Sessantasei: I Cinque Incendi.
Nella foto: Evanna Lynch (a sinistra) e Amanda Seyfried (a destra), rispettivamente nei ruoli di Adèle Black Forrester (ha 9 anni in più di Tom) e Elizabeth Black Mann (ha 13 anni in più di Tom), le sorelle maggiori di Tom.
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«Malia!»
La voce di Aiko riecheggia nel corridoio dell'ospedale e subito volto il capo verso di lei. Ci sono anche Sophie, Tom, le mie sorelle, Luke, Loris, Adam e Dominic. Subito mi alzo in piedi e vado incontro al mio ragazzo.
«Allora? Come sta?» chiede Molly, preoccupata.
Scuoto il capo. «Non so ancora niente. Alex è andato con i medici... non so perché... né dove»
Dominic si dirige verso la reception, dove una donna sui cinquanta sta guardando lo schermo di un computer.
«Salve. Posso sapere dov'è Lok Davies?»
La donna annuisce e digita il suo nome nel database. Dopo un secondo torna a guardare Nick.
«Si trova nella stanza 214, ma per ora non può entrare nessuno. Lei chi è?»
«Dominic Fisher. Sono... ehm... il padre affidatario. Abbiamo appena avviato la pratica per l'adozione»
La donna annuisce, senza fare troppe domande, e tira su la cornetta del telefono. Aspetta qualche secondo, poi chiede di far scendere la dottoressa Elizabeth Black. Ci metto un istante per capire che è la sorella di Tom. Lancio uno sguardo al mio ragazzo e lo vedo partire in quarta verso la signora della reception.
«È mia sorella» dice, «mi faccia parlare con lei»
La donna lo guarda, perplessa, ma gli passa il telefono senza dire niente.
«Lizzie? Sì, sono io. Sono Tom. Il tuo paziente è un mio amico. Devi farci entrare in camera sua»
Vorrei tanto sapere che cosa sta dicendo lei, ma non sento da questa distanza, perciò aspetto. Un secondo più tardi, Tom restituisce il telefono alla donna e torna verso di noi.
«Mia sorella sta arrivando»
Un paio di minuti dopo, una porta si apre e ne esce una versione giovanile di Josephine. Elizabeth ha lunghi capelli biondi, occhi verdi, la pelle chiara come il latte e un sorriso contagioso. È alta quanto me, anche se abbiamo tredici anni di differenza.
«Tommy» dice, salutando il fratello, «che sta succedendo?»
«Il nostro amico, Lok» mormora, «come sta?»
«Sta bene» replica, «ma ha bisogno di riposare. È molto affaticato e stressato. C'è forse qualcosa che lo preoccupa?»
Dominic si schiarisce la voce. «Abbiamo appena iniziato le pratiche per l'adozione. Oh, ehm... mi chiamo Dominic Fisher, piacere...»
Elizabeth gli stringe la mano e sorride. «Dottoressa Black... o sorellina di Tom andrà benissimo»
Sorrido e, un secondo dopo, il suo sguardo finisce su di me. Mi sta guardando con l'aria di una che ha capito tutto. Si avvicina lentamente e allunga la mano, sorridendo.
«Tu devi essere la famosa Malia. È un piacere conoscerti, anche se in queste spiacevoli circostanze»
Sono un po' in imbarazzo, ma decido di non darlo a vedere, così le stringo la mano.
«Sì, anche per me» dico, nscondendo l'evidente preoccupazione per Lok.
Lizzie mi sorride. È così carina e solare. I capelli lunghi e biondi sono tipici della madre e gli occhi scuri di suo padre John.
«Seguitemi» dice.
Ci dirigiamo verso le scale e saliamo fino al secondo piano. Quando capisco che ci sta portando da Lok, sento il cuore balzarmi in gola. Per calmarmi guardo i miei amici: Sophie e Dominic stanno parlando con Elizabeth; i ragazzi, invece, sono al fianco di Adam e sussurrano fra loro parole indistinte; le mie sorelle e Aiko, infine, sono una a fianco all'altra, ma non parlano.
