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Quarantasei: Questioni familiari.

nella foto: Abby Baker (madre di Luke e Loris) interpretata da Lana Parrilla.

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Quando arrivo di fronte alla sua cella, un uomo inserisce la password che fingo di non sapere e mi lascia sola. Entro nella stanza dove Lexie è incatenata e lei mugugna, come a salutarmi.

«Ti ho vista, oggi. Eri con il piccolo Brown»

Come fa a conoscerlo?

«Sì... lavora qui al GSS, proprio come me»

La sento ridere. Deve aver mangiato qualcosa dopo il nostro incontro perché sembra molto più forte.

«E l'altra? La sua finta sorellina

Di chi sta parlando?

«Non mi ricordo come si chiama di nome, eppure dovrei saperlo visto che è mia cognata»

Sono molto confusa. Sua cognata? Lexie non è sposata, ma forse è solo un modo ironico per identificare la sorella di Ben. Aspetta... Ben ha una sorella?

«Oh sì» risponde Lexie, dopo che gliel'ho chiesto, «è la sorellina di Scott»

Ride. Non capisco perché tutto questo sia divertente. Scott non mi ha menzionato nessuna sorellina, quindi non capisco di chi stia parlando.

«Potresti essere più chiara, per cortesia?»

Lexie sbuffa. «Per essere intelligente, Malia, devo ammettere che adesso non stai sforzando molto i tuoi neuroni»

Piego le braccia al petto e la incenerisco con lo sguardo.

«L'amica di Scott... Dio, non mi ricordo mai il suo nome... è la sorella minore di Ben, ma Kate Brown l'ha adottata quand'era piccola»

Oh mio Dio. Non posso crederci. Lodovica. Sta parlando di lei. È la sorella di Ben, è una nemica... e allora perché si trova qui? È una spia? E anche Scott lo è? Sono così piena di domande che decido di saltare la cena e di fermarmi qua per discuterne con Lexie.

* * *

«Sei in ritardo per la cena» mi ammonisce Meg, appena mi siedo al tavolo.

Sono le otto passate e la cena è stata servita già da mezz'ora, ma non mi importa. Adesso che conosco il passato di Lodovica, posso dire con certezza che sono affamata. Prima di parlare di lei volevo raccontare alle mie sorelle quello che ho scoperto sui nostri genitori, ma decido di farlo dopo, quando ci sarà meno gente.

«Devo dirvi due cose molto importanti» dico, a bassa voce.

Aiko si sporge verso di me.

«Una riguarda Lodovica, ed è quella che vi dirò adesso» aggiungo, «l'altra riguarda i nostri genitori, ma ve ne parlerò dopo, in camera»

Mentre parlo mi rendo conto che non è un bene parlare di Lodovica a tavola, dove ci sono altre sessanta persone che potrebbero sentirci. Afferro un panino dal centro della tavola e lo addento.

«Ho cambiato idea» dico, «ve ne parlo in camera. Forza, andiamo. Tanto avete finito, no?»

Meg e Aiko si alzano in piedi, mentre Molly rimane a fissarci sconvolta.

«Stasera c'è il tiramisù!» strilla, «e io volevo assaggiarne un po'»

«Oh, andiamo» ringhia Meg, tirandola per un braccio, «ne mangerai un po' domani»

Mi alzo dalla panca e usciamo dalla mensa, dirigendoci verso i dormitori. Prima di andarmene ho notato che Adam non era al tavolo dei professori, quindi prima o poi dovrò affrontarlo per quanto successo. Vorrei sapere per quale motivo ha reagito così, ma preferisco pensarci dopo.

Quando arriviamo in dormitorio, ci dirigiamo verso la stanza delle mie sorelle e subito Meg chiude la porta. Finisco di mangiare il panino e poi comincio a raccontare.

«Prima di andarmene dal GSS, sono stata da Lexie e mi ha detto che conosce Lodovica»

Meg aggrotta le sopracciglia. «Lexie è pazza. Dice un sacco di stronzate e questa è una di quelle»

Scuoto il capo. «No, fidati, questa volta era seria. Ad ogni modo, mi ha raccontato che Lodovica è stata adottata quando aveva cinque anni dalla madre di Scott, che fra parentesi è il fratello minore di Pierre»

Mi ero dimenticata di questo particolare. Sotto lo sguardo sconvolto delle mie sorelle e della mia migliore amica, scoppio a ridere. È la prima volta che rido da un bel po' di tempo.

