Ventotto: Affari di famiglia.
Nella foto:
- Jamie Chung (a sinistra) nel ruolo di Jill Asuka (la madre di Aiko)
- Lauren Lunde (a destra) nel ruolo di Yukino Asuka (la sorella minore di Aiko)
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Quando usciamo dalla stanza delle autopsie, Tom si affianca a me e mi sorride. I suoi occhi incontrano i miei ed io non riesco a non ricambiare il gesto.
«Ho chiesto al Preside Wulfrich se posso mostrarti una cosa, nella stanza dedicata a Caroline. Ho decriptato alcuni file che non riuscivamo ad aprire»
Mi fa strano sentire Tom chiamarlo "Preside Wulfrich", forse perché non mi piace il suo cognome e quindi mi riferisco a lui utilizzando sempre il nome di battesimo, Hagen.
Gli rivolgo uno sguardo interessato e annuisco. «Va bene, ma portiamoci dietro gli altri. Se fanno parte del nostro gruppo, devono almeno sapere a cosa stiamo lavorando»
Tom torna dai ragazzi, mentre io raggiungo le mie sorelle e Aiko. Racconto loro che io e Tom stavamo facendo delle ricerche e che vorremmo condividere con loro il resto delle scoperte. Poco convinte ma molto curiose, accettano.
Ci dirigiamo senza professori e scienziati verso la stanza di Caroline. Il computer è spento, così Tom lo accende e nel frattempo decidiamo di fare un discorso introduttivo, in modo tale che tutti possano comprendere ciò che andremo a spiegare.
«Come molti di voi penso sappiano già, il giorno in cui pubblicarono i tabelloni, con i risultati dei test, sono stata rapita e quando mi sono svegliata ero in una strana stanza, sotto osservazione da Caroline Olsen, la Rappresentante di Animo. Mi ha detto che non ha fatto alcun esame o esperimento su di me, ma ho sempre sostenuto il contrario. Io e Tom siamo riusciti a trovare una cartella che contiene qualche particolare sul suo profilo, giusto per capire con chi abbiamo realmente a che fare»
Guardo Tom e lui clicca su un tasto, aprendo il primo file.
«Caroline Olsen è la figlia di Arthur, ex Rappresentante di Animo, e di Alison, una scienziata deceduta quando Caroline aveva trentun anni. Il carattere sicuro di sé, la spocchia e la freddezza l'ha presa da sua madre, con la quale però non aveva un gran rapporto. Saltando tutta la sua infanzia e la sua adolescenza, passo direttamente al primo fatto interessante sulla sua vita: a ventisette è stata arrestata per ventiquattro ore e successivamente rilasciata grazie ad un profumato pagamento da parte di suo padre, a causa di esperimenti illegali su persone svenute o già morte. Poco dopo è diventata Rappresentante di Animo e, come tutti sappiamo, lo è tuttora»
Digita qualche tasto al computer, poi si apre un'altra schermata. È l'albero genealogico originale, quello che siamo riusciti a vedere solo io e lui.
«Quando abbiamo aperto questo file» dice indicandolo con un dito, «lo abbiamo trovato così. Qualcuno è stato qua – anche se nessuno ha ancora individuato l'identità – e ha rimosso delle informazioni, con lo scopo di non farle trovare. Grazie alle riprese delle telecamere di sicurezza e ai salvataggi recenti del file, sono riuscito a trovare la copia originale – non ancora modificata – che vi mostrerò fra esattamente un minuto»
Guardo i miei amici e li scopro tutti molto interessati. Alex e Loris hanno le braccia conserte al petto; le mie sorelle e Aiko, invece, sono poggiate al tavolo in centro alla stanza e hanno lo sguardo fisso sul display.
«Come potete vedere dallo schermo» comincio, «questo è l'albero genealogico della famiglia di Caroline, in particolare quella da parte di sua madre Alison. Era la figlia di Larry e Lorelai ed aveva una sorella, Ashley, e un fratello, Neil. Il nonno di Caroline, Larry, aveva un fratello, Lucian, il quale ha avuto tre figli, ma nessuno di questi nomi risulta visibile in questo file»
«Non preoccupatevi» mi interrompe Tom, battendo le dita sulla tastiera, «troverete i nomi fra tre, due, uno...»
L'albero genealogico sul display cambia: appaiono nuovi nomi, nuove date e nuovi Regni. Né io né Tom lo avevamo già visto, perciò siamo sorpresi anche noi. Mi accorgo che i nomi dei figli di Lucian e sua moglie Clarissa ora compaiono.
«Ora sappiamo che i tre figli si chiamano Daniel, Sonya e Aria» dice Aiko, «ma continuo a non capire che cosa questo abbia a che fare con le vostre ricerche»
Per un attimo il respiro si blocca. Vicino al nome di Daniel c'è una freccia che porta al nome Spencer e da questo ne partono tre.
«Oh mio Dio» mormoriamo io e Molly contemporaneamente.