E poi ci sono io. Io che resto in silenzio, cercando di controllare il mio battito cardiaco. Non è niente di grave, ma mi sono spaventata molto quando ho visto Lok svenire fra le mie braccia.
Quando arriviamo di fronte alla camera, credo di stare meglio. Voglio bene a Lok e ho reagito così perché mi sono spaventata, il che è normale (almeno credo...), però sono stata fin troppo emotiva. L'unica persona che può permettersi di reagire così è Dominic, perché è praticamente suo padre. Lui è preoccupato, glielo leggo negli occhi, ma è capace di tenere tutto sotto controllo.
«Vi pregherei di entrare solo se strettamente necessario. Stiamo ancora facendo delle analisi e a breve inizierà un consulto... ehm... psichiatrico»
La fisso, esterrefatta. Ma di che diavolo sta parlando? Un consulto psichiatrico?
«Scusami ma... ecco... è vero che Lok ne ha passate tante, ma non credi sia eccessivo un consulto psichiatrico?»
Elizabeth lo guarda, a disagio, poi abbassa il capo e si stringe nelle spalle. È in imbarazzo, lo capisco. Primo, perché, c'è suo fratello Tom e secondo, perché, Dominic la sta trattando come un'amica, quando adesso è solamente il medico di Lok.
«Credo che adesso dovresti pensare solo a Lok, al suo bene... quindi parla con lui e stagli vicino. Anche voialtri, per cortesia. Fra un'ora arriverà la psicologa»
Dominic annuisce e si avventa sulla porta. Prima di entrare, però, si gira. So già a chi chiederà di entrare, ed è giusto così, quindi mi allontano. Mentre Dominic chiede a Molly di entrare, vedo Tom raggiungermi e insieme ci fermiamo a distanza di qualche metro.
«Tutto bene?» mi chiede, sfiorandomi la spalla.
«Sì» dico, «è solo che... sono un po' preoccupata. È così necessario il consulto psichiatrico?»
Tom non fa in tempo a rispondere. Sua sorella si avvicina e ci sorride, con aria quasi materna.
«Mi dispiace di avervi messo in questa spiacevole situazione e mi dispiace di averti conosciuto in questo modo, Malia. Tuttavia, volevo solo dirvi che io sto facendo il mio lavoro... meglio di quanto debba fare, perché so che Lok è un vostro amico. Avrei bisogno di farti un paio di domande, Tommy... perché non venite nel mio ufficio?»
Lo guardo, confusa. Se vuole parlare con Tom perché vuole che venga anche io? Decido di non chiederglielo e, in silenzio, la seguo verso l'ascensore. Saliamo di tre piani, finché finalmente non usciamo nel corridoio e mi accorgo che qua c'è più vita.
Lizzie ci fa entrare nell'ultima stanza a sinistra del corridoio e subito mi accorgo che è il suo ufficio personale. La scrivania è in legno d'acero, di fronte ad un'enorme libreria, sistemata lungo il muro di fronte all'ingresso. A sinistra ci sono delle vetrate scintillanti, mentre a destra una lavagna appesa al muro e un comodino in un angolo. Appeso al muro, vicino alla lavagna, c'è un quadro che ritrae tutta la famiglia di Tom, cognati compresi. Sulla scrivania, invece, di fianco alla targhetta dorata che recita "Dr. Elizabeth Josephine Black Mann", c'è una foto di Lizzie con un uomo alto, con i capelli brizzolati e un sorriso spontaneo.
«Sedetevi pure» dice, accomodandosi dietro alla scrivania.
Faccio come dice e, un secondo più tardi, sento la mano di Tom stringere la mia. So che sta cercando di proteggermi, il che mi fa piacere, però non dovrebbe farlo davanti a sua sorella. Sono decisamente molto in imbarazzo.
