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Venticinque: Vita, morte e miracoli di Caroline Olsen.

nella foto:

- Theo James (a sinistra) nel ruolo del professor David Wood (Metamorfosi)

- Jennifer Connelly (a destra) nel ruolo della professoressa Sharon Donovich (Erbologia)

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TITOLO INTEGRALE: Vita, morte e miracoli di Caroline Olsen (Non ero sicura che si leggesse tutto data la lunghezza).

Poco prima di cena, siamo ancora all'Accademia. Il pomeriggio è praticamente volato, ma mi sono divertita.

Abbiamo conversato da amici e mi hanno aggiornato sugli eventi della settimana appena passata. Per quanto riguarda le lezioni, invece, alcuni professori sono diventati più severi e richiedono più di quanto abbiano mai fatto prima. Aiko non è affatto spaventata, visto che è una brava studentessa, ma Alex sì. Non è uno che ama studiare, per questo non si spiega come abbia fatto ad entrare in Accademia. Probabilmente, ha detto Aiko, è perché i suoi genitori sono abbastanza ricchi.

Successivamente, le mie sorelle hanno deciso di sfidarsi a duello. Inutile dire che entrambe hanno fatto cadere a terra la spada dopo neanche un minuto. Sono troppo gracili per tenere fra le mani un oggetto così pesante e delicato allo stesso tempo. E lo so perché ci ho provato anche io, ma naturalmente Aiko e i suoi muscoli hanno vinto.

Mentre Alex e Loris si scontravano, io e Tom ci siamo appartati, sedendoci su una delle panchine. Stranamente nessuno ci fissava bisbigliando, né i suoi compagni di scuola né i nostri amici, e sono rimasta piacevolmente colpita. Non sono una che ama essere osservata.

Tom mi ha raccontato qualche sviluppo sull'imminente matrimonio fra sua sorella Pauline e il suo fidanzato Steven. Sembra che abbiano già deciso in quale luogo celebrare il matrimonio, ma Tom non ne è particolarmente entusiasta. Ancora non ho compreso se approva il matrimonio o no, ma non ritengo sia necessario saperlo ora.

Inoltre, mi ha detto che Pauline sta già provando diversi abiti, insieme alle sorelle e ad alcune amiche. Ma Tom, essendo uomo, non può sapere niente. Per qualche strana tradizione di Magics Souls, quando si organizzano matrimoni, la sposa può raccontare le varie decisioni solo ai parenti femminili della famiglia e lo stesso vale per l'uomo. Quindi Tom conosce solamente i dettagli decisi da Steven.

Mi ha fatto i complimenti per i capelli. Tre volte. Ma io, imbarazzata com'ero, non ho potuto fare a meno di rimanere in silenzio e limitarmi a sorridere. È stato strano, da un certo punto di vista, ma dopo la prima volta – che in realtà era la seconda – mi sono abituata.

Ho notato che ha preso il vizio di spostarsi i capelli da una parte all'altra. È stressante, ma mi piace quando il ciuffo dorato si sposta. Quando lo fa per la millesima volta, mi accorgo che mi sta fissando e che si è reso conto che lo stavo scrutando.

«Qualcosa non va?» mi chiede, schiarendosi la voce.

Abbassa le mani e se le prende, infilandole fra le gambe. Dato che indossa pantaloncini da basket fino a metà coscia, si intravedono benissimo i muscoli delle gambe.

«No» rispondo, rialzando il capo, «va tutto bene. Solo che... credo di dover tornare a scuola»

Tom annuisce e il suo sguardo si fa più serio. Intuisco dalla sua espressione che c'è qualcosa che mi deve dire, così lo sprono a parlare.

«Be', ecco...» comincia, «in questa settimana sono stato al GSS per tre sere consecutive. Ho chiesto al professor Smith se c'era una cartella dedicata interamente a Caroline Olsen e mi ha detto di sì. Grazie al suo consenso sono riuscito a leggerne una minima parte, ma niente di così rilevante»

Sgrano gli occhi e lo fisso. L'ha fatto per me o solo perché voleva soddisfare la sua curiosità? E soprattutto, l'ha fatto quando sarebbe dovuto uscire con Ambar? Questa cosa che mi dedica del tempo quando dovrebbe dedicarlo alla sua ragazza non mi fa impazzire quanto dovrebbe, e per un istante mi sento in colpa.

