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Capitolo 8

Elisa decise di non passare per la biblioteca quel giorno. Era alquanto pensierosa,rifletteva sulle parole espresse dalla rossa: all'inizio era convinta al 100% che quella ragazza fosse colei che scriveva quei messaggi anonimi,ma ora non sapeva più cosa pensare. Sembrava così sincera quando le parlò,ma anche bugiarda...

Ah,che stress! Nella sua mente balenavano numerose teorie e supposizioni, era persa nel suo mondo e questo Stefano lo notò subito quando la ragazza fece il suo ingresso dentro la loro dimora; il ragazzo alzò lo sguardo dalla sua tela e osservò la figlia massaggiarsi le tempie.
- Hey,Eli! -

La castana sembrò essersi risvegliata dai suoi pensieri,si girò quasi spaventata verso il padre,che le sorrise amorevolmente:
- Ti vedo pensierosa,c'é qualcosa che non va? -
- Oh,ciao papà...no,niente di cui preoccuparti,tranquillo. - rispose sforzandosi di sorridere.

Detto ciò,si avvicinò alla tela del padre su cui stava disegnando il corpo di una donna; era molto preciso e sembrava molto concentrato,un solo passo falso e l'opera si sarebbe rovinata per sempre. Quante volte era capitato al rosa di buttar via una tela solo perché il giallo senape che aveva utilizzato per dei fiori non era abbastanza opaco,oppure perché aveva sbagliato a colorare un piccolo fiocco o una minuscola nuvola? Molte.
Amava il suo lavoro,la sua passione. Lui era un artista,dipingeva corpi femminili,soprattutto di modelle stupende provenienti da tutto il mondo per poi vendere i quadri ad aziende abbastanza famose. Era anche un mangaka. Era il suo sogno diventarlo,e ci era riuscito dopo tanto impegno.

- Cosa disegni,papà? - chiese la giovane osservando il quadro.
- Sto aggiungendo gli ultimi particolari di un quadro che devo vendere entro mercoledì. Credi che questo colore possa andare bene oppure devo renderlo più chiaro? -
- È perfetto. -

I momenti in cui Stefano chiedeva consigli a Elisa erano numerosi: Lui adorava confidarsi e chiacchiere con la figlia,purtroppo il padre era sempre fuori e molto occupato per passare del tempo con la famiglia,perciò utilizzava la scusa del chiedere qualche consiglio alla ragazza riguardante disegni o fumetti che stava abbozzando affinché i due potessero discutere anche brevemente.

- Papà...devo chiederti una cosa - sospirò la castana guardandolo.
- Dimmi,Eli - sussurrò concentrato.
- Vedi...qualche settimana fa ho trovato un biglietto dentro un libro della biblioteca,senza nessun destinatario e nessun mittente. Conteneva una frase triste presa da qualche persona famosa o da un libro probabilmente. Gli ho risposto scrivendogli su un altro foglio mettendolo nello stesso libro e da quel giorno abbiamo iniziato a parlare in anonimo. -

Nel frattempo Stefano si era girato verso la figlia per ascoltarla. Un tipo ci stava provando con la sua piccola?

- Finché non ho notato una cosa strana: una ragazza con i capelli rossi è entrata in biblioteca un giorno e ha rubato un libro di poesie e frasi tristi. Io ho fatto due più due e sono arrivata alla conclusone che quella fosse l'autrice anonimo di quei biglietti. Le ho scritto per chiedere spiegazioni,del perchè rubasse,ma lei rispose di essermi confusa. Persino ho visto quella rossa rubare una seconda volta! Ho iniziato a inseguirla e,magari,chiederle spiegazioni. Ho esposto la mia teoria e lei mi ha detto acidamente di essermi sbagliata e di starmi confondendo con un'altra persona. Sembrava sincera,però non so se crederle o no. - concluse.

Il padre sospirò,sembrò rifletterci,per poi rispondere:
- Come fai ad essere così sicura? Nel senso...le frasi presenti in quei biglietti potrebbero trovarsi facilmente su siti internet,forse il furto di quelle poesie è solo una coincidenza che ti porta fuori strada. -
- In effetti non hai tutti i torti. Cosa dovrei fare allora? - chiese la sedicenne.
- Continua a scrivere a quel anonimo - propose.
"Infatti è quello che farò" pensò lei sorridendo al padre e,ringraziandolo,lo abbracciò.

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