Capitolo 5 - Rivelazioni: Sussurri dal Passato e Antica Tecnologia [Parte 1]
Anno 2023, mese sconosciuto
Ha la vista annebbiata. Gli occhi le si aprono a fatica, mentre tenta di darsi forza con la presa a terra. Mugola in segno di dolori alla testa.
Nella stanza non c'è traccia di Marco né della giovane intrusa. Tuttavia, ha la sensazione che qualcuno la stia osservando.
"Lucia... Lucia..." Una flebile voce, a lei familiare, tenta di incoraggiarla. "Amore... prendi la mano..." L'ombra di una mano snella la incoraggia ad allungare, con sforzo, la sua medesima destra.
Al contatto viene sollevata con una forza che ha ormai dimenticato. Riesce a rimanere in piedi, e finalmente la visuale diviene più chiara. La persona che ha di fronte, imbronciata al muro dove dovrebbe esserci il treppiedi, non le è d'aiuto per il morale.
"No... Laura... Ancora..." Alta 1.70 con un fisico snello ma atletico, dalla pelle lattea e vestita con gli stessi indumenti di Lucia, tranne per le differenti scarpe, ad eccezione dell'assenza di strappi sui tessuti. La sua voce energica risuona con un gentile eco, accompagnato da un ampio sorriso. "Ciao Lucia, quanto tempo è passato." La ragazza dai capelli biondo cenere scuriti, non sembra essere confusa a discapito della sensazione di annebbiamento mentale. "Laura, sei davvero tu? Lo so che è solo un sogno, succede spessissimo... Mi fai compagnia e poi scappi, o muori... di Coronavirus..."
L'atmosfera è surreale. La giovane mora dai lunghi capelli corvini, sporgenti sino a tre quarti di pancino scoperto, le risponde senza variare espressione. "Sei tu che mi hai chiamata. Ti ho sentita prima... Come potevo lasciarti sola? Mi hai sempre cercata finché ero in vita". Il sorriso è un immagine così splendente da mostrare tutti i suoi denti.
A quel punto, la protagonista del sogno si lascia andare. "Amore... grazie per avermi salvata. Continui ad aiutarmi quando io non ho mai fatto nulla di importante per te. Anche ora che..." Viene interrotta con tono più acceso. "Prego, tesoro. Io ti proteggerò sempre, ricordalo. Non ci posso pensare, quello lì ti voleva davvero sparare con una pistola. Tu non l'hai visto forse, ma io mi sono messa davanti per coprirti. Me lo sarei presa io quel colpo, volentieri".
Lucia viene presa da una forte sensazione di gioia che non prova da tempi immemori. "Lo sapevo... lo sapevo che mi avevi protetta!... Però, ti prego, dimmi cosa gli avresti fatto, mi manca sentirtelo dire..." Gli occhi acquamarina si impregnano di forza. "L'avrei preso non a pugni, ma di più. Non ti deve toccare!..." – Sta per arrivare la gioiosa risposta, ma viene interrotta da sussurri di pura dolcezza – "...Però, amore... qualcosa mi dice che c'è del buono in lui. Io lo percepisco, ha passato brutti momenti. Qualcosa ti ha raccontato. Amava una ragazza, bella come il sole. L'ho vista, non posso dirti come, e non nego che mi sarebbe piaciuto fare sparring con lei almeno una volta. Ma anche lei è da qualche parte... dalla mia parte".
È incredula dinanzi a quelle parole dal tono così innaturale, rispetto a quella che fu la sua migliore amica di sempre. "No, questa non sei tu... Neppure quando siamo andate al centro dopo la fine del primo lockdown, te lo ricordi?..." – La voce diviene più argentina del solito – "...Neppure quel giorno eri così... però mi mancano quei momenti, fu uno dei giorni più belli della mia vita..." Laura sorride e abbassa lievemente la testa in segno di consenso. "Sì, me lo ricordo. Ero felice anch'io. Ma non ora..." Sente le iridi azzurre tendenti al blu, divenire prossime alla lacrimazione. "Guerriera mia, non sai quanto mi manchi... rivoglio la mia vera guerriera..." Tenta di fare un passo in avanti, ma è come se un muro invisibile volesse impedirle a tutti i costi di ricongiungersi con la tanto rimpianta amica. "No... Laura... non riesco a muovermi..." – tenta di spingere con entrambe le mani, ma nulla – "...ti prego, vieni ad abbracciarmi... mi manchi troppo... ho troppo bisogno di un tuo abbraccio... Là fuori è terribile..."