«Ch-che cosa hai scoperto?»

«Solo che Caroline è nata nel 1975, ad Animo, dall'ex Rappresentante di Animo – Arthur Olsen – e da una scienziata, Alison Olsen, morta dieci anni fa a causa di un cancro al cervello, contro il quale ha lottato per nove anni»

Annuisco e aspetto che riprenda a parlare.

«Ho letto solo la sua breve biografia, ma non ho scoperto niente di rilevante. Purtroppo, è un personaggio di spicco che parla ben poco della sua vita privata e tutto quello che c'è scritto è stato ricavato dalle interviste del padre Arthur. Nessuna informazione inserita nella sua cartella ha Caroline come indirizzo di fonte»

Sospiro e incrocio le braccia al petto. Se non abbiamo informazioni su Caroline, significa che non possiamo sapere che cosa ha fatto quando mi ha "rapita". Queste informazioni sono necessarie per comprendere da quale parte si sia schierata. Da un lato, non potrebbe mai tradire il suo popolo e la sua gente, perché è una che darebbe la vita pur di far rispettare delle regole; dall'altro, invece, è una donna che non si farebbe scrupoli per salvare la sua stessa vita. Perciò, se pensa che io sia una nemica e che possa collaborare con Lexie, allearsi con quest'ultima è un buon modo per definire come fermarmi.

«Dobbiamo rileggere la cartella di Caroline da cima a fondo. Potrebbe esserci qualcosa di rilevante che invece noi consideriamo inutile»

«O potrei aver letto o classificato male le informazioni trascritte» aggiunge Tom. Incrocia il mio sguardo e sorrido, poi dice: «Andiamoci domani sera. Il preside Wulfrich deve fare delle ricerche con Smith, riguardo a Benjamin. Potremmo andare con loro e chiedere il permesso di rileggerle»

Acconsento, poi sento Aiko chiamarmi per nome. Guardo Tom ancora una volta, infine mi alzo in piedi. Si sporge per abbracciarmi, ma quando è a pochi centimetri da me intuisco che, invece, si è sporto per baciarmi la guancia. Lo lascio fare, anche se sono un po' imbarazzata, poi mi allontano.

«Domani mattina passo da te per dirti se Wulfrich mi dà il consenso per rileggere la cartella» dice, «nel caso me lo desse, ci troviamo direttamente al GSS. Perché non chiedi al tuo nuovo professore preferito di andare insieme? Sono sicuro che vi divertirete»

Lo guardo con un sopracciglio alzato, poi scoppio a ridere.

«Sei proprio un'idiota» replico, «ciao Tom»

«Ciao Mal»

Mi allontano e, insieme alle mie amiche, torniamo verso l'Accademia. Non so perché, ma quando esco dal giardino della scuola di Tom, ho come l'impressione che qualcuno mi stia osservando.

* * *

Sabato sera. Ore 22:00.

Ho detto ad Aiko che volevo restare un po' da sola e che mi sarei rifugiata nella foresta che costeggia l'Accademia, per scrivere qualche pensiero su un diario. Non è propriamente una bugia, visto che un quaderno e una penna ce li ho davvero. Ho deciso che fosse opportuno appuntarsi tutte le informazioni importanti sul conto di Caroline, per capire che cosa diavolo ci sia nella sua mente così sviluppata.

Come mi ha esplicitamente spiegato Smith poco prima di cena, ci incontriamo nel corridoio dove si trova il passaggio segreto. Arrivo con un po' di ritardo e per questo mi tocca sorbire la ramanzina di Smith.

Lo trovo poggiato alla parete, con le braccia conserte. Indossa dei jeans neri e una T-shirt a maniche corte con lo scollo a V, che risalta i suoi muscoli e il colorito della sua carnagione. Dopo un saluto, mi rifila fin troppe frecciatine e, verso la fine della nostra piacevolissima passeggiata, sibila che la prossima volta devo arrivare in orario, affinché nessuno mi veda.

Vorrei ricordargli che il coprifuoco del sabato sera è spostato alle undici e che, per questo, la maggior parte degli alunni trascorre queste ore di pausa nel centro del paese, insieme a compagni che frequentano altre Accademie, ma decido di restare in silenzio.