Dal nome di Spencer partono tre frecce che raggiungono altri tre nomi: Malia, Margaret e Molly. Non posso crederci. Anche se lontanamente, io e Caroline siamo imparentate: in pratica è mia cugina di secondo grado.
«Non è finita» dice Alex, «il tuo nome e quello di Caroline sono dello stesso colore, ma la legenda lassù dice che ci sono altri quattro nomi in arancione»
Incrocio lo sguardo di Tom, poi afferro il mouse del computer e sposto l'albero genealogico verso sinistra: compare un'altra parte, superiore, che prima non avevamo visto.
Mio padre Oliver, sua sorella Marie e suo marito Christopher. E ancora i miei nonni paterni – Violet e Martin – e la mia bisnonna Elvina. Ecco, il suo nome è scritto nel medesimo colore del mio. Salgo ancora e scopro che il nome della madre di Elvina, Tamara, è arancione.
Dal suo nome, partono cinque frecce – cinque figli – ma solo quattro hanno lo stesso padre, ovvero Heather, Elvina, Artie e Clark. Il quinto, che in realtà è il più anziano, si chiama Tonia, ma non è arancione.
Sposto lo sguardo verso Tonia e sento la gola seccarsi.
La Tonia presente in questo albero genealogico è la stessa Tonia che ha sposato Jeff Green, con il quale ha avuto un figlio, Alexander. Anche quest'ultimo nome è evidenziato di arancione.
Non ci capisco più niente. In pratica sono imparentata sia con Annalise Green e sia con Caroline Olsen. La ragazza che ho sognato è praticamente mia cugina di secondo grado, in quanto Annalise è pronipote di Tamara. Sono così confusa.
«Porca miseria» commenta Molly, «non pensavo che un albero genealogico contenesse così tante segreti»
«O che fossimo imparentati con i Green o con gli Olsen» aggiunge Meg.
Sono ancora sconvolta da questa scoperta ed è per questo che ho la gola un po' secca. Cerco di respirare e di stare tranquilla, ma sento qualcuno sfiorarmi la mano. È Tom.
«C'è altro?» domando.
«Per ora no» dice.
Annuisco ed esco dalla stanza. Ho bisogno di aria, di stare sola. Non posso sostenere il peso di tutte queste scoperte.
* * *
Sono seduta da circa mezz'ora su una sedia di plastica, nel corridoio del GSS. Sono sola e la mia mente è un completo disordine, un po' come la mia stanza. Sto ancora pensando a Caroline e ad Annalise, in particolare al nostro grado di parentela, quando mi rendo conto che Tom non aveva finito di spiegarmi le sue scoperte.
Ora come ora non sono così rilevanti, per questo decido di restare seduta e di aspettarlo, nel caso venga a parlarmi. Lo guardo dal vetro della stanza: i miei amici sono ancora dentro, chi seduto chi in piedi, e ascoltano Tom, che a volte indica lo schermo illuminato del computer. Dalla mia posizione non riesco a vedere ciò che il display mostra.
All'improvviso sento qualcuno sedersi al mio fianco. Non ho voglia di parlare con nessuno e questa persona sembra capirlo, così mi prende per mano e la stringe. Riconoscerei quelle unghie laccate di rosa ovunque. Charlotte ha i capelli legati in una coda alta e indossa un maglioncino rosa cipria, abbinato a dei jeans skinny blu.
«Stai bene?» mi domanda, «Adam mi ha fatta chiamare, dicendomi che eravate al GSS»
Vorrei dirle un milione di cose, ma rimango in silenzio e torno a guardare il vetro della stanza. Lo sguardo di Charlotte segue la direzione dei miei occhi e rimane sorpresa.
«Perché sono nella stanza dedicata a Caroline? C'è qualcosa che avete scoperto e che noi adulti non conosciamo?»
Annuisco, con il cuore a pezzi.
«Circa un mese fa, io e Tom abbiamo cominciato a fare delle ricerche sul conto di Caroline, ma senza buoni risultati. Dalle cartelle che abbiamo trovato in quel computer, abbiamo scoperto qualche fatto interessante, ma molti erano bloccati»
«Sì» dice Charlotte, «c'è una talpa nel GSS, per questo stanno facendo dei controlli molto specifici su tutti i dipendenti. Continua, scusa se ti ho interrotto»
Le sorrido lievemente, poi riprendo a parlare: «Tom ha lavorato diversi giorni su questi file e oggi li abbiamo visti per la prima volta. Ho scoperto delle cose che mi hanno lasciata piuttosto perplessa»
Charlotte incurva le sopracciglia, confusa. «Di che cosa stai parlando?»
«Tu lo sapevi che Caroline e Annalise Green, la ragazza che ho sognato tempo fa, sono imparentate con me?»
Charlotte rimane a bocca aperta, a fissarmi. Ha gli occhi spalancati e le trema il labbro inferiore. Vorrei aggiungere qualcosa, ma ho la gola secca e non saprei cosa dirle, anche perché la sua espressione dice tutto.
