Non poteva visitarlo con i suoi genitori li. Quando era tornato a casa, erano corsi ad abbracciarlo, avevano saputo di Alessia proprio dalla madre della ragazza. Il rapporto di amicizia fra le Seven Swords si estendeva anche ai loro genitori, amici quasi quanto lo erano i ragazzi fra di loro. Erick apprezzava il sostegno dei suoi, ma dentro di se sentiva di star perdendo tempo. Doveva contattare Flaminia, Riccardo, Viola, Tommaso e Irene il più in fretta possibile.
Dopo cena, non appena ebbe modo di stare da solo in camera sua, prese il cellulare e cominciò a scrivere.

Il giorno dopo, Erick uscì di casa più tardi del solito: come gli altri cinque, aveva convinto sua madre e suo padre a fargli saltare un giorno di scuola per andare a fare visita ad Alessia. Verso le dieci erano arrivati all' ospedale e ora erano in sala d'attesa, che aspettavano di entrare nella stanza della ragazza.
< Si è scoperto qualcos'altro riguardo a Endgamer? > chiese Irene.
< Intendi la sua identità? Niente di niente. Non hanno saputo rintracciare la fonte del messaggio > rispose Tommaso.
< Eppure è riuscito a mandarlo a tutti i giocatori! Non è possibile che non abbia lasciato tracce! >
< A quanto pare... >
< Shhh, Guardate la tv! > li zittì Viola.
Appesa in alto su una parete della sala d'attesa, la televisione mandava in onda un notiziario dell'ultima ora. Un uomo allampanato, senza alcuna espressione particolare sul viso, riferiva le ultime scoperte riguardo il fenomeno che era mondialmente conosciuto come "Death Game": < Le forze speciali stanno ancora cercando di triangolare il segnale dell'e-mail e di rintracciare l'ultimo accesso di Endgamer. I migliori dottori e ricercatori del mondo stanno studiando le vittime del pericoloso criminale, ma il veleno iniettato in modo ancora sconosciuto nei loro corpi sembra resistere a qualsiasi medicinale sperimentale. Niente di simile è stato mai visto prima d'ora.
< Il responsabile della sicurezza degli Amusphere, Kazuto Kirigaya, ha rilasciato una dichiarazione ai telegiornali locali. Ve la facciamo ascoltare > Apparve l'immagine di un ragazzo moro, all'incirca di vent'anni, attorniato dai microfoni e travolto da mille domande in lingua giapponese e americana.
< Ma è Kirito! >  Esclamò Riccardo, accompagnato dai sospiri di sorpresa e ammirazione degli altri cinque.
< Si, è lui il responsabile della sicurezza > Informò Erick  < Chi meglio di lui, che ha vissuto Sword Art Online in prima persona e ne è uscito vincitore? >
< Si è anche laureato in tempi da record all'università di microtecnologia > Intervenne Flaminia.
Kazuto, conosciuto da tutti come il leggendario player Kirito, prese la parola; il discorso venne prontamente doppiato in italiano: < Innanzitutto, voglio smentire immediatamente le voci secondo cui dietro questa tragedia ci sia Alexander Smith. Non stiamo parlando di Akihiko Kayaba. Il presidente della GMC è una persona di tutto rispetto, che ha a cuore la sicurezza di tutte le persone che hanno acquistato il suo gioco, io ne sono testimone. Se c'è qualcuno da rimproverare, quello sono io: credevo di aver reso incraccabili e inhackerabili i server e gli Amusphere di Sword Art Online 2.0... a quanto pare, mi sono sbagliato. Posso assicurarvi però, che stiamo collaborando il più possibile con le autorità e che troveremo il modo per risolvere questa crisi. Non abbiamo intenzione di perdere nemmeno una di quelle cento persone >
L'inquadratura tornò allo studio, al giornalista in giacca e cravatta: < Non si conosce ancora il metodo di diffusione del veleno. La Game Master Corporation ha richiesto, in collaborazione con la polizia giapponese e americana, la requisizione dei caschi appartenuti alle vittime, per studiarli e ottenere più informazioni utili possibili a contrastare il terrorista Endgamer.
< Per ora, ai giocatori si raccomanda massima attenzione in Sword Art Online 2.0: non avvicinatevi a persone sospette; se accusate un qualsiasi tipo di malore, recatevi immediatamente alla struttura sanitaria più vicina; se notate qualcosa di strano, informate immediatamente le autorità. E non visitate per NESSUN MOTIVO il link dato da Endgamer >
Nessuno dei sei commentò l'ultima frase. Rimasero in silenzio, assorti nei propri pensieri. Erick aveva pianificato di accedere al link, da solo, non appena fosse tornato a casa, mentre i suoi genitori erano al lavoro. Non avrebbe messo in pericolo anche gli altri suoi amici.