Quando arriviamo al GSS, scorgo Tom e Wulfrich di fronte all'entrata. Stasera ci sono due ragazze praticamente identiche, dai lunghi capelli nero scuro. Indossano un camice bianco da dottoresse e l'unica differenza fra l'una e l'altra sono gli occhiali azzurro chiaro che quella più vicina a Tom sta indossando.

«Ti presento le gemelle Gomez» mi dice Smith, non appena mi ritrovo a circa un metro da loro, «Candelaria e Yamila. Sono due scienziate che si occupano dell'aspetto psicologico delle cartelle. Sostanzialmente, individuano informazioni che riguardano la psiche e la mente del soggetto»

«E' un piacere conoscerti» mormora Candelaria, quella con gli occhiali. Sta sorridendo e mi trasmette una certa euforia.

Ricambio il gesto, ma rimango in silenzio. Qualche secondo dopo riattacca a parlare, complimentandosi con me per la mia bravura e la mia popolarità. Smith la interrompe.

«Cerchiamo di non divagare, signorina Gomez. Le ricordo che lei, qui, è soltanto un'assistente e non vorrei che perdesse il posto di lavoro» tuona Smith, guardandola dritta negli occhi.

Non capisco perché a volte sia così cattivo. Yamila mi sembra una ragazza un po' esuberante e decisamente particolare, ma non ritengo sia necessario aggredirla o minacciarla in questo modo.

A volte odio Smith.

Tipo adesso.

Tipo sempre.

«Possiamo andare» esclama, guardandomi.

Apre la porta ed entra a grandi passi nella stanza. Gli scienziati e gli studiosi smettono di lavorare e ci guardano, curiosi e sorpresi. Qualcuno sta sussurrando al compagno parole che non riesco ad udire, quindi abbasso il capo e mi avvicino a Tom. Mi sfiora la mano con le dita e un brivido mi percorre lungo la schiena.

«Stamattina tutto bene, dopo che sono passato da te?» mi chiede.

Annuisco. «Sì, ho recuperato qualche lezione di questa settimana, poi mi sono allenata con Aiko. È stato sfiancante, come sempre»

Soffoca una risata, come a volermi prendere in giro.

Usciamo dallo studio principale ed entriamo nel secondo corridoio fatto di pietra. Ci sono diversi scienziati, quasi tutti anziani e con i baffi scuri. Si stanno confrontando, guardando fogli pinzati fra loro e tablet illuminati.

Smith cammina lentamente, alla pari con Wulfrich, e dietro alle gemelle. Candelaria e Yamila non si parlano, ma camminano perfettamente in sincronia e da dietro è complicato distinguerle.

Passiamo di fronte alla stanza di Lexie, seguita da quella di Ben, di Abraham Hooke e di Vladimir Wright, i loro padri. Successivamente troviamo il nome di qualche uomo e donna, affiancato al sottotitolo "seguace di V+A". Deduco che V e A siano rispettivamente Vladimir e Abraham e che probabilmente gli scienziati del GSS stiano facendo degli studi anche sui seguaci più fedeli dei Maghi più potenti di Magics Souls.

Mentre cammino supero la stanza dedicata ai sovrani di Viribus. Secondo le loro tradizioni, i Rappresentanti di questo Regno devono sempre essere riconosciuti come coppia sposata, con massimo diciotto mesi di differenza e un'età compresa fra i trenta e i sessant'anni. E dopo il compimento dei sessantuno, non sei più abilitato come Rappresentante. Non ho idea di quanti anni abbiano i Rappresentanti di adesso, ma a giudicare dalle fotografie che ho trovato sul mio libro, devono esserci vicini.

Quando finalmente Candelaria e Yamila si fermano di fronte alla porta in vetro che porta il cartellino "Caroline Olsen", mi fermo. All'interno ci sono due scienziati – uno giovane e uno di mezza età – che stanno digitando qualche carattere.

Entriamo nella stanza e i due si voltano. Incontro lo sguardo del ragazzo e subito lui spalanca la bocca. Sembra sorpreso di vedermi, ma anche compiaciuto.

«Dottor Rogers, spero di non disturbarla» esclama Candelaria, «il professor Smith e il preside Wulfrich vogliono mostrare al signor Black e alla signorina Collins la cartella di Caroline Olsen»

Rogers è un uomo fisicamente ed esteticamente brutto. Ha il viso rugoso, quasi nascosto dalla folta barba e dalla folta chioma nere, che impediscono di avere una chiara visione del suo volto. Ha gli occhi scuri e borbotta un po' troppo. Il suo pancione è ben visibile, a causa del camice di due taglie in meno che indossa. I bottoni sembra stiano per esplodere da un momento all'altro, mentre le sue mani – grosse e ciccione – si muovono a malapena.

