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Sweet Christmas - Woulfy's Secret Santa

Venticinque Dicembre, il giorno di Natale, la festa che tutti i bambini preferiscono: passare la giornata avvolti dal calore dei propri cari, regali, tavole imbandite di piatti gustosi e l'atmosfera natalizia che riveste l'intera città; la neve che cadeva da ormai due giorni ricopriva le strade e le luminarie rendevano Parigi, la Ville Lumière, ancora più luminosa.

Marinette era nella sua stanza, i capelli corvini alzati in una crocchia alta disordinata per evitare che le cadessero sul viso mente completava il fiocco per un pacchetto regalo, Tikki seduta sul bordo di una tazza che conteneva un paio di penne e matite colorate. Il suo ospite sarebbe arrivato tra qualche minuto e lei stava rivedendo gli ultimi dettagli – eppure quel pacchetto sarebbe stato aperto, era inutile cercare di abbellirlo, pensò lei, ma non poteva farne a meno.

Alzò soddisfatta la scatola confezionata, guardandola un'ultima volta prima di alzarsi in piedi e stiracchiarsi, sistemandosi il suo vestito. Era un abito semplice, completamente rosso a maniche a tre quarti e con una gonna che arrivava al ginocchio, accompagnato da un paio di calze nere e delle babbucce calde a forma di renna. Era un outfit elegante, ma confortevole.

Un leggero bussare alla finestra alla sua destra richiamò l'attenzione e, sorridendo, andò ad aprire al suo ospite.

«Buongiorno Chat Noir. Gli eroi non hanno di meglio da fare la mattina di Natale?» ridacchiò, facendolo entrare al riparo dal freddo di dicembre.

Il ragazzo sorrise a sua volta, chiudendo la finestra non appena mise piede nella stanza. «Oggi è una giornata di festa, e spero anche per Papillon.» ridacchiò, recuperando un piccolo pacchetto regalo che teneva nella borsa a tracolla, così facendo evitava di tenerlo in mano. «Te l'avevo detto che stamattina sarei venuto a portarti il mio regalo, quindi ecco a te.» aggiunse, lasciando che l'amica prendesse il pacchetto.

Marinette lo ringraziò, scartando la confezione e rivelando una Polaroid digitale con due ricariche.

Aveva insistito parecchio perché le potesse fare un regalo; la riteneva una grande amica ed un'ottima alleata contro Papillon – sebbene senza Miraculous – e voleva ringraziarla con un pensiero. Inizialmente la ragazza si era opposta, poiché era contraria a mescolare il "lavoro" con la vita privata, ma Chat Noir non voleva sentire ragioni. Sapeva essere parecchio insistente, ed anche lei non sapeva resistere ai suoi occhioni da gatto!

«È bellissima! Ti ringrazio!» esclamò entusiasta, abbracciandolo. «Anche io ho qualcosa per te. Buon Natale, Chat Noir.» aggiunse, girandosi per recuperare il pacchetto che aveva appena finito di sistemare e porgendoglielo.

Il ragazzo lo aprì entusiasta e subito i suoi occhi si illuminarono. «L'hai fatta tu?»

Marinette annuì. «Ho creato due buchi dove ci sono le orecchie del costume, così non prenderai freddo quando salterai tra i tetti in inverno.» spiegò ridacchiando.

Chat Noir abbracciò l'amica, sollevandola e facendo un paio di giri mentre la ringraziava più e più volte. Quando la mise a terra si provò subito la cuffia e si sistemò davanti allo specchio nella stanza per ammirare il lavoro dell'amica.

Era una semplice cuffia nera che andava ad incastrarsi perfettamente con le sue orecchie da gatto, con un paio di baffi verdi disegnati sul davanti. La trovava davvero bellissima e teneva davvero molto caldo!

«Sono ancora più magnifico con questa tua creazione indosso.» scherzò lui, mettendosi in posa e mostrando i muscoli delle braccia.

La ragazza rise, punzecchiando Chat Noir alle costole per fargli il solletico. «Sono felice che ti piaccia. Almeno ho azzeccato i fori.»

Il biondo si girò verso di lei, sorridendole. Era davvero grato ad avere un'amica come lei, sia come Chat Noir che come Adrien Agreste. Marinette era davvero una persona fantastica e faceva sentire tutti bene.

Il ragazzo recuperò il suo bastone da dietro la schiena, avviandosi verso la finestra. «È meglio che torni a casa, tra poco si pranza ed ho una fame da lupi!»

