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Otto: Entrata senza invito

Nella foto: Dylan Sprayberry nel ruolo di Alexander King.

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Quando l'orologio segna le otto in punto, il mio cuore perde un battito. Non sono psicologicamente pronta per andare ad una festa, eppure indosso il vestito blu che ho comprato, i miei capelli sono arricciati e il mio viso truccato perfettamente da Lydia.

Non so come ringraziarla, onestamente. Ci sa fare con trucco e capelli, infatti ha preparato tutte noi. Eccetto Margaret, ovviamente, che ha voluto fare tutto da sola, probabilmente per dimostrare di sapersela cavare.

«Possiamo andare» dice Nessie, sorridendo.

Molly mi raggiunge e vicino a lei c'è Margaret, un po' rabbuiata. Non ama le feste, si è capito... ma sto vedendo in lei qualcosa di nuovo, che prima non ho trovato. Sembra un po' delusa, anche se non saprei dire da cosa. Anzi, annoiata. Diversamente dalle altre ragazze, io e lei non siamo molto emozionate per questa stupida festa.

Arriviamo nel cortile della scuola e vedo festoni appesi dappertutto. C'è la musica e un piccolo palco. Un microfono, una batteria e una piccola tastiera sono già stati posizionati e un ragazzo sta provando la tastiera.

All'improvviso sento il suono di una tromba. Guardo verso il palco, ma non c'è alcun musicista, nemmeno il ragazzo di prima. Mi rendo conto dopo che, in alto, nel cielo, ci sono alcune ragazze. Fra le loro mani esce una polverina azzurra e da essa, suppongo, la melodia delle trombe. Deduco che il loro Potere sia la musica, o qualcosa del genere.

Abbasso nuovamente lo sguardo e vedo entrare nella scuola delle ragazze, vestite in modo meno succinto e un po' più impegnativo. Sembra che abbiano disegnato loro i vestiti e che siano state capaci di crearli con la magia. Rimango con la bocca aperta a fissarle, una per una.

Si spostano sulla destra e, dopo di loro, entra un gruppo di ragazzi, tutti con lo smoking e la cravatta. Sono davvero eleganti, non c'è che dire. Vedo un ragazzo salutare Aiko e lei arrossisce. Tutte si voltano a guardarla e Cherie dice: «Hai capito?! Ha un ragazzo e non ce l'ha detto!»

«Ma non stava affatto salutando Aiko» esclama Diane, con voce di una che ha appena capito che tipa è la mia amica, «stava salutando me. Ragazze, vi presento Alexander, il mio ragazzo»

Rimango a bocca aperta. Sono del tutto convinta che quel ragazzo abbia salutato Aiko, visto che era rivolto proprio dalla sua parte e Diane si trova dalla parte opposta. Guardo la mia amica allontanarsi e sedersi su una panchina di pietra. Mi ci vuole un solo istante per capire che è delusa dalla figuraccia che ha appena fatto.

Vorrei raggiungerla, ma Cherie mi spinge verso il centro del cortile. Dall'ingresso entra un terzo gruppo, composto da maschi e femmine. Credo che siano i Guerrieri, gli unici che frequentano un'Accademia mista. Un po' li invidio... forse sarebbe meglio avere qualche compagno maschio, in classe. Almeno non ci sarebbero tutte queste faide.

Sul palco appare Angelique, seguita da Charlotte e altri due uomini, che però non conosco. Uno ha la carnagione scura, l'altro invece è il classico uomo di mezza età, con un po' di barbetta e un sorriso smagliante.

«Buonasera studenti e studentesse!» esclama Angelique, innalzando grida da parte di tutti gli alunni, «do il benvenuto a tutti gli studenti delle altre Accademie e vi auguro di trascorrere una buona serata! Io sono Angelique Le Croix, la Direttrice dell'Accademia per giovani Streghe»

Applaudo, insieme al resto delle mie compagne di scuola. Subito dopo Angelique sorride e indica sua sorella.

«Un applauso per Charlotte Le Croix, direttrice dell'Accademia per giovani Fate. Per Hagen Wulfrich, direttore dell'Accademia per giovani Maghi. Ed infine, per Tyrus Phelan, direttore dell'Accademia per giovani Guerrieri»

Tutti gli studenti applaudono, sia per il proprio direttore sia per gli altri. Charlotte riesce a trovarmi con lo sguardo e mi sorride. Indossa un vestito verde acqua e i capelli sono raccolti in uno chignon.

