Cinquantadue: Le acque del Lago Imperium.
nella foto: Jennifer Morrison nel ruolo di Kate Brown, la madre di Pierre, Scott e Lodovica (adottiva).
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È martedì pomeriggio e fra mezz'ora finirà l'allenamento di Difesa. Ci siamo schierati in due gruppi da nove persone ciascuna all'inizio delle due ore di lezione e ho passato un'ora a lanciare gli Incantesimi che mi vengono meglio.
Da mezz'ora, invece, sto cercando di difendermi. Sono in coppia con Diane, solo perché oggi è stato Adam a smistarci. È più concentrata e meno stronza del solito, quindi ci alleniamo bene e riusciamo a meritarci anche un'occhiata del professore, che oggi non sembra essere molto partecipativo.
Quasi tutte le lezioni di Attacco e Difesa si svolgono così, soprattutto quando Adam è troppo impegnato a fare altro. Oggi è arrabbiato, l'ho capito quand'è entrato in palestra e ci ha salutate.
Non so se sia ancora arrabbiato per il pranzo di sabato, ma sono decisa a scoprirlo, per questo al termine della lezione mi dirigo da lui per parlare.
«Non ho tempo di fermarmi, signorina Collins» dice, con freddezza.
«È importante» mormoro, prima che lui mi sorpassi.
Lo sento camminare a grandi passi e, dopo che ha chiuso la porta della palestra, capisco che non tornerà indietro e che non parleremo di questa cosa. Se ha deciso così allora va bene.
Me ne torno in spogliatoio e cerco di cambiarmi in silenzio, mentre le mie compagne ridacchiano e parlano dell'imminente diciassettesimo compleanno di Diane. Infatti, fra poco ci sarà la sua festa di compleanno, in un costosissimo locale di lusso di Amor, al quale probabilmente non sarò invitata, solo perché sono la migliore amica della sua peggior nemica.
«Sarà una festa spettacolare» esclama Maia, la migliore amica di Diane, «e naturalmente nessuno potrà entrare senza invito»
Non so perché abbia organizzato una cosa così grande e costosa, considerato che compie solo diciassette anni. Quand'ero sulla Terra non ho mai festeggiato il mio compleanno con i miei compagni di scuola, ma ho sempre preferito fare qualcosa di carino e poco costoso con i miei. Se ripenso che il giorno del mio compleanno loro hanno perso i loro poteri mi sento triste... non m'era mai venuto in mente.
«Non tutte voi riceverete l'invito, naturalmente» cinguetta Diane, passandosi una mano fra i capelli rossi, «e spero che non vi offendiate. Mi sembra giusto invitare solo le persone con cui voglio davvero festeggiare»
Vedo Aiko roteare gli occhi e infilarsi una scarpa. Deduco che non avrà la minima intenzione di venire, nel remoto caso in cui Diane la invitasse. Non è una cattiva idea, considerato che Diane passerà l'intera serata appiccicata ad Alex e per Aiko non è un bene vederli insieme.
«Riceverete l'invito nei prossimi giorni. Ci vediamo stasera a cena, ragazze» taglia corto Diane, prima di uscire dallo spogliatoio.
Le sue amiche salutano ed escono insieme a lei. Nello spogliatoio cala il silenzio, perlomeno fino a quando le ragazze che abitano nell'altro appartamento non se ne vanno. Appena la porta si chiude, Cherie grida: «Non ho nessuna intenzione di venire alla tua festa, sciocca vanitosa!»
Viola e Molly scoppiano a ridere, mentre Hayley e Nessie si scambiano un'occhiata confusa. Effettivamente sembra che Cherie stia parlando con Diane come se fosse ancora qui, quando in realtà è uscita da già due minuti.
«Tranquilla, credo che non inviterà nessuna di noi» mormora Hayley, «siamo troppo poco glamour per una come lei!»
Scoppiano a ridere, mentre io raggiungo gli specchi del bagno. Mi pettino nervosamente i capelli biondi, cercando di non pensare a Adam e al fatto che sia arrabbiato con me, quando all'improvviso Meg mi raggiunge.
