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Trentanove: Un anello gigantesco.

nella foto: Molly C. Quinn nel ruolo di Bella Thoren, Fata del Calore (frequenta il terzo anno in Accademia).

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Il pomeriggio seguente, poco dopo l'ora di pranzo, Smith e Angelique tornano in ospedale, insieme ai miei genitori, a Dominic e ai miei amici. Passiamo ore ed ore a parlare di me, di quanto stupefacente sia stato il fatto che sono sopravvissuta, e anche di Lexie... e di ciò che ha comportato l'esplosione.

Lexie non sapeva in quale Accademia si sarebbe celebrata la Festa di Natale, questo perché i quattro presidi hanno fatto attenzione a non spargere troppo la voce e hanno depistato, in modo tale che nessuno – oltre ad alunni e genitori – sapesse dove fosse la festa. Questo, però, le ha permesso di posizionare due bombe in tutte le Accademie, distruggendo così gran parte dell'edificio, dormitori inclusi. Fortunatamente i professori e i genitori degli alunni si sono dati da fare per ricostruire le Accademie, e nel giro di qualche giorno è tornato tutto alla normalità.

O quasi.

Aiko mi ha detto che hanno cambiato alcune cose, a partire dagli edifici stessi fino ad arrivare all'organizzazione della scuola. L'Accademia delle Streghe è stata ricostruita in modo simile, ma con colori e materiali diversi e, per volere degli insegnanti, hanno istituito l'aula di ogni materia, in modo tale che i professori abbiano una loro stanza – oltre all'ufficio – dove potersi organizzare senza danneggiare i colleghi. L'ho trovata una mossa intelligente, visto che molti professori hanno metodi di insegnamento differenti e spesso non riuscivano a venirsi incontro.

Per quanto riguarda i dormitori, invece, non è cambiato molto, visto che rispetto alle Accademie sono rimasti abbastanza intatti. Aiko e le mie sorelle sono già state nelle nuove camere e non hanno percepito nessuna differenza.

Infine, arriviamo all'argomento cruciale. Qualcuno è a conoscenza del fatto che sono sopravvissuta? Qualcuno tipo... Lexie?

«Sì» risponde Adam, sospirando, «il medico che ti ha preso in custodia, Garcia, è piuttosto vanitoso e ha immediatamente spifferato alla stampa di quanto sia stato semplice salvarti la vita»

Soffoco una risata divertita.

«Se può interessarti il parere di un altro medico» mormora Dominic, «nessun medicinale è stato in grado di risvegliarti. Sei stata tu a volerlo e Garcia non ha fatto niente per risvegliarti... a parte sistemarti il braccio e il bacino, ma quella è un'altra storia»

Annuisco, un po' più tranquilla. Fin dal primo momento in cui ho intrattenuto una conversazione con Gomez, ho compreso quanto fosse saccente e maleducato. E alla prima occasione ha spiattellato tutto, come se dovesse ritirare un premio in cambio.

«Quindi Lexie lo sa che sono viva, no?»

«Proprio così» risponde Angelique, sorridendo, «ed è per questo motivo che si trova in una prigione del GSS, dove riusciremo a tenerla sotto controllo e a studiare le sue debolezze»

Non posso crederci. Sono riusciti a catturarla. È una notizia meravigliosa e sono felice che ce l'abbiano fatta, anche se non ho idea di quanto durerà questa situazione di calma.

«E Ben?»

«Purtroppo, è fuggito. Sembra che quella sera Ben e Lexie fossero in posizioni differenti, il che l'ha aiutato a fuggire senza essere preso» esclama Alex, lanciando un'occhiata a Smith.

Guardo Adam senza capire e, dopo aver abbassato la testa, sento Angelique aprir bocca e ricominciare a parlare.

«Dopo esser precipitata dal mio ufficio, Malia, il professor Smith e John Black hanno inseguito Lexie e Ben, ma sono riusciti a prendere solo lei e poi... be'... l'hanno portata al GSS»

Volto il capo verso Adam e rimango sorpresa ad osservarlo. Voleva vendicarsi del fatto che Lexie avesse provato ad uccidermi. Non so perché non me l'abbia accennato ieri, forse perché voleva restasse un segreto, ma adesso che lo so mi sento un po' meglio.

«Grazie» dico, «e grazie anche a tuo padre, Tom»

Non parlo da sola con lui da quando si è dichiarato e la cosa mi mette un po' a disagio. Non so che cosa succederà fra me e lui, ma vorrei tanto scoprirlo. Ho sedici anni e fino a poche settimane fa l'unica cosa che desideravo era stare con Tom. Adesso, invece, mi sono appena svegliata da un coma durato dieci giorni e sto cercando di non impazzire e di convivere con il fatto che Adam, il mio professore di Attacco/Difesa, era il migliore amico di mia madre ed è anche il mio padrino.

«Dobbiamo tornare in Accademia» dice Adam, all'improvviso, «i medici hanno previsto di lasciarti andare alle quattro»

Guardo l'orologio che ha sul polso: segna le quattro meno dieci. Annuisco e mi libero della coperta. Ieri sera mi hanno prelevato l'ago dal braccio e al suo posto hanno incollato un cerotto che in questo momento mi dà particolarmente fastidio. Decido di non pensarci e, mentre tutti escono per lasciarmi vestire da sola, mi concentro su quello che dovrò affrontare una volta uscita da quest'ospedale.