Un'infermiera bassina, i capelli biondi accesi raccolti in una crocchia, venne ad avvisarli che Alessia poteva ricevere visite, seppur per pochi minuti.
Si diressero verso il reparto dov'era ricoverata la loro amica, attraversando i freddi e vuoti corridoi dell'ospedale. Il rumore dei loro passi sulle piastrelle bianche era l'unico suono udibile, eccezion fatta per qualche sporadico sussurro proveniente da una delle stanze chiuse. La camera di Alessia era la numero 32. Tommaso abbassò la maniglia della porta, uno sguardo preoccupato negli occhi color smeraldo. Vicino al letto, orientati in modo da dare le spalle alla porta e coprire la figura adagiata sotto le coperte, c'erano la madre e il padre della ragazza in coma. Erano due signori abbastanza anziani, avevano avuto Alessia molto tardi, ma le borse sotto gli occhi e lo sguardo pieno di paura e dolore li faceva sembrare ancora più vecchi. Quando il resto dei ragazzi entrò nella stanza, Giuseppe e Fabrizia li salutarono calorosamente. Dissero loro che erano riusciti a convincere l'infermiera a farli entrare, ma che non avevano molto tempo. Esausti, i due genitori uscirono dalla camera, per concedere agli amici della figlia qualche minuto per stare da soli con lei.
Fin da quando avevamo memoria, i sette ragazzi avevano condiviso tutto. Il primo ricordo di ognuno di loro era una festa per i tre anni di Riccardo, seduti in circolo, a battere le mani in quella che doveva essere un'infantile imitazione di una canzone di auguri; il festeggiato piangeva a dirotto, Irene faceva le pernacchie a chiunque le capitasse a tiro e Flaminia infastidiva Erick battendo le mani sulla sua testa. Era una delle più belle memorie che conservassero della loro vita.
Mai però, avevano vissuto un momento così terribile. La reciproca compagnia, per la prima volta, non aiutava a smorzare il senso di tristezza e rabbia che provavano, anzi, rendeva lo stato di Alessia ancor più insopportabile, perché lei non poteva godere della loro presenza nè trarre forza dal loro sostegno.
Erick si era seduto sulla sedia occupata poco prima da Giuseppe. Guardava la ragazza con gli occhi chiusi stesa sul letto, i capelli arruffati e spettinati che coprivano tutto il cuscino. Voleva credere che fosse semplicemente addormentata, che potesse aprire gli occhi da un momento all'altro e illuminare la giornata con uno dei suoi sorrisi, ma la maschera per l'ossigeno calata sul naso e sulla bocca, la flebo collegata al braccio destro e il macchinario rilevatore del battito cardiaco che emetteva regolari segnali acustici smontavano irrimediabilmente quella sciocca speranza.
Sentì un mano posarsi delicatamente sulla sua spalla. Era Tommaso, che lo guardava con un misto di empatia e severità. < Non crederai sul serio che te lo lasceremo fare > Disse improvvisamente.
< Di cosa stai parlando? > Ma Erick notò che anche Riccardo e le tre ragazze lo stavano guardando, preoccupati, ma decisi.
< Non pensare di poterci prendere in giro > Intervenne Irene, spostandosi una ciocca castana dagli occhi < Ti conosciamo troppo bene >
< Stai pensando di visitare il link di Endgamer. Da solo > Riprese Tommaso.
< Ovviamente! > Erick si sentì messo in mezzo. Sapeva di essere stato scoperto ed era conscio di non poter mentire ai suoi amici, ma era comunque offeso che gli parlassero come se stesse solamente cercando di mettersi in mostra < Credete che potrei arrivare a chiedervi di rischiare insieme a me?! Nessuno sà cosa ci sia in quel sito, non avrei mai potuto coinvolgere voi altri! > Accorgendosi di star urlando, prese un respiro profondo.