«Ehi, va tutto bene?» domanda, sussurrando.
Ha i capelli scuri raccolti in due trecce alla francese ed è struccata.
«Certo» dico, «va tutto perfettamente bene. So che devi vederti con Loris. Non voglio farti perdere altro tempo»
Le sorrido, poi la supero, ma lei mi afferra per un polso. I nostri occhi si incontrano e sento il cuore aumentare i battiti. Di solito è Meg quella che si preoccupa per me.
«So che c'è qualcosa che non va con Smith. Charlotte ce ne ha parlato. A tutte e tre»
Non voglio sapere che cos'altro abbia detto alle mie sorelle e ad Aiko, visto che probabilmente mi darebbe fastidio, ma a giudicare dallo sguardo di mia sorella capisco che devo davvero provare a parlare con lui.
Certo che se collaborasse non sarebbe male. Non voglio andare al matrimonio del mio padrino se è arrabbiato con me, ma vorrei anche andarci perché so che se lo saltassi non me lo perdonerebbe e non me lo perdonerei mai.
«D'accordo» mormoro, «andrò a parlare con lui»
Mi sorride, poi mi lascia andare. Prendo la mia borsa e, dopo aver detto ad Aiko che ci vediamo in camera, esco dallo spogliatoio. Mi dirigo immediatamente verso gli uffici dei professori e busso alla sua porta non appena mi ritrovo davanti. Mi tornano in mente tutte le volte che sono stata qua per chiedergli scusa. Voglio un gran bene a Adam, perché so che ha sofferto tanto dopo aver perso mia madre, nonché il suo primo amore.
A volte, però, mi dà davvero fastidio. Capisco che non sia stato abituato ad amare e che non sappia come comportarsi con me visto che non ha mai avuto una figlia, per di più adolescente, ma deve almeno sforzarsi. Ha perso la sua occasione sedici anni fa e potevo benissimo escluderlo dalla mia vita per questa sua scelta, ma ho deciso di dargli una seconda possibilità. Al momento della scelta non era lucido: mia madre era appena morta e lui pure.
«Che cosa vuoi?» ringhia, dopo aver aperto la porta, «credevo di averti detto che sono impegnato»
Cerco di stare calma perché non voglio arrabbiarmi senza neanche aver aperto bocca. Vorrei che collaborasse un po', ma non riesce proprio a capirlo.
«Ci metterò un minuto» dico, «coraggio, fammi entrare»
Si sposta di lato e mi permette di entrare nel suo ufficio. Torna a sedersi e non mi degna di uno sguardo, ma capisco che non lo farà mai, perlomeno non adesso. Mi dispiace che mi tratti in questo modo, visto che non gli ho fatto niente di male, ma so anche che è fatto così.
«Senti» esclamo, un po' arrabbiata, «sarei felicissima di farti da testimone perché sei una persona importante per me, anche se stiamo cercando di conoscerci da poco più di un mese. Voglio che tu sia felice, Adam, davvero... perché ti meriti questa felicità, ma penso anche che dovresti dare una possibilità a David»
I suoi occhi incontrano i miei quando nomino il suo fratellastro. Non so se questo l'ha fatto arrabbiare ancora di più, ma spero vivamente che non mi faccia un'altra delle sue scenate.
«Non preoccuparti» dice, «ho già trovato un altro testimone»
Rimango senza fiato. Dopo tutto quello che gli ho detto a lui interessa solamente di un fottuto testimone? Ma che razza di persona ho davanti? Davvero non gliene frega niente del nostro rapporto e di suo fratello?
Mi avvicino alla scrivania e sbatto le mani sul tavolo.