«Di che cosa volevi parlarmi...?» chiede, con la gola secca.
Elizabeth spinge i capelli oltre le spalle e si schiarisce la voce.
«Di Lok» replica, «so che appartiene alla famiglia Davies e... beh, sappiamo tutti cos'è successo, no?»
La guardo, un po' confusa. Parla della morte dei suoi genitori, giusto?
«Ehm... Mal, hai mai sentito parlare dei Cinque Incendi?» mi chiede Tom, sorridendo.
Scuoto il capo. Qualcuno me ne ha accennato, una volta, ma non ho mai ritenuto necessario informarmi a dovere. Forse avrei dovuto farlo...
«Fra il 1998 e il 2008 ci sono stati Cinque Incendi che hanno distrutto intere famiglie. Non si è mai saputo chi fosse stato e infatti questo è uno dei motivi per cui hanno smesso di indagare»
Deglutisco. So già che questa storia non mi piacerà affatto.
«12 gennaio 1998. Il Castello Reale di Salem viene incendiato. Si salvano tutti i tuoi familiari pochi minuti dopo, ma tuo padre Oliver si è accorto che tua madre Spencer non c'era, così è tornato indietro e le ha salvato la vita. Due giorni dopo si sono ufficialmente fidanzati e, cinque mesi dopo, si sono sposati»
Non posso credere che tutto questo sia successo e che nessuno me l'abbia mai detto. È probabile che non lo abbia saputo da qualcuno, perché da quando sono qui non faccio altro che leggere libri e storie su Salem... quindi hanno dato per scontato che fossi al corrente dell'incendio. Invece no, non lo ero.
«12 agosto 1999. Due giorni dopo la nascita di Sophie Castle, la ragazza che ho riconosciuto là fuori, incendiano la sua casa. Muoiono i suoi genitori, Harrison e Sally, e non viene mai ritrovato il corpo di suo fratello Simon, che all'epoca aveva solo cinque anni»
Oh no. Non sapevo che Sophie fosse orfana. Probabilmente era così piccola che neanche ha idea di ciò che le è successo.
«Tu... tu lo sapevi?» chiedo, a Tom.
Deglutisce, poi annuisce. «Credevo che tu sapessi tutto degli incendi, visto che anche la tua famiglia è stata colpita»
Mi prendo il viso fra le mani e sospiro. Sono successe fin troppe cose in un'ora e mezza. Volevamo trascorrere un tranquillo pomeriggio fra amici, per festeggiare il compleanno di Alex, invece mi sono ritrovata in ospedale e a scoprire storie terribili.
«Va' avanti» dico, rivolta ad Elizabeth.
«10 maggio 2002» comincia lei, «incendio al Palazzo Centrale di Coretville»
Tom prende respiro.
«No» dice Lizzie, come a zittirlo.
Tom sbatte una mano sul tavolo.
«Ne hai saltato uno» sibila, lanciandole un'occhiataccia.
Sua sorella lo fissa con aria furente. Che cosa sta succedendo? Perché ho come l'impressione che stia per iniziare una faida tra fratelli?
«10 maggio 2002» ripete, «sono morte 400 persone»
«Robin Morris, il padre di Viola» s'intromette Tom, «i genitori di Hayley, Byron ed Alysia; Valentine ed Erika Mills, i genitori della Fata Kelsie...»
Li guardo mentre deglutiscono.
«E anche i nostri nonni, Malia» aggiunge Lizzie, «tutti e quattro»
Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi. Tom aveva due anni quando ha perso i nonni, quindi non li ha mai davvero conosciuti. È così triste saperlo così, adesso... mi trovo costretta a prendergli la mano e gliela stringo, per fargli capire che lo amo, che lo amo davvero, incondizionatamente.