Mi avvicino alla borsa che Aiko mi ha portato prima. Dentro ci sono dei jeans e una felpa, così me li infilo, senza perdere tempo. Fa decisamente molto freddo e non vedo l'ora di trovarmi in un posto più caldo di questa stanza.

Quando ho finito, esco dalla camera e mi accorgo che sono tutti in corridoio ad aspettarmi. I miei genitori adottivi si avvicinano per primi e mi poggiano una mano ciascuno sulla spalla.

«Tesoro, dobbiamo tornare a casa» dice mia madre.

Lo so, l'avevo già messo in conto.

«Per qualsiasi cosa» mormora mio padre, «chiedi ad Angelique»

Annuisco, sorridendo. È triste vederli andare via, pur consapevolmente che li rivedrò presto. Sono i miei genitori, malgrado tutto, e non posso voltar loro le spalle solo perché non abbiamo lo stesso sangue. Sono ancora un po' infastitida dalle bugie che mi hanno raccontato, ma so che sono state bugie a fin di bene.

«Sarò di ritorno fra un'ora» mi dice Angelique, «accompagno i tuoi genitori»

Annuisco ancora, poi mi lascio abbracciare e baciare dai miei genitori. Vanno via senza girarsi, perché non vogliono farmi vedere le loro lacrime. So quanto soffrono per la distanza che ci separa, soffrono perché hanno paura che mi possa capitare la stessa cosa che è successa a loro. E li capisco perfettamente, soprattutto dopo quello che è successo pochi giorni fa.

Dopo aver svolto una serie di questioni burocratiche e legali, esco dall'ospedale insieme ai miei amici, alle mie sorelle, a Dominic e a Adam. Un'auto nera e dai finestrini scuri è parcheggiata di fronte all'entrata dell'ospedale e per un secondo non capisco che è proprio per me.

«Accompagnerò i ragazzi all'Accademia» dice Dominic, «ci vediamo più tardi»

Adam annuisce, poi mi invita ad entrare nell'auto. Il guidatore è un uomo anziano, che mi rivolge subito un sorriso a trentadue denti, ma non parla per tutto il tragitto e gliene sono grata. Non ho molta voglia di chiacchierare, ad essere sincera, soprattutto perché non saprei di cosa parlare con un autista.

Smith, invece, è silenzioso e continua a guardare il panorama dal finestrino. Vorrei chiedergli qualcosa, parlare con lui, ma non ho idea di quale argomento tirar fuori.

«Ehm... come mai Charlotte non c'era in ospedale?» chiedo, un po' imbarazzata.

Adam si gira e incontra il mio sguardo. Dopo aver deglutito, risponde: «Ti sta aspettando in camera. Doveva fare un discorso ai pochi alunni che sono rimasti per le vacanze di Natale»

Alzo un sopracciglio. «Un... discorso?»

«Sì, ehm, su di te» mormora, a disagio, «non vuole che ti si facciano domande scomode, ecco»

Annuisco, un po' confusa. Sto quasi per aggiungere qualcosa, quando improvvisamente la macchina si ferma e mi accorgo che sono arrivata in Accademia. Dopo aver ringraziato l'autista, scendiamo nello stesso istante dall'auto. Mi rendo conto che l'Accademia non è cambiata così tanto e che Aiko ha un po' esagerato quando parlava delle ristrutturazioni.

«Tutto bene?» mi chiede Adam.

Annuisco. «Sì, credo di sì»

Insieme ci dirigiamo verso i dormitori e subito mi accorgo della differenza. Ci sono tre case dal muro color ocra e dal tetto marrone, più larghe di quelle precedenti, ma alte uguali. Alcune studentesse stanno risalendo una scala di pietra che porta ad un piano inferiore, dove hanno probabilmente sistemato altre ragazze.

Smith mi guida verso la casa più a destra, la mia. È uguale a quella di prima, solo un po' più larga. Quando entro non sento una mosca volare e deduco che tutte siano tornate a casa, tranne Aiko e le mie sorelle.

«Ci vediamo a cena, d'accordo?» dice Adam.

Lo guardo, sorridendo. «Certo. A dopo»

Chiude la porta dietro di sé ed io salgo le scale fino al secondo piano. A metà della prima rampa comincio a sentire la voce squillante di mia sorella Meg e deduco che siano tutte nella mia stanza. Così, appena apro la porta, rimangono a fissarmi senza fiato.

«Malia!» esclama Charlotte, che ad una prima occhiata non sono riuscita a vedere.

Corre ad abbracciarmi ed io mi lascio stritolare dalle sue braccia magre. Indossa dei pantaloni neri, in tinta con dei tacchi sofisticati, e un maglioncino di lana color caffè. Inutile dire che il colore le sta molto bene con i capelli biondi.

«Allora, come stai?»

«Bene, grazie» dico, entrando nella camera e sedendomi sul mio letto.

