Nove: Chi è Lexie Wright?
Nella foto: Nick Romeo Reimann nel ruolo di Thomas Black.
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VanCamp Lucrezia è morta.
Aveva diciotto anni. Una media altissima. Amiche che la sostenevano sempre. Un ragazzo meraviglioso e una numerosa famiglia alle spalle.
È morta dissanguata, a causa di Benjamin Hooke.
Ora so tutto.
Angelique mi ha raccontato tutto durante la notte, che ovviamente ho passato insonne. Nessuno è riuscito a dormire dopo quello che è successo e non credo che ci riuscirò più. Ricorderò sempre "l'inizio dell'anno scolastico" con questo omicidio e ogni volta che chiudo gli occhi vedo il sangue uscirle dalla gola, come un flashback a ripetizione.
Non ho paura. Non ne ho mai avuta. Eppure, sento che questo è l'inizio di qualcosa di terribile. Qualcosa che né io, né Molly, né Margaret e nessun altro riuscirà a combattere.
Lo so.
E me ne faccio una ragione.
***
Quando vedo il sole sorgere dall'ufficio di Angelique, capisco che bisogna tornare alla realtà. Ho passato la notte qua, a parlare con la direttrice dell'Accademia che frequento da neanche ventiquattro ore e stavamo parlando di un omicidio.
Com'è stato possibile tutto questo? Sapevo che venendo qui non sarei andata incontro solo ad amicizie, vero amore e incantesimi sorprendenti, eppure non credevo che tutto sarebbe degenerato il primo giorno.
Sono ancora seduta sulla sedia. Indosso il vestito che ho messo ieri sera e i miei capelli sono ancora arricciati, anche se sono spettinati e un po' crespi. Dovrei lavarli, mi dico, ma non ho il coraggio di fare niente dopo quello che è successo.
Alle otto Angelique ha un colloquio con i genitori di Lucrezia e io ne approfitterò per farmi una doccia, solo così riuscirò a liberarmi almeno in parte dello sporco ricordo che ho. Mi sento come se avessi il corpo imbrattato del sangue di Lucrezia.
Alzo lievemente lo sguardo. Angelique è seduta di fronte a me, ha i capelli ancora raccolti e il suo vestito ha delle macchie di sangue.
Quello di Lucrezia.
Non ha avuto il tempo di cambiarsi dopo aver trasportato Lucrezia in infermeria, insieme al professor Smith e al preside Wulfrich. Non so neanche perché l'hanno portata lì, sapendo che ormai era morta. Probabilmente uno dei letti dell'infermeria era meglio del cemento.
Una lacrima mi sfugge sul viso e non la fermo. Non mi piace farmi vedere mentre piango, ma Angelique non mi prenderà in giro per questo. Sa che cosa ho passato in questi anni e sinceramente niente equivale a ciò che ho visto ieri sera. Ora potrei aggiungere al curriculum che ho assistito alla morte di una mia compagna di scuola e che non ho potuto fare niente per evitare che tutto questo avvenisse.
La lacrima mi cade sul vestito. Dannazione. Quando mai ho permesso a me stessa di comprarne uno del genere? Non lo metterò mai più perché... be'... solo a guardarlo mi torna in mente la gola di Lucrezia.
Un conato di vomito mi sale su, ma cerco di ricacciarlo da dove è venuto. Prendo un respiro e alzo finalmente il capo. L'orologio di Angelique segna le sei e trenta. Strano, pensavo fossero solo le cinque.
«Malia» mi dice dolcemente, con la voce spezzata, «dovresti tornare in camera tua e dormire. Le lezioni sono sospese, oggi. Lo sai, vero?»
Annuisco, incapace di parlare. Mi alzo dalla sedia e la saluto con un gesto della mano, poi esco dal suo ufficio. Cammino lentamente fra i corridoi, nella speranza di riuscire a trovare l'uscita e di tornare all'appartamento. Ho freddo, ma non ho né sonno né fame.
Esco nel cortile e alzo il viso. In cielo c'è una macchia dalla forma indistinta e dal color giallo un po' fiacco. Dovrebbe essere il sole, ma sembra che oggi non sarà una giornata così luminosa.