Irene ne approfittò per prendere la parola: < Tu DEVI coinvolgerci! Che valore ha la nostra unione e la nostra amicizia, se non agiamo insieme ora? >
< Anche noi vogliamo fare qualcosa per Alessia > Fece Riccardo, accennando a un insicuro sorriso < Pensi che lasceremo a te tutto il divertimento? >
< Questo gioco è diventato qualcosa di più > Intervenne Flaminia < Qualcosa di pericoloso. Ma resta pur sempre un gioco, e noi non abbiamo mai perso >
Contro ogni aspettativa, Erick rimase in silenzio, senza ribattere. Dopo un pò, anche lui sorrise leggermente, giusto una piccola piega delle labbra. < Avete ragione, scusatemi per non aververlo detto prima >
Gli si avvicinò Riccardo, che gli diede una forte pacca sulla schiena. < Tranquillo, amico. Ora abbiamo altro di cui occuparci >
< Giusto, Endgamer non la passerà liscia >
< Come procediamo? > Tutti si aspettavano, ovviamente, che il ragazzo avesse già un piano. E non li deluse: < Andiamo a casa mia, accendiamo il computer e scopriamo cosa ci ha lasciato quel pazzo >
Prima di uscire, salutarono un'ultima volta la loro amica, che non poteva nè sentirli, nè vederli. Pensavano tutti la medesima cosa: "Ti salveremo".

L'indirizzo IP portava a una pagina Internet abilmente criptata e schermata. Era impossibile accedervi in un qualsiasi altro modo e non era possibile capire chi l'avesse creata, quando, come e dove. Lo schermo rimaneva nero per quindici secondi, poi si avviava un file audio in inglese. La dimestichezza che i sei avevano con quella lingua, frutto della pratica fatta con i più svariati MMORPG, fu abbastanza per decifrarlo: "Se stai ascoltando questo messaggio, allora sei consapevole della mia opera e vuoi salvare qualcuno a te caro. Che egoista. Sai bene che la dose di antidoto è abbastanza per una sola persona, eppure vuoi utilizzarla solamente per chi è importante per te" Qui si sentiva un rumore indistinto, simile a una risata "Se vuoi concorrere per diventare il nuovo Eroe di Aincrad, dovrai scaricare sul tuo Amusphere il programma che apparirà alla fine delle mie istruzioni. Questo rimuoverà i limiti di sicurezza dal casco, permettendogli di bruciarti in cervello in caso dovessi morire durante il gioco; tuttavia ti sarà permesso operare il logout a tuo piacimento, non resterai intrappolato nel castello volante. Il programma è di fondamentale importanza per due motivi: innanzitutto, ti renderà capace di vedermi e di combattermi dopo aver sconfitto il Boss finale di Sword Art Online; in secondo luogo, ti permetterà di equipaggiarti con alcuni item di mia invenzione che ho aggiunto al VMMORPG. Non ti dirò che tipo di oggetti sono, nè dove trovarli. Sappi però che sono cinque in totale e che, senza quelli, non avrai alcuna possibilità di battermi.
Hai tempo un anno per trovarmi e fermarmi.
Coraggio, Campione".
La fine della registrazione venne accolta da un silenzio tombale dei sei ragazzi. Erano a casa di Erick, chi sistemato sul letto, chi seduto a terra, Riccardo stava su una sedia vicino al padrone di casa, che fissava assorto lo schermo.
Riflettevano su quello che avevano appena sentito, soppesando i rischi e le probabilità di successo, che sembravano improvvisamente molto esigue. Un suono acustico annunciò l'apparizione di un file di download sullo schermo. Era chiamato: "Maledizione del Dio".
< Perché? > Chiese semplicemente Viola < Non potrebbe sfidarci semplicemente uno a uno, senza aspettare che raggiungiamo la cima? In questo modo gli toccherà aspettare mesi prima di soddisfare la sua passione sadica >
< Il motivo è ovvio > Rispose Erick mentre si alzava e si dirigeva a prendere il suo Amusphere da sopra il comodino < Non è un caso che abbia insistito tanto sull'unica dose di antidoto e abbia messo una condizione letale al suo Death Game. Cosa credete che accadrà se due contendenti alla cura si incontreranno durante il gioco? > Srotolò un cavo USB e ne collegò un'estremità al casco e una al computer.
< Ognuno cercherà di ammazzare l'altro > La voce era di Viola < SAO diventerà un mattatoio di Campioni... Che stai facendo? > Chiese la ragazza, notando infine i movimenti dell'amico.
< Quello per cui siamo venuti qui: scarico il programma >
< Tu sei PAZZO! > Riccardo gli bloccò la mano sul mouse < È praticamente supplicare di essere ucciso! >
< E non fare nulla è condannare Alessia a morte >
Il tono freddo di Erick colpì tutti gli altri come uno schiaffo.