La più alta si sposta dal muro e abbassa le braccia, mentre volta la testa in segno di dissenso. "No, non posso... io non appartengo più a questo mondo..." – indirizza il capo verso gli occhi lucidi della persona ancora in vita, con tonalità profonda e riecheggiante – "...però tu oggi hai dato prova di essere una vera guerriera!... Hai salvato la vita di una ragazza, e hai dimostrato a quel tizio che hai carattere... Lui l'ha confessato e ha ragione... devi rimanere in questo mondo. Hai ancora modo di essere felice, cosa che io non ho potuto. Non ho avuto il coraggio col ragazzo che mi piaceva, quello della palestra. Non ci ho provato in tempo, mi vergognavo troppo. Coi ragazzi sei sempre stata più coraggiosa di me..."
È nuovamente sbigottita. Poggia la mano destra sulle labbra prive di mascherina, e concentra un alto tasso d'enfasi. "No, ma cosa dici? Ma quale coraggio, ma quali ragazzi, ormai non esistono più in quel senso!... Tu sei la più strafiga di tutte le fighe, la guerriera più forte del mondo, SEI PIÙ FORTE DELLA MORTE STESSA!... Io ho sempre paura di ogni cosa invece... Avevo una paura folle di prendere ceffoni da mia madre... Ti prego, esci con me da questo sogno, andiamo insieme nel mondo, senza di te non lo potrò mai stravolgere come pensa Marco!..."
Inizia a dare pugni a martello con tutta la forza che ha contro quella parete infrangibile, mentre l'amica assume un sorriso triste. "Non posso, una guerriera caduta in battaglia non può rialzarsi... Ho perso contro il Coronavirus, e devo accettarlo..." – il suo volto quasi angelico assume un malizioso sorriso – "...alla fine, è lui ad aver preso me a calci in culo".
La ragazza dalle larghe occhiaie sente un colpo al cuore, peggiore di un proiettile che avrebbe dovuto perforarla in precedenza. "Laura, è tutta colpa mia, non ce l'ho fatta a salvarti, ero troppo debole, mi basavo su di te per sentirmi protetta, in tutto, e nel momento del bisogno io non ho aiutato te, mi tremavano le mani... È TUTTA COLPA MIA!"
Improvvisamente, la bellissima mora inizia a tossire in modo vistoso. Mentre posiziona a pugno le mani sul collo scoperto, nel tentativo invano di respirare, Lucia è nel panico. "NO... no... Coronavirus... perché devo sempre rivedere questa scena?..." – Nel suo animo, viene anche rapita da un forte senso di rivalsa – "Laura, fammi passare! Stavolta vengo con te a costo di non tornare più indietro!" L'amica, nel pieno della sofferenza, riesce a fare cenno di no col capo. Il mimo della sua tiratissima voce è comprensibile. "Non... farlo... scappa..." – (Questa volta il sogno sembra reale... Io posso controllarlo, stavolta sono pronta!...) – Chiude gli occhi seppur straziata dalle roche grida – (Muro, cadi giù... muro cadi giù... voglio andare da Laura, voglio almeno salvarla una volta... voglio almeno abbracciarla un'ultima volta... ho salvato la vita ad una ragazza, quindi so di potercela fare... o almeno credo... muro cadi giù!...)