«Si aprano le danze!» conclude infine Angelique, prima di scendere dal palco insieme agli altri colleghi.

Approfitto della situazione per andare da Aiko, sempre seduta sulla panchina. Quando arrivo però, sento una voce maschile chiamarla. Lei alza lo sguardo e si asciuga nervosamente le lacrime.

Guardo nella direzione che i suoi occhi indicano, e vedo due ragazzi. Uno è quello che l'ha salutata, Alexander. È molto alto e molto muscoloso; gli occhi blu mi fanno rabbrividire, ma è il sorriso smagliante che lo fa sembrare un po' meno eroe greco. L'altro, invece, ha i capelli biondo cenere quasi rasati a zero, a parte per un ciuffo sul davanti, ed è molto più alto di me. È bellissimo, ma cerco di trattenermi, perché so di essere arrossita.

Prima di salutare il suo amico, Aiko si alza e mi sorride.

«Tutto bene?» le chiede Alexander.

«Sì, certo» risponde, «e tu?»

«Non c'è male. Allora, hai conosciuto Diane? È grandiosa, non è vero?»

Aiko pare un po' delusa da come questo ragazzo parli di Diane. Non capisco bene perché le abbia domandato "hai conosciuto Diane", ma decido di rimanere in silenzio. Poco dopo, Aiko si volta e mi indica.

«Lei è Malia Collins, una mia nuova amica»

Alzo la mano per salutare e il ragazzo senza nome rimane quasi folgorato. La camicia è tendente all'azzurro chiarissimo, mentre la giacca e i pantaloni sono nero scuro. Ha un sorriso smagliante stampato sul volto pallido e gli occhi sono chiari.

«Molto piacere» esclama Alexander.

Subito dopo, succede qualcosa che non avevo messo in conto. Sia Alexander che l'altro si inchinano. Spalanco gli occhi e subito ordino loro di rialzarsi. Alcune persone ci stanno fissando, così spero di sprofondare.

«Ma che cosa diavolo vi è saltato in testa?» chiedo, forse un po' troppo agitata.

Alexander mi guarda di traverso.

«Ci stavamo semplicemente inginocchiando» spiega, «in fondo sei una Principessa»

«Ce ne sono altre, le mie sorelle per esempio» esclamo, più confusa di prima.

Il ragazzo senza nome si fa avanti e mi sorride, in modo ammiccante. Ora più che bello sembra idiota.

«Perdonaci, non discendendo da famiglie reali ci hanno sempre ripetuto che dobbiamo salutare in questo modo le Principesse, la prima volta che le incontriamo. Ad ogni modo, io mi chiamo Thomas, ma puoi chiamarmi Tom»

Annuisco, ancora un po' scossa, poi torno a guardare Alexander. Non voglio dare l'impressione di essere in imbarazzo: Tom è davvero un bel ragazzo e non riesco a guardarlo negli occhi senza arrossire violentemente.

«E così, stai con Diane. Ce ne ha parlato oggi, a pranzo. Dice che state insieme da un anno e mezzo» mormoro, cercando di cambiare argomento.

«Esatto, è così» risponde, «la conosco da cinque anni. Aiko, invece, è la mia migliore amica. L'ho conosciuta quando avevo quattro anni e da allora siamo inseparabili»

Faccio un cenno col capo, mentre guardo Aiko di sottecchi. Sembra un po' triste, ma non le domando nulla, per evitare di farle fare una figuraccia con Alexander e Thomas.

«Io e Tom, invece, siamo amici fin da bambini. Le nostre madri sono colleghe fin da quando la mia, che è più giovane, si è diplomata»

Guardo Alexander, mentre lui mi sorride, poi si volta a parlare con Aiko. È alto dieci centimetri più di me, ma ha grossi muscoli e i capelli scuri. La carnagione è chiara e le labbra sono sottili e rosse.

«Scusate» dice Thomas, all'improvviso, «abbiamo promesso alle nostre ragazze che avremmo ballato con loro. Ci vediamo dopo»

Ci salutano e raggiungono la pista da ballo. Alexander va da Diane e si scambiano un bacio romantico, poi cominciano a ballare il lento. Thomas, invece, si dirige verso una ragazza dai capelli castani, a caschetto. È una Fata e scopro che è una gran ballerina. Non avevo considerato il fatto che potesse essere fidanzato o che avesse un'accompagnatrice.