«Non si preoccupi, signorina Gomez» replica, «ce ne andiamo subito»

«La ringrazio, signor Rogers» interviene Wulfrich.

L'uomo annuisce, poi si gira e chiude in fretta il suo lavoro. Il mio sguardo è fisso sul display, ma mi rendo conto di essere oggetto d'osservazione del ragazzo. Cerco di guardarlo con la coda degli occhi e mi accorgo che ha i capelli neri, come Rogers, ma è pettinato meglio. Non è molto affascinante, ma sembra comunque un bel ragazzo.

«E' un bel nome Malia» esclama all'improvviso, facendomi diventare rossa in volto, «e dovrebbero istituire una stanza per te, solo perché hai un nome splendido»

Smith e Tom lo guardano: il primo sembra nauseato, il secondo, invece, è perplesso. Ritiro tutto quello che ho detto: il ragazzo mi sembra poco sveglio e non capisco cosa ci faccia qui.

«Henry Rogers, classe 1997. Si è diplomato a giugno e ha frequentato l'Accademia per Maghi» dice Wulfrich, poi si rivolge al ragazzo aggiungendo: «Hai cominciato a lavorare qui con tuo padre, eh? Come ti trovi, ragazzino? Bene?»

Henry annuisce. Ha diciannove anni, quindi tecnicamente non può sapere di questo posto. Infatti, un secondo dopo, Wulrich ci racconta di quante volte abbia scoperto suo padre a lavorare su queste cartelle. Deduco, quindi, che Rogers non sia uno di cui fidarsi o che comunque non sia in grado di mantenere segreti come questo.

«La cartella è tutta vostra» dice all'improvviso, voltandosi, «e ricordatevi che, prima di allontanarvi da questa stanza, dovete inserire i codici di blocco e le password di sicurezza»

«Non siamo dei mentecatti, Rogers. Se abbiamo avuto la fortuna di trovare un posto all'interno del GSS, ci dev'essere un motivo, non crede?»

Rogers digrigna i denti e sbuffa. Un secondo più tardi afferra il figlio dalla manica del camice e lo trascina fuori dalla stanza. Li guardo scomparire, mentre si allontanano sempre di più, fino a raggiungere la porta d'ingresso all'ufficio iniziale.

«Io e Adam vi aspettiamo qua fuori, ragazzi. Mi raccomando... non toccate niente che possa compromettere le informazioni»

«Certo, preside Wulfrich» dice Tom.

I due escono dalla stanza e mi ritrovo da sola con Tom, il quale si avvicina alla tastiera e preme alcuni tasti colorati. Mi chiedo quando abbia imparato ad utilizzarla e lui sembra che mi legga nel pensiero, perché un istante dopo prende fiato e comincia a spiegare.

«Questa settimana ci hanno fatto un corso intensivo sull'uso di questi computer molto sofisticati. Niente in confronto a quello che usavi tu sulla Terra»

Lo guardo, sorridendo. Al ricordo del mio vecchio laptop, mi viene quasi da ridere. Lo usavo per guardare serie tv e per ricerche personali e scolastiche. I miei genitori non hanno mai appoggiato l'uso spropositato del computer o del cellulare e credo siano contenti del fatto che a Magics Souls non si usino dispositivi elettronici per scopi personali, ma solo lavorativi e professionali.

Cerco di concentrarmi sul display: la cartella di Caroline è aperta, così comincio a leggere attentamente ciò che hanno riportato sul suo conto.

Ha sempre vissuto con suo padre, Arthur, nella residenza della famiglia Olsen, che si trova nelle pianure di Animo. Sua madre è morta quando aveva trentun anni, ma non hanno mai avuto un grande rapporto: era una scienziata scrupolosa, molto fredda e poco presente per dare attenzioni all'unica figlia, fra l'altro nata per errore. Né sua madre né suo padre volevano disperatamente una figlia, anche se – fin da quando hanno scoperto che Alison era incinta – Arthur ha amato Caroline. Perciò, la Rappresentante di Animo è cresciuta seguendo e imitando la personalità e il carattere della madre, diventandone una copia identica.