«Oh mio Dio» commenta, «no, non ne sapevo niente. Ti andrebbe di spiegarmi qualcosa in più?»
Sospiro e mi passo una mano fra i capelli biondi.
«Ehm... per quanto riguarda Caroline, sono la nipote del cugino di sua madre» dico, «Alison, la madre di Caroline, ha un cugino, Daniel Parker, ovvero mio nonno, il padre di Spencer, mia madre»
Charlotte sembra un po' meno perplessa ora che gliel'ho spiegato meglio.
«Invece Annalise è mia cugina di secondo grado... cioè, è la bisnipote della mia trisavola, perché Annalise è pronipote di Tamara, nonché sorella della mia bisnonna Elvina»
Si massaggia le tempie con le dita e deglutisce rumorosamente.
«Non ci sto capendo niente. Magari guardando un albero genealogico risulta più chiaro. Be', se devo dirla tutta è normale che le famiglie di Magics Souls siano fra loro imparentate, perché a meno che non ci si sposi con umani, i cognomi sono sempre quelli. Ad ogni modo, non ti preoccupare... so che è scioccante sapere queste cose, ma devi andare avanti e voltare pagina. Per esempio, lo sapevi che la mia bisarcavola era la zia della trisnonna di Celine Nicolson, la tua professoressa di Arti Marziali?»
La guardo e cerco di sorridere, senza aver capito niente. L'ha detto solo per farmi stare meglio, perché c'è una bella differenza nello scoprire di essere imparentata con la Rappresentante di Animo e una semplice professoressa. Celine non ha fatto esperimenti su persone morte o svenute, senza il loro consenso, non è stata arrestata e non è una stronza bipolare.
«Dovrei parlarne con Caroline, secondo te? Almeno per sapere se lei ne è al corrente, o qualcosa del genere»
Charlotte sospira e mi accarezza il viso. «Fa' ciò che ritieni più giusto, ma per nessun motivo voglio che tu soffra e scoprire qualche particolare potrebbe provocarlo»
Annuisco, sapendo bene a cosa andrei incontro. Le rivolgo un altro dei miei sorrisi, poi l'abbraccio. Vorrei che questo contatto fisico durasse di più, ma noto una presenza vicino a noi. Dopo essermi staccata da Charlotte, mi volto e vedo Tom. Sta sorridendo, ma noto nei suoi occhi qualcosa di strano.
«Vi lascio soli» dice Charlotte, alzandosi in piedi, «ci vediamo, ragazzi»
La salutiamo, poi Tom si siede al mio posto. Ci guardiamo in silenzio per un po', finché finalmente decide di aprire bocca.
«Le tue sorelle, Aiko, Loris e Alex stanno tornando in Accademia» annuncia, «io e te abbiamo qualcosa da fare»
Storto un sopracciglio e lo fisso perplessa.
«Dopo che sei uscita, ho finito di spiegare agli altri che cosa ho scoperto in questi ultimi giorni. Sostanzialmente, credo che Caroline già sappia che siete imparentate, altrimenti non avrebbe evidenziato i nomi in arancione»
Alzo le sopracciglia. «Quel file è suo? Proviene da un suo computer?»
«Sì» risponde, «qualche collaboratore del GSS è riuscito a sottrarglielo, probabilmente senza che lei ne fosse al corrente. Ad ogni modo, ha sottolineato quei nomi per un motivo ed io lo so»
«Cosa aspetti a dirmelo?»
Mi sorride, divertito dalla mia impazienza. In realtà sono ancora un po' delusa da questa scoperta, ma il suo sorriso allevia la mia angoscia.
«Supponendo che sia stata lei a rapirti, quand'eri svenuta ha fatto degli esami, eliminandone ogni traccia dal tuo corpo, dalla tua mente e dai suoi uffici, peccato però che qualcuno sia riuscito ugualmente a scoprirla. Sono principalmente esami del sangue e test del DNA, ma il file non riportava altro. Se lo desideri, vorrei accompagnarti ad Animo per parlare con lei e ricevere alcuni chiarimenti»
Spalanco la bocca e ci penso su un po'. Non possiamo presentarci a casa sua dicendo di aver semplicemente scoperto questo suo segreto, senza sbandierare ai quattro venti l'esistenza del GSS. Dobbiamo pensare ad un modo efficace per indurla a parlare e non a sviare il discorso. Sono davvero interessata ai suoi esperimenti, soprattutto perché c'entrano con me e, se si è permessa di farmi esami del sangue senza il consenso dei miei genitori adottivi, vorrei fargliela pagare.
«Andiamo»
«Vuoi andarci adesso? È quasi ora di cena»
Faccio spallucce. «Se ci facciamo accompagnare da un adulto, sono sicura che ci riceverà»
Mi alzo in piedi e percorro a grandi passi il corridoio, raggiungendo un gruppetto di persone, vicino alla porta d'ingresso all'ufficio principale. Smith, Charlotte, Angelique, Wood e Benson stanno parlando insieme.
