Capitolo 28:
A fine corridoio c'era un'enorme scalinata che portava di sopra, dove c'erano un'infinità di porte, <<Cosa c'è dietro ad ogni porta?>>, chiesi curiosa appoggiandomi ad una dove c'era attaccata la lettera: A.
<<Delle camere da letto, e questa era ed è la tua.>>, rispose, mi girai e aprii la porta. C'era un letto matrimoniale al centro, con delle lenzuola viola molto scure e il resto era nero.
Attaccato al muro c'era una foto abbastanza grande, ero io da piccolina...che abbracciavo Ice.
Mi avvicinai per guardarla meglio, non mi ricordo niente di quel periodo, avevo i capelli neri, uno dei neri più profondi mai visti in vita mia, gli occhi azzurro ghiaccio, erano stupendi ma facevano impressione. E poi c'era Ice: due occhioni dello stesso colore, ma aveva i capelli castano scuro, mi stava stringendo forte baciandomi i capelli.
Mi bruciavano gli occhi, di nuovo.
<<Avevi quattro anni.>>, disse, non mi girai verso di lui, annuii e basta.
Mi alzai in punta di piedi per toccare quella foto. Mi scese una lacrima che asciugai subito con la manica della maglia. Non ero triste per me, ma per lui.
<<Sono quasi quattordici anni fa.>>, affermai con la voce che mi tremava, lui non disse niente. Uscimmo dalla mia camera, ed evitai di guardare le altre per paura di trovare altri ricordi.
Scendemmo le scale e andammo nella sala, c'era un divano per dieci persone e una televisione da 47 pollici, un tappeto blu sotto un tavolo di vetro. Quello mi ricordava qualcosa ma non so di preciso cosa.
Presi un grande respiro e scacciai quei pensieri.
<<Scusate, è arrivato Pierre.>>, annunciò Leyla, <<Fallo venire qua.>>, disse Ice, intanto mi sedei sul divano, guardai il pavimento, non ero pronta per scoprire tutto sul mio passato, avrei preferito vivere nell'ignoranza.
<<Eccomi qui.>>, disse Pierre salutando Ice con la mano, come si usava fare, <<Che succede?>>
<<Le ho fatto fare un giro per la casa.>>
<<Angelica, tutto bene?>>, mi chiese, alzai lo sguardo e incrociai i suoi occhi, <<Non sono pronta per sapere tutto.>>, ammisi scuotendo la testa.
A quelle parole mi svegliai.
Stavo piangendo. Mi alzai troppo velocemente forse, facendo svegliare Axel che mi seguì.
<<Mia, che ti sta succedendo?>>, chiese stiracchiandosi e sbadigliando, <<Niente...>>, risposi sciacquandomi il viso, avevo gli occhi tutti rossi, guardai dietro la mia figura allo specchio e incrociai gli occhi di Axel, <<Guarda come mi hai bagnato la maglietta!>>, esclamò togliendola, mi girai verso di lui arrossendo.
Non risposi, chiusi la porta del bagno per non far svegliare Alis, <<Mi vuoi spiegare? Non riesco a sentire il tuo pensiero su determinati argomenti, e questo mi preoccupa.>>. Abbassai lo sguardo sulle mie mani, lui mi alzò il viso, cercai di abbassarlo, ma mi impedì di farlo.
<<Guardami Mia, raccontami tutto quello che vuoi, sfogati, io sono qua. Sono qua per te.>>, disse per poi abbracciarmi, strinsi le mie mani intorno alle sue spalle nude e lo strinsi forte.
Gli raccontai di tutto quello che stavo passando, eravamo entrambi confusi e nessuno dei due sapeva cos'aspettarsi da quella situazione.
<<Grazie.>>, dissi appena finito di parlare, <<Non devi ringraziarmi.>>
<<Si che devo invece, se non ci fossi tu...>>, mi fermò mettendomi l'indice sulle labbra, <<Shh non dire niente.>>, suggerì, annuii.
Era stupendo. Per l'ennesima volta mi trovavo a pensare a quanto fosse bello il ragazzo davanti ai miei occhi. E poi mi ricordai che lui leggeva il pensiero. Abbassai lo sguardo sentendomi in imbarazzo, eravamo chiusi in un bagno, da soli.
Lentamente lui tolse la mano, inavvertitamente guardai le sue labbra, erano perfette, come sarebbero state sulle mie?
Ma che diavolo mi stava succedendo?!
<<A-andiamo.>>, dissi girandomi e uscendo dalla porta, che situazione imbarazzante, lui sorrideva, era facile per lui sapere tutto quello che desideravo, e io invece? Cosa sapevo di lui?
Axel si rimise a dormire mentre io andai a fare un giro per i corridoi infiniti del Quartier Generale.
Mi sedei sulla panchina che c'era nella seconda palestra, esattamente opposta alla prima.