A sedici anni è entrata nell'Accademia per giovani Streghe, classificandosi fin da subito come una delle streghe più sveglie e portate per le materie proposte. A diciassette anni è stata eletta sottosegretario di suo padre Arthur e, l'anno dopo aver conseguito il diploma, è diventata la segretaria di una scienziata, morta dodici anni fa.

In seguito, ha lasciato il posto di scienziata ed è tornata dal padre, per assisterlo durante una malattia. E dopo essersi ripreso, undici anni fa, ha deciso di lasciare il posto di Rappresentante alla figlia, evitando di organizzare le ordinarie elezioni. A questo proposito, infatti, Caroline non è benvoluta dal suo popolo, per questo cerca sempre di dimostrar loro che il suo primo pensiero è rivolto alle persone che vivono ad Animo, ma quasi tutti sanno che non è così.

«Se la odiano tutti, perché è ancora la Rappresentante di Animo?» sbotto, con inimitabile spocchia nella voce.

Tom gira il capo verso di me e mi guarda.

«Per scavalcare una Rappresentante ricca e intelligente come Caroline ti serve una preparazione a livello di istruzione e, anche se orribile dirlo, un grande patrimonio a cui attingere» risponde lui, «e visto che quasi tutti quelli che non la sopportano guadagnano un quinto di quello che guadagna lei, preferiscono restare in silenzio e vivere la loro vita così com'è»

Sbuffo.

«Il suo potere è alimentato dalla paura che i suoi sudditi covano. Non è quasi illegale?»

Tom pigia un tasto giallo sulla tastiera, poi dice: «Il Governo di Magics Souls è troppo occupato a cercare Lexie e Ben per preoccuparsi di Caroline e della sua tirannia. E comunque, tutte le sue "opere buone"» aggiunge, disegnando con le dita due virgolette, «sono ben apprezzate dai Rappresentanti e dai Sovrani, quindi non possiamo addossarle nessuna colpa»

Sto guardando il display quando smette di parlare, perciò non mi rendo conto subito che la sua voce si è spenta. In più, sto leggendo qualcosa di interessante. Spalanco gli occhi e il mio cuore perde un battito. Forse ho trovato quello che cercavamo.

«E, secondo te, fare esperimenti su persone svenute che non hanno dato il loro consenso è un crimine?»

Tom si blocca, come se i suoi muscoli non si muovessero più. Capisce subito che ho trovato qualcosa di interessante, così comincia a leggere, ad alta voce.

«A ventisette anni è stata arrestata per ventiquattro ore, per possesso di esperimenti fatti su persone svenute e non coscienti. L'accusa è caduta dopo un profumato pagamento, da parte del padre»

Afferro il quaderno e mi appunto tutta la notizia. Non ho idea di chi l'abbia scritta, ma vorrei proprio saperlo. Gli esperimenti di Caroline vanno avanti ancora adesso e sono sicura che ne abbia fatti anche su di me. Perché li tiene nascosti e perché crede che siano così importanti? Lo sono, soprattutto?

«Sappiamo qualcosa sui suoi esperimenti?» chiedo.

Tom fa schioccare la lingua contro il palato, poi scende e guarda altri file presenti nella cartella di Caroline. Vorrei tanto trovare qualcosa di interessante per incriminarla... oppure per usarlo contro di lei, ovviamente senza rinunciare al mio amato sarcasmo.

«Potremmo parlare con le persone su cui ha illegalmente fatto gli esperimenti e trovare dei punti in comune» dice Tom, poi pigia qualche tasto sulla tastiera. Rimango in silenzio, ad osservarlo mentre lavora.

Poco dopo, si apre una schermata. È un albero genealogico che comprende la famiglia di Caroline. Sul fondo c'è un rettangolo dai margini blu, all'interno del quale c'è appunto il suo nome. Sotto di esso, la data di nascita e il Regno in cui è nata.

Dal suo rettangolino partono due lineette che partono da altri due rettangoli, uniti da un "+". Leggo i nomi: Alison e Arthur Olsen. I suoi genitori. Dalla parte di Arthur non ci sono più rettangoli, né lineette, mentre dalla parte di Alison sì. I suoi genitori – nonché i nonni di Caroline – si chiamavano Larry e Lorelai, rispettivamente nati a Salem e ad Animo, nel 1932.