Mi siedo sulla panchina, al fianco di Aiko e le sfioro la mano.

«So che ci conosciamo da stamattina» comincio, «ma se c'è qualcosa che vuoi dirmi, fai pure»

Aiko sospira, con l'aria di una che vorrebbe tanto sfogarsi.

«Non ho mai incontrato Diane, sebbene stiano insieme da così tanto tempo. Sapevo che ci saremmo incontrate, prima o poi, siccome frequentiamo la stessa Accademia. Quando stamattina ho sentito il suo nome nell'elenco, credevo che fosse uno scherzo. Non potevo sopportare di vivere con la ragazza che sta con Alex. Lei non sembrava avermi riconosciuta, perciò non ho detto niente e sono rimasta zitta, finché stasera tutto non è degenerato. Ha scoperto che sono io la migliore amica di Alex, del suo ragazzo. E credo proprio che mi renderà la vita impossibile da oggi in poi»

Cerco di rassicurarla, dicendole che non succederà niente del genere, ma lei non risponde. Rimane in silenzio, poi poggia il capo sulla mia spalla. Ci conosciamo da poco, eppure ho capito che Aiko è una bella persona, nonostante l'acidità e la freddezza.

Rimaniamo così per una decina di minuti, finché lei non riesce a calmarsi. Viola ci raggiunge poco dopo e ci chiede di ballare con lei, visto che Cherie sta ballando con Pierre.

Ci alziamo e ci indirizziamo verso la pista. Vedo Cherie fra le braccia del suo ragazzo, e rimango a bocca asciutta quando realizzo che dev'essere alto almeno un metro e novanta. La sua caratteristica che mi incuriosisce di più è il colore chiarissimo della folta chioma. Sembrano... quasi bianchi.

Mentre ballo con Viola, Nessie ed Hayley si avvicinano sorridendo. Si complimentano con me, per la mia bravura, ed io sorrido, mentre arrossisco. Di sfuggita vedo Thomas lanciarmi un'occhiata e, un po' interdetta, gli sorrido. Lui ricambia il gesto, poi torna a guardare la sua ragazza.

Le persone che frequentano l'Accademia sono completamente diverse da quelle che ho conosciuto sulla Terra. Le ragazze hanno comportamenti meno frivoli, mentre i ragazzi sono più maturi. Ognuno di loro balla insieme ad una ragazza e si guardano come se stessero insieme da anni ed anni, come due adulti. Sulla Terra, invece, è già tanto che le relazioni durino qualche settimana.

Quando cambia la canzone, fisso Alexander per un po'. Sta ancora ballando con Diane, e Aiko è di spalle a loro, perché non li vuole vedere. La capisco, onestamente: dev'essere dura vedere il tuo migliore amico felice con un'altra ragazza.

Diane si sta comportando in modo troppo espansivo, con lui. Sa che Aiko è qui e le vuole dimostrare che Alex è totalmente suo. Si sta rendendo ridicola, ma non voglio dire niente. Sto ancora imparando a valutare tutte le mie compagne di appartamento, perciò non posso mettermi contro una di loro il primo giorno. E poi – come se non bastasse – Diane sembra il leader del gruppo formato da Maia, Lydia e Sylvia e non vorrei mai averle contro di me. Tutte loro hanno qualcosa che mi ispira e sarebbe bello essere amica di tutte le mie compagne di classe.

«Ehi, Malia»

Mi volto all'improvviso, appena sento il mio nome. Con mia grande sorpresa noto Charlotte. Sorride e ha le guance un po' arrossate. Mi allontano dalla folla con lei e ci sediamo su una panchina. Non so per quale motivo mi venga da essere così espansiva con delle persone che conosco da stamattina, eppure non riesco a fare a meno di essere gentile. Non ho mai avuto il bisogno di sentirmi gentile nei confronti delle mie compagne di classe, a Milano. Era forse perché loro sono diverse da me? Perché io sono una Strega e loro delle semplici terrestri?

«Come sta andando la festa?» mi domanda.