«Pierre e Scott sono fratelli? Oddio, non si assomigliano neanche un po'!» esclama Meg.

«Vero» confermo, «infatti quando me l'ha detto ero sorpresa... comunque, questa non è la cosa importante. Come dicevo, Lodovica è stata adottata da Kate Brown quando aveva cinque anni e l'unica persona che poteva prendersi cura di lei non era ancora maggiorenne»

Aiko alza il capo. «Di chi stai parlando? Lo conosciamo?»

«Sì» mormoro, «è Ben, Ben Hooke»

Molly lascia cadere il pupazzo con cui sta giocando e mi guarda sconvolta. So che è una notizia incredibile e che forse avrei potuto dirlo in modo meno diretto.

«Mi stai dicendo che oggi pomeriggio mi sono allenata con la sorella di un assassino? Meraviglioso! Non aspettavo altro, guarda!»

«Frena» mormoro, «ho avuto anche io brutti pensieri su Lodovica, ma la verità è che è molto diversa da Ben e da Lexie. Se fosse dalla loro parte si sarebbe ribellata a Kate, a sua madre adottiva... invece non l'ha fatto»

Le mie sorelle sembrano abbastanza convinte, ma Aiko no. Non so cos'altro dire per convincerla a non tornare al GSS per strangolarla.

«No, non mi fido» dice infine, «ma le voglio parlare. Quella ragazzina non mi piace granché. È sicura di sé, è forte, è molto veloce... oggi ci ha insegnato delle mosse che non avevo mai visto ed è veramente grandiosa come karateka»

Sospiro. Vorrei sapere di più su Lodovica e niente di tutto quello che Lexie mi ha detto mi basta.

«Domani mattina torneremo al GSS e paleremo con Angelique» dice Meg, «solo per... stare tranquille, ecco. Non voglio accusare nessuno, ma se vogliamo lavorare in gruppo con lei dobbiamo sapere queste cose, altrimenti dubito che ci possa essere fiducia reciproca alla base del nostro rapporto»

Concordo con mia sorella, perciò le sorrido.

«A voi ha detto qualcosa, oggi?» chiedo ad Aiko, alludendo al suo allenamento.

La mia migliore amica annuisce. «Ciao a tutti. Mi chiamo Lodovica, ho sedici anni e sono la Strega delle Stelle. Mi piacciono molto le Arti Marziali e volare» esclama lei, scimmiottandola, «ah, non sono ancora iscritta all'Accademia per giovani Streghe, ma molto probabilmente l'anno prossimo ci entrerò»

«Quindi ha un anno in meno di noi? Questo significa che ha iniziato a lavorare al GSS quando ne aveva tredici... è assurdo»

Annuisco. «Lo so, Molly. Anche Scott ha un anno in meno di noi. Ne ha appena compiuti sedici»

Aiko mi lancia un'occhiata. «Ho sentito che tu e quel ragazzo avete fatto un buonissimo lavoro, oggi pomeriggio. Allora, com'è? Team Tom o team Scott?»

Divento violacea, mentre le mie sorelle ridono. Non amo parlare dei fatti miei, e di Tom in particolare, quindi una domanda del genere era proprio fuori luogo.

«Non c'è niente da dire» esclamo, «siamo stati insieme a lavorare per un'ora e... non è successo niente»

Mi alzo dalla sedia e mi poggio sulla scrivania, un po' a disagio.

«Perché, doveva succedere qualcosa?» chiede Meg.

No, certo che no... eppure quando mi sono soffermata sul corpo di Scott ho avuto l'impressione che ci fosse qualcosa fra me e lui, come una scintilla. Questa cosa non l'ho mai provata con Tom e dubito che questo determini lo stesso tipo di rapporto che ho con loro. Prima di tutto Scott non lo conosco neanche, diversamente da Tom... e poi, be'... Tom lo amo, mentre Scott ovviamente no.

«Pensavate di fare qualcosa, stasera? A me piacerebbe uscire un po'» esclama Molly, guardando la finestra.

Sono le otto e mezzo e nessun locale è ancora aperto. Nonostante questo, però, devo ammettere che mi piacerebbe uscire un po' e svagarmi.