«4 settembre 2008» ricomincia Elizabeth, «incendio all'Orfanotrofio di Coretville, quello in cui la sorella maggiore di Lexie è morta. Oltre a lei, sono morti circa 18 bambini minorenni e di altri 15 non sono mai riusciti a ritrovare i corpi»
Mi prendo il viso fra le mani e sento le guance in fiamme. Sono così arrabbiata con il mondo per quanto successo. Com'è possibile che nessuno abbia mai scoperto chi ha causato gli incendi?
«E infine arriviamo a quello che ho volutamente saltato per arrivare alla parte importante della nostra conversazione»
Torno a guardare Elizabeth e sospiro.
«18 dicembre 1999, due giorni dopo la nascita...»
«...di Lok» concludo io, senza fiato.
Che cosa c'entra l'incendio che ha distrutto la sua famiglia con l'incidente di oggi? Perché Elizabeth pensa che questi due avvenimenti abbiano a che fare l'un l'altro?
«Perché...»
«Perché Lok non è mai stato visitato da nessun vero psicologo. L'hanno semplicemente sbattuto in un orfanotrofio per sedici anni, senza amore, senza cure, senza una persona che lo amasse e che gli chiedesse come stava davvero. A sedici anni è stato ammesso all'Accademia, ma ha smesso di frequentarla poche settimane dopo, perché la sua entrata nel mondo attuale l'ha distrutto, sconvolto. Non era pronto ad andarsene dall'orfanotrofio dove aveva vissuto per sedici anni. Così ha abbandonato gli studi e penso che in quel momento, quando si è lasciato andare ai ricordi, abbia perso la ragione e si sia trasformato in qualcuno che non è. Sta ancora soffrendo per tutto quello che gli è successo e... Tom mi ha raccontato di ciò che Lexie gli ha fatto: delle torture, delle ferite, dei modi orrendi che Lexie e Ben hanno attuato nei suoi confronti per scucirgli informazioni importanti»
Ho le lacrime agli occhi ed è per questo che Elizabeth smette di parlare. Sono sconvolta. Sono fuori di me.
Quando l'ho visto al bar per la prima volta e quando sono andata a trovarlo all'ospedale, dopo averlo trovato quasi senza vita nella neve, pensavo che fosse un grandissimo stronzo arrabbiato col mondo perché i suoi genitori erano morti. Adesso, invece, so perché era così tanto arrabbiato: perché nessuno si è mai preso cura di lui, perché il fatto di aver perso i genitori lo rendeva etichettato come persona inferiore.
Invece di sostenerlo perché era solo, hanno fatto di tutto per fargli capire che cosa significasse essere solo.
«Pensi che Lok stia avendo dei ricordi di quanto è successo quand'era appena nato?» domando, rivolta ad Elizabeth.
«Sì, sommata alla storia dell'adozione» risponde, «so che era molto piccolo per comprendere che cos'è successo realmente, ma è probabile che il suo subconscio lo stia costringendo ad affrontare la sua paura più grande in questo momento»
Sono confusa.
«La sua paura più grande?»
«Restare da solo per sempre»
Oh, giusto. Beh, a pensarci ha senso. Due giorni dopo la sua nascita è rimasto orfano e senza alcun parente in vita che potesse occuparsi di lui. E mentre penso a tutto questo, ricordo di cosa stessimo parlando. Lok mi stava dicendo che Sophie ha parlato con Dominic di qualcosa, ma non ha fatto in tempo a dirmi cosa perché è svenuto.
Ne parlo immediatamente con Elizabeth e lei annuisce.
«Non hai idea di cosa ti dovesse dire?» domanda.
Scuoto il capo. È la verità, non ne ho idea.
«Dovrei parlare con Sophie per avere qualche risposta. Magari possiamo tornare da loro e, mentre tu discuti con Dominic del consulto psichiatrico, posso parlare con lei»
Elizabeth mi sorride. «Ottima idea, Malia»
Sto per alzarmi quando la porta si apre improvvisamente. Una donna alta poco meno di un metro e sessanta e molto più magra di Elizabeth, entra nella stanza e si dirige verso Lizzie, ma appena nota Tom si blocca e lo fissa, confusa. I suoi occhi azzurri come il ghiaccio mi gelano il sangue nelle vene.