Torno verso i dormitori, quasi barcollando. Non ho la forza di camminare, quindi come farò a superare questo trauma? Riuscirò a dormire senza sognare ciò che è successo? Non la conoscevo neanche, eppure ci soffro.
Come mai? Perché so che è colpa mia se lei è morta.
So qual è lo scopo di Lexie. Angelique mi ha detto tutto e devo parlarne con Molly e Margaret prima che sia troppo tardi. Ma lo è già, tardi. È già morta una ragazza, quindi quante ne dovranno morire ancora prima che tutto questo terminerà?
Devo consegnare a Lexie ciò che sta cercando su un piatto d'argento? Non posso farlo e non intendo farlo. Ho sempre lottato per ottenere tutto quello che volevo e non permetterò che una squattrinata di quattro anni più grande di me prenda il sopravvento su qualsiasi cosa.
Ha perso qualcuno. Bene. Tutti perdono qualcosa o qualcuno, ma non uccidiamo altre persone, non organizziamo una rivolta contro le persone che hanno commesso tutto questo o contro persone che non c'entrano niente.
Arrivata di fronte alla porta d'ingresso, la spingo ed entro. Il corridoio è buio, ma dopo un secondo la luce si accende. Le ragazze sono sveglie, sulla porta della loro camera e mi guardano. Alcune sono ancora truccate, ma indossano una tuta; altre sono in pigiama e probabilmente hanno cercato di dormire, durante le mie ore di assenza.
La porta del secondo piano si apre ed entrano Viola, Cherie, Diane, Maia e Aiko, la quale mi raggiunge e mi stringe forte a sé. Non è una che ama gli abbracci eppure sta facendo un'eccezione. Per me, per quello che è successo.
«Malia» esordisce Hayley, «stai bene?»
«Dove sei stata? Eravamo in pensiero per te» aggiunge subito dopo Viola.
Credo a tutto quello che dice. Lei è una persona onesta, la migliore che abbia mai conosciuto. Diane e Maia raggiungono Sylvia e Lydia, poi mi guardano da lontano e sorridono lievemente.
Ieri sera credevo che Diane fosse una stronza a comportarsi in quel modo con Alexander, stamattina penso che si stia pentendo del suo comportamento. Non la biasimo, effettivamente. Si è comportata davvero male.
Dopo l'omicidio di Lucrezia, ha permesso ad Alexander di trascinare via Aiko, mentre quest'ultima gridava il mio nome, quasi fino a perdere la voce. Non l'ho vista con i miei occhi, ma so che ha pianto e che ha sofferto, per avermi vista così vicina a due nemici.
Nemici.
Questa parola mi suona così strana. Perché ho dei nemici? Non ne ho mai avuti fino a ieri. Eppure, le cose cambiano. Lexie è automaticamente una mia nemica, anche se continuerò a dire l'esatto opposto. Lo è, solo perché vuole qualcosa che non le posso dare. Solo perché ha cercato di fare del male a mia sorella...
Molly si avvicina lentamente e solo adesso mi accorgo che Margaret non c'è. Allungo la mano verso la porta, spingendola, e la trovo nel suo letto, insieme ad un ragazzo. Spalanco occhi e bocca e guardo Molly, interdetta.
«Ieri ha dato di matto» sussurra, «non riusciva ad addormentarsi e così lui si è fermato qua. Non lo sa nessuno oltre a noi e vorrei che...»
«...rimanesse un segreto fra noi» concludo io per lei.
Guardo ancora il ragazzo. È lo stesso che l'ha salvata ieri sera. Deglutisco e penso a tutte quelle persone che hanno urlato. Tutti gli studenti hanno gridato, tutti erano spaventati.
«Prima di addormentarsi ha detto che deve parlarti. Ma non svegliarla. Dorme solo da quattro ore»
Annuisco.
«Lasciamola dormire. Le lezioni sono sospese e vorrei che si riposasse» mormoro.
Non ho mai detto una cosa così carina che riguardasse Margaret. Mi correggo, non ho mai detto niente su Margaret. Ieri mi stava quasi antipatica, oggi la compatisco. Che cosa mi sta succedendo? Anche con Diane è capitata la stessa cosa.