«Non puoi trattarmi così, d'accordo? Non ti ho fatto niente di male. Ti ho solo dato un consiglio che sei libero di non seguire se ti fa schifo, ma non mi merito tutto questo. E sai una cosa? Mi sono stancata di dover correrti dietro per niente, quindi non invitare tuo fratello al matrimonio e non disturbarti a riservarmi un posto. Mi sono stancata di te»
Mi giro, incazzata nera, e raggiungo la porta. Sto quasi per uscire quando lui dice: «Fratellastro. È il mio fratellastro»
Ho quasi le lacrime agli occhi quando mi giro per guardarlo. Non riesco neanche a disprezzarlo per questo suo comportamento, così apro la porta e la sbatto, dietro di me. Cerco di calmarmi, mentre cammino a grandi passi.
Non voglio tornare in camera per vedere Aiko. Non voglio vedere nessuno. Vorrei solo starmene da sola per un po' e pensare, schiarirmi le idee. Da quando sono tornata dal coma, ho capito che sono cambiate molte cose e prima fra tutte il mio rapporto con Adam. E se ci fosse stato un motivo per cui non mi ha voluta adottare che magari è lo stesso per cui adesso non vuole avere niente a che fare con me? So che è arrabbiato, ma non dovrebbe comportarsi così.
Senza neanche accorgermene ho superato gli appartamenti e mi ritrovo nel sentiero che porta al Lago Imperium. Non torno qui da tanto tempo, ma questo posto lo associo solamente a Tom, forse perché è stato proprio lui a farmelo scoprire.
Quando arrivo sento il viso asciutto. Mi sfioro le guance e scopro che non ho più neanche un segno delle lacrime che ho versato. Raggiungo le rive e mi siedo, restando a guardare come le piccole onde sfiorino la riva e poi tornano indietro. Mi incanto a guardare i colori dell'acqua, a sentire i versi degli animali e a notare come il sole illumini ogni ora una parte diversa del Lago. Mi rendo conto che è perfettamente rotondo e che un'ora fa la luce illuminava una parte geometricamente uguale a quella che illumina adesso.
Mi alzo in piedi, sorpresa, e decido di provare a fare qualcosa che potrebbe ritorcermi contro. Frugo nella borsa, nella speranza di trovare un asciugamano e i pantaloncini che uso per fare gli allenamenti. Mi guardo attorno e non vedo nessuno, così mi nascondo dietro ad un albero e mi cambio i pantaloni, togliendomi la maglietta e restando in reggiseno sportivo. Non mi sono cambiata subito dopo gli allenamenti perché contavo di tornare in camera per una doccia... ma invece non è stato così.
Mi tolgo calze e scarpe e le lascio vicino alla borsa, poi mi avvio verso le acque del lago. So che non dovrei farlo, ma non mi importa. Quando l'acqua sfiora i miei piedi mi sorprendo: mi aspettavo che fosse fredda, invece è piacevole sentirla bagnare il mio corpo sudato.
Entro nell'acqua fino alla vita, poi comincio a nuotare fino alla parte illuminata. Il Lago è piuttosto profondo, ma non ho paura dell'acqua. Mi fermo ad un metro di distanza dalla zona illuminata e la osservo: la luce crea con l'acqua il riflesso dell'arcobaleno, riproducendo una serie di colori meravigliosi.
Allungo un dito verso quell'arcobaleno e sfioro l'acqua. All'improvviso sento qualcosa invadermi il petto. È una sensazione molto strana, mai provata prima, come se mi trovassi in due posti contemporaneamente. Mi avvicino ed entro nella fascia illuminata, tenendo gli occhi chiusi per godermi questa nuova sensazione. Sento il vento sferzarmi il viso, quando in realtà oggi è una bella giornata e non c'è un filo di vento. Non so come questo possa accadere, ma quando apro gli occhi lo capisco: intorno a me c'è come un maxischermo che riproduce tutto quello che succede ad Animo. Sono così sorpresa che rimango senza fiato: è uno scenario indescrivibile e meraviglioso allo stesso tempo. Sento il vento fresco e allo stesso tempo l'acqua calda sfiorare le mie gambe, sento il bacino immerso nell'acqua e il petto nel freddo tempo di Animo.
