Sessantotto: Le Streghe del Terzo Anno.
nella foto: Alexis G. Zall e Shane Dawson rispettivamente nei ruoli di Irina Lloyd (Strega della Neve) e Joel Tubbs (il suo fidanzato).
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Venerdì pomeriggio, dopo le lezioni, ci dirigiamo direttamente al GSS, dove Angelique ha indotto una riunione importante. Indosso ancora la divisa quando entro nei laboratori e gli scienziati ci lanciano un'occhiata.
Mancano ancora quindici minuti prima della riunione e, visto che Adam non era nel suo ufficio, deduco che sia già qui. Vorrei sapere da lui se sa chi ha scelto il mio nome... solo perché chiedere a Theresa e a Paul sarebbe un po' complicato visto che non sono qui.
Noto che Angelique e Hagen sono seduti ad un tavolo insieme a Benson e ad altri scienziati. Stanno controllando una cartina, ma non riesco a scorgere altro dalla mia posizione.
«Ragazzi» esclama Angelique, «siete in anticipo. Perché non ci aspettate nella palestra? Lodovica è già lì con Scott»
Annuiamo e noi quattro ci dirigiamo verso la palestra. Lodovica è in piedi e si sta legando i lunghi capelli castani in una coda alta, mentre Scott è sdraiato a terra, insieme ai ragazzi. Tom mi sorride ed io ricambio il gesto.
«Ciao ragazze» ci saluta Lodovica, «come va?»
«Bene, grazie» risponde Meg, sedendosi di fianco a Loris. Si scambiano un rapido bacio, poi tornano alla realtà.
«Avete visto Adam? Ho bisogno di parlare con lui»
Lodovica mi sorride.
«Prova a controllare nel laboratorio di Lexie. L'ho visto lì prima di venire qui in palestra»
Le sorrido. «Grazie. Ci vediamo dopo»
Esco dalla palestra e mi dirigo verso il laboratorio. È uno dei primi, perciò lo trovo subito e, all'interno, noto che Adam è da solo. È seduto su una sedia a rotelle e ha comodamente steso le gambe sul tavolo in vetro. Fra le mani ha una serie di fogli pinzati che non riesco a leggere.
«Ehi» dice lui, appena mi vede, «stai bene?»
«Sì» rispondo, «ma ho bisogno di chiederti una cosa»
Adam sorride e mi incita a parlare.
«Volevo sapere... chi ha scelto il mio nome?»
Il mio padrino mi guarda, un po' perplesso, poi lascia cadere i fogli sul tavolo. Ci impiega un po' prima di rispondere e immagino sia perché parlare di mia madre gli fa ancora male.
«Ecco... i tuoi genitori pensavano che ci fosse una sola bambina, che avrebbero chiamato Egle, come sua madre. È molto raro rimanere incinta di tre gemelli, come tu sai. Quando l'hanno scoperto, tua madre era al settimo cielo. Decisero di chiamarvi con tre nomi che avessero le stesse iniziali e di darvi come secondo nome quelli delle vostre nonne e di Sophia, tua zia di secondo grado»
Quindi ho anche io un secondo nome, che potrebbe essere Violet, Egle o Sophia. Sono tre nomi molto belli, quindi non posso lamentarmi.
«Tuo padre propose la lettera M perché sareste nate a maggio e, verso Natale, cominciarono a stilare un elenco di probabili nomi. Ne ho sentiti di veramente orrendi, ma sono contento che alla fine abbiano scelto questi»
Scoppio a ridere.
«Malia significa attiva e laboriosa. Margaret significa letteralmente "perla", quindi chi porta questo nome è una persona rara e preziosa. Molly, infine, significa ribelle e rancorosa. Ora, non so se i vostri genitori abbiano scelto dei nomi adatti... perché sinceramente non ero presente al momento del parto»
Lo fisso, sorpresa.
«No-non eri presente? Che cosa significa?»
«Io... io sono arrivato dopo, quando è iniziata la battaglia e... vi ho viste per la prima volta in tribunale»
Sono molto confusa e credo che Adam l'abbia capito.
«Tua madre è rimasta incinta ad agosto, due mesi dopo la fine della scuola. Eravamo sulla Terra, in vacanza»
«Eravamo?» lo interrompo.
Adam sorride. «Io, tuo padre, Dominic, Jago – il padrino di Meg –, tua madre, tua zia Marie, Chris Chase...»
Oh sì, giusto. Tutta la famiglia allargata...
«Dopo il matrimonio di Chris e Marie, abbiamo deciso di passare un mese sulla Terra, in posti che ci aveva consigliato Egle, tua nonna. Così siamo stati sul Mar Rosso, in Australia, in America e in Spagna. Ci siamo divertiti tantissimo e... quando siamo tornati, tua madre ci ha dato la bella notizia»
Ho quasi le lacrime agli occhi.