«Professor Smith» esclamo, ottenendo la sua attenzione, «devo chiederle una cosa»
Mi guarda, perplesso.
«Le andrebbe di accompagnare me e Tom ad Animo, per parlare con la Rappresentante Caroline Olsen?»
Tutti rimangono sorpresi e ci guardano senza fiato. Angelique incrocia le braccia al petto e replica: «Non credo sia il caso di andarci in questo momento. E' quasi ora di cena, Malia, e se non fosse per la tua ammissione al GSS, saresti in ritardo con il coprifuoco»
Sospiro lentamente. «Ha ragione, Direttrice, ma è una questione di vitale importanza»
«Oh, lo so bene» risponde, «per questo verrete accompagnati domattina, dal professor Smith e dalla professoressa Le Croix»
Guardo prima Smith, poi Charlotte e deglutisco. Forse lasciar passare un po' di ore mi darà il tempo necessario per pensare a come affrontare il discorso con Caroline. E, soprattutto, a sbollire la rabbia.
«D'accordo» accetto.
* * *
«L'ultima parola che hai detto ieri sera è stata "d'accordo", poi non ti ho più sentito aprire bocca»
Lancio un'occhiataccia al professor Smith e grugnisco, per il fastidio. Non lo odio, solo che stanotte non ho chiuso occhio e ho mal di testa. Sono le nove del mattino e avrei già voglia di tornare a dormire, per tutto il giorno.
Stamattina fa freddo e ci stiamo dirigendo verso l'Accademia di Tom, dove ci Smaterializzeremo ad Animo, per incontrare Caroline. Indosso uno dei maglioni più caldi di cui dispongo, ma questo non risolve il problema dei brividi. Quando – a colazione – l'ho detto ad Aiko, lei mi ha risposto dicendo che "la mia anima sta diventando fredda come una pietra, proprio come la sua". Ma mi pulsava talmente tanto la testa che non ho trovato una risposta abbastanza sarcastica da sbatterle in faccia.
«Vorrei dire tante cose, professor Smith» dico all'improvviso, «ma, mi creda, è meglio che tenga chiusa la mia boccaccia»
Soffoca una risata divertito, poi mi poggia una mano sulla spalla. Nonostante ci siano meno di dieci gradi, è calda e lo invidio. Incrocio il suo sguardo e con una manata levo il suo palmo dalla mia spalla. Mi rivolge un sorrisetto e sento l'impulso di rispondere, ma il repentino arrivo di Charlotte e di Tom interrompe il tutto.
«È fortunato, professore» esclamo, «stavo quasi per mostrarle ciò che mi ha insegnato durante l'ultima lezione di Attacco e Difesa»
Mi sorride, compiaciuto. Lo supero, cercando di risultare infastidita da questa frasetta, quando in realtà sono solo contenta che lui reagisca così. Il nostro scopo è quello di infastidire e rendere felice l'altro ed è esattamente ciò che stiamo facendo adesso.
«Buongiorno» dicono in coro Charlotte e Tom.
Rivolgo un sorriso ad entrambi, cercando di ignorare il mal di testa lancinante. Vedo Smith superarmi e raggiungere la professoressa Le Croix. Ci incitano a seguirli, poco prima di riprendere a camminare. Tom mi sorride ancora, poi ci incamminiamo, alle spalle dei professori.
«Sei agitata?» domanda lui.
Scuoto il capo. «No, ho anche preparato un discorso da fare a Caroline. Sai, ho passato tutta la notte in bianco»
Tom ride. Mi piace la sua risata.
«E stamattina hai messo il solito mezzo cucchiaino di zucchero nel caffè o te ne sei dimenticata?»
Lo guardo e abbasso il capo, un po' a disagio.
«L'ho messo, non preoccuparti. Ho solo un gran mal di testa»
Tom sorride. «Sono sicuro che prima o poi ti passerà. Stai per affrontare Caroline Olsen e devi tenerlo a bada. Pensi di potercela fare?»
«Certo»
Ci guardiamo negli occhi ancora per qualche secondo, poi sento Smith chiamarci. Li raggiungiamo, in silenzio, e appena siamo accanto a loro ci danno istruzioni su come Smaterializzarci e Materializzarci. Annuisco ad ogni particolare, finché Charlotte non smette di parlare e Smith chiede se siamo pronti.
In risposta prendo la mano di Charlotte e quella di Tom, stringendole. Smith mi guarda e sorride. Chiudo gli occhi e mi concentro su Animo, sperando che anche se non riuscirò a fare l'incantesimo da me, qualcuno riesca a portarmi con sé.
Un istante più tardi sento la terra staccarsi dai miei piedi e un forte vento mi sferza il viso. Anche se volessi, non potrei aprire gli occhi, perciò aspetto di sentire il terreno sotto le scarpe.
