Rifiuto
Capitolo 2
I loro sguardi continuavano a fissarsi, come attratti da una forza magnetica. Dean incrociava lo sguardo della donna misteriosa, parlare con Jack dall'altra parte della stanza. Ogni volta che i loro occhi s'incrociavano, lei abbassava lo sguardo dispiaciuta.
Dean si era cambiato indossando gli abiti che gli aveva portato Jack.
«Figlia dell'oscurità, non promette nulla di buono» affermò Castiel. I tre si erano riuniti a discutere della situazione, sorseggiando birra.
«Ha detto che si chiama Molly, ha i tuoi ricordi... perché Amara avrebbe fatto una cosa simile? Inoltre solo Chuck può creare, giusto? Lei è la distruzione!»
Dean fece roteare il fondo della birra sul tavolo «La uccidiamo?» chiese.
«Dean?» ribatté Sam.
«Se è un pericolo la uccidiamo. Abbiamo già troppi problemi con quella famiglia» ribatté.
Dean la fissava, e più la fissava più vedeva una persona innocente, ma non poteva permettersi di rischiare.
«Castiel tu cosa ne pensi?»
L'angelo, più la guardava, più fissava Jack e più si ricredeva. Per essere qualcosa nato dal buio, vedeva in quella ragazza una strana luce.
«Se è nata per proteggerti, forse potrebbe essere un'arma a nostro vantaggio».
«Sul serio Castiel, anche tu? È figlia dell'oscurità, l'ha detto lei, o l'ho sentita solo io? Cosa farà quando saprà il nostro piano. Quando saprà che vogliamo uccidere anche la sua creatrice?» sbatté la birra sul tavolo. Attirando l'attenzione di Jack e della donna al suo fianco.
Lei era indignata ed arrabbiata, quando il suo sguardo incrociò quello di Dean, curvò il capo riluttante.
«Mettiti nei suoi panni. Le danno un ordine, la creano per questo e lei esegue. Ha tutti i tuoi ricordi, quindi per lei siamo noi la sua famiglia» affermò Sam.
«Sì, ma quella è la mia vita. Non la sua! Se vuole essere un soldatino che ubbidisce ai stupidi ordini di Amara». Sospirò assaporando il sapore amaro della birra, guardando l'etichetta «lo faccia pure. Ma io, non starò al gioco» la bevve tutta e poi si alzò.
«Ho il libero arbitrio Dean» affermò. Vide l'uomo fermarsi alle sue parole, ma non voltarsi a guardarla.
«Ben per te».
«Se ho scelto di amarti è perché ti ho conosciuto a fondo. Sono stata creata seguendo il tuo modello, questo è vero. So di esserti una palla al piede, e so che mi odi. Perché in me, vedi qualcosa d'ignoto e pericoloso, so cosa stai passando, posso capirlo. Io e te siamo collegati più di quanto immagini» lei si presentò in un battito di ciglia davanti a lui «Ovunque vai tu, posso raggiungerti. Non chiedo di amarmi, ma di accettarmi al tuo fianco. Io posso consigliarti».
Gli occhi di Dean incrociarono i suoi, con rabbia «Se vuole che mi liberi da questo odio che porto dentro, deve prima ridarmi la libertà che Chuck ci sta rubando».
La colpì la spalla, passando oltre.
«Dean, non capisci che stai facendo il suo gioco? Ti mette contro tutti. Vuole che voi fratelli, tu e Sammy...»
«Non chiamarlo Sammy! Non ti appartiene».
«Vuole che tu, e Sam vi uccidiate, giusto? La strada che hai scelto... quella che avete scelto tutti non fa altro che separarvi. Te Dean più di tutti. L'odio che porti dentro vi allontana... sei così assetato dalla voglia di sconfiggerlo da non capire tutto ciò che perdi!»
«Tu, non sai nulla!» si voltò verso di lei, sempre più veloce da incrociare di nuovo il suo sguardo.
«Non puoi saltare qui, intrufolarti qui dentro e chiedere di essere della famiglia, perché tu... non lo sei!»
«Capisco... sei più cocciuto di un asino. Addio Dean».
«Non chiedo di meglio!»
La porta del bunker si chiuse con forza.
«Il matrimonio più breve dell'anno!» e detto questo Dean rientrò in camera sua, sbattendo di colpo la porta.
Sam, Castiel fecero spallucce guardandosi allibiti. In effetti, non erano tanto diversi da una coppia sposata.
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