Marinette lo accompagnò, sorridendogli. «Ti ringrazio ancora. Buon Natale, Chat Noir. E stai attento mentre torni a casa!» si raccomandò lei, guardandolo mentre metteva una gamba fuori dalla finestra.

«Attento è il mio secondo nome.» ribatté lui, saltando. Un attimo dopo era già sul tetto di fronte, aiutato dal suo fedele bastone.

Marinette sorrise di nuovo, chiudendo la finestra per evitare che entrasse freddo.

Un leggero bussare alla botola della sua camera richiamò la sua attenzione e, sorridendo, andò ad aprire al suo secondo ospite.

Luka Couffaine sbucò dal portello non appena si aprì e notò Marinette che tratteneva a stento le risate. Sarà stato il suo cappello rosso di Babbo Natale e la barba finta a farla divertire, ma vedendola arrossire per cercare di non ridere lo faceva solo sorridere.

«Buon Natale, Marinette! Sei stata brava quest'anno?» chiese lui, abbassando il tono di voce per far sì che sembrasse più quella di Babbo Natale.

Marinette prese un respiro profondo per calmarsi, guardando il ragazzo con le lacrime agli occhi, «Luka, ti prego, non riesco a prenderti sul serio così.»

Il corvino salì in stanza, ridacchiando e poggiando le mani sulla vita di Marinette, facendo per darle un bacio sulle labbra per salutarla, ma lei poggiò l'indice sulla sua bocca e lo fermò.

«Non ti bacio con quel coso, l'ultima volta mi sono trovata dei peli finti tra i denti.» esclama abbassando la barba bianca, rivelando l'espressione divertita del giovane davanti a sé.

«Perché dovresti baciarmi, non mangiare la barba. È un accessorio, non la merenda.» scherzò, facendola ridere.

Luka si sporse verso di lei, chiudendo la distanza in un bacio dolce. Marinette spostò le mani tra i suoi capelli, interrompendo il bacio e continuando a sorridere mentre giocherellava con una ciocca azzurra.

Notò subito che il ragazzo indossava il maglione blu che gli aveva regalato l'anno precedente, un maglione fatto a mano dopo che aveva imparato a cucire a maglia, sorridendo all'idea che, sebbene non fosse perfetto e che alcuni incroci fossero sfasati lui lo indossasse con orgoglio.

«Porti ancora questo maglione sebbene non sia perfetto...» disse distrattamente, passando il dito su un paio di punti sfasati.

Luka ridacchiò. «Non solo io lo trovò perfetto, ma lo porto anche perché posso fare questo!»

Luka si allontanò di un passo dalla ragazza, abbastanza per sollevare l'orlo del maglione fino a farlo passare sulla testa di Marinette, facendola poi uscire dove c'era il colletto – almeno, per quanto la sua altezza glielo permetteva, visto che Luka era più alto di lei di una ventina di centimetri.

Non solo quel maglione non era perfetto da un punto di vista delle cuciture, ma non era perfetto nemmeno dal punto di vista della taglia: era almeno una taglia e mezza più grande dei soliti vestiti del ragazzo!

Per fortuna, a lui piaceva indossare abiti larghi, in più era rimasto talmente felice di quel regalo che lo indossava spesso.

La corvina rise, trovandosi sotto gli stessi panni del suo ragazzo, abbracciandolo e perdendosi nel suo profumo: odorava di ammorbidente, di una punta di Colonia e quell'odore che contraddistingueva Luka. Non sapeva bene come definirlo, ma la faceva sentire protetta, al sicuro, oltre che amata.

Se fosse per lei sarebbe potuta restare abbracciata a lui per sempre, stretta nel calore del suo corpo e nella sensazione di sicurezza che il suo ragazzo le faceva provare. Nemmeno quando vestiva i panni di Ladybug ed aveva l'intera squadra di eroi al suo fianco si sentiva così protetta. Una sensazione che, sebbene si ritenesse forte, sebbene rivestisse i panni dell'eroina mascherata da diverso tempo, non negava che le piaceva provarla.

Luka era davvero un ragazzo straordinario, che l'aveva fatta sentire a suo agio sopratutto con se stessa fin dal primo momento che si erano incontrati, ringraziando anche il fatto che, grazie alla sua infatuazione che un paio di anni prima provava per Adrien, le aveva permesso di conoscere meglio Luka e di poter essere se stessa con lui, finché non capì di esserne innamorata. Eppure, quando se ne rese conto, non iniziò a balbettare e collezionare figuracce quando era cotta di Adrien, anzi, fu lei la prima a dichiararsi – la dichiarazione di Luka allo studio televisivo quando aveva quattordici anni non contava, nella sua testa, poiché all'epoca aveva ancora occhi per Adrien.