Guardo le mie amiche che stanno ballando e sorrido, un po' inconsapevolmente. Stamattina avevo paura che questo mondo mi avrebbe respinta subito, avevo paura che questa realtà parallela non facesse al caso mio; stasera, invece, sento di essere più forte che mai, la mia timidezza sembra essere scomparsa e sto cercando di buttarmi un po' di più.

Sto lavorando sul mio carattere, per permettere alle mie compagne di conoscere il vero lato di me, quello che sulla Terra ho represso per troppo tempo.

«Bene» dico infine, suggerendo a me stessa che forse è meglio racchiudere tutti i miei pensieri in una singola parola.

Charlotte mi sorride e seguo il suo sguardo. Sta fissando il professor Smith, con uno strano sorriso in volto. I tatuaggi si vedono anche attraverso il tessuto chiaro della camicia bianca che indossa.

«Lo sai che è vecchio, vero?»

Charlotte mi scocca un'occhiataccia.

«Signorina Collins» esclama, «ma questo linguaggio inadeguato? Non le permetto di esprimersi in questo modo!»

Scoppia a ridere prima di me ed io non trattengo la risata. So che è strano ridere e scherzare con una donna che conosco da pochissimo tempo, ma sento ancora quella sensazione, come se queste persone le conoscessi da sempre.

All'improvviso vedo il professor Smith avvicinarsi. Il suo sguardo punta dritto verso Charlotte, perciò decido di alzarmi e di lasciarli soli. Non so che tipo di rapporto abbiano, ma spero ben per Charlotte che si trasformi in qualcosa di bello e di puro.

Torno a ballare e rimango in pista per un bel po', finché il mio stomaco non richiede del cibo. Mi avvicino ad Aiko e lei mi sorride. Si muove perfettamente a ritmo e la canzone le piace.

«Vieni a mangiare qualcosa?» le chiedo.

«Aspettavo che qualcuno me lo chiedesse da un'ora. Ti ringrazio e sono in debito con te»

Usciamo dalla calca e ci dirigiamo verso il banchetto. Ci sono tartine, salatini e piccoli panini. Scelgo qualche arachide e due panini piccoli, poi mi verso da bere in un bicchiere. Quando alzo lo sguardo vedo Molly al mio fianco.

«Ehi» esclama, «è tutto okay? Ti stai divertendo?»

«Sì, non credevo fosse possibile. E tu? Hai conosciuto qualcuno?»

Molly arrossisce violentemente e abbassa il capo. Successivamente, con l'indice indica un ragazzo seduto su una panca.

Lo guardo per qualche istante. Indossa il solito smoking e si guarda attorno con aria un po' spaesata e intimorita. Non sembra affatto il tipo di ragazzo che ama ballare e circondarsi di tante occhiate.

«Ti piace?» domando.

Molly è una ragazza piuttosto timida. Sembra quasi poco sveglia se non la conosci, ma credo che sia solo una copertura per nascondere la sua timidezza. In realtà è gentile e genuina. Adoro la sua risata e il modo con cui dice le cose. E' sempre tranquilla e rilassata e forse dovrei prendere un po' di questa sua leggerezza e sostituirla con la mia ansia.

«In realtà abbiamo scambiato giusto due parole» dice, un po' in imbarazzo, «è solo che... è davvero carino. Scusami» aggiunge dopo un istante, «non so perché te ne ho parlato»

Le metto una mano sulla spalla e le sorrido.

«L'hai fatto perché avevi bisogno di parlare con qualcuno. Ascolta, posso chiederti una cosa?»

Molly mi guarda negli occhi e annuisce.

«Senti anche tu questa... sensazione... come se ti venisse naturale essere sincera, gentile e disponibile, con tutte queste persone, nonostante le abbiamo conosciute stamattina?»

Mi guarda per qualche istante, con il labbro inferiore dipinto di rosa che le trema. È così bella sotto la luce della luna e per un istante non mi sembra più la ragazza timida che ho visto due minuti fa. Riconosco in lei una donna matura, una ragazza pronta a sacrificare qualsiasi cosa pur di riconoscere la propria vita e di salvare i propri genitori.

«Sì» dice infine, «la sento costantemente da quando sono arrivata qui. Credevo che fosse una cosa normale, ma se mi dici che la percepisci anche tu»

Rimango un istante in silenzio, poi mi avvicino a lei.

«Come... voglio dire... quando hai deciso di venire in Accademia? È successo qualcosa che...»