Sto compatendo le persone. Le sto perdonando per essere antipatiche o maleducate. Non è da me e lo so perfettamente. Ma allora perché succede? Forse perché devo imparare ad accalappiarmi dei sostenitori per questa battaglia che è appena iniziata?
Non lo so, non ne ho idea. E non voglio scoprirlo adesso. Sono troppo stanca e ho davvero bisogno di riposare.
Mi scuso con le ragazze, poi salgo nella mia stanza. È tutto come l'ho lasciato ieri sera. Sospiro, poi sguscio fuori dalle ballerine e mi tolgo il vestito. In biancheria intima ho freddo e mi vengono i brividi, così raccatto il pigiama da sotto il cuscino e me lo infilo, in silenzio.
Subito dopo, mi passo una mano fra i capelli e cerco di districare i nodi che si sono creati. È tutto un po' inutile. Sospiro e mi tocco il viso, per capire se ho ancora il trucco sul volto.
Non mi importa. Sono stanca.
Mi infilo sotto le coperte e dopo un istante sto già dormendo.
* * *
A svegliarmi è uno strano odore di minestra, o qualcosa del genere. Ci vado vicino. Sulla scrivania c'è una scodella piena di brodo. Non so chi l'abbia portato. Provo a sedermi, ma la testa mi fa male. La sfioro leggermente e mugugno.
Quanto ho dormito?
Mi libero delle coperte e mi siedo, con le gambe a penzoloni. Ho un'altra manciata di secondi in assoluta solitudine, poi entrano Aiko e Viola. Entrambe indossano una felpa e dei jeans.
«Ti sei svegliata» dice Viola, sorridendo, «hai fame?»
Annuisco, anche se non è propriamente vero. Aiko prende la sedia della scrivania e ci si siede sopra. Io mi alzo e raggiungo l'altra. Mi siedo e guardo il brodo: non sembra molto invitante, ma forse riuscirà a chiudermi lo stomaco per un po' e a farmi passare il mal di testa.
Lo assaggio ed è ancora caldo. Splendido, proprio ciò di cui ho bisogno. Mentre deglutisco, guardo Viola che sta rifacendo il mio letto.
«Non sei costretta a farlo» le dico, con la voce un po' impastata.
Si gira e risponde: «Non preoccuparti, per me è solo un piacere»
Abbasso il capo e torno a mangiare. Il mal di testa sembra calmarsi, ma la fame no: aumenta a dismisura. Forse avevo solo fame e per questo mi è venuto il mal di testa mentre dormivo.
Aiko sospira pesantemente e attira la mia attenzione. Ha i capelli legati in un alto chignon e la frangetta sembra un po' sporca. Ha lo sguardo stanco e pesante. Mi chiedo se stanotte abbia dormito.
«Che ore sono?» domando, visto che lei non mi parla.
«E' quasi l'una» risponde Viola, guardando il suo orologio da polso.
Ieri non lo aveva. Non lo vedo bene dalla mia posizione, ma riesco ad individuare il colore chiaro del cinturino. Mi sorride.
«Come mai non siete a pranzo? Voglio dire... non è ora di pranzo?»
«Effettivamente lo è» risponde Aiko, «ma abbiamo mangiato talmente poco che siamo risalite in fretta. Ti abbiamo portato il brodo perché credevamo ti avrebbe fatto bene per riprenderti»
Sorrido. «E' così»
Cala nuovamente il silenzio. Aiko si guarda con circospezione la frangetta e a volte la sfiora delicatamente. Ha il mascara di ieri un po' sbavato e c'è qualche residuo di fondotinta sul collo. Forse non si è lavata molto bene, perché credo non sia abituata a truccarsi così tanto. Quando l'ho vista ieri mattina, era una delle poche ragazze che aveva solo il mascara. Neanche io mi trucco tanto, solo perché credo di avere una bella pelle e l'unica cosa che voglio risaltare sono gli occhi.
Guardo Viola. Ha i capelli raccolti in una treccia che le ricade sulla sinistra. Si sta guardando una cuticola sull'indice della mano destra ed è tutta presa da questa piccola imperfezione. Dopo qualche istante, la vedo cadere a terra e Viola passa ad un altro dito.