* * *

Quando apro gli occhi vedo la luce del sole entrare dalle finestre e capisco che è ora di alzarsi. È sabato mattina e sono le undici passate. Ieri sera, alla fine, siamo tornate molto tardi e quindi ho spento la sveglia e ho deciso di studiare oggi pomeriggio.

Mi alzo dal letto ed esco dalla stanza. Fra un'ora e mezza è già ora di pranzo, perciò decido di non fare colazione. Di Aiko non c'è traccia e sul piano ci sono solo Nessie ed Hayley che ripassano a gran voce. Dopo aver dato loro il buongiorno, mi accomodo sul loro letto sfatto e loro smettono di parlare.cin

«Vi ho sentite rientrare tardi, ieri sera» dice Hayley, ridendo.

I lunghi capelli castani le coprono il viso, ma non sembra curarsene.

«Già» dico, ancora assonnata, «saranno state le due... o le tre. Meg e Molly si stavano divertendo alla sala giochi, così io e Aiko siamo rimaste con loro»

Nessie si alza dalla sedia e raggiunge l'armadio. Rovista per qualche istante, poi tira fuori un laccetto per i capelli e se li lega in uno chignon.

«Aiko si è alzata molto presto, stamattina» dice, tornando verso di noi, «credo siano state le otto...»

Non so che impegni avesse, ma probabilmente glielo chiederò a pranzo.

«Le altre?»

«Diane e le altre sono andate dai Maghi» dice, «le tue sorelle sono andate a correre... mentre Cherie e Viola andavano in biblioteca a studiare. Ci hanno chiesto di andare con loro, ma abbiamo pensato di restare qua. Ci sono tante ragazze dell'ultimo anno che stanno studiando moltissimo e in pratica nei fine settimana si stabiliscono lì per quarantotto ore»

Annuisco e, dopo averle salutate, decido di farmi una doccia. Mi lavo i capelli e il corpo, poi esco dalla doccia e li asciugo rapidamente, lasciandoli un po' mossi. Esco dal bagno dopo mezz'ora e torno nella mia camera. Scelgo dei jeans skinny e una maglietta grigia a maniche lunghe. Mi affaccio nuovamente nella stanza di Hayley e Nessie e le saluto, poi esco dall'appartamento.

Oggi non fa molto freddo e non piove, diversamente da ieri mattina. Nonostante sia appena cominciato febbraio, fa decisamente più caldo del normale, e questo è un bene.

Raggiungo rapidamente l'ufficio di Adam e busso alla porta, una volta che mi trovo di fronte. Dopo un bel po', viene ad aprire e mi fa entrare, senza guardare chi ci sia. Incrocio il suo sguardo qualche passo dopo essere entrata e subito assume l'espressione indecifrabile di ieri.

«Che cosa vuoi» dice, senza l'inflessione interrogativa.

«Non c'è bisogno di parlarmi in questo modo» dico, con aria arrogante.

Non so perché è arrabbiato con me, ma non me lo merito. Non gli ho fatto niente di male e ho solo fatto una scoperta che mi ha resa molto felice. Anche lui dovrebbe essere contento, invece non lo è.

«Hai messo a repentaglio il mio matrimonio, Malia» ringhia, «ed è stato un gesto orribile da parte tua»

Strabuzzo gli occhi e lo fisso, esterrefatta. Cosa avrei fatto io?

«Scusami, ma non ti seguo»

Sbatte una mano sul tavolo. «Ieri! C'era bisogno di fare quella scenata sulla tua scoperta proprio davanti a Charlotte? Per colpa tua non è tornata a casa, stanotte! Angelique mi ha detto che è tornata a casa sua...»

Mi avvicino, arrabbiata nera.

«Non ho fatto niente! E non è colpa mia se non è tornata a casa ieri sera! Charlotte non c'entra niente con i miei genitori! Era sconvolta per come hai reagito, quando ve l'ho detto. E sai perché? Perché credeva che l'amassi e che ti fossi dimenticato di mia madre, e invece a quanto pare no! Ma non farmene una colpa, perché se l'ami ancora non è a causa mia!»

Non credevo di star urlando così tanto e l'ho capito nel momento in cui ho smesso. Ho gli occhi grandi e castani di Adam che mi fissano; sono pieni di rabbia e so che in questo momento vorrebbe solo urlarmi addosso.