Molly ha un'espressione strana stampata in volto. Non saprei dire a cosa sta pensando, ma sicuramente la risposta alla mia domanda è un sì.

«Ho... ho usato i miei poteri involontariamente, per difendermi»

Abbassa lo sguardo e stringe i pugni. I ricordi delle sue azioni la stanno logorando, riesco a capirlo guardandola negli occhi. Forse non è il caso di parlarne o di pensarci, così le sfioro il braccio, per attirare la sua attenzione.

«È successo anche a me» mormoro, «ho... visto... mia madre adottiva e... quando sono andata a vedere se stava bene, era scoppiato un incendio nel suo negozio. Sono entrata senza pensarci su due volte e le ho salvato la vita»

«E scommetto che sei uscita senza graffi»

Annuisco, guardandola negli occhi.

«Credo che dovremmo parlarne con Margaret»

Inclino la testa di lato.

«Con lei? Credi che anche lei senta questa... cosa? Credi che... voglio dire... sia successo anche a lei?»

Voltiamo entrambe il capo e la cerchiamo. Dopo qualche istante, la vedo in piedi. È vicino ad un tavolo e fra le mani ha un bicchiere. Sorseggia una bevanda e guarda verso un gruppo di ragazzi e ragazze dell'Accademia dei Guerrieri. Sembrano più grandi.

«Non lo so» dico infine, «non mi sembra molto presa da questa sensazione»

Margaret è un tipo strano. Oserei descriverla come una stronza, anche se tecnicamente ancora non ha dimostrato di esserlo. Non è vanitosa come Diane, è solo un po' troppo maleducata e non gliene importa niente di apparire sempre perfetta. È arrogante e presuntuosa e si circonda di Molly, solo perché la reputa un po' infantile. Non lo è, credo che sia più sveglia di Margaret.

Improvvisamente un tuono squarcia il cielo. Spaventata, mi aggrappo al tavolo. Aiko ci raggiunge, con aria un po' sconvolta.

«E' tutto okay?» chiede Aiko.

Il mio cuore batte a mille.

«Sì, mi sono solo spaventata» rispondo, toccandomi il petto.

Guardo il bicchiere che si è rovesciato sul tavolo e il liquido marrone si sparge a macchia d'olio sulla tovaglia. Deglutisco e chiudo gli occhi per riuscire a calmarmi. Nella mia mente vedo l'immagine di una ragazza poco più grande di me, dai folti capelli rosso scuro.

«Preparati»

Non capisco da dove provenga quella voce. Chi sta parlando? E il destinatario sono io o tutta la scuola?

Spalanco gli occhi e sento Molly chiamarmi. Vicino a me c'è anche Angelique. Aiko le sta parlando, ma non capisco ciò che dice.

«Malia, tutto bene?» chiede.

Annuisco, un po' incerta. «Ehm... sì» rispondo, «ho... ho sentito una voce»

Angelique, Aiko e Molly alzano un sopracciglio. La direttrice scuote la testa e mi guarda, un po' in difficoltà.

«Quale voce? Qua non c'è nessuno oltre a noi» dice Aiko.

Effettivamente è vero. Siamo ancora al tavolo, ma vicino a noi non c'è nessuno. Stanno tutti ballando e alcuni sono seduti sulle panche di pietra. Non posso credere di aver avuto una visione... o allucinazione... come si chiamano? E come la posso chiamare?

Faccio un respiro e cerco di calmarmi.

«Vuoi dell'acqua?» mi chiede Molly.

«No, grazie» le rispondo.

Poi giro il capo. Non so come faccio, ma comincio a correre verso Margaret. Sopra di lei – a mezz'aria – c'è la ragazza dai capelli rossi. Sta... volando... e vicino alle sue mani c'è una strana bolla azzurrina.

La ragazza sembra però non essere vista da nessun altro, a parte me. Tutti si chiedono che cosa stia facendo, con mormorii e sussurri, ma non mi curo di loro. Quando vedo la bolla scattare via dalle mani della ragazza, grido.

«Margaret! Sposati da lì!»

E poi alzo le braccia in aria, senza sapere bene cosa fare. Nel giro di un istante – come il giorno dell'incendio – dalle mie mani escono due strisce celesti che raggiungono la bolla e la disintegrano. Margaret alza il capo e guarda perplessa sopra di lei. Non ho tempo per spiegarle che sopra di lei c'è qualcuno che cercava di farle del male, così cerco di ripetere ciò che ho fatto prima, in modo inconsapevole.