Spalanco gli occhi un istante dopo aver percepito il suolo. Ho il fiato corto e mi guardo attorno, a causa della mia curiosità: non sono mai stata ad Animo e non mi aspettavo di vedere ciò che sto guardando adesso. Mi trovo nel Regno della Mente e non credevo di trovare una serie di palazzi grigiastri, elencati uno dopo l'altro. Ci sono alcune persone che passeggiano nella strada buia e silenziosa, ma non hanno occhi per me: sembrano concentrati sul loro passo e sui loro pensieri.
Mentre cammino, dietro a Charlotte, guardo il cielo: è grigio e mi chiedo se ad Animo ci sia sempre questo tempo meteorologico. Ho letto che a Glacias è sempre inverno e che ci sono ghiacciai che durano anche per due stagioni di fila. Anche in estate, non fa mai davvero così tanto caldo da sudare.
«Ti piace questo posto?» mi chiede Charlotte, «so che non ci sei mai stata»
Le sorrido. «È così, infatti. E mi piace abbastanza, ma preferisco il tempo di Coretville»
La Direttrice dell'Accademia di Fate mi sorride e mi strizza l'occhio. Vorrei aggiungere qualcosa, ma Smith e Tom ci affiancano. Nonostante non ci sia il sole, credo ci siano almeno due o tre gradi in più rispetto a Coretville. Non ho freddo, ma sento che prima o poi lo avrò, se non mi affretto ad entrare in un luogo chiuso.
Mentre avanzo lentamente sulla strada in asfalto, ripenso al discorso mentale che ho fatto stanotte. Non so se sarò in grado di sorprendere Caroline... per ora il mio obiettivo è scoprire per quale motivo ha condotto quegli esperimenti, se ha scoperto qualcosa di più sconvolgente del fatto che siamo imparentate e inoltre ho anche qualche domanda su Tonia.
Tom sembra intuire il mio stato d'animo, così si avvicina e mi sfiora la mano. Non so come faccia, ma ha le mani quasi bollenti. Mentre un brivido percorre tutto il mio braccio e poi la spina dorsale, ci scambiamo un'occhiata e un sorriso.
«Andrà tutto bene» mormora, con la voce bassa.
È come se non volesse farsi sentire da Smith e da Charlotte.
Annuisco, convinta. «Lo so, Tom»
Quando torno a guardare di fronte a me, vedo un imponente palazzo dalle finestre quadrate e pulite. Provo a guardare al loro interno, ma non scorgo niente o nessuno di interessante.
Smith mi fa cenno di seguirlo ed io lo raggiungo, passando di fianco a Charlotte. Salgo la scala di pietra, affiancata dal mio professore. Il mio cuore batte un po' più forte del previsto e le parole del mio discorso cominciano a svanire rapidamente.
Due guardie – sull'entrata – ci fermano.
«Siamo qua per incontrare la Rappresentante Caroline Olsen» esclama Smith, poi mi guarda, «lei è Malia Collins... io sono Ad...»
La guardia con la barba lo interrompe con un gesto del dito, poi sposta lo sguardo su di me. Incrocio il suo sguardo e lo scruto, con attenzione. Sembra interessato alla mia immagine, come se volesse ricordarsi di aver incontrato Malia Collins. Sono stufa della reazione che ha la gente quando mi incontra.
«Potete passare»
«La ringrazio» replico seccata, poi li supero.
Smith mi raggiunge un istante dopo, quando sono già dentro al palazzo. Le luci sono accese, ma il corridoio è comunque poco illuminato. Cammino a grandi passi, con i pugni chiusi e gli occhi ridotti a fessure.
«Malia, calmati» sibila Smith, afferrandomi per un polso.
Guardo prima la sua mano, poi i suoi occhi. A distanza di così poco spazio sento il suo cuore battere forte. Incurvo le sopracciglia, mentre cerco di rilassarmi. Sono solo un po' infastidita dalla reazione della guardia.
«Sto bene» dico infine e mi libero dalla presa.
Continuo a camminare, a fianco del mio professore, cercando di contare i battiti del cuore. Mi sembrano talmente tanti che perdo il conto dopo qualche passo. Sono preoccupata per la reazione di Caroline e non so come affronterò il fatto di uscire dal suo ufficio con più domande di prima.
«Fermati» mormora Smith.
Lo guardo.
«Siamo arrivati» dice, «l'ufficio è qui»
Guardo una porta. Non so neanche come ci sono arrivata, visto che ero troppo presa dai miei pensieri. Deglutisco e lo ringrazio, con uno sguardo. Poi, sospirando, busso alla porta.
Passano diversi secondi prima che qualcuno la apra. È un uomo di mezz'età, con una targhetta cucina sulla camicia bianca. Gli sorrido.
«Buongiorno» dico, «mi chiamo Malia Collins e... vorrei parlare con la Rappresentante, Caroline Olsen»
La guardia apre la bocca e fa per parlare, ma viene interrotto dalla voce di una donna. È Caroline, lo capisco immediatamente. Sta chiedendo chi ha bussato alla porta e un istante dopo sento un ticchettio farsi sempre più vicino.
