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Capitolo 11:

Aprii gli occhi, la mano sinistra mi bruciava, era come se mi fossi appena tagliata.

Lentamente aprii il pugno, era pieno di un liquido rossastro...sangue.

Uscii dal sacco a pelo riuscendo a non svegliare Axel.

Corsi in bagno, accesi la luce e guardai meglio la ferita, la sciacquai con l'acqua tiepida per togliere il sangue.

Quella ferita l'avevo ottenuta dal mio sogno...com'era possibile? Presi una garza dall'armadietto 'Pronto Soccorso' e me la avvolsi intorno alla ferita.

Faceva male, ma era il dolore più sopportabile che avevo mai provato.

Quel ragazzo... ero convinta di averlo già visto, anche il luogo, tutto era così maledettamente famigliare da far paura.

Tornai di là, non volevo e non riuscivo più a riaddormentarmi così mi sedei vicino ad Axel, senza svegliarlo, era bellissimo anche mentre dormiva, i suoi capelli erano tutti scompigliati avrei voluto toccarglieli. Ma non potevo.

Lo osservavo ormai da ore, forse, il sonno mi stava divorando ma non volevo riaddormentarmi, non potevo perdermi il sogno stupendo davanti ai miei occhi, tornai in bagno e mi sciacquai gli occhi, forse quello era tutto un sogno, forse sto solo immaginando di essermi tagliata esattamente dove mi ero tagliata nel sogno, forse tutta questa situazione se è vera, ha una spiegazione sensata.

La mia mano senza rendermene conto aveva iniziato ad accarezzare i suoi capelli, erano morbidi, lisci, perfetti era dir poco.

Lentamente allontanai la mano, ma la sua mano sfiorò la mia e poco dopo la strinse. Sorrise nel sonno. Gli volevo già un mondo di bene.

Guardai l'orario sul telefono ed erano quasi le sette di mattina e io avevo dormito poco più di quattro ore.

Mi sdraiai vicino a lui e strinsi la sua mano con delicatezza, sorrise ancora. Quant'è bello...

Rimasi a guardarlo finché non aprì lentamente gli occhi.

<<Ehi...>>, sussurrò incrociando il suo sguardo al mio, <<Buongiorno...>>, risposi, ci sedemmo entrambi ancora con le nostre mani unite, <<Cos'hai fatto alla mano?>>, chiese preoccupato, possibile che non riusciva a leggermi i pensieri riguardo al sogno? Scosse la testa, <<Io non sento niente...>>, rispose anticipandomi come sempre. Gli raccontai il mio sogno e rimase un po' confuso, proprio come me.

<<Non mi è mai successo in tutta la mia vita...>>, sussurrai, abbassando lo sguardo sulla mia mano.

<<A volte succede che se ti fai male mentre dormi in qualche modo nel sogno ti fai male. Potrebbe essere successo questo no?>>, annuii.

<<Potrebbe essere, ma è tutto così strano...>>, aggiunsi.

Preparammo la colazione e cercai di non pensarci, poi chiamai mia madre, le dissi che tornavo a Milano domani, volevo andarmene da lì, dopo quel sogno volevo tornare a stare tranquilla.

Di solito tornavo una settimana prima della fine, in aereo in modo da sistemarmi al quartier generale, e con la scuola.

Chiamai Eddy, per farci pagare il volo, col treno ci avremmo messo troppo tempo e non ne avevo molta voglia.

<<Axel non hai niente in contrario se partiamo domani? Cioè vuoi partire anche tu con me?>>, chiesi arrossendo, <<Certo, non c'è bisogno manco di chiederlo.>>, rispose sorridendo, e che sorriso.

Così confermai la prenotazione, ma i voli per domani erano tutti pieni, saremmo partiti sta sera sul tardi.

<<Allora, io devo andare da mia madre per salutarle e prendere le valige, tu vai a prendere le tue e ci troviamo qua ok?>>

<<Perfetto.>>. Prima di uscire presi la mia pistola e la misi nel pantaloni, tra la cintura, coperta dalla canottiera, si vedeva un po' così Axel mi diede la sua maglietta. Un fisico perfetto, non lo vedevo senza maglietta da un paio di giorni, era ancora più bello.