«E tu che diavolo ci fai qua?»
Ci metto un secondo a capire chi è. Dev'essere per forza Adèle, la sorella di Tom che di professione è psicologa, e adesso dovrebbe avere venticinque o ventisei anni, quattro in meno rispetto ad Elizabeth. Indossa un camice bianco e, sotto di esso, dei jeans blu notte e una camicia bianca.
«Sono un amico del suo paziente, Lok Davies» replica Tom, infilando le mani dentro alle tasche dei jeans.
Adéle sospira. «Sempre in mezzo ai piedi, come da piccolo»
Noto Elizabeth lanciarle un'occhiataccia. «È qui perché un suo amico è stato male, Adèle. E ho voluto che entrasse nel mio ufficio per parlare con lui di Lok Davies»
Adèle dev'essere la sorella antipatica, quella un po' acida e più simile ad Aiko. Ciononostante, non provo niente di negativo nei suoi confronti, probabilmente perché l'ho appena conosciuta.
«Sono Malia, piacere di conoscerti» dico, sperando di bloccare un'ennesima faida familiare.
Il suo sguardo ricade su di me e per una manciata di secondi mi squadra, guardandomi dalla testa ai piedi. Puzzo ancora un po' per colpa dell'allenamento, ma sono vestita abbastanza bene. Ho i capelli legati in una coda di cavallo ben tirata, indosso dei jeans scuri e una T-shirt rossa.
«La sua Malia?» domanda infine Adèle, indicando suo fratello con l'indice.
Annuisco, con un movimento del capo.
«Avrei bisogno di sapere quando è pronto il paziente per il consulto psichiatrico» continua, ignorando il fatto che mi sia appena presentata e che io sia la ragazza di suo fratello. Adesso comincia a starmi antipatica e non condivido il suo modo di fare.
«Andiamo» esclama Elizabeth, alzandosi dalla sedia.
Usciamo dal suo ufficio e torniamo verso la camera di Lok. Dominic e Molly non ci sono, perciò deduco che siano ancora dentro, insieme a lui. Gli altri, appena ci vedono, alzano il capo nello stesso istante e guardano a scatti i tre Black.
«Sono la dottoressa Forrester» esclama Adèle, «posso parlare con il signor Dominic Fisher?»
Diversamente da Elizabeth, Adèle è una donna tutta d'un pezzo. Non dimostra ventisei anni, ma molti di più, perché si comporta da signora e non da giovane donna. Il fatto che sia così rigida e sicura di sé mi fa pensare che in realtà abbia costruito una corazza come attacco di difesa, anche se non capisco il motivo.
«È nella stanza» risponde Adam, «posso esserle utile io?»
«No» risponde Adèle, «andrò direttamente dal signor Fisher»
Fa per raggiungere la camera quando, improvvisamente, si volta e mi scocca un'occhiata.
«Vieni con me, Malia»
Un po' confusa, la seguo verso la camera di Lok ed entro in silenzio, lasciandomi alle spalle la porta. La stanza è illuminata, dalle pareti bianche. Il letto dove Lok è adagiato si trova nell'angolo a destra, vicino alla finestra, ma non riesco a scorgere il suo corpo perché Dominic e Molly lo stanno coprendo.
«Sono la dottoressa Forrester» ripete Adèle, «ho bisogno di parlare con lei, signor Fisher»
Dominic e Molly si voltano di scatto. Rimangono sorpresi nel vedermi insieme a lei, ma non dicono niente.
«Arrivo»
Dominic e Adèle escono dalla stanza di Lok un secondo più tardi, così mi avvicino al letto e a Molly. Mia sorella non mi guarda, continua a sfiorare la mano di Lok, che dorme tranquillamente.
«Come sta?»
«Bene» risponde lei. È la prima volta che parla con questa rabbia nella voce e non capisco per quale motivo.