La porta viene aperta completamente e mi ritrovo di fronte a Caroline. Deglutisco e provo a sembrare meno ansiosa di quanto io lo sia già.
«Malia Collins, che piacere!» esclama lei, «falla pure entrare. Voi altri, invece, aspetterete fuori» aggiunge, guardando con disprezzo Smith, Charlotte e Tom.
La guardia si fa da parte, per farmi passare. Entro nel suo ufficio e chiudo la porta alle mie spalle. La stanza è illuminatissima e le pareti sono dipinte di uno strano giallo ocra. Caroline è seduta alla scrivania in metallo, in fondo alla stanza, davanti alla vetrata, dalla quale si vede tutta la città.
Mi avvicino lentamente e vedo Caroline propormi di sedermi. La scruto: sta scrivendo su un foglio, ma dalla mia posizione non vedo granché. Decido di restare in piedi e aspetto che abbia terminato il suo lavoro.
Quando alza il capo, capisco che è arrivato il momento di parlare, anche se non ho la minima idea di cosa dire. Sgancio la bomba oppure le faccio un discorso introduttivo? Tutte le idee che avevo si sono perse nel vuoto assoluto del mio cervello.
«So dei tuoi esperimenti» sputo all'improvviso.
Caroline rimane spiazzata: prima impallidisce, poi mi guarda con aria un po' confusa. Si sta chiedendo come ho fatto, ma non ho intenzione di dirglielo. Voglio solo che crolli e che mi racconti il motivo dei suoi esperimenti.
«Tutti?»
«Sì, tutti» rispondo, «inclusi quelli sul DNA e sul sangue, o qualsiasi cosa riguardino»
Si prende il viso fra le mani e sospira. Stamattina ha i capelli sciolti e indossa un completo blu scuro.
«Sai anche che sono figlia della cugina di tuo nonno materno, vero?»
Detto così, è davvero assurdo, ma annuisco con un movimento deciso del capo. Sospiro e lei, nel frattempo, si alza in piedi e fa il giro della cattedra.
«Perché hai fatto quegli esperimenti? C'era qualcosa di così interessante nel mio sangue?»
Incrocia le braccia al petto e mi guarda, con espressione un po' indecisa. So che mi sta tenendo nascosto qualcosa, ma non capisco cosa. Spero con tutta me stessa che abbia intenzione di raccontarmi tutto e che non scoprirò niente di così sorprendente quando questa storia sarà finita.
«Avevo ventisette anni quando mi arrestarono per aver fatto esperimenti su cadaveri, senza il permesso dei parenti di queste persone. La verità è che non ho mai raccontato a chi appartenessero i corpi, perché ero riuscita a prelevare gran parte del loro sangue e, attraverso un incantesimo, avevo impedito che altre persone al di fuori di me potessero condurre altri esami»
Si siede sulla cattedra e si prende le mani in mano.
«Poco tempo prima, avevo scoperto che mio padre stava conducendo degli esperimenti sul DNA di mia madre, per sapere se la sua malattia fosse geneticamente trasmissibile. Non lo era, ma scoprì che un'altra persona – prima di lei – era morta di cancro al cervello: Alvise Williamson, il tuo bisnonno, nonché nonno di tuo padre Oliver. Entrambi erano stati sottoposti alle stesse cure, senza però uscirne sopravvissuti»
La guardo, cercando di ricordare l'albero genealogico della mia famiglia. Rammento solo una serie di nomi, uniti ad altri, e c'è poca chiarezza nella mia mente. La incito a continuare.
«Alvise è morto nel 1961, un anno dopo la nascita di Martin, e per questo sua moglie Elvina riprese il cognome di suo padre, e non più quello del marito deceduto. È per questo che tuo padre di cognome fa Collins, anche se tecnicamente non lo era da parte di padre. Ad ogni modo, comparando il DNA di mia madre con quello di Alvise non trovai niente di rilevante, così riprovai comparando quello del tuo bisnonno con il mio, ma anche questo esperimento fu inutile»
Fa una pausa. Le tremano le dita e ho ancora la sensazione che voglia nascondermi qualcosa. Non è brava a tenere per sé le sue emozioni, perché dalla sua espressione traspare tutto.
«Decisi di fare un esperimento sul DNA di sua moglie, Elvina, e scoprii cose interessantissime. Vorrei raccontarti la parte scientifica della storia, ma ho paura che sia fin troppo complicata per te»
I nostri occhi si incrociano per un secondo. Non so se prenderlo come un insulto o come un avvertimento, nel dubbio sospiro e dico: «Cerca di raccontarlo nel modo più semplice che conosci»
«Okay» accetta lei.
Si rialza e torna a sedersi, dietro alla cattedra. Sta prendendo del tempo per decidere come formulare il pensiero o sta trovando un modo per nascondermi delle cose, facendo leva sulla mia poca conoscenza in materia?