Riccardo arrossì leggermente, senza riuscire a reggere lo sguardo accusatorio dell'altro ragazzo. Ci volle un pò prima che qualcuno, Flaminia, riuscisse a proferire parola: < Ci dev'essere un altro modo > Il suo tono era supplichevole e poco convinto  < Possiamo avvisare la polizia, fargli sentire il file e analizzare il programma, sperare che riescano a rintracciarne la sorgente >
< Pensi che non l'abbiano già fatto? Avranno già esaminato miliardi di volte tutti i link, i codici e i file possibili. Anche adesso staranno sicuramente lavorando per trovare Endgamer... ma pensate che possano riuscirci? Questo tizio è riuscito a creare un hack mortale per gli Amusphere, a violare il sistema delle mail di SAO e a inserire il suo avatar e i suoi item nel videogioco. Non è qualcuno che possa essere individuato se non vuole che accada >
Un altro momento di silenzio calò fra di loro. La logica di Erick era inattacabile, sapevano che aveva ragione, ma non per questo l'unica scelta rimanente doveva essere piacevole. Il ragazzo non aveva ancora cliccato sul codice di download.
< Chissà come è riuscito a fare tutte queste cose... > Il sussurro provenne da una delle ragazze, Erick non avrebbe saputo dire quale.
< Non è solo un esperto di hacker, è diabolicamente intelligente, un genio. Dubito ci sia qualcun altro sulla Terra capace di ciò che ha fatto lui > Il ragazzo voltò la testa verso i cinque amici < Allora? Cosa si fà? >
Tommaso si alzò dal letto. < Vado a casa >
< Perché? > Chiese Erick, preoccupato di aver provocato qualche disagio.
< Per prendere il mio Amusphere e scaricarci questa merda > Indicò il monitor del computer con sguardo schifato < Erick ha ragione: è l'unica possibilità se vogliamo aiutare veramente Alessia a risvegliarsi >
A uno a uno, anche tutti gli altri raccolsero le loro cose e si diressero verso la porta, decisi a imbarcarsi in quel pericoloso viaggio.
< Grazie > Sussurrò Erick a Tommaso, mentre li accompaganava all'uscita.
Quello alzò le spalle. < Non c'è di che. Solo, promettimi di non iniziare a giocare fino a domani. Dobbiamo essere tutti uniti in questa cosa, niente colpi di testa, o potrebbe finire molto male >
< Te lo giuro: non farò il login, per oggi >
< Bene > Fu l'ultimo a uscire di casa.
Erick tornò in camera, dove finalmente completò il download. Sedendosi sul letto rimirò per un attimo il casco che stringeva fra le mani. Ora gli sembrava contaminato, sporco... maledetto. Se lo infilò, sdraiandosi e accedendo alla schermata di selezione personaggio, anche se non aveva intenzione di giocare. Sebbene ogni secondo passato nel mondo reale gli sembrasse uno spreco di tempo terribile, in cui avrebbe potuto inizare a lavorare per salvare Alessia, aveva dato la sua parola. Sapeva, a malincuore, che l'avrebbe mantenuta. La consueta sensazione di distaccamento dal corpo era ormai normale per lui, riusciva a muoversi con naturalezza in quel mondo fatto di dati grazie alla sua mente.
Voleva vedere se fosse cambiato qualcosa, se l'apparecchio avesse subito dei danni a causa dell'hack illegale. Sembrava stranamente tutto normale, ma ecco apparire un messaggio del sistema davanti ai suoi occhi virtuali:

"Scegliere un player di livello 35 o inferiore e installare 'Maledizione del Dio'"

Selezionò mentalmente l'avatar di Eaden, che era proprio al limite consentito dal programma di Endgamer. Ci fu un veloce caricamento. Alla fine, la silhouette del profilo giocatore divenne più scura, percorsa da sfumature nere, come se fosse davvero la vittima di un incantesimo oscuro.
Uscì dal sistema, spense l'Amusphere. Quasi sentiva quella corruzione dentro di sé mentre posava il casco e afferrava un libro fantasy dal comodino.
Cominciò a leggere, sperando di riuscire a distrarsi almeno per qualche minuto.

Anche Viola, Riccardo, Irene, Tommaso e Flaminia fecero lo stesso: tornati a casa, la prima cosa che fecero fu rivisitare il sito, e quindi ascoltare nuovamente il messaggio di Endgamer. Scaricarono la modifica e, una volta accertatisi delle condizioni dei loro Amusphere, cercarono vari svaghi per smettere di pensare.
Viola si mise a disgenare, ma le immagini che le venivano in mente erano solo di morte e distruzione; Flaminia ascoltò un pò di musica a tutto volume, ma la playlist sembrava avere in memoria solamente canzoni tristi o dal ritmo così incalzante da riempirla d'ansia; Tommaso non riusciva a stare fermo, uscì di casa con l'intento di fare una tranquilla passeggiata nel parco, ma non si godè minimamente il verde intorno a lui; solo Riccardo pensò di fare almeno un pò dei compiti per il giorno dopo, e dovette rinunciare quasi immediatamente, la sua testa era troppo persa nei suoi pensieri.

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