Gli occhi della ragazza sono su di me e finalmente la riconosco: è la stessa della visione. Deglutendo, rimetto le mani in aria e poco dopo altre due strisce blu escono da esse. Raggiungono la ragazza e la circondano, formando una bolla che riesca a contenerla.

Dopo qualche secondo, la mia bolla scoppia e con essa anche la barriera di copertura che la rendeva invisibile. Ora che tutti riescono a vederla, un ragazzo comincia a correre e, prima che la ragazza cada su Margaret, egli riesce a trascinarla via.

La Rossa cade a terra e sbatte violentemente la faccia sul terreno. Si rialza dopo pochi istanti e un brivido mi percorre la schiena quando mi accorgo dei pochi metri che mi dividono da lei. Mi chiedo come farò a indebolirla nuovamente, sapendo che non ho la minima idea di come usare i miei poteri. Li ho appena utilizzati per la seconda volta, è vero... ma credo sia stata l'adrenalina, o qualcosa del genere.

La guardo. Ha una guancia arrossata, forse a causa della botta, ma sorride. Volta il capo verso la sua sinistra e vedo un ragazzo. Dietro di me si leva un coro di grida e di commenti sorpresi. Ma non capisco perché.

Faccio qualche passo e scopro che il ragazzo ha fra le mani una ragazza del terzo anno. Non so come si chiama e mi dispiace non saperlo. Sbatto più volte le palpebre e mi accorgo che una mano del ragazzo è posata sul capo della studentessa, che gli arriva al petto. L'altra mano, invece, è al fianco del collo e fra le mani ha un pugnale.

«Oh, no» mormoro.

Che cosa sta succedendo? Chi sono questi ragazzi e che cosa vogliono? Perché hanno invaso la scuola? Che cosa stanno cercando?

Sento un fruscio e torno a guardare il punto in cui la Rossa è caduta a terra, ma non c'è.

«Qua sopra» esclama una voce, sopra di me.

Alzo il capo e la vedo. La guancia è ancora rossa, ma sembra essersi ripresa abbastanza rapidamente. È immobile a mezz'aria e indossa una tuta nera che le copre tutto il corpo, tranne le mani e il viso. Ai piedi degli stivali in tinta.

«Direttrice Le Croix» esclama, prima di poter aprire bocca, «le sono mancata? Come vede sono passata a salutarla, nel caso si fosse dimenticata di me»

Angelique è al mio fianco nel giro di qualche secondo.

«Non ci si può dimenticare una studentessa come te, Lexie»

Lexie. Allora questo è il suo nome. Ed era una studentessa dell'Accademia gestita da Angelique, perciò è obbligatoriamente una Strega. Non che qualcosa mi avesse fatto supporre che potesse essere una Fata...

Deglutisco e la guardo ancora. Sembra ancora più crudele di Margaret, Diane e Giulia messe insieme, ma nonostante questo non ho paura di lei, sono solo un po' intimorita. E piena di domande sul suo conto.

«Che cosa sei venuta a fare qui?» domanda Angelique.

Vorrei farle notare che una sua studentessa ha un pugnale a due millimetri dal collo e che se farà arrabbiare Lexie e il suo burattino, probabilmente perderà un'alunna, ma non mi pare il momento adatto per dire una cosa del genere.

«Questi non sono affari suoi, signora Direttrice» risponde lei, con voce alta.

Dopodiché si volta a guardare il ragazzo e annuisce. Lui fa strisciare rapidamente il pugnale e sento un urlo spropositato dietro di me. Lexie e il tirapiedi scompaiono e la ragazza, portandosi le mani sulla gola, si accascia a terra.

Mi avvicino correndo, ma non la tocco. Non c'è nulla che possiamo fare. Il sangue esce a zampilli dalla gola tagliata. Una lacrima mi riga il viso e mi inginocchio a terra, quasi su di lei.

Non c'è niente che possa fare. Né io, né un medico. E non esiste una magia in grado di riportare indietro i morti.

E mentre scoppio in un pianto – insieme al resto degli alunni presenti in questo cortile – mi rendo conto che questa è la prima di una lunga serie di vittime che produrranno a causa mia, di Molly e di Margaret.

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