Adesso ho capito tutto. In ogni fascia del Lago, la luce e l'acqua ricreano un'immagine olografica del Regno che vi corrisponde. È una cosa così assurda che quando sento il mio nome penso sia un'altra delle caratteristiche di questo Lago, ma poi capisco che qualcuno mi sta realmente chiamando.
Cerco di uscire dalla fascia del Lago per capire a chi appartiene la voce e, quando rivolgo verso le rive, vedo Scott. Mi chiedo cosa diavolo ci faccia qui e per quale motivo mi stia chiamando, così lo raggiungo nuotando.
Appena esco dal lago mi viene incontro e mi chiede se sto bene, con voce più allarmata di quanto sia normale.
«Ti devo ricordare che sono la Dominatrice dell'Acqua, per caso? Non sarei morta affogata, puoi stare tranquillo»
Mi rifila un'occhiataccia, mentre io ritorno verso la mia borsa, alla ricerca dell'asciugamano. Febbraio non è esattamente il mese più indicato per fare un bagno, ma l'acqua era talmente calda che sarei rimasta lì dentro ancora per un po'.
Mi copro il corpo con l'asciugamano, mentre Scott mi sta facendo una ramanzina su quanto sia pericoloso nuotare in acque come quelle. Non lo ascolto, perché non ho bisogno che un ragazzo più piccolo di me e che conosco da una settimana mi dica queste cose.
«Hai finito? Ti preferisco quando sei in laboratorio con un microscopio in mano»
Scott piega le braccia al petto e soffia, infuriato. Un ciuffo di capelli sale in aria con la forza del suo fiato, poi torna giù, più scompigliato di prima. Sorridendo, mi avvicino a lui e cerco di sistemargli i capelli.
«Che stai facendo?» sibila.
«Ti rendo presentabile» replico, «sai, dalle tue parti dovrebbero vendere dei pettini o delle spazzole. Potresti comprarne uno e usarlo, qualche volta»
Ride sarcasticamente, poi mi prende il polso e cerca di allontanarlo, ma si ferma a guardarmi negli occhi. Sono così bassa rispetto a lui che mi sento piccola e insignificante. Rispetto a Tom è più alto, ma meno robusto e muscoloso. Mi soffermo così tanto a guardarlo che mi sento arrossire. Non dovrei essere così presa da un ragazzo che conosco appena.
«Scusa» mormoriamo insieme.
Mi mordo il labbro inferiore visibilmente a disagio e cerco di allontanarmi, stringendomi nell'asciugamano. A quel punto Scott si toglie la felpa e la stende per terra.
«Siediti»
Detto da lui sembra più un ordine, così lo prendo alla lettera. La sua felpa è calda e profuma lievemente di lui. Non so come faccia a saperlo, ma decido di non pensarci. È un bel ragazzo, ma sono impegnata e non dovrei neanche pensare a queste cose.
«Cosa stavi guardando, quand'eri nell'acqua? Sembrava ti fossi appena drogata e vedessi uccellini svolazzare intorno alla tua testa»
Scoppio a ridere e lui mi sorride, mentre i nostri sguardi si incontrano.
«Ogni ora il sole e la luce illuminano una fascia differente del lago che corrisponde ad uno dei Regni. Prima ho visto Animo»
Scott annuisce. «Sì, ne ho sentito parlare. Era bello?»
«Bellissimo» rispondo, sovrappensiero, «sentivo il caldo sulle gambe e il freddo sul petto»
Mi sorride ancora, poi torna a guardare il Lago. Lo guardo, sotto la luce del solo e mi rendo conto che non dimostra affatto sedici anni. Sembra addirittura più grande di me. A confronto, Lok sembra più piccolo di lui e ha quasi diciotto anni.
«Allora, come mai sei venuta qui? Ci vieni spesso?»
«Be'...» mormoro, «è l'unico posto tranquillo di Coretville e avevo bisogno di stare sola. Sai, è stato Tom a portarmi qui, qualche giorno dopo essermi trasferita»
Non so perché ho tirato in ballo Tom, ma credo sia stato il mio subconscio: un suo simpatico messaggio per dirmi che devo smetterla di restare da sola con questo ragazzo, perché sono consapevole del fatto che a Tom non piaccia per niente.