«Ehi...» sussurro, sfiorandole il braccio, ma lei si allontana.
Non capisco per quale momento stia reagendo in questo modo, visto che non le ho fatto assolutamente niente. Non è stata colpa mia se Lok è svenuto fra le mie braccia mentre cercava di calmarsi, eppure sembra proprio che sia stata io a farlo stare male.
«La dottoressa ha detto che Lok è svenuto perché è sotto stress» mormora, «e penso che sia colpa mia se si trova qui. L'altro giorno abbiamo... ehm... discusso. Gli ho chiesto di non rubarmi Dominic, perché è l'unica figura adulta che ho a Magics Souls e da quando l'ho conosciuto mi sento molto meglio. Penso che... che questo l'abbia fatto stare male e forse ha preso in considerazione l'idea di non essere adottato»
Non so cosa dire, perciò l'abbraccio. La stringo forte a me e rimango qualche istante a sentire il suo cuore battere forte contro il mio petto, ad annusare il suo profumo di rose e di biancospino, ad accarezzare la sua schiena, per calmarla. Non è stata colpa di Molly, sicuramente è stato un susseguirsi di brutte cose e di ricordi che l'hanno sopraffatto.
«Non è colpa tua» balbetta Lok, tossicchiando.
Ha un piccolo taglio sulla fronte, ma è pur sempre un bel ragazzo. Mi piace il suo sorriso e i suoi occhi ti ipnotizzano ogni volta che ti soffermi a guardarlo.
«Ehi, come stai?» chiede Molly, catapultandosi al letto, «pensavo che... pensavo...»
«No, Mol, non è così» replica lui, «e adesso sto bene, comunque. Sono solo svenuto, non preoccupatevi»
Molly gli sorride.
«Mal» sussurra, «non è neanche colpa tua. Sono solo... ho perso il controllo, ecco. Non mi capitava da un po'»
Lo guardo, sorpresa. Non capitava da un po'? Che significa? È già capitato che svenisse nel bel mezzo di una conversazione un po' spinosa? Dovrei parlarne con Elizabeth e Adèle?
«Comunque» continua, «quello che ti volevo dire prima, Malia, è che... Sophie ha chiesto a Dominic di dirmi che vorrebbe uscire con me, ma ha paura che una ragazza possa solo distrarmi in questo periodo. Sapete, con il lavoro, l'adozione... io... credo di essere svenuto perché sono molto stanco e...»
Non riesco più a trattenermi.
«Hai dei ricordi, vero? Stai male perché ti ricordi tutto quello che è successo?»
Mentre Molly mi fissa, un po' perplessa e confusa, Lok annuisce. Si limita a muovere lievemente il capo e poi sospira.
«Le dottoresse lo sanno» sputo, «ed è il motivo per cui vogliono avere un consulto psichiatrico. Ma andrà tutto bene, non devi preoccuparti»
Lok chiude gli occhi e sospira.
«Avevo paura a parlarne con chiunque. Credevo che... se Dominic avesse saputo di me, di ciò che ho visto quand'ero piccolo... non so... avrebbe cambiato idea»
Non lo farebbe mai. Dominic vuole che sia suo figlio, a prescindere dal fatto che abbia assistito alla morte dei suoi genitori e che sia caduto nel baratro perché Magics Souls gliel'ha permesso.
«Lascia stare quello che ti ho detto» esclama Molly all'improvviso, «ti meriti un padre, ti meriti una persona che ti ami e tu e Dominic vi meritate a vicenda»
Vedo una lacrima cadere dagli occhi di Lok e adesso so che avrà una famiglia che lo amerà. So che non accadrà niente di male, so che non ci ritroveremo in ospedale perché è svenuto. E so anche che probabilmente starà male per un po' a causa dei ricordi che lo uccidono, ma che con l'amore e il supporto di Dominic, di Molly e di Sophie prima o poi ce la farà e tornerà ad essere quello di sempre.
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