«Quando hanno scoperto che sarebbero state tre, tua madre e tuo padre hanno chiesto a me, Jago e Dominic di diventare i vostri padrini, nel caso in cui si fosse ripetuto un evento come l'Incendio»
Oh...
«Qualcuno ti ha detto che non ne sapevo niente, vero?»
«Sì» risponde Adam, «scusa se non te ne ho parlato, ma pensavo che lo sapessi. Insomma, sai vita, morte e miracoli della tua famiglia»
Scoppio a ridere. «Sono solo curiosa»
«Già, lo so» replica, «comunque... abbiamo accettato tutti, perché pensavamo che fosse la cosa giusta da fare e... allora nessuno di noi tre aveva una ragazza. Quando siete nate, però... ecco... è successo quel che è successo, quindi non ho voluto prendermi cura di te...»
Questa storia la so già e non voglio sentirla un'altra volta.
«Aspetta... perché non c'eri quando sono nata?»
Adam sospira e si prende il viso fra le mani. «Dovevate nascere il trenta maggio, così il ventinove maggio è stata organizzata una festa in onore di tua madre, ma... il ventotto è entrata in travaglio e, poco dopo la mezzanotte, siete nate voi. Mezz'ora dopo la battaglia era già cominciata e io sono arrivato per proteggere Salem. Non vi ho viste, ho avuto solo il tempo di salutare vostra madre e di lottare al fianco di Oliver... ci siamo persi di vista e quando ho sentito che i portali stavano per chiudersi, ho fatto di tutto per cercare i tuoi genitori, ma alla fine sono stato costretto ad andarmene, portandomi dietro Angelique... distrutta perché aveva appena visto il cadavere di Stefan»
Ha le lacrime agli occhi. Ho visto Adam piangere pochissime volte e ogni volta mi trovo sempre più a disagio. È vero che è il mio padrino ma... ma non so mai cosa fare, né se sfiorarlo, abbracciarlo o semplicemente parlargli.
«L'unica persona che era presente alla vostra nascita era Jago Phills, il padrino di Meg»
Cosa? Lo guardo, con aria sconvolta. Per quale motivo solo lui era presente? E perché penso che questo sia il motivo per cui Meg non vuole avere niente a che fare con lui?
«Jago è un medico. Era l'unico che in quel momento potesse aiutare Spencer a partorire...»
Ho il cuore che batte a mille. Com'è possibile che fosse in grado di farla partorire se aveva scelto Medicina da un anno?
«Perché era lì?»
«Abitava a Salem» risponde Adam, «e suo padre era molto amico di tuo nonno Martin e, dopo che si è suicidato, tuo nonno si è preso cura di Jago. Aveva solo sedici anni»
Non mi interessa della vita di quest'uomo. Ha aiutato mia madre a partorire e poi ha permesso che la sua figlioccia venisse affidata a una coppia che i nostri genitori non conoscevano e non ha voluto adottarla. Come mai? Che cosa l'ha spinto a rinunciare a Meg?
«Penso sia ora di andare» dice Adam, alzandosi in piedi.
Annuisco, piano. Appena siamo di fronte alla porta, però, ho una domanda sulla punta della lingua.
«Adam...»
«Dimmi»
«Perché avete smesso di parlare con Jago? Da quando ti conoscono, non ti ho mai sentito una volta parlare di lui. Che cosa ha fatto?»
Abbassa lo sguardo, un po' deluso.
«Niente, non ha fatto niente. Ha solo deciso di non fare parte delle nostre vite e credo che questa sia stata una fortuna»
Sono sconvolta. Come sarebbe a dire "questa sia stata una fortuna"? Per chi? Perché? Quando Adam lancia queste frecciatine che non capisco, mi sta quasi antipatico.
«Andiamo»
Lo seguo fino alla palestra. Non parla e cammina rapidamente, perché non ha voglia di parlare con me. Ormai lo conosco così bene che potrei capire che è arrabbiato anche con gli occhi chiusi e le orecchie tappate.
Quando entriamo in palestra, mi accorgo che tutti i miei amici sono seduti a terra, mentre gli adulti – esclusa Charlotte – sono in piedi, di fronte a loro. Dopo averli salutati, vado a sedermi di fianco ad Aiko, mentre Adam si posiziona vicino al fratello.
«Grazie per essere venuti» esclama Angelique, «vi ho chiamati qui per darvi una bella notizia. Da oggi, non sarete più soli. Ho deciso di ampliare il gruppo e farvi entrare sei Streghe che conoscete molto bene, che ci aiuteranno anche dopo la fine della scuola»
So di chi sta parlando. Le Streghe del terzo anno. Ha scelto loro perché, dopo il diploma, potranno essere presenti al GSS per ventiquattro ore, mentre noi studenti siamo impegnati con l'Accademia.