«Il sangue è composto da una parta più liquida, ovvero il plasma, e da una parte più corpuscolata, che comprende globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Attraverso i miei esperimenti, ho notato che parte del sangue della tua bisnonna Elvina e di mia madre era bianco, non rosso. Questo doveva pur significare qualcosa, così ho cercato il luogo di sepoltura di sua madre, Tamara, per fare l'esperimento su di lei. Risultata positiva, ho provato a fare l'esperimento sugli altri figli, ovvero Heather, Artie e Clark, ma nessuno di loro risultò come me o come loro»
Credo di aver capito la maggior parte delle cose che ha detto, anche se quando ha pronunciato i nomi dei fratelli della mia bisnonna Elvina, mi torna in mente Tonia e i suoi discendenti.
«E di Tonia che cosa sai?»
Sul viso florido di Caroline appare un sorriso malandrino.
«Tonia era la figlia illegittima della tua trisnonna, Tamara Chaucher. Era l'unica figlia di due contadini e apparteneva ad una delle famiglie più povere di Salem. Era una di quelle ragazze allo sbaraglio fin da quand'era bambina... frequentava brutte compagnie, beveva... è finita che a quindici anni è rimasta incinta di un uomo molto più grande di lei, del quale non è mai stata rivelata l'identità. Ad ogni modo, Tamara diede alla luce una bambina, Tonia, e decise di darla in adozione, perché era troppo povera»
Ho le lacrime agli occhi. Tonia è la sorellastra della mia bisnonna, figlia di una ragazzina che ha dovuto lasciar andare la sua prima figlia, perché sapeva di non poterle dare la vita che si meritava.
«Un anno dopo, Tamara decise di fare il test di ammissione all'Accademia per Giovani Streghe e lo passò brillantemente, così si trasferì a Coretville. Era costantemente presa in giro dalle sue compagne, perché era povera e non aveva un centesimo, finché un giorno il bel Principe Ereditario di Salem, Albert Collins, posò gli occhi su di lei»
Provo ad immaginare il mio trisnonno, il classico bel ragazzo dallo sguardo seducente e dai capelli perfettamente in ordine e cotonati, che chiede di uscire alla mia trisnonna, una ragazza povera, fragile e con l'aspetto di una che ha il corpo martoriato di cicatrici del suo passato. Un piccolo sorriso appare sul mio viso.
«Albert disse ai suoi genitori che voleva assolutamente sposare Tamara e che sarebbe diventata lei la Regina di Salem. E così accadde. Dopo essersi diplomati, Tamara andò a vivere al Castello, si sposarono e diventarono Re e Regina di Salem. Pochi mesi dopo, ebbero la loro prima figlia, Heather. E il resto della storia lo conosci anche tu»
Annuisco, con un debole gesto del capo. Non sapevo che Tamara avesse avuto una vita del genere. Mi sarebbe piaciuto conoscerla per scambiare due parole con lei, per abbracciarla e confortarla.
«Aspetta... che cos'è successo a Tonia? Si sono riviste, prima di morire?»
Caroline incrocia il mio sguardo.
«Tonia è finita in un orfanotrofio» risponde Caroline, «finché anche lei non è stata ammessa in Accademia. Poche settimane dopo la nascita di Alexander, i Green decisero di organizzare una festa in suo onore, al quale furono invitati anche Albert e Tamara, sposati da dodici anni. Tamara la riconobbe subito e pensò che fosse un segno del destino averla incontrata, dopo così tanto tempo. Provò a parlare, ma Tonia rifiutò di ascoltare sua madre e le ordinò di non farsi più vedere, per alcun motivo. Quella sera, Tamara raccontò ad Albert della gravidanza che aveva avuto da ragazzina e il tuo trisnonno le promise che sarebbe rimasto un segreto»
Spalanco gli occhi, allarmata. Se Albert giurò di non dire a nessuno di Tonia, perché Caroline ne è al corrente? Quante persone sapevano di questa gravidanza, oltre ad Albert, Tonia e Tamara?
«Come fai a sapere tutte queste cose?»
Caroline sorride. «Tonia si ammalò gravemente qualche anno prima che nascessi tu, così Tamara le scrisse una lettera, ma aspettò a fargliela recapitare. La tua bisnonna Elvina la trovò e, dopo averne parlato con la sorella Heather e il fratello Clark, decisero di andare a trovare la sorella. Tonia morì una settimana dopo, lasciandosi alle spalle l'odio che aveva provato per tutta la vita nei confronti di sua madre»
Sono così provata da questo racconto che non ho il coraggio di dire o fare nulla. Sto piangendo come una fontana, ma a Caroline sembra non importare. Mi prendo ancora qualche istante per pensare e per calmarmi, poi faccio un bel respiro e incrocio il suo sguardo.
«Ehm... hai detto... hai detto che hai fatto questo esperimento anche sulla mia bisnonna Elvina... c'è qualcun altro su cui l'hai testato?»
Caroline annuisce. «Tamara, Albert, Alexander, Annalise...»