Luka fu davvero felice per lei, non solo perché non aveva paura di sentirsi in imbarazzo o a disagio con lui, ma anche perché ricambiava i suoi sentimenti.

Eppure, sebbene Marinette non era più quella di quando aveva quattordici anni, non poté fare a meno di essere talmente emozionata perché lei e Luka erano diventati una coppia fissa che poco prima del loro primo bacio lei gli diede una zuccata.

Però quel bacio tanto atteso l'aveva ottenuto.

Marinette alzò lo sguardo sul suo ragazzo, sorridendogli. «Sono davvero felice che tu e la tua famiglia siete venuti. Il Natale non è Natale senza le persone care.» esclamò, portando le mani sulla vita del ragazzo come in un piccolo abbraccio, vedendolo poi sorridere.

«Ed io ti ringrazio per l'invito. Mia madre non lo ammetterà mai, ma le fa piacere passare il Natale in famiglia.» rispose, dandole un bacio sulla l'unta del naso. «Certo, non siamo ancora sposati, ma ormai direi che dopo un anno e mezzo di relazione possiamo considerarci marito e moglie.» aggiunse scherzando.

La ragazza arrossì leggermente, ma rise comunque. «Siamo ancora troppo giovani per sposarci. Io ho solo sedici anni e tu ne hai diciotto!»

«L'amore non ha età!» le fece la linguaccia, scherzando.

I due tornarono in silenzio, l'una tra le braccia dell'altro, godendosi la loro compagnia.

Marinette aveva insistito molto perché la famiglia Couffaine festeggiasse il Natale a casa loro. Luka le aveva raccontato che erano da sempre loro tre da soli sulla Liberty, dato che Anarka non aveva fratelli o sorelle ed anche i nonni non c'erano più, ma aggiunse che a lui andava bene: per lui il Natale era passare una giornata con i propri cari; aiutandosi a vicenda a preparare il pranzo e la cena di Natale e scartare i regali assieme, per poi fare visita ai loro amici per scambiare i doni e fare loro gli auguri.

Fu dopo che i due divennero una coppia ufficiale che Marinette invitò i Couffaine ad unirsi ai festeggiamenti a casa Dupain-Cheng, cosa accettata di buon grado sopratutto dopo che i suoi genitori avevano legato con Anarka, Luka e Juleka. Insomma, erano la rappresentazione della famiglia perfetta, almeno per Marinette.

«Forse è meglio scendere, mio padre stava già piluccando tra gli antipasti quando stavamo preparando la tavola.» ridacchiò, uscendo dal maglione di Luka, ma prendendogli le mani non appena si sistemò alla bene e meglio i capelli. «Ah sì! Ho organizzato una cosuccia per dopo pranzo.» disse con un sorriso innocente sul viso.
«C'è sempre da preoccuparsi quando dici così.» scherzò lui, «Di cosa si tratta questa volta?»

La corvina gli fece la linguaccia. «Vedrai dopo.»

I due scesero e raggiunsero i loro famigliari. Subito Marinette si precipitò dall'amica Juleka, visto che era in un angolino e sembrava a disagio. La ragazza non era molto socievole, sopratutto se erano persone che non conosceva o se erano degli adulti, ma con una leggera spintarella dopo un po' riusciva ad aprirsi senza problemi.

Salutò anche Anarka, sorridendo alla sua vivacità ed al suo accento piratesco – che non abbandonava nemmeno quando si trovava sulla terra ferma, come la chiamava lei.

Sia lei che Juleka indossavano vestiti che le rappresentavano, ma eleganti. Anarka era vestita con un paio di jeans neri, stivali alti neri con una fibbia ai lati, una camicia bianca che lasciava le spalle scoperte, un corsetto a cintura nero ed un cappotto lungo bordeaux; i capelli erano legati nella sua solita treccia e sulle braccia portava molto gioielli con pietre color verde acqua.

Juleka, invece, indossava un vestito nero con scollo a cuore che arrivava appena sotto alle ginocchia, le maniche ed il colletto alto erano in pizzo e raffiguravano delle rose, le gambe erano coperte da calza maglia nere e portava un paio di anfibi neri lucidi che ricordavano molto quelli che indossava il fratello; il viso leggermente truccato per l'occasione era coperto per metà dalla sua solita ciocca viola.

