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Capitolo IV-Scia di sangue


L'aria della sera mi investe prepotentemente e i miei lunghi capelli neri vengono scompigliati.

Oggi ho girato per la città vecchia e ben presto si è fatta sera.

Sono circa le sei e le luci del sole sono ormai fievoli, quando decido di scendere e di recarmi alla fermata dell'autobus.

Non vedo l'ora di tornare a casa e di tuffarmi nel letto. Credo che tutto quel pensare mi abbia prosciugato le ultime energie che conservavo con cura.

Passo tra le vie, illuminate dai lampioni ai lati della carreggiata.

Non è saggio passare a quest'ora in queste strade, ma non ho scelta se voglio arrivare prima che il mezzo mi lasci a piedi.

Mi tiro su il cappuccio per coprirmi meglio e difendermi dal freddo della sera. La stanchezza si fa sentire attraverso le ossa e la pelle del mio corpo, ma ignoro i segnali e continuo a camminare.

Ma ben presto, anche il mio cervello decide di non collaborare. Sono troppo stanca per continuare.

Mi appoggio a un lampione e inizio a vedere tutto doppio.

Dio, ho seriamente bisogno di riposare!

Mi accascio a terra con il fiatone e con gli edifici che iniziano a girare sempre più velocemente.

Sento in lontananza delle voci e decido che è il caso di alzarsi. Con le poche forze che mi rimangono, mi metto in piedi e inizio a camminare.

Chi guarda da fuori penserà che io sia ubriaca o roba simile, ma non è il mio problema principale al momento.

Qualcuno mi prende per un braccio, mi giro per guardare chi è, ma non riesco a vedere a causa del continuo giramento di testa.

Cerco di liberarmi dalla sua presa, ma non ci riesco e riesco a intravedere un sorriso sul volto dello sconosciuto.

Che cosa vuole?!

<<Lasciami andare, brutto coglione>>

<<Oh, non credo proprio>>dice colui che mi sta trattenendo a forza.

In quel momento, qualcuno mi mette un fazzoletto sulla bocca, impregnato di un odore dolciastro che mi fa perdere le forze.

La mia vista inizia a oscurarsi e il mondo pian piano scompare.

***

Mi risveglio poco dopo con un gran mal di testa, sdraiata su una superficie liscia e fredda. Probabilmente è il pavimento.

La mia vista pian piano torna a fare il suo lavoro e mi rendo conto di essere in una stanza semibuia. L'unica fonte di luce sono delle torce.

Dove cazzo mi trovo?

Con difficoltà, mi metto a sedere e sento che i miei polsi e le mie caviglie sono avvolti da un materiale freddo. Mi muovo leggermente e capisco subito che sono delle catene.

Il tipico suono di quegli aggeggi rimbomba in tutta la stanza, anche se non capisco esattamente dove. C'è troppo buio per capirci qualcosa e il fatto che non ci siano finestre mi allarma e non poco.

Improvvisamente una porta si apre e subito dopo sento dei rumori di passi.

Mi giro per guardarli, ma vedo solo tre figure, a causa delle tenebre che ci avvolgono.

<<Prendetela>>dice uno dei tre e gli altri due obbediscono al suo comando.

Cerco di liberarmi dalla loro presa, ma sembra che il mio corpo non risponda correttamente.

<<È inutile che ti dimeni>>dice il tipo, sghignazzando.

Non riesco a pronunciare nessuna parola, mentre mi trascinano per i corridoi e il freddo gelido e le mattonelle irregolari del pavimento, mi fanno ricordare delle antiche rovine.

I tre rimangono in silenzio, mentre i due uomini mi trascinano a forza.<<Andiamo bellezza, non abbiamo tutta la notte>>

Non voglio che loro vincano!

Stringo i denti e cerco di liberarmi dalla loro presa, ma più tento di liberarmi, più quei bastardi mi trattengono con la loro forza.<<E smettila! Mi stai facendo innervosire>>dice quello alla mia sinistra.

<<Ti devo ricordare che è ciò che vuole il nostro signore? È una merce decisamente importante>>dice il tizio davanti a noi.

Quel figlio di puttana mi ha appena dato dell'oggetto?!

<<Che peccato, avrei voluto tanto scoparmela>>dice quello alla mia destra.

<<Questo rito serve esclusivamente per Lui e lo sai bene, mio caro sempliciotto. Se fosse stato solo una lode, si sarebbe potuto fare>>

Trovo finalmente la forza di parlare, ma la mia voce è flebile, simile a un soffio d vento leggero.<<Dove mi state portando?>>

I tre sghignazzano, ma solo quello che non mi tiene a forza risponde alla mia domanda:<<Mia cara, non volevi delle risposte?>>

Arriviamo davanti ad una porta malandata e non ho nemmeno il tempo di ribattere alla sua domanda, che quei bastardi mi scaraventano a terra.

In pochi secondi, sul pavimento irregolare si forma un cerchio grande quasi la stanza e all'interno compaiono dei simboli. So bene, grazie alle mie poche conoscenze relative al satanismo, che mi trovo all'interno di un pentacolo, definito anche porta per comunicare con i demoni.

Le linee iniziano a illuminarsi notevolmente e quei tre iniziano a parlare in latino.

Cerco di alzarmi, ma mi mancano le forze.

Se fossi tornata a casa subito, tutto questo non sarebbe successo.

Sono una fottutissima idiota!

Cerco di vedere colui che mi ha fatto quella domanda. Non lo vedo in faccia, a causa del cappuccio alzato, ma noto che ha un pugnale in mano.

Deve essere uno scherzo, per forza!

L'uomo entra nel pentacolo e mi prende il polso, conficcando la lama nel mio avambraccio.

Caccio un urlo potentissimo e più il sangue sgorga, più il dolore aumenta notevolmente.

<<Non ti agitare, tutto questo sarà finito a breve>>dice lui allontanarsi.

Fa male, fa tanto male.

Sarei morta così? Su uno schifoso pavimento?!

La mia vista perde colpi e inizio a perdere i sensi.

Ma qualcosa mi fa risvegliare per un breve lasso di tempo, ma abbastanza per vedere la sua figura e il suo vestito rosso scuro.

E questo che volevi?

E questo che sei?

Un demone che voleva il mio corpo e il mio sangue...

Vedo il suo sorriso allargarsi sempre più, mentre i suoi occhi gialli e con le iridi di un rosso scuro, mi osservano ininterrottamente. <<Salve Kira>>

Cerco di proferire qualche parola, anche un insulto, ma non ci riesco.

<<Mio signore, è soddisfatto di ciò che le abbiamo portato?>>

La creatura dal viso allungato e spigoloso e con le corna grandi e possenti, osserva attentamente i tre energumeni che mi hanno portato qui a forza.<<Sì, è ciò che volevo>>

Il dolore mi fa raggomitolare su me stessa e sento che il bruciore mi sta invadendo il corpo.

Come può un arma così piccola a farmi così male?

Non mi ha colpito in punti vitali, dovrebbe solo far male nel punto in cui mi hanno ferito.

<<Basta!>>dico con la pelle che brucia e con le lacrime agli occhi.

Il demone si gira verso di me, incuriosito dal mio comportamento insolito, ma subito dopo rivolge il suo sguardo verso di loro e le sue corna diventano sempre più grandi.

<<Vi rendete conto di ciò che avete fatto?!>>dice, ma la sua voce non è più gentile e tanto meno profonda.

Che sta succedendo?

Ma il mio cervello non connette più e in breve tempo sprofondo nell'oblio e nell'oscurità.

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