Troppi pensieri che lui stava leggendo tranquillamente, arrossii senza rendermene conto, <<Tieni una pistola anche te. Per sicurezza.>>, dissi e gliene passai una, lui annuii, <<Ok allora a dopo.>>, dissi, usciti dal grande tubo, la luce ci inghiottì, nel rifugio non essendoci finestre era tutta un'altra cosa della luce.Pochi secondi per ambientarci, salimmo le scale per tornare su, e poi ci dividemmo. Sentivo già la sua mancanza.

Feci più veloce che potevo in modo da non farmi vedere da nessuno, salii le scale di casa e bussai alla porta.

<<Mia!>>, esclamò mia madre facendomi entrare, <<Mamma...>>, risposi mentre mi abbracciava, <<Vuoi mangiare qualcosa? La nonna ha appena fatto le polpette col sugo.>>, scossi la testa, <<Il treno abbiamo visto ma non c'erano più posti per domani, e quindi dobbiamo prendere quello per sta sera...>>, aggiunsi, non potevo dirle che prendevo l'aereo, non avevamo così tanti soldi.

Chiuse la porta di casa e mi fece andare a preparare le valigie: due valige stracolme di roba, vestiti, scarpe, borse e trucchi. Misi tutto dentro buttato in qualche modo.

Mi feci una doccia veloce e poi mi misi la matita nera e un po' di mascara. Mi cambiai mettendomi dei jeans lunghi, un po' strappati sulle ginocchia, un maglietta a maniche corte abbastanza lunga da coprire la pistola, e infine le Jordan. Ero pronta per partire, il mio ennesimo viaggio in aereo. Presi gli occhiali da sole, e le auricolari.

Uscii dalla stanza, presi un bicchier d'acqua per rinfrescarmi, mangiai una merendina, <<Vai via già così presto?>>, chiese mia madre, <<Si mamma, devo ancora pagare il treno, vedere bene l'orario e poi un mio amico ho scoperto che devo tornare anche lui così partiamo insieme.>>, risposi sorridendo, <<Mi raccomando fate attenzione, c'è gente cattiva in giro.>>. Più di quanto si immagina. Le abbracciai forte poi presi le valige e andai.

Axel invece che aspettarlo al rifugio lo aspettai seduta su una panchina quasi in piazza. Stare sotto il sole sulla sabbia con le valige non era il massimo.

Misi le auricolare e feci partire la playlist, alcune canzoni dei Modà insieme ad alcune Rap. Una combinazione non molto geniale ma ci stava.

Lo vidi arrivare da lontano con una piccola valigia rossa, a confronto sembrava che io avessi portato due armadi.

<<Ehi.>>, sorrisi togliendomi una cuffia, aveva dei jeans blu scuri lunghi, una maglietta a maniche corte blu con la scritta "Sky is the limit".

Mi alzai con molta fatica, <<Andiamo direttamente all'aeroporto? >>, chiesi, lui annuii, non avevamo lasciato niente di nostro nel rifugio, solo molti ricordi.

Prendemmo un taxi e ci facemmo accompagnare all'aeroporto.

Eravamo sull'aereo, essere una spia non era male: eravamo in prima classe con l'Alitalia, Axel era vicino a me, misi la funzionalità "Aereo" sul cellulare, e poi chiamai Edward. <<Ehi Mia!>>, esclamò, <<Edward! Volevo chiederti un favore...io sono sull'aereo con Axel, in più o meno un'ora dovremmo arrivare a Linate...potresti venirci a prendere?>>, chiesi, <<Certo! Veniamo tutti e tre va bene? Perché siamo tutti da Richy.>>

<<Perfetto. Ti faccio uno squillo appena siamo quasi arrivati.>>, conclusi, lo salutai e riattaccai.

Vedemmo un film grazie ai televisori che c'erano sui sedili davanti a noi. Quasi a metà film il comandante annunciò il nostro atterraggio. Mandai un messaggio ad Edward, mi rispose che erano all'uscita e ci aspettavano. Scendemmo dall'aereo, andammo a prendere i bagagli.

E poi uscimmo, c'era una Lamborghini blu metallizzato che stava aspettando proprio noi.

Richy era giù dalla macchina, ci venne incontro e caricò le nostre valige nel bagagliaio, intanto salutammo gli altri due, <<Come al solito ti porti tutta la casa, eh Mia?>>, scherzò Richy, <<Mi sembra ovvio.>>, risposi sorridendo, salimmo in macchina e in pochi minuti fummo al quartier generale.

<<Bentornata a casa...>>, sussurrai senza farmi sentire.

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