Mi sdraiai nel buio guardando il soffitto, era così rilassante stare da sola, il ragazzo che era entrato qua l'altra volta, lo avranno già trasferito?
Mi risposi da sola: no.
Scesi una scalinata di scale, <<Signora, è un accesso privato, bisogna avere un permesso speciale per entrare.>>, mi disse il signore alto e grosso il doppio di me, <<Sono l'agente Bartowski, mi manda il capo Eddy, devo incontrare...>>
<<Se ti manda il Capo allora puoi andare.>>, rispose, sorrisi e cercai la sua cella.
<<Mi serve il ragazzo che era entrato l'altra sera.>>, aggiunsi e lui mi accompagnò da lui. E poi mi lasciò da sola.
Era appoggiato al muro, ma non riuscivo a vedere la sua faccia, <<Che vuoi? Sono già venute tre persone per interrogarmi. Non ne voglio una quarta.>>, rispose brusco, lo osservai, <<In verità nessuno sa che sono qua.>>, risposi, <<E come mai?>>
<<Non avevo sonno, e così eccomi qua.>>. Sembrò rilassarsi, <<Come ti chiami?>>, mi chiese, mi sedei anche io contro il muro, ma davanti a lui tranne che in mezzo a noi c'erano le sbarre, <<Mia, Mia Bartowski.>>, risposi, sapevo che non dovevo dirglielo, ma ormai era troppo tardi.
Lui sorrise, <<Tu?>>, aggiunsi, <<Non è importante.>>, rispose freddo, <<A cosa ti servivano i documenti del nostro capo?>>
<<Perché dovrei dirlo proprio a te?>>
<<Perché, in questo momento sono qui, alle tre di notte che sto parlando con te, quando invece potrei dormire tranquillamente.>>
<<Mi servono per andarmene dalla CIA.>>
<<Perché? Non ti pagano abbastanza?>>, scherzai, <<Fosse solo quello.>>, disse abbassando lo sguardo.
Sentii un rumore, mi alzai velocemente, c'era Eddy, <<Non dirgli che sono qua.>>, sussurrai appiattendomi contro il muro, <<Mi serve il signorino. Preparalo che devo portarlo all'interrogatorio, subito.>>, impose Eddy alla guardia, che subito annuì.
<<Aiutami.>>, disse lui guardandomi, Eddy rimase ad aspettare, <<Adesso chiamo due guardie, intanto lei vada su non si preoccupi.>>. Ed Eddy ascoltò la guardia e se ne andò.
<<Cosa posso fare scusa?!>>
<<Fammi uscire!>>
<<Non posso, o almeno non adesso, e poi perché?>>
<<Ti...ti aiuterò! Ti dirò tutto quello che so della CIA, tutto quanto!>>
<<Ma non posso adesso! C'è solo un'uscita ed è davanti ad Eddy! Come faresti a scappare?!>>, sembrò ragionarci su, <<Ok. Domani?>>, suggerì, ci pensai, <<E se tu mi stessi prendendo in giro? Cioè che non mi dirai niente una volta uscito da qua?>>
<<Avrai il diritto di uccidermi appena mi vedi o...>>
<<Come ti chiami? Così ti cerco sul Database.>>
<<Claid.>>, disse, andai diretta dalla parte opposta,, e aspettai che se ne andassero tutti e poi uscii anche io da lì.
Tornai in camera e non facendo rumore mi sdraiai.
-
<<Cos'hai fatto?!>>, urlò Edward, <<Mi ha detto che se io lo facessi uscire, lui mi darà importanti cose riguardanti la CIA.>>, ammisi, <<Mia è una trappola. Non ti dirà mai niente. Nessuno fa niente gratis.>>.
<<Si chiama Claid.>>, aggiunsi, <<Non l'ha detto a nessuno oltre a te?! >>
<<No.>>.
Mi sdraiai sul letto, mentre qualcuno accese la televisione.
Nessuno fa niente gratis...aveva ragione, e se Elena non facesse tutto questo solo per farmi del male? Se lo facesse per qualcosa di più grosso o per qualcuno?
Perché la vita è così? Mi hanno raccontato che la vita è piena di cose belle, ma si sono dimenticati di farmi leggere l'asterisco. La verità è che è tutto pieno di asterischi ma non ce lo insegnano, lo dobbiamo scoprirlo da soli e purtroppo quando lo scopriamo ci rimaniamo di merda.
Ci sono quei momenti perfetti che desideri non finiscano mai, quelli un po' più tristi che ti fanno pensare a cosa hai potuto sbagliare nella vita, e poi si arriva a quelli brutti, che ti fanno perdere di vista tutti i tuoi obbiettivi facendoti crollare. Facendoti riflettere su tutte le cose sbagliate che hai fatto nella tua vita.
E quello era uno di quei momenti.
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