«È un bel posto» conferma, «ci venivo con mio fratello quando mio padre è scomparso»
Deglutisco, a disagio. Non voglio parlare del suo defunto padre, perché so che lo farei soffrire. Mi rendo conto adesso che conosco molti miei coetanei orfani o senza un genitore, come Aiko, lui, i gemelli Baker, Hayley, Lok, Viola, Lodovica e perfino Diane. Molti pensano che sia normale, considerato che sedici anni fa c'è stata una guerra che ha spazzato via decine e decine di vite.
«Hai sofferto?» mi esce, involontariamente.
«Non proprio» risponde, «avevo solo due anni, quindi non mi ricordo molto. Inoltre, mia madre ha deciso di non risposarsi, proprio in onore di mio padre»
Non conosco sua madre, ma mi sta già simpatica. Nonostante la perdita del marito non si è fatta abbattere e ha continuato a vivere, prendendosi cura dei due figli e di Lodovica.
«Mi dispiace tanto» mormoro, «vorrei dirti che capisco quello che provi, ma non è così»
Scott sorride, ma non mi guarda. «Ho provato anche io questo gioco. Smettere di credere che sia morto e pensare che sia vivo, da qualche parte... ma non ha più funzionato dopo il mio dodicesimo compleanno»
Lo capisco perfettamente, ma preferisco rimanere in silenzio. Gli sfioro delicatamente un braccio, per fargli capire che mi dispiace molto per quello che è successo. Lui gira di scatto il viso e si avvicina a me. Sbatto violentemente gli occhi, un po' per lo spavento e un po' perché mi ha preso alla sprovvista.
«Scusami» borbotta, «sono un po' un orso quando si tratta di ragazze»
Sorrido. «Non preoccuparti»
«Di certo mio fratello non aveva problemi alla mia età. Stava da più di dieci anni con Cherie»
Ogni volta che ripete di essere il fratello minore di Pierre mi sorprendo. Sono così diversi fra di loro, sia esteticamente che caratterialmente. Pierre è alto cinque centimetri più di lui, è magro e ha i capelli biondi, quasi bianchi. È spiritoso, simpatico e molto affettuoso con Cherie. Scott, invece, ha i capelli castano chiaro ed è un po' più muscoloso del fratello, ma meno di Tom. È simpatico e intelligente, ma un po' presuntuoso e inesperto per quanto riguarda le ragazze.
«Tu non hai mai avuto una ragazza?» domando, forse un po' troppo sfacciatamente.
Scott ride. «No, mai. Più che altro le mie compagne di scuola non sono molto interessanti e pensano sempre che ci sia qualcosa fra me e Lodo, anche se tecnicamente è mia sorella»
Annuisco, piano. «E pensi che non ci possa essere niente solo perché è tua sorella?»
«Be'...» replica, un po' interdetto, «ha la mia stessa età e... è venuta a vivere con me quando avevo cinque anni, quindi sostanzialmente siamo cresciuti insieme. Direi che è mia sorella a tutti gli effetti... quindi no, non credo che potrà mai nascere qualcosa fra me e lei, soprattutto per questo motivo»
Mi rivolge un sorriso, poi si alza in piedi e si stiracchia.
«È meglio se torni in Accademia. Fra un'ora e mezza si cena»
Dovrei anche lavarmi perché puzzo e Scott è stato così gentile da non farmelo notare. Mi alzo in piedi e Scott si riprende la felpa. Mi rimetto la maglietta, le calze e le scarpe, e poi ci avviamo verso l'Accademia. Non so quanto mi convenga farmi vedere in giro da lui, considerato che l'ho conosciuto al GSS e nessuno sa del GSS, ma non mi interessa.