«Non può rivolgersi a me in questo modo, signorina Collins»

Vorrei ridere. «Ah, siamo tornati a questo? Dio santo, Adam! Sei il mio padrino, adesso. Dovresti sostenermi visto che mio padre non è qui!»

«Io non sono tuo padre. Non voglio essere tuo padre»

«Lo so» grido, «perché sedici anni fa non ti sei neanche preso la briga di conoscermi o di incontrarmi per capire se potessi almeno provarci. E sei stato un grandissimo codardo!»

Per qualche istante nella stanza cala il silenzio. Finalmente ho avuto il coraggio di dirgli quello che penso veramente del fatto che non mi abbia adottata e un po' mi sento in colpa.

«Bene» mormora, «credo che non ci sia niente da aggiungere»

Mi supera e afferra la maniglia della porta.

«Aspetta» sussurro.

Si gira e mi guarda negli occhi. È ferito, lo capisco... ma lo sono anche io, perché non può addossarmi la colpa di qualcosa in cui non c'entro.

«Scusami... non avrei dovuto tirare fuori la storia dell'adozione» balbetto, «il fatto è che sono arrabbiata con te per come mi hai trattata»

Adam sorride e allunga la mano. La prendo e ci abbracciamo. Con la testa poggiata sul suo petto, sento il suo cuore battere a mille. Mi piace questo contatto e questo legame con lui: mi fa sentire protetta.

«Dispiace anche a me» dice all'improvviso, «so di aver reagito in modo strano, ma... sai... ho avuto paura quando hai detto quella cosa. Paura che Spencer sia davvero viva e che sia arrabbiata con me perché ho smesso di cercarla»

Mi stacco da lui e gli rivolgo un gran sorriso.

«Ti sbagli» dico, «mia madre ti vuole bene e ti ringrazierà per esserti occupato di me... anche se per poco»

Ha gli occhi lucidi, perciò decido di non aggiungere altro su mia madre. Sto per salutarlo e per dirgli che ci vediamo a pranzo, quando qualcuno bussa alla porta. Scusandosi va ad aprire. Sulla soglia c'è Charlotte. Indossa un vestito color pesca e dei tacchi neri molto carini. Ci saluta entrambi, poi entra.

«Ti devo dire una cosa importante, Adam» dice, con la voce spezzata, «e dovrei dirla anche a te, Malia, quindi è un bene che siate insieme»

Le sorrido. È un po' strana. Sembra abbia appena smesso di piangere ed è confusa e felice allo stesso tempo. Mi piacerebbe sapere che cosa le è successo, perché sono curiosa, ma so che fra poco ce lo dirà. Ho un bel presentimento.

«Innanzittutto volevo dirti che mi dispiace per non essere tornata a casa stanotte, ma giovedì notte mi è successa una cosa e... venerdì sono stata in ospedale, per controllare che tutto andasse bene»

Adam sgrana gli occhi. «Cosa... cosa ti è successo? Qualcosa di grave?»

«Oh no... cioè, dipende» balbetta.

È la prima volta che la vedo così impaurita e indifesa.

«Charlotte... sei sicura di stare bene? Vuoi un bicchier d'acqua?» le chiedo, un po' preoccupata.

Lei scuote il capo. «Comunque...» riprende, «ieri sono stata in ospedale e mi hanno dato una notizia. Ero molto felice e volevo parlartene appena terminate le lezioni, ma ho avuto un contrattempo e non sono potuta passare. Così pensavo di trovarti al GSS, ma non c'eri e Angelique mi ha detto che eri impegnato con una riunione»

«Puoi andare al sodo? Mi sto preoccupando» esclama Adam.

Lo tiro per un braccio, nella speranza di calmarlo.

«Be', ecco...» mormora, «sono incinta di due settimane»

Spalanco gli occhi. Cosa? No, aspetta, incinta? Non posso credere che aspetti un bambino! È una cosa molto bella e non ho parole per esprimere la gioia che provo. Finalmente avranno un motivo che li legherà per sempre e che aumenterà il loro amore.

«Incinta?» esclama sgomento Adam.

Non ci può credere nemmeno lui.

«Sono così felice per voi!» esclamo, abbracciando Charlotte. Mi stringe forte a sé e sento che profuma di gelsomino.

