Sessantuno: Una proposta per Lok.
Nella foto: Brittany Raymond nel ruolo di Sophie Castle Lord e Trevor Tordjman nel ruolo di Lok Davies Fisher
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Le verifiche di lunedì e di martedì mi vengono restituite con una notevole rapidità e mi accorgo di aver presto un buon voto in entrambe, nonostante non abbia studiato moltissimo. Ho passato sabato e domenica mattina a studiare, ma nei pomeriggi del fine settimana scorso non ho fatto un tubo, se non prepararmi per la festa di Diane e restare al GSS a lavorare. Ad ogni modo, sembra che così poco studio sia bastato. Devo ammettere che uno era un argomento abbastanza facile e forse è anche per questo che sono riuscita a passare questo test.
Martedì pomeriggio, invece, mi ritrovo in biblioteca con Viola e Cherie a ripassare per un'interrogazione a tappeto. Rimaniamo sedute sulle comode poltrone rosse per tre lunghe ore, interrogandoci a vicenda, ma poco prima di cena realizziamo che siamo abbastanza pronte, perciò torniamo in camera.
Mentre Aiko mi racconta alcune news del GSS – che non riguardano il progetto di Salem – Viola e Cherie si fanno una doccia e sistemano la loro camera, che è un gran caos, soprattutto per colpa di Cher.
Mercoledì fortunatamente non vengo interrogata, ma Viola sì. Riesce a cavarsela meglio di Ophelia e di Lydia, che invece prendono un voto non proprio rassicurante.
A pranzo, Cherie non fa altro che chiedermi del mio imminente "appuntamento" – che appuntamento non è – con Lok. Le dico che è un bravo ragazzo e che l'ho conosciuto grazie al padrino di Molly, Dominic.
Non posso dirle che spesso lo incontro al GSS, perché non sa neanche che cos'è. Devo ammettere, però, che è passato un po' di tempo dall'ultima volta che l'ho visto in uno dei laboratori. Charlotte mi ha detto che ha trovato un lavoretto in centro e che spesso si assenta per questo motivo.
«Quando ce lo presenterai?» domanda, spostandosi i lunghi capelli rossi dietro alle spalle.
Roteo gli occhi. «Mai, se continui così. Hai già un ragazzo e sono abbastanza sicura che faccia i salti mortali per sopportare la tua insistenza»
Viola, Aiko e le mie sorelle scoppiano a ridere, mentre Cherie mi rifila un'occhiataccia. Un secondo dopo si sta sbellicando dalle risate e dice che ho ragione.
Dopo pranzo, torno a lezione con loro e Cherie non fa altro che indicarmi l'orologio che ha al polso, come a dire che manca sempre meno al mio incontro con Lok. Non so perché si sia fissata così tanto con lui, ma non mi dà granché fastidio, anzi credo che un po' mi diverta.
Quando Angelique ci lascia andare al termine della lezione, torno in camera rapidamente e lascio cadere sul letto lo zaino. Dopo essermi riposata qualche minuto, decido di togliermi la divisa della scuola. Aiko ha lanciato per aria la gonna e la camicia, come ogni giorno, ed è stesa sul letto, in tuta.
Appoggio gonna, camicia e maglione sulla mia sedia e apro l'armadio, alla ricerca di qualcosa di comodo da indossare. Opto per un paio di jeans blu scuro e un maglione dello stesso colore. Fa un po' freddo oggi, nonostante lunedì e martedì ci siano stati picchi di ventisei gradi.
Saluto la mia migliore amica e mi dirigo verso il bar dove ho appuntamento con Lok. Il cielo si è un po' aperto, rispetto a stamattina, e le nuvole grigie si stanno allontanando verso le montagne.
Le persone in paese sono tutte indaffarate: donne che fanno la spesa, uomini che parlano con amici, seduti al bar, anziani che leggono il giornale, seduti sulle panchine. Non mi soffermo neanche una volta ad osservarli, perché sono troppo impegnata a cercare Lok con lo sguardo. Quando arrivo al bar, lo vedo seduto al tavolo che occupava la prima volta che l'ho visto. Indossa una giacca nera – stavolta non di pelle – e ha i capelli scuri un po' troppo lunghi.
«Ehi» lo saluto, sedendomi al suo fianco.
Alza lo sguardo dal bicchierino di vetro con un liquido arancio. Dubito che sia alcol, perché da quando ha iniziato a lavorare al GSS ha l'obbligo di non bere più, perciò preferisco pensare che sia aranciata.