«Sei davvero bellissima Juleka.» si complimentò marinette, allontanandosi di poco per guardare il suo outfit. «È davvero un ottimo tessuto è questo vestito ti sta benissimo!»

L'amica arrossì ed abbassò lo sguardo. «Grazie mille... È un regalo di Luka...» aggiunse mantenendo un tono di voce basso.

«Ma tuo fratello non ha buon gusto. Scommetto che l'hai scelto te.»

«Ti ho sentito!» esclamò il ragazzo dall'altra parte del tavolo, intento a parlare con Sabine del suo lavoro part-time prima di ribattere.

Le due risero divertite, prendendo il posto a tavola non appena Tom annunciò che era pronto.

Il pranzo proseguì nel migliore dei modi, tra risate, aneddoti divertenti – sopratutto sull'infanzia dei tre giovani – e incidenti al forno o sulla barca. Persino Juleka aveva iniziato a raccontare piccole disavventure che riguardavano il fratello, che la guardava male con tanto di barba finta e cappello natalizio.

Marinette era davvero felice che entrambe le famiglie andassero d'accordo, non poteva immaginare giornata migliore di quella! E sperava potessero essercene altre in futuro.

Sabine, aiutata da Tom ed Anarka – dopo aver insistito – sparecchiò la tavola dalle stoviglie sporche e Marinette si alzò dalla sedia, guarda di Luka e Juleka.

«È ora della mia piccola cosuccia,» ridacchiò lei. «venite con me!»

I due fratelli Couffaine seguirono la corvina fin nella sua stanza, dove recuperò dei pigiami dal suo armadio, ciabatte e calze pesanti annesse. Erano tre pigiami kigurumi che raffiguravano Light Fury, Toothless ed uno dei loro cuccioli, gli ultimi due erano per Luka e Juleka.

«Davvero devo metterlo?» domandò la ragazza mentre guardava il capo di abbigliamento tra le sue mani.

«Sì! Ha anche le ali e la coda! E poi è caldissimo!» saltellò felice Marinette, stringendo tra le sue braccia il pigiama di Light Fury. «Luka, tu vai a cambiarti in bagno.» aggiunse lei quando Luka fece per levarsi il maglione.

«Ma Juleka è mia sorella e tu sei la mia ragazza.» protestò lui.

«Ma noi donne abbiamo bisogno della nostra privacy.» ribatté lei, facendogli la linguaccia ed aprendo la botola per farlo uscire. «Dai, ci vediamo in salotto!»

Luka guardò la sorella. «È tu non mi aiuti?»

«Marinette è la padrona di casa.» ridacchiò in risposta.

Il ragazzo assottigliò lo sguardo per qualche secondo, per poi scendere le scale e dirigersi verso il bagno per cambiarsi. Gli ci vollero meno di due minuti per levarsi i vestiti ed infilarsi gli indumenti che gli aveva rifilato la sua ragazza, guardandosi poi allo specchio. Il pigiama gli era perfetto, il cappuccio aveva gli occhi verdi di Toothless e le sue orecchie, mentre la coda e le ali erano sul retro.

Non appena il ragazzo uscì dal bagno si trovò davanti sua madre ed i genitori di Marinette che lo guardavano divertiti: Anarka aveva un ghigno stampato sul viso.

«È colpa di Marinette se mi sono vestito così.» si giustificò il ragazzo, sentendo la botola aprirsi e vedendo scendere Marinette e Juleka mentre si tenevano per mano, visto che quest'ultima si sentiva osservata, Marinette teneva una scatola in mano.

La capitana della Liberty ridacchiò. «Vedo che è anche riuscita a convincere Juleka. Luka non è tanto difficile da convincere quando si tratta di Marinette.»

Luka lanciò un'occhiataccia alla madre, cambiando espressione quando posò gli occhi sulla sorella, sorridendole.

«Siete tutti vestiti per la maratona dei film sui draghi?» domandò Tom, andando a sollevare il cappuccio bianco alla figlia, che finse di ringhiare come se fosse la Light Fury.

«Si chiama "How to train your Dragon" e inizieremo la maratona dopo i regali!»

Luka si sistemò vicino a lei e poggiò il gomito sulla sua spalla. «Quindi faremo anche le foto vestiti da draghi?»

Marinette tenne la mano a Juleka. «Sì! Tua sorella sta davvero bene con questo pigiama, in più mi ha detto che è morbidissimo!» aggiunse, guardandola per cercare un'affermazione di qualunque tipo.