Le mie sorelle sono sedute sulle sedie della scrivania, mentre Aiko è sul suo letto. Mi guardano tutte sorridendo e ancora non realizzano il fatto che sia sopravvissuta. Sono sveglia da poco più di ventiquattro ore e sono tornata a casa dopo undici giorni, tempo in cui tutti mi hanno creduta morta.

«Hai qualche novità per noi?» mi chiede Molly, mentre si tira su i capelli e se li lega in una crocchia.

Scuoto il capo. «Io no. Tu, piuttosto» dico, indicando Charlotte, «per caso devi dirci qualcosa che c'entra con quell'anello gigantesco che porti al dito?»

La Direttrice dell'Accademia delle Fate diventa rossa in volto e, dopo essersi portata le mani al viso, Aiko e le mie sorelle notano finalmente il grosso anello. Smith deve averglielo comprato per la proposta, di cui Charlotte non aveva alcuna intenzione di parlarci... forse perché a lei piace mantenere i segreti, ma un segreto come questo va rivelato. È una delle cose belle che sono successe da quando vivo qua e merita di essere conosciuta.

«Oh mio Dio» esclama Molly, come se fosse in iperventilazione, «ti sposi? E con chi, soprattutto?»

Scoppio a ridere, mentre Lottie è ancora imbarazzata.

«Adam» mormora Charlotte, «Adam mi ha chiesto di sposarlo poche ore dopo la seconda esplosione ed io ho accettato»

Le mie sorelle e Aiko saltano in aria, gridando. Sono più felici loro di Charlotte e questo mi fa ridere. Evidentemente anche loro speravano che potesse nascere un sentimento sincero fra Adam e Charlotte.

«Quindi» mormora Meg all'improvviso, «se Charlotte sposerà Adam, significa che tu diventerai la sua figlioccia»

Mi scambio un'occhiata con Charlotte e lei, dopo aver sorriso, mi stringe a sé, amorevolmente. «Tecnicamente sarà così, ma non ti preoccupare. Non ho intenzione di farti da madre. Sei grande abbastanza per gestirti da sola e poi hai già due genitori che ti amano»

Le sorrido. È così. Theresa e Paul mi amano più di qualsiasi altra cosa al mondo e non potrei volere di meglio. Aver scoperto adesso che Smith è mio padrino non mi cambierà la vita, considerato che per i prossimi due anni sarà solo un mio professore. E dopo... be', dopo si vedrà.

«A quando le nozze?» domanda Molly all'improvviso, «dobbiamo organizzare tutto e tu, mia cara Charlotte, non farai proprio niente!»

Lottie si mette una ciocca di capelli dietro all'orecchio, temporeggiando. La verità è che è stata una decisione un po' affrettata, senza preavviso, quindi per ora niente è stato programmato. Inoltre, subito dopo la proposta, sono stati impegnati a causa mia e i preparativi per il matrimonio hanno ritardato.

«Adam vorrebbe sposarsi in primavera» dice, ad un tratto, «così possiamo passare l'estate insieme»

«Il viaggio di nozze!» esclama Molly, da inguaribile romantica, «avete già pensato a qualche meta?»

Charlotte scuote il capo. «Non ancora, ma Adam pensava di portarmi sulla Terra. Credo abbia una strana passione per gli Emirati Arabi, o una cosa del genere»

Meg sospira. «Spero tanto che vi divertiate. È questo lo scopo della luna di miele, no?»

Charlotte ride. «Anche perché, ragazze mie, una volta finita l'estate ognuno di noi tornerà al lavoro... o a studiare!»

Sbuffiamo tutte e quattro, mentre Lottie ride di gusto. È così simpatica, così dolce. Sono felice che sia ufficialmente fidanzata con Adam e che presto si sposeranno. Non potrei desiderare qualcosa di meglio per loro.

«Intanto possiamo preoccuparci del vestito, degli invitati e della data?» domanda Molly, la wedding planner del momento.

Charlotte mi concede un'occhiata, come per capire se va tutto bene. Certo che sto bene, sono felice per lei e sto ascoltando l'avvincente discorso sul suo fidanzamento con il mio padrino. Non potrei volere di meglio, davvero... è solo che sono ancora un po' stanca e curiosa di sapere che cosa succederà adesso che sono la ragazza ancora viva e che Lexie scoprirà di aver fallito. L'idea che possa tornare per ricominciare il lavoro finito male mi spaventa, ma dentro di me so che adesso sarò in grado di tenerle testa, perché non voglio rischiare di morire un'altra volta. A parte che, se accadrà, non sarò così fortunata da sopravvivere un'altra volta. Questo no, questo non potrebbe mai accadere.

La fortuna vale una volta su sola e su questo genere di cose non si scherza.

«Sono sicura che ognuna di voi avrà un compito da svolgere per il matrimonio» conclude rapidamente Charlotte, nel momento in cui incontro il suo sguardo.

Molly e Meg ridono, prendendosi le mani, mentre Aiko sorride. Io, invece, continuo a guardare Lottie, mentre mi chiedo quale sarà la prossima mossa, sia mia che di Lexie.

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