«Guarda quei rettangoli» dice Tom, indicandomi quelli che sono legati ad un certo Lucian, il fratello di Larry. È legato ad una donna di nome Clarissa e hanno avuto tre figli, ma all'interno dei loro rettangoli, a differenza di un nome, c'è un "?". Non hanno ancora scoperto quali siano i nomi dei figli oppure non sono importanti?

«A cosa stai pensando?» mi chiede Tom.

Lo guardo. «È curioso il fatto che ci siano solo dei punti di domanda. È un file non ancora concluso, immagino. L'informazione è riportata a metà»

Tom annuisce, poi torna a guardare altri rettangoli. Lucian e Clarissa hanno avuto solo due nipoti, da parte di uno solo dei loro figli, ma anche di loro non c'è assolutamente niente. Solo un semplicissimo punto di domanda.

«Non capisco perché non compaiono i nomi» dice Tom frustrato, «nella descrizione del file c'è scritto che l'informazione è completa»

Incrocio le braccia al petto. «Credi che Rogers abbia manomesso l'informazione per impedirci di leggerla? Voglio dire... e se sapesse più di quanto sia scritto qua?»

Tom incrocia il mio sguardo. «Perché restringere il campo a Rogers, quando puoi avere un centinaio di colpevoli?»

Lo guardo, senza capire.

«Posso risalire all'ultima modifica del file e capire anche qual è stata. Poi guarderò le telecamere e incastrerò la persona che è entrata nella stanza nell'ora in cui hanno cambiato l'informazione»

Sorrido in modo ammiccante e annuisco. Poi succede qualcosa che sorprende entrambi. Sento la mia voce dire: «Ambar è proprio fortunata» ma non capisco se l'ho detto nella mia mente o ad alta voce e Tom non mi ha sentita o sta facendo finta di niente.

Spero più nella prima e per qualche secondo ce la faccio, poi Tom lascia a metà il lavoro e si gira verso di me. Il suo respiro è affannoso ed io sento la gola secca. Si sta avvicinando e il mio corpo sta reagendo in modo spropositato a questa cosa. Che cosa mi sta succedendo?

Quando riapro gli occhi ci ritroviamo a pochi centimetri di distanza. La sua mano sfiora la mia, appoggiata sulla tastiera, e il pensiero che le sue orecchie possano percepire il battito del mio cuore sfiora la mia mente. Mi accorgo che tutti i rumori e le persone attorno a noi non ci sono più.

Nel momento in cui le sue labbra si stanno avvicinando alle mie, mi rendo conto che non possiamo fare questo ad Ambar. Sia che l'abbia detto ad alta voce o nella mia testa, è vero e non ha bisogno di essere tradita.

Mi allontano da Tom e un istante più tardi la porta si spalanca. Mi volta con il viso arrossato e vedo Smith. La sua espressione è ancora più arrabbiata di prima e sta guardando male Tom. Non capisco perché e vorrei tanto chiederlo, ma la sua potente voce mi interrompe.

«Signor Black» tuona, «può venire fuori un secondo, per cortesia?»

Tom mi guarda, come a scusarsi, e poi raggiunge Smith. Li guardo dalla sala, attraverso il vetro, e mi rendo conto che Smith è molto arrabbiato. Cerco di leggere il labiale, ma è quasi impossibile. Quando Tom abbassa il capo, con aria delusa, capisco che – prima di uscire – mi ha guardata in quel modo perché sapeva già che cosa Smith dovesse dirgli.

Ed è qua che capisco che c'è qualcosa sotto, che Smith e Black sanno qualcosa che io non devo sapere. C'entra forse con Caroline oppure con Ambar? In entrambi i casi non capirei la reazione di Smith.

Se riguardasse Caroline, perché tutti e due dovrebbero nascondermi qualcosa di così importante? A quale scopo?

Se invece riguardasse Ambar, che cosa importa a Smith della relazione fra lei e Tom e della nostra amicizia? È solo un mio professore e, anche se spesso ci prendiamo in giro, dobbiamo restare alunna e professore. Quindi, eticamente parlando, non dovrebbe interessarsi della mia vita personale.

Dovrei affrontarlo, ma decido che non è il momento. Prima dovrei capire che cosa sta succedendo. E so di doverlo fare.

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