La ragazza annuì, restando nascosta sotto il cappuccio, molto simile a quello di Luka e Marinette, ma questo aveva gli occhi azzurri ed una chiazza bianca dove avrebbe dovuto essere il naso e sulle punte delle orecchie.

«Direi che possiamo aprire i regali, allora!» esclamò Sabine, facendo accomodare i suoi ospiti in salotto vicino all'albero di Natale, mentre Marinette era in ginocchio davanti all'abete, concentrata a montare la Polaroid che Chat Noir le aveva regalato quella mattina.

Man mano che ognuno riceveva il loro regalo, la corvina scattava loro delle foto, sistemandole sul tavolino basso in modo tale che non andassero perse e non si rovinassero, collezionandone un paio buffe, sopratutto dei tre Couffaine.

Quando arrivò il turno di Marinette per aprire i regali si occupò Juleka di scattare le foto, e ne uscirono diverse molto carine, che aggiunse alle altre.

Luka recuperò il regalo che le aveva preparato, consegnandoglielo in una busta ben sigillata. Appena la ragazza la aprì i suoi grandi occhi si illuminarono. Vi era contenuto un nuovo tappetino da taglio, un set da cucito – poiché il suo era ormai vuoto e mancavano molto pezzi – ed una piccola scatoletta in legno con una piccola manovella a lato ed una piccola serratura sul davanti, con incise le iniziali di Marinette sul coperchio.

Il ragazzo recuperò una scatolina dalla tasca del pigiama. «Marinette, tu sei la mia musa ispiratrice, la melodia che mi aiuta ad andare avanti quando passo momenti difficili e la ragazza più fantastica che avessi mai conosciuto. In questa scatolina c'è la chiave che apre il mio cuore, ovvero il carillon che risuona la tua melodia.» spiegò sorridendole, aprendo il piccolo contenitore e rivelando un piccolo ciondolo a forma di chiave.

Marinette guardava prima gli occhi di Luka, poi la collanina. Faticava davvero a credere che Luka potesse averle regalato una cosa così fantastica, non aveva parole per descrivere quanto era emozionata.

Il ragazzo lá aiutò ad infilarsi la collana. Le sue mani stavano tremando leggermente. «Ogni volta che ti senti giù, che sei felice, o che vuoi sentire il suono di questo carillon, puoi caricarlo con la manovella ed usare la chiave per aprirlo ed attivarlo. È la tua canzone, è quello che io sento e che più ti rappresenta.»

La corvina continuò a guardarlo, ora con gli occhi lucidi.

«Se questo è il regalo di Natale non oso immaginare la proposta del matrimonio.» commentò sarcastica Juleka, continuando a scattare foto ad entrambi i ragazzi.

Marinette abbracciò Luka, singhiozzando leggermente. «Ti ringrazio davvero, è un regalo magnifico. Ora il mio sembrerà una cosa stupida...»

Prima che potesse ribattere, Luka si trovò davanti un sacchetto decorato con un fiocco; lo aprì e dentro vi trovò due nuovi supporti per chitarra, dato che uno dei suoi si era rotto, ed una scatolina avvolta nella carta.

Luka la aprì e Marinette non poté fare a meno di notare la cura con cui apriva ogni regalo: era emozionato di vedere cosa vi era incartato, come se avesse ancora dei anni, ma allo stesso tempo sembrava non voler rompere la carta, come se apprezzasse il tempo che si ha dedicato ad impacchettare i regali. Quello era un altro aspetto di Luka che Marinette trovava dolce, l'apprezzare ogni piccolo gesto che le persone fanno.

Appena la carta venne tolta, il ragazzo aprì la scatolina e rivelò un plettro che era stato reso un ciondolo per una collana. Vi era raffigurata una foto sua e di Marinette mentre lui le accarezzava le guance e sorrideva a pochi millimetri dalle labbra di lei, subito dopo averla baciata, mentre Marinette teneva le mani sulle sue e sorrideva a sua volta; entrambi si guardavano negli occhi e si poteva vedere quanto fossero innamorati.

Luka spostò lo sguardo sulla sua ragazza, sorridendo ampiamente. «Marinette, è davvero un bellissimo regalo. È fantastico!»

Marinette giocherellò con la coda del suo pigiama, sembrando quasi in imbarazzo. «Ne ho fatto fare uno anche per me... Spero non ti dispiaccia.» disse, giocherellando con la coda del suo pigiama.

«Certo che no! Così siamo coordinati.» ridacchiò ed infine prese l'ultimo oggetto.