«Ciao Mal» ribatte, con la voce di uno che è molto stanco.
Vorrei aggiungere qualcosa, ma una cameriera di mezza età mi raggiunge, chiedendomi cosa ordino. Prendo una cioccolata calda senza panna, visto che l'ultima volta Molly mi ha quasi obbligato a promettere che un giorno l'avrei presa.
«C'è una cosa di cui ti devo parlare» sputa, sospirando.
Si passa una mano fra i capelli neri, con l'aria di uno che non sa come organizzare il discorso. Gli sfioro la mano, ma non dà segni di fastidio. Anzi, sembra quasi che non se ne sia neanche accorto.
La cameriera arriva con la mia cioccolata ed io la ringrazio. Appena si allontana, vedo che Lok si è preso il viso fra le mani. Non so cos'altro fare, se non spronarlo a parlare.
«Dominic mi ha proposto di... essere adottato... voglio dire, diventare legalmente suo figlio»
«Oh» dico, sorpresa.
«Già» mormora lui, con voce sommessa, «non so cosa fare. Voglio dire, viviamo insieme, ma non credevo che gli importasse così tanto di me. Non so neanche perché mi ha proposto 'sta roba. E come dovrei comportarmi con tua sorella? Cioè, sarebbe tipo mia sorella e... tu, tu cosa saresti per me?»
Sgrano gli occhi.
«Fra tutte le cose che ti puoi chiedere, ti stai davvero domandando quale rapporto avrai con me e con mia sorella? Non importa di me o di Molly, adesso. Ci sei solo tu e la possibilità di avere un padre, una figura adulta che si prenderà cura di te e che ti amerà»
Lok sospira. «Com'è essere adottati?»
«Beh...» mormoro, con la bocca asciutta.
In realtà non lo so com'è essere adottati. Ho sempre pensato d'essere la figlia biologica di Theresa e di Paul e adesso che ho scoperto la verità non è molto diverso, perché non vivo più con loro.
«Come immaginavo» conclude sommessamente.
Mi ritrovo a sospirare. Parlare con Lok è un po' stressante, a volte, perché ti fa vedere i lati negativi di qualsiasi cosa e, sfortunatamente, fa di tutto per zittirti. Mi piacerebbe dire qualcosa, fargli cambiare idea, invece mi limito a sorseggiare la cioccolata. Molly aveva ragione: è davvero buona. E mentre penso a lei, mi viene in mente che essere adottati ha un senso. Fino ad oggi gli unici adulti che sono stati in grado di capirmi, di ascoltarmi, di assecondarmi, di crescermi e di farmi stare bene sono stati Theresa e Paul, non Spencer ed Oliver. Naturalmente non per scelta loro, ma i miei genitori adottivi hanno fatto un buon lavoro.
«Dovresti accettare» dico, «quando avrai quarant'anni e un figlio, magari ti verrà in mente questa proposta e ti pentirai di non avere un padre e di dover dire a tuo figlio che non ha un nonno. Beh, ovviamente anche per altri motivi...» mi affretto ad aggiungere, «non ti sentirai più solo, avrai qualcuno a cui raccontare ciò che ti accade durante il giorno, qualcuno con cui condividere la pizza del sabato sera e i pancake della domenica mattina»
Lok ride. «Sono queste le cose belle dell'essere adottati?»
«Sì» replico, «e anche l'amore. Senti sulla tua pelle cosa vuol dire essere amati e amare, perché inevitabilmente ti ritroverai ad amare l'uomo che ti ha adottato e a ringraziarlo per il resto dei tuoi giorni»
Mi guarda e sorride. È una delle prime volta che lo vedo rivolgersi a me in questo modo, con questa felicità. Non è un ragazzo che ride spesso, perché nella sua vita ha sofferto moltissimo, ma è proprio per questo motivo che dovrebbe accettare di essere adottato. Dominic è un brav'uomo ed entrambi si meritano di essere felici.
«Penso che prima parlerò con Molly, a meno che non l'abbia già fatto lui»
Ci penso su. Da quando entrambi si sono avvicinati, si vedono molto spesso e ogni domenica a pranzo Molly viene invitata a casa di Dominic. Sono settimane che non parte più per stare con lei e per conoscerla. Non so per quale motivo, sedici anni fa, non abbia deciso di adottarla, ma penso che non scoprirò mai il motivo: non è mio padre e l'importante è che Molly ne sia al corrente.