Decido di far vedere a Scott dov'è l'appartamento, così potrà passare quando vorrà e lui mi accompagna fino alla porta. Ci guardiamo per qualche istante, in silenzio e in imbarazzo, poi lui avvicina le labbra al mio viso e mi bacia sulla guancia. Mi sento ribollire il viso e le mie gambe tremano, ma per fortuna si stacca subito dopo.
«Ci vediamo, cara»
Gli sorrido, mordendomi il labbro, poi lo guardo sparire, lungo il viale che riporta all'Accademia. Quando rientro un po' mi sono calmata e il cuore non mi batte più così forte. Salgo le scale e mi nascondo in camera, decisa a farmi una doccia visto che il bagno è stranamente libero. Di Aiko non c'è traccia, ma deduco sia andata a correre, come ogni sera.
Mi rifugio in bagno ed entro nella doccia, prima ancora di accendere l'acqua. Cerco di rilassarmi e provo a pensare a ciò che è successo oggi con Scott. Da quando lo conosco mi sento un po' intimorita dalla sua presenza. Quando ho conosciuto Tom non avevo la minima idea di cosa fosse l'amore o il semplice piacere. Non c'era nessuno sulla Terra che fosse in grado di farmi sentire come fa Tom, per questo quando mi sono trasferita e mi sono imbattuta in lui ho capito che era diverso. Adesso che conosco Scott, però, mi chiedo se queste emozioni che provo siano di natura differente rispetto a quello che provo per Tom.
Lui mi fa sentire viva, mi fa sentire bene. Mi fa ridere, mi fa vedere posti meravigliosi, mi offre sempre la cena, è affettuoso, si ricorda di tutto ciò che gli dico. E mi piace come mi guarda, come ride, come mi tocca, come mi bacia.
Con Scott è diverso. È intelligente e preferisce i laboratori alla palestra che frequenta Tom; ne sa una più del diavolo su tutti gli esperimenti che vengono condotti e parla con eleganza, senza dire parolacce. Tom, invece, ha un tono di voce elevato, ride in modo sguaiato ma... ma è così imperfetto e mi piace. Sembra che Scott faccia di tutto per essere cordiale, posato e gentile, soprattutto adesso che ci conosciamo un po' meglio. Probabilmente sua madre non ha fatto altro che educarlo ed istruirlo, anche senza una figura paterna.
All'improvviso sento qualcuno bussare alla porta. Mi tiro su a sedere, nell'acqua della vasca, e grido: «Chi è?»
«Sono Aiko» risponde, «fra un quarto d'ora si mangia!»
Oh, davvero? Non pensavo fosse passato così tanto tempo. Le dico che uscirò dal bagno fra cinque minuti, poi mi sciacquo il sapone di dosso ed esco dalla doccia. Mi metto l'accappatoio e cerco di asciugarmi i capelli in fretta e furia, ma ci rinuncio, così mi vesto ed esco dal bagno.
Quando arriviamo in mensa trovo le mie sorelle, Viola e Cherie già sedute al tavolo. Stanno spiluccando il pane dal vassoio e Viola sta parlando di qualcosa.
«Ben arrivate» esclama Molly, togliendo la felpa da una sedia.
Aiko si siede di fronte a me, mentre io mi accomodo di fianco a Viola.
«Stavamo parlando del compleanno di Diane» mormora Meg.
Ancora? Perché è così importante il compleanno di quella smorfiosa? Non è neanche una Principessa... è semplicemente la figlia della segretaria della Regina, quindi niente di che... eppure tutti l'adorano come se fosse una figura importante.
«Mh, non credo di voler restare qui se continuate a parlare di Diane» commenta Aiko.
Scoppiano tutte a ridere.
«Sta' tranquilla» la rassicura Cherie, «adesso parleremo un po' di me... e di Pierre»
«Dalle stelle alle stalle» sibila Aiko, concedendo un sorriso falso a Cherie.
Scoppiamo tutte a ridere, mentre Cherie rifila un'occhiataccia ad Aiko. Nonostante la brutta giornata, non posso fare a meno di ridere... grazie alle mie amiche e alle mie sorelle.
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