«Charlotte sta arrivando con le ragazze»
Qualche minuto dopo, nella palestra entra la Direttrice dell'Accademia per Fate. Ha i capelli biondi raccolti in una coda alta e indossa dei jeans chiari, una camicia bianca e dei tacchi neri, molto sofisticati. È molto bella e deduco che sia appena uscita dal lavoro.
Le Streghe, invece, sono tutte molto sorprese e contente di essere qui. Glielo si legge in faccia, anche se non le conosco bene.
«Benvenute ragazze»
Le Streghe sorridono e ci salutano.
«Nelle prossime settimane, lavorerete insieme alle Streghe, divisi a coppie o in piccoli gruppi. Wendy, tu lavorerai insieme a me»
Le sorride, annuendo. Oggi ha i capelli sciolti, indossa dei jeans blu chiaro e una felpa rossa con il cappuccio. Non è una che segue molto la moda, ma mi piace il suo stile casual.
«Irina, tu che sei la Strega della Neve, lavorerai con Malia, la Dominatrice dell'Acqua, e con Scott, il Mago del Ghiaccio»
Irina sorride e ci lancia un'occhiata. Dopo essersi sistemata i corti capelli castani dietro alle orecchie, dice: «Sarà un piacere lavorare insieme a voi»
Un po' a disagio, mi limito a sorriderle.
«Tina, tu che sei la Strega del Calore, vorrei che lavorassi insieme a Molly e Luke, e nel caso in cui ti sia utile, anche con Thomas»
Tina ci sorride. Ha i capelli scuri raccolti in uno stretto chignon.
«Clarissa, invece, lavorerai con Meg e con Loris»
Sorride e sbatte violentemente le ciglia.
«Hanna» esclama Angelique a voce alta, «tu lavorerai insieme a Thomas e ad Alexander, prevalentemente sulla forma e sulla forza fisiche. Infine, Ella, tu lavorerai con Aiko e Lodovica»
Ci guardiamo per diversi istanti, poi annuiamo.
«È tutto chiaro?» domanda Charlotte, sorridendo.
Rispondiamo tutti un "sì" piuttosto convinto, poi ci ordina di andare al lavoro. Ci consegna una cartellina marrone con all'interno alcuni fogli, quindi mi dirigo verso il laboratorio di Lexie, dove Yamila e Candelaria stanno lavorando.
«Ho sistemato i fogli che vi servono per svolgere i compiti di oggi. È scritto tutto nella cartellina che Angelique avrebbe dovuto darvi» dice Yamila, sorridendo.
Le sorrido. «Eccola qui. Grazie, comunque»
Ci sorridono, poi lasciano il laboratorio. Ci sediamo al tavolo e cominciamo a lavorare ininterrottamente per almeno due ore. Mentre Scott si occupa dei calcoli un po' più scientifici, io spiego ad Irina che cosa abbiamo scoperto quando Lexie era prigioniera al GSS e che tipo di persona è.
Mezz'ora dopo, quando Scott ha iniziato un altro tipo di lavoro richiesto da Angelique, decido di mostrarle la cartella di Lexie sul computer. Anche se non li ho mai usati troppo spesso da quando sono qui, riesco a trovare ciò di cui ho bisogno e a spiegare ad Irina ogni particolare delle nostre ricerche passate.
Appena Scott finisce di svolgere il suo lavoro, ci chiede di aiutarlo a studiare un altro caso di Lexie. Se fosse ancora qui sarebbe più facile lavorare, peccato abbia deciso di fuggire.
Mentre Scott ed Irina lavorano insieme, mi perdo ad osservarla. Ha i capelli castano cioccolato, che arrivano fin sotto le orecchie. La carnagione è chiara e per questo risaltano i piccoli occhi verdi. Le labbra sono rosee, sottili e sorride spesso, il che la fa sembrare molto più carina di quello che è. Oggi indossa dei leggings neri, una T-shirt rosa e, sopra ad essa, una felpa nera con cappuccio. È molto semplice il suo stile, ma deduco che del suo gruppo quella più interessata alla moda sia Clarissa.
So veramente poco di Irina, a parte qualche piccolo frammento della sua infanzia che Cherie o Aiko hanno scoperto. Da quando sono qui non c'è più bisogno di comprare il giornale per leggere le news quotidiane, basta chiedere alle mie compagne.
Cherie è la regina dei pettegolezzi e generalmente conosce gli affari di tutti nel giro di qualche minuto. Aiko, invece, è una che ascolta molto e parla poco, perciò è così che si guadagna succosi pettegolezzi da riferirmi. Non è una che ama spettegolare, ma le piace conoscere i dettagli della vita altrui, solo perché... Beh... la sua non è un granché.