Oh.
«E sono risultati tutti positivi?»
«Albert e Annalise no, ma tutti gli altri sì. Ad oggi, coloro che sono portatori di sangue bianco siamo io, te, Tamara, Elvina e Alexander... anche se quest'ultimo è morto, quindi non è che sia così rilevante»
Annuisco lentamente, lasciandomi andare in un sospiro.
«Perché ho come la sensazione che ci sia qualcun altro che tu non vuoi dirmi?»
Caroline sbuffa e scuote il capo, lentamente.
«Come sei perspicace, Malia. Hai preso proprio da tua madre, non c'è che dire...»
La incenerisco con lo sguardo, ignorando l'ultima frase.
«Di chi stai parlando?»
Mi guarda, senza respirare. Il mio cuore si ferma per un istante e, mentre chiudo gli occhi per cercare di rilassarmi, scrocio le braccia e mi appoggio al tavolo con le mani. I nostri visi sono ad una distanza riavvicinata e sento il suo profumo alle rose.
«Di Lexie, sto parlando di Lexie. Anche parte del sangue è bianco, Malia, il che significa che è imparentata con una delle due o con entrambe»
Il mondo attorno a me si ferma. I miei occhi rimangono fissi sulle labbra di Caroline e il mio cuore batte meno rapidamente del solito. Mi tremano le dita e sento la gola secca, come se non bevessi da giorni.
Che cosa ha appena detto? Non può essere, non può davvero essere così. Io e Lexie siamo nemiche, quindi è impensabile che possa essere imparentata con me... o con Caroline.
Cerco di calmarmi. Lexie vuole uccidermi perché è al corrente di questi esperimenti oppure non lo sa ed è una vendetta personale per quanto hanno fatto i miei genitori a suo padre? Ha tutti i motivi del mondo per volermi morta... ma se davvero conoscesse il nostro grado di parentela probabilmente me lo avrebbe già rinfacciato.
Guardo Caroline: ha lo sguardo perso e i suoi occhi sono lucidi. Sta forse piangendo? O si sta pentendo di quello che ha appena fatto? È stata gentile a raccontarmi la verità; avrebbe potuto cacciarmi via, come fossi spazzatura. Del resto, le ho sempre risposto male e fino a dieci minuti fa era una mia nemica. Adesso, invece, siamo qualcosa di più e non può ignorarlo.
«Siamo 1 ad 1, Caroline. Io conosco il tuo segreto, sugli esperimenti, e tu conosci il mio segreto riguardo a Lexie. Se la gente venisse a sapere di te, direbbe che non sei degna di Rappresentare il Regno di Animo, mentre se conoscessero il mio segreto... le voci sulla mia alleanza con Lexie aumenterebbero e mi arresterebbero. Immagino che da oggi in poi io e te saremo amiche, giusto?»
Si alza in piedi: i nostri occhi incollati gli uni sugli altri, i nostri respiri in sincronia e il nostro cuore all'unisono. So già cosa risponderà, perciò potrei uscire dalla stanza, facendo finta che la mia sia stata una domanda retorica. La verità è che voglio una vera e proprio conferma, per rinfacciarle – se lo farà – il suo tradimento, in un futuro non ben specificato.
«Giusto» dice infine.
Annuisco, fermamente. Con un gesto del capo mi dà il permesso di uscire dal suo ufficio, così la saluto e torno alla porta. Abbasso la maniglia e la apro.
Vedo Smith, Charlotte e Tom seduti su alcune panche di legno, in fondo al corridoio, e subito si alzano in piedi. Vengono verso di me, con espressione preoccupata.
Non avrei pensato che sarei crollata proprio adesso, proprio quando mi sono lasciata alle spalle Caroline e il suo discorso. Non posso assimilare ciò che ho scoperto in cinque minuti e sento il bisogno di essere compresa.
Perciò, più sorprendentemente di quanto io immagini, lo abbraccio. Rimane sorpreso e lo capisco perfettamente, ma ora come ora è la persona su cui faccio più affidamento, soprattutto da quando ho scoperto che sta cercando di proteggermi.
È lodevole ed è una delle poche cose che fa che apprezzo.
Sento la mano di Charlotte posarsi sulla mia spalla e, con la coda degli occhi, vedo una lacrima che le riga il viso. Un istante dopo, Tom mi prende la mano e la stringe.
I nostri occhi si incrociano. Se davvero non ci fosse niente fra di noi, mi guarderebbe in quel modo? Non ho tempo di innamorarmi o di uscire con qualcuno, eppure è accaduto. Sì, lo sto ammettendo mentre abbraccio un uomo che odio ed amo con tutta me stessa, ma è la verità.
Ho sedici anni. Sono così piccola... ma sto avendo un assaggio di cos'è realmente l'amore.
Mi sono innamorata. Di Tom. Di un ragazzo impegnato, che probabilmente non sarà mai mio. E non sono neanche sicura di volere che lo diventi.
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