Di certo la stagione che più lei amava era l'inverno.
La soffice neve che copriva l'asfalto delle strade solitamente molto affollate a causa del continuo traffico di auto rendeva il paesaggio bianco come il latte. L'atmosfera era così surreale, così pura.
La pioggia battente che inondava la città con facilità, le persone che correvano al riparo con gli ombrelli  in mano... sì, era decisamente la stagione che più preferiva.
Ma il motivo principale per cui amava quel periodo così freddo era uno: il Natale.

Ogni anno, durante le vacanze natalizie, Elisa e i suoi genitori andavano a Roma per fare visita ai suoi nonni, nonché i genitori di Mario. Aveva un rapporto speciale con loro fin dalla tenera età, soprattutto con sua nonna Chiara.
- Te vojo tanto be', piccolè, sei la vita mia - ripeteva sempre l'anziana accarezzandole i soffici capelli castani con il suo accento romano.
Suo padre Mario le aveva confessato che il sogno più grande di sua madre era avere un nipotino o una nipotina - preferiva di sesso maschile, ma fin dal primo momento in cui guardò per la prima volta piccolo fagottino coperto da una morbida coperta rosa si era subito innamorata di lei e dei suoi occhi celesti.
Per un periodo della sua vita era sicura che il suo figlio unico, essendo omosessuale, non avrebbe mai avuto un bambino, ma quando lui le aveva riferito che suo marito desiderava così tanto adottare un piccolo neonato, fu così felice che era scoppiata a piangere mentre era in chiamata con Mario.

Il nonno Giuseppe, a differenza di sua moglie, non esprimeva così apertamente i suoi sentimenti verso la sedicenne. Certo, anche lui era molto affezionato a lei, ma non la riempiva di complimenti, abbracci e baci come faceva Chiara.
Il suo passatempo preferito era giocare a bowling: quante volte aveva portato Elisa in quel posto colmo di uomini di mezz'età annoiati? Tante, tantissime. Nonostante a lei non piacesse giocare a quel gioco che aveva stregato suo nonno, faceva comunque finta di essere interessata ad un pallone nero pesante come un mattone che colpisce degli ostacoli, per renderlo felice.

Già, amava così tanto andare a Roma! per lei era il suo posto felice, nel quale  poteva passare del tempo con le persone che più amava.

"Il tuo posto felice non era tra le braccia di Mattia?"

Ma certo, poteva invitare Mattia a casa sua, lì a Roma avrebbe avuto l'occasione per confessare i propri sentimenti verso di lui! perché non ci aveva pensato prima?

La castana, con scatto fulmineo, balzò verso la sua scrivania e afferrò il suo cellulare. Lo accese, entrò nei contatti scorrendo con molta fretta l'elenco e, dopo alcuni istanti che per lei sembravano mille anni, trovò il numero del suo amico. Lo aveva memorizzato come "Mattia", affianco aveva aggiunto l'emoticon di un cuore rosa e di una nuvola.

- Pronto? - la sua voce roca e stanca aveva risvegliato Elisa dai suoi pensieri.
- Ciao, Matty, sono io - lo salutò energicamente.
- Ciao, Eli. Come mai così felice? - le chiese. La ragazza sentì che dall'altra parte del telefono Mattia stava sbadigliando. Lo aveva svegliato o cosa? Erano le tre e mezza del pomeriggio!
- Beh, tra poco è Natale, lo sai, e non vedo l'ora di stare con i miei parenti, ma soprattutto con te. Vuoi passare le vacanze natalizie con me? Devo andare a Roma dai miei nonni, ho voglia di mostrarti tutte i musei della città, so che li adorerai! Poi passeremo i pomeriggi insieme con una cioccolata calda e-
- Per me va bene, ma ti prego, non urlare. Mi sono appena svegliato. - affermò, stropicciandosi un occhio con un pugno.

Pur sapendo che non poteva vederla, la giovane assunse un'espressione tra un misto di dispiacere e divertimento, scusandosi brevemente.
- Allora ci vediamo venerdì alle otto della sera in aeroporto di Milano Malpensa, staremo lì una settimana. -
- E me lo dici così? -
La ragazza ridacchiò e concluse con un:
- Non fare tardi, ciao. -