Era un piccolo quaderno con rilegatura giapponese, quindi fatto interamente a mano, intitolato "365 pensieri". Il ragazzo lo sfogliò delicatamente, passando le dita sulle pagine e leggendo ciò che vi era scritto: erano dei pensieri, frasi e dichiarazioni che Marinette aveva scritto e dedicato a lui ed al loro rapporto di coppia, inserendo anche delle foto, che fossero selfie, foto rubate o foto fatte insieme.

Riusciva a percepire tutte le emozioni che Marinette aveva scritto, tutto ciò che aveva scritto giorno per giorno e poi aggiunto alle altre pagine fino a creare quel piccolo quaderno.

Luka lo posò a terra, accanto a sé, poi si avvicinò a Marinette, stringendola a sé in un abbraccio.

«Marinette è a dir poco meraviglioso. È il regalo più bello che abbia mai ricevuto!» esclamò lui felice.

Marinette rimase leggermente sorpresa, . «Davvero ti piace? Avrei potuto fare mille altre cose più belle...»

Luka la interruppe, sciogliendo l'abbraccio solo per prenderle le mani e guardandola con il sorriso.

Già dalla sua espressione Marinette capì che gli era davvero piaciuto, che non lo aveva trovato insignificante come aveva pensato. Anche se a Luka piaceva tutto ciò che lei creava.

«Marinette, non mi importa se un regalo è bello o costoso, per me l'importante sia stato fatto con il cuore. So quanto tu ti sei impegnata per fare questo quaderno e so quanto tu ci abbia messo del tuo per crearlo. Questo regalo racconta di te, descrive le tue emozioni ed i tuoi pensieri, ed è ciò che amo. È personale sotto ogni punto di vista, dalla scelta della carta a ciò che hai scritto. Amo questo regalo come amo te.»

Marinette arrossì nell'ascoltare le parole di Luka. Com'era possibile che sapesse sempre dire la cosa giusta per farla stare bene? Eppure, la prima volta che si erano incontrati le disse che non era bravo con le parole.

Lei rimase lì a guardarlo imbambolata, non sapendo cosa rispondere senza scoppiare a piangere per la felicità. Quel ragazzo la faceva sentire apprezzata ogni volta che diceva o faceva qualcosa. Era davvero fortunata ad averlo conosciuto.

I due si abbracciarono di nuovo, poggiando poi la fronte su quella dell'altro mentre si guardavano negli occhi e sorridevano; solo lo schiarire della gola di Sabine li riportò alla realtà.

Per fortuna avevano finito di scartare i regali e non si erano nemmeno accorti che le carte usate per impacchettare i doni erano già state buttate e le foto scattate da Juleka erano aumentate.

Marinette si alzò in piedi, prendendo i suoi regali. «Vado a metterli in camera e poi maratona di "How to train your Dragon"!»

Non le ci vollero nemmeno cinque minuti e la ragazza fu di nuovo in salotto, questa volta con il peluche di Toothless che le aveva regalato Alya tra le braccia. Guardò Luka e Juleka con uno sguardo divertito.

«Ora siete suoi prigionieri, non le scapperete facilmente.» ridacchiò Tom, sedendosi sul divano assieme a Sabine ed Anarka.

«La televisione è sistemata in modo tale che possiamo vederla tutti senza nessun problema, quindi ai posti di combattimento!» esultò Marinette, andando a sedersi. Per fortuna era un divano con penisola, quindi sarebbero stati tutti comodi.

Marinette prese posto accanto tra Luka e Juleka, accoccolandosi al suo ragazzo. Mentre i titoli di testa scorrevano sullo schermo non poté fare a meno di sorridere mentre guardava Luka avvolto nel pigiama della Night Fury.

Si avvicinò ulteriormente a lui, lasciando il peluche per stringere il braccio di Luka, sorridendo.

«Grazie di tutto. Grazie per essere sempre al mio fianco e sostenermi, mi dai una grande forza.» sorrise, arrossendo leggermente quando Luka si avvicinò al suo viso.

«E grazie a te per essere una persona meravigliosa. Sai far star bene e sorridere chiunque attorno a te, e grazie per essere te stessa quando sei con me.»

Marinette gli rubò un bacio a stampo, facendolo ridacchiare mentre le carezzava il viso.

Si sentiva davvero fortunata ad essere circondata da persone – e Kwami – che avevano reso la sua vita fantastica ed emozionante. Vedere due famiglie unite a festeggiare era una delle gioie più grandi che potesse mai provare.

Sicuramente era uno dei Natali più belli di sempre.

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