La settimana scorsa ha avuto l'ennesimo litigio con sua madre e la cosa è degenerata. Le ho chiesto se ha intenzione di tornare a casa nel fine settimana per parlare con lei, ma mi ha detto che non la vuole vedere per un bel po'. Non so cosa si provi ad avere una madre con cui si litiga tutti i giorni nonostante vivano in due Regni differenti, visto che io non parlo con mia madre da quando è venuta a trovarmi e litighiamo ben poco.
Torno a guardare Irina. Secondo Cherie, Irina viene dal Regno di Glacias, proprio come Lodovica (anche se è nata a Lux) e Scott (motivo per cui si trovano molto bene a lavorare insieme). Prima di superare il test d'ammissione in Accademia (per l'ultima volta prima che l'abolissero), frequentava il Seanfield Institute, una prestigiosa scuola di Glacias. Ha conosciuto Wendy a scuola, anche se lei è nata a Salem, proprio come me. Non so praticamente niente della sua vita, probabilmente perché è colma di tragici eventi, o forse perché è una che non ama parlare della sua infanzia. So da Angelique, che ha un fratellastro di due anni, che si chiama William.
Irina ha invece un fratellastro di sette anni, Christopher. Sua madre, Irina, è morta di parto dandola alla luce. Suo padre Trent si è poi risposato con Anna e insieme hanno avuto un altro figlio. Grazie, Cherie, grazie davvero.
Mentre la osservo, mi accorgo che ha un anello sull'anulare sinistro. Non sapevo che fosse fidanzata, ma sono contenta per lei. Non dev'essere facile essere nate il giorno in cui tua madre è morta e vivere senza conoscerla. Mentre ci ripenso, realizzo che anche io sono nata nel giorno in cui mia madre è presumibilmente morta. Deglutisco così forte che entrambi di girano a guardarmi.
«Mal, tutto bene?» domanda Scott, sfiorandomi la mano.
Noto che Irina ha un'espressione strana, come se fosse sorpresa nel notare così tanta intimità fra me e lui.
«Credo di sì» rispondo, «ho solo un po' di... ehm... mal di testa»
Scott sorride. «Vado a prenderti un bicchier d'acqua»
Non faccio in tempo a fermarlo, perché si alza dallo sgabello ed esce dalla stanza. Quando la porta si richiude tiro un sospiro, per calmarmi, poi mi prendo il viso fra le mani. Un secondo più tardi, Irina sorride.
«Non credevo che stessi con lui... cioè, pensavo che avessi una relazione con Thomas»
La guardo, perplessa.
«So che non sono affari miei, ti chiedo scusa. Solo che... tu e Thomas sembravate così carini insieme»
Davvero sembra che io e Scott stiamo insieme? A malapena ci parliamo da quando ho capito quali sono le sue intenzioni: fa di tutto per far incazzare Tom e questa cosa non mi piace affatto.
«No» sputo, «io sto con Tom. Scott è solo un amico»
Irina spalanca gli occhi e sorride. «Oh, scusami»
Sento il cuore esplodermi e il viso andare in fiamme. Perché sto avendo una conversazione del genere con una ragazza che a malapena conosco? E perché ha pensato che Scott fosse il mio ragazzo?
Irina torna a sorridermi e il mio sguardo scivola nuovamente sul suo anello. È la prima cosa che mi viene in mente da chiederle per cambiare l'argomento della conversazione e per evitare di cadere in un silenzio imbarazzante.
«Oh, non avevo notato l'anello» mento, con voce da usignolo, «stai per sposarti?»
Irina alza la mano in aria e guarda l'anello per diversi secondi, con un sorriso contagioso stampato in faccia. Sembra felice, almeno... io al suo posto sarei terrorizzata.
«Sì, ehm... Joel, il mio ragazzo, mi ha chiesto di sposarlo. Stiamo insieme da così tanto tempo che quasi me lo aspettavo. Ci sposeremo appena finirà la scuola, comunque»
Irina è al terzo anno, perciò fra pochi mesi conseguirà il diploma e si lascerà alle spalle l'Accademia. Non so quali siano i suoi piani futuri, se continuerà a studiare o se comincerà a lavorare, ma spero solo che la rendano felice e che il matrimonio con Joel le porterà tanta gioia e serenità.
All'improvvisoScott rientra nel laboratorio con un bicchiere d'acqua in mano e un'aspirinanell'altra. Me li porge ed io, dopo aver sorriso, lo ringrazio. Ingoio lapastiglia con un sorso d'acqua, anche se del mal di testa non c'è nemmenol'ombra.
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