Per quanto riguarda Meg, invece, non ha ancora incontrato Jago. Mia sorella è una persona un po' strana: se qualcuno le fa un torto, non esiste più. Jago ha deciso di non adottarla, quindi per lei è morto nel momento in cui ha scoperto della sua esistenza e, a detta sua, del suo errore. Un po' la capisco, ma non vorrei che si perdesse una conoscenza importante, com'è stato per me e Adam.
«Come si evolverà questa cosa? Hai già qualche informazione?» domando, mentre Lok si sta gustando una brioche ripiena di gelato al cioccolato.
«Mmh» borbotta, «so solo che ci saranno alcuni incontri con degli avvocati e degli psicologi, che dovranno stabilire se Dominic è idoneo ad adottarmi, o cose simili, e se io sono mentalmente in grado di vivere stabilmente con un uomo... perlomeno finché non deciderò di prendere una casa solo per me»
Sono confusa e Lok lo capisce immediatamente perché sono rimasta in silenzio.
«Mentalmente in grado?»
«Beh... alcuni dottori mi hanno giudicato un po' fuori di testa da quando ho lasciato l'Accademia»
Annuisco, sapendo che non è così. Ha un passato difficile e tutto quello che prova adesso è amplificato, perché è un adolescente e perché ha finalmente compreso cosa significa "mamma e papà non ci sono più".
«Sono off limits queste riunioni?» domando.
Forse gli farebbe piacere stare con qualcuno che conosce.
«Non credo» risponde, «ma mi piacerebbe andare con Molly. Sai, così potrei iniziare a considerarla mia sorella, o cose simili»
Tecnicamente Molly non sarà mai sua sorella, ma decido di non dire niente. Anche Adam sta per avere un bambino, ma non verrà mai riconosciuto come mio fratello o mia sorella. Né il mio padrino né Dominic hanno intenzione di adottare me e Molly, questo perché abbiamo già due genitori adottivi e due biologici.
«Mi sembra un'ottima idea» commento, sorridendo.
Dopo aver pagato, facciamo una passeggiata in paese e Lok mi mostra il negozio d'antiquariato dove ha iniziato a lavorare, dopo essersi licenziato dal bar in cui aveva iniziato... era troppo difficile rimanere sobrio, restando così vicino all'alcol, e un po' lo capisco.
Il suo capo, Bobby, è un omaccione grassoccio, peloso e molto alto, con un accento irlandese e una smisurata passione per le barche. Dice che ne ha ben sei e che gli piacerebbe che sua figlia ne usasse una, ogni tanto, visto che lui lavora troppo per potersi permettere una vacanza.
Verso le cinque e mezzo, arriva nel negozio una ragazza bionda, molto carina, che mi sembra di aver visto da qualche parte.
«Si chiama Sophie» mi bisbiglia Lok all'orecchio, «frequenta l'Accademia delle Streghe ed è al secondo anno»
Infatti, mi sembrava di ricordare il suo viso. Non so perché lavori qui, ma non mi importa molto, se devo essere sincera.
«Come la conosci?» domando.
«Beh, lavora qui» risponde Lok, frettolosamente.
Gli rifilo un'occhiataccia. «Oh, andiamo. Da come ti ha salutato, si capisce che vi conoscete da un po'»
Il mio amico sbuffa e mi rifila un'occhiataccia. Si rifugia dietro ad un banco in legno, con vari particolari dipinti di azzurro, e dice: «Ci siamo conosciuti a scuola»
Già, l'avevo capito. Grazie per averlo sottolineato.
«Il mio vecchio compagno di stanza è fidanzato con la sua compagna» aggiunge, «e siamo andati ai Balli del primo anno insieme, solo perché non sapevamo con chi altro andare»
Sorrido, ammiccante. «E?»
«E cosa? Niente, non c'è assolutamente niente fra me e lei. Non credo che Sophie voglia uscire con uno come me»
Lo guardo, sorpresa.
«E poi avere una ragazza non serve a niente. Lei studia e lavora tutto il giorno, non avrei tempo per stare con lei»
In realtà sarebbe lei a non avere tempo, ma decido di non dirlo. Rimango con lui ancora per una mezz'oretta, poi mi rendo conto che è ora di tornare in Accademia. Dopo averlo salutato, mi tornano in mente Cherie e le sue domande insistenti. Un sorriso divertito appare sul mio viso, poi mi incammino spensierata.