Ma niente. La giovane bionda viene nuovamente presa dal panico a causa della crescente tosse. Però, appena riapre gli occhi, si palesa un'immagine terrificante. La moribonda guerriera ha il braccio destro rivolto in avanti con mano aperta alla massima estensione; per poi esalare gli ultimi respiri. "Lu... ci... sa... rò... sempre... con te..."
Un ultimo segno di sofferenza vocale. I suoi occhi tra azzurro e acquamarina si spengono.
Il tempo sembra rallentare nella mente. Vede la sua migliore amica cadere in avanti, prima sulle ginocchia, poi crollata al suolo; priva di vita.
È incapace di reagire dinanzi il suo peggiore incubo, se non gridando con tutta sé stessa il nome della defunta; mentre il trauma dovuto alle iridi incupite martoria il suo animo. "Perché... perché!... Amore mio... svegliati..."
Apre gli occhi, e solleva lievemente la testa rivolta verso il pavimento.
"Che cosa?..." Viene colpita da più sgradevoli sensazioni. Alza la mano destra verso la fronte (Ahi, che male alla testa... e che paura che sento... Colpa sempre di quei brutti sogni...), per poi spostare la mano sinistra sulle parti intime inferiori, mentre sfrega le gambe piegate al suolo. (...Oddio, devo pure andare in bagno, mi scappa quasi... Lo stomaco è tutto sottosopra!...)
Mentre tenta di rialzarsi a fatica con l'aiuto delle braccia, continua a pensare durante i numerosi mugolii causati dall'intontimento. (Stavolta il sogno era così vero, mi è capitato poche volte... E poi non ricordo, c'era dell'altro per cui mi sento così spaventata...)
Una volta in piedi dà un'occhiata alla finestra. (C'è luce, è ancora giorno... allora è vero, devo essere svenuta, ma non per molto tempo... ma perché?...) Ricorda inoltre di aver poggiato a terra qualcosa. (Vero, mi sono tolta la mascherina e poi non ho capito più niente...) La raccoglie da terra, per poi indossarla. (No, mi fa ancora più salire il mal di testa... Poi la devo cambiare, è tutta piena di mie lacrime...)
Si dirige a passo lento verso il bagno, e non appena sta per giungere verso lo stipite di una porta, a quattro metri dalla sua destra, ode una squillante voce. "Oh, ciao!" Sobbalza dalla sorpresa. Si volta a sinistra, e vede una persona seduta intorno a un tavolo quadrato di medie dimensioni. Seppur il volto è in parte coperto da una mascherina identica alla sua, riconosce subito gli chignon. "Ciao..." Non riesce a pronunciare altro, poiché viene interrotta da un cambio più gioviale di quella voce. "Ti sei ripresa, mi fa tanto piacere! Non potevamo rialzarti e stenderti sul divano per ovviiii motivi." Si percepisce chiaramente un dolce sorriso dietro l'azzurra copertura facciale.
Le dà una risposta confusa, a causa dei numerosi sintomi negativi del suo organismo, con in volto un espressione di timido sorriso. "E a me fa piacere... che ti sei ripresa, ma hai mangiato?" – "Siiii, mi ha dato da mangiare! Erano cosìììì buoni quei biscotti a cioccolata, pesantissimissimi, ma non ne mangiavo di così buoni da tempo, mi hanno resuscitata!"
La ragazza dalla carnagione lattea ha un sussulto. (Aspetta!... Chi le ha dato da mangiare?) Si sposta verso la direzione opposta dell'ingresso rispetto la piccola cucina, dai fornelli e piano cottura leggermente sporchi, e mobili di un legno ingiallito ma lucido, dalle origini ormai indistinguibili. E sporgendo l'intero corpo, vede un robusto braccio poggiato sulla tavola, che punta una pistola verso il corpo della ragazza dai capelli rossi.
Sobbalza, e la sensazione di paura sale vertiginosamente, poiché la sua mente proietta una terrificante immagine.
La mano stava per premere il grilletto che avrebbe decretato la fine della sua esistenza.
(Ora ricordo!... Marco mi voleva sparare!...)
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