«Allora, non dici niente?» mormora la Direttrice dell'Accademia delle Fate rivolta al fidanzato.

Guardo Adam e scopro che sta piangendo. Non dice niente e si limita ad abbracciare Charlotte. Ridono e piangono contemporaneamente e non so cos'altro dire, se non che sono sicura che questo porterà molta gioia nel cuore di tutti.

«Si sa qualcosa? Intendo... maschio o femmina?»

«Ovviamente no, Adam! Sono solo alla seconda settimana, ma il dottore mi ha detto che sarà possibile scoprire se sono gemelli alla sesta settimana e determinerà il sesso alla decima»

Sono fortunati. Sulla Terra devono aspettare un po' di più. A volte penso che se gli umani conoscessero questo tipo di tecnologia probabilmente alcuni Paesi non sarebbero così arretrati, ma è difficile portare la magia sulla Terra e far credere che possa essere usata a scopo benefico.

«Ti accompagnerò io, ogni volta» dice Adam, più per convincere se stesso che noi donne, «e dobbiamo scegliere subito la data del matrimonio»

Raggiunge la sua scrivania e afferra l'agenda. L'apre sul mese di febbraio e sfoglia le pagine.

«Che te ne pare del 14 febbraio? Lo so che è San Valentino, ma almeno avremmo due ricorrenze da festeggiare ogni anno»

Charlotte mi rifila un'occhiata e insieme scoppiamo a ridere. Non ho mai visto questa versione di Adam così romantica, ma devo ammettere che mi piace molto.

«Amore» esclama Charlotte, «qualsiasi data tu scelga, per me va bene»

«Perfetto» replica Adam, «allora oggi pomeriggio vado a chiedere al prete della chiesa se è libera per il 14 febbraio»

Soffoco un'altra risatina, poi piego le braccia al petto.

«Il 14 febbraio è un martedì, Adam» dice Lottie, prendendo fra le mani l'agenda.

Il mio padrino fa spallucce. «Ogni giorno mi va bene per sposarti»

Scoppio a ridere ancora, insieme a Charlotte. Da quando ha scoperto che diventerà papà sembra molto più presente e più sicuro di volerla sposare. Ha già dimenticato mia madre e il fatto che probabilmente sia viva. Come la prenderà quando scoprirà che il suo migliore amico si sta per sposare con una donna di nove anni più giovane, mentre lei era apparentemente morta?

«E' ora di pranzo» dice Charlotte all'improvviso, «ci vediamo oggi pomeriggio alle tre? Andremo insieme a prenotare la chiesa, poi penseremo agli inviti e al resto»

Adam annuisce.

«Ah, Malia, tesoro... non dire niente della gravidanza. Ci piacerebbe farlo insieme, davanti a tutti gli studenti»

Le sorrido. Sarà molto bello e mi piace il fatto che ne sia al corrente solo io. Dopo averli salutati, esco dall'ufficio di Adam e mi dirigo verso la sala da pranzo. Al tavolo delle mie compagne di classe ci sono già le mie sorelle e Aiko. Tutte e tre hanno i capelli legati e sono in tenuta sportiva.

«Buongiorno» esclamo, sedendomi.

Tutte e tre mi rivolgono un gran sorriso.

«Stai bene?» mi chiede Aiko. Puzza leggermente di sudore e capisco che si è allenata per tutta la mattina.

«Sì, grazie»

Mi dice che è stata al GSS per continuare l'allenamento di ieri pomeriggio e che ha visto Lodovica. Hanno parlato un po' delle arti marziali, ma Aiko non ha avuto il coraggio di chiederle altro riguardo alla sua vita. Di solito non ha peli sulla lingua, ma non so cosa le sia preso oggi. Le mie sorelle, invece, sono andate a correre insieme ad Alex e a Tom. Hanno ammesso di essersi divertite e Meg ha soprannominato il mio ragazzo "dolce cognatino". Non mi piace molto, ma la lascio fare perché so che la rende felice.

A pranzo c'è la pasta al forno, che è uno dei piatti preferiti di Aiko, infatti la prende altre due volte, mentre io e le mie sorelle ridiamo. Aiko è alta, magra e muscolosa perché fa molta attività fisica, ma quando è tavola mangia davvero tanto, più del normale, eppure non ha problemi di peso.