* * *
Appena entro in camera noto che Cherie è sdraiata sul mio letto, con le gambe aperte che toccano il muro.
«È arrivata la tua rovina, Malia» esclama Viola, ridendo.
Lei e Aiko sono sedute sul letto di quest'ultima e hanno il libro di Storia della Magia in grembo. Cherie ha l'aria di una che non sa nemmeno cosa sia Storia della Magia.
«Allora?!» esclama, facendo una capriola e quasi cadendo dal letto.
Si rimette in equilibrio e mi guarda, come un cane quando aspetta il cibo dal padrone.
«Allora niente» ribatto, nauseata.
Mi siedo sulla sedia e mi tolgo le scarpe.
«Vorrei tanto avervi seguito, così adesso saprei tutto quello che è successo fra di voi»
Sbuffo, mentre Viola e Aiko ridono.
«Perché pensi che sia successo qualcosa?» domando, indispettita.
Cherie fa spallucce.
«Perché è un ragazzo interessante. Anche il nome, Lok... chissà da dove proviene»
Aiko sospira. «Significa gioia in cinese»
Cherie e Viola la squadrano, come se avesse appena parlato in cinese.
«Come fai a sapere il cinese?» domando, curiosa.
La mia migliore amica sorride.
«Alcuni componenti della mia famiglia hanno origini cinesi e giapponesi, per questo mia mamma ha voluto che imparassi cinese, giapponese e coreano. Le parlo abbastanza bene, ma da quando vivo qua non ho più occasione di fare conversazione»
Cherie ridacchia.
«Beh, mia mamma ha voluto che studiassi il francese, quindi siamo pari»
Durante l'ora seguente continuiamo a parlare di ragazzi, in particolare di Pierre e di Harry Allen, l'amico di quest'ultimo che sembra abbia una cotta per Viola. Da quanto ne so, sono sempre andati ai Balli insieme e, la settimana scorsa, sono usciti per la prima volta da soli. La mia compagna ha avuto l'impressione che volesse baciarla, prima di salutarla, ma alla fine Harry ha cambiato idea all'ultimo secondo. Le piacerebbe instaurare qualcosa con lui, ma ha paura di rovinare l'amicizia e ha deciso di prendersi un po' di tempo per valutare pro e contro.
Hanno passato sedici anni della loro vita insieme e forse è un po' traviata da questo particolare, ma da settembre Harry non tornerà più a scuola perché a giugno si diplomerà e quindi Viola potrà finalmente capire se è innamorata di lui oppure no.
A cena ci incontriamo con Meg e Molly e quest'ultima mi dice che mi deve parlare urgentemente, così dopo aver passato un'ora a sentire le lamentele di Cherie riguardo al pasto, io e mia sorella usciamo nel giardino dell'Accademia e ci sediamo sulle panche di pietra. Si è piastrata i capelli e li tiene raccolti in due trecce francesi, che penso gliele abbia fatte Meg.
«Dominic mi ha raccontato della storia dell'adozione e immagino che Lok te ne abbia parlato oggi, vero?»
Annuisco, piano. Non sembra arrabbiata o gelosa, eppure so che deve dire qualcosa di importante.
«Ho detto al mio padrino che può adottarlo, perché è giusto che abbia un figlio suo, del quale prendersi cura davvero. Penso abbia deciso di farlo perché ha sprecato la sua occasione con me e vuole redimersi»
Beh, ha senso. Se fosse Meg a fare questo discorso, penso che non sarebbe così calma, anzi...
«Ad ogni modo» continua, «so che Lok diventerà un quasi fratello per me e farò del mio meglio per entrare nelle sue grazie, nonostante il caratteraccio. Volevo solo che lo sapessi, visto che sei l'unica persona su questo mondo con cui parla»
Effettivamente è vero. Se escludiamo gli adulti con cui si deve relazionare quotidianamente, sono davvero l'unica persona con cui si confida. La cosa mi fa abbastanza piacere, ma a volte mi ritrovo a sperare che un giorno si aprirà anche con altre persone. Adesso ha l'opportunità di fare amicizia con Molly e di trovare una figura di riferimento come Dominic e sono sicura che si troverebbero bene insieme.
Vado a dormire con il pensiero di Lok che diventerà una persona migliore. E, involontariamente, sogno di essere al matrimonio di qualcuno, al quale partecipano anche Molly e Lok e si comportano come fratelli.
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