«Oggi pomeriggio devo studiare come una matta» esclama Molly.

«Già, anche io. Ho dormito tutta la mattina e non ho ancora iniziato la settima unità di Metamorfosi» mormoro, prendendomi il viso fra le mani, «martedì Wood interroga a tappeto. Non voglio rovinarmi la media»

Cherie si avvicina e, con aria da stupida, dice: «Dovresti provare l'ebbrezza che si sente quando prendi un brutto voto. Io ne so qualcosa, se vuoi qualche consiglio»

Scoppiamo a ridere. La settimana scorsa Cherie ha preso un votaccio nel compito di Storia della Magia perché non aveva studiato niente. L'unica domanda a cui ha risposto è stata quella che chiedeva la data di nascita di Animo, l'ultimo Regno che abbiamo studiato.

«Ti consiglio di studiare per lunedì» dice Viola, «Angelique ti interroga per recuperare»

Cherie sbuffa. «Lo so»

A volte dimentico che le diciotto streghe che sono entrate in quest'Accademia sono le migliori studentesse di Magics Souls, ma per essere ammesse non conta solo la media scolastica ma anche il cognome: se appartieni ad una delle famiglie più ricche e conosciute accedi obbligatoriamente. So che sono stata ammessa per questo motivo, ma non mi piace molto questa cosa. Avrei preferito essere ammessa solo per il mio rendimento scolastico.

«Studierò oggi pomeriggio, lo prometto. Stamattina abbiamo fatto Metamorfosi... una noia!»

Lascio cadere la testa sulle mani. Non posso crederci. Passerò il fine settimana a studiare un'unità alquanto noiosa. Sono solo formule e scopi degli incantesimi, solo in un futuro Wood ci insegnerà a trasformarci in un oggetto. Un po' mi dispiace questa cosa, ma non posso fare altro.

Finisco di mangiare rapidamente, ascoltando le conversazioni delle amiche che ho intorno. Sono un po' annoiata e l'unica cosa a cui riesco a pensare in questo momento è l'imminente matrimonio fra Adam e Charlotte e la gravidanza di quest'ultima.

«Sei pensierosa» commenta Aiko, quando stiamo per uscire dalla sala da pranzo.

Annuisco, dimenticandomi per un momento del fatto che non posso dire ad Aiko ciò a cui sto pensando.

«A che pensi? A Tom? A metamorfosi?»

«Entrambi» mento, «dovrei vedere Tom... ma devo anche studiare. Mi sa che ci vedremo domani, a questo punto»

Aiko conviene che sia meglio fare così, del resto studiare è decisamente più importante della mia relazione. Non che non voglia bene a Tom, ma se non studio non potrò mai sconfiggere Lexie e finora devo ammettere che alcune cose imparate a lezione mi sono servite.

«Sono troppo stanca per studiare» esclama Aiko, «non dovevo allenarmi così tanto»

«Lo dico sempre io che troppo allenamento fa male al fisico» scherzo, ridacchiando.

Aiko mi segue a ruota, ma ci blocchiamo nel momento in cui incontriamo Angelique nel corridoio. Ci sorride e viene verso di noi.

«Volevo farvi una domanda, ragazze»

«Prego» la esorta Aiko.

Ci sta fissando con l'aria di una che deve dire una cosa importante, ma non saprei cosa. Ha i capelli legati ed è struccata.

«So che conoscete l'identità di Lodovica, ma questo non deve essere motivo per escluderla o per denigrarla»

Aggrotto le sopracciglia. E lei come fa a saperlo? Credevo che le uniche a conoscere il segreto fossimo io, Aiko, le mie sorelle e Lexie. Ma certo, deve averle parlato lei.

«Non si preoccupi» dico io, sorridendo, «eravamo solo curiose di sapere se... be', se ci possiamo fidare... ma se lei ci assicura che è una brava persona faremo di tutto per farla sentire a suo agio con noi»

Angelique ci sorride poi ci supera e riprende a camminare. A volte mi sorprende il modo in cui si rivolge a me: prima è dolce e spontanea, poi è rigida e sicura di sé. Non so, ho come l'impressione che a scuola voglia essere un tipo di persona, mentre fuori un altro.

«Andiamo, forza» esclama Aiko, tirandomi per un braccio.

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