«Ci sono delle novità riguardo a Lucrezia?» chiedo.
Viola interrompe la sua attività, un po' imbarazzata. Aiko tira su col naso e scuote il capo.
«A parte che i suoi genitori hanno prelevato stamattina il suo corpo, nient'altro» risponde poi.
«Io so che il suo ragazzo è stato qua insieme ai suoi genitori. Era... molto provato, devo dirlo. Non mi sembrava di averlo mai visto, quindi credo che sia uno poco popolare»
Annuisco. È da egoista, ma non mi importa del suo ragazzo. L'unica persona di cui mi interessa adesso è Lucrezia. Sono così triste all'idea di non averla conosciuta prima. Chissà quante cose era in grado di fare.
«Io e Viola dobbiamo andare, adesso» dice Aiko, alzandosi in piedi.
Le guardo, un po' confusa.
«Cherie è fuori senza permesso e la stiamo coprendo. Aveva bisogno di vedere Pierre, tutto qui»
Annuisco. Ora la situazione è più chiara. Sono amiche e cercano di coprirsi a vicenda. Aspetta, siamo amiche. Perché non ho usato il verbo al plurale fin dall'inizio? Forse... no, non voglio pensarlo... sarebbe orribile.
«D'accordo» mormoro, «sapete se Molly e Margaret sono qua? Dovrei parlare con loro»
«Sì» risponde Viola, «sono nella loro stanza»
Le ringrazio, poi entrambe escono dalla camera e chiudono la porta. Finisco il brodo, poi spalanco l'armadio. Intendo indossare qualcosa di più consono e non il pigiama, così prendo dei jeans e una felpa grigia, con il cappuccio. È molto calda, perciò non dovrei avere freddo.
Apro la porta della mia camera e, senza fare rumore, scendo al piano di sotto. So che Diane e le sue amiche sono qua e non me la sento di affrontare una conversazione con loro, perciò le sto evitando. È brutto da ammettere, ma è così. Ora voglio parlare solamente con Molly e Margaret.
Mentre scendo le scale, mi rendo conto che è difficile chiamarle "le mie sorelle". Ancora non mi sono abituata all'idea, perciò accantono l'ipotesi di farlo adesso. So che è stupido, ma non me la sento di accettare ora questa cosa. Preferisco vederle come delle semplici amiche e delle compagne di scuola, almeno per ora.
Quando arrivo davanti alla loro porta, aspetto un po'. Sento un flebile parlare, ma non capisco se provenga dalla loro stanza o da qualche altra camera. Alla fine, busso.
La voce smette di parlare e subito dopo la porta si apre. Molly mi sorride. È uguale a come l'ho vista ore prima, ma sembra più riposata. Mi chiede di entrare. La sua camera è uguale identica alla mia, solo che il letto a castello è dipinto di blu e la scrivania è di legno scuro, non di legno bianco, come la mia.
Sul letto di sotto è seduta Margaret insieme al ragazzo che l'ha salvata ieri. Indossa una T-shirt e dei pantaloni della tuta. Non so dove li abbia presi e non mi interessa, perciò decido di non pensarci.
Margaret, invece, ha ancora il pigiama. A giudicare dal suo sguardo e dai suoi capelli spettinati, deduco che si sia appena svegliata, proprio come me.
«Come stai?» le chiedo. Mi stupisco di questa mia gentilezza nei suoi confronti, ma cerco di capirmi.
Per la prima volta in ventiquattro ore, mi sorride. «Sono stata meglio»
Molly mi offre la sedia che c'è vicino ad una scrivania ed io mi siedo. Il ragazzo mi sta guardando. Ha i capelli neri e gli occhi scuri; è carino, ma niente di speciale, onestamente.
«Lui è Loris» dice Margaret, «mi ha salvata ieri sera ed è rimasto a dormire qua»
«Lo so» rispondo, «Molly me ne ha parlato prima, quando sono tornata»
Margaret inclina la testa di lato.
«Dove sei stata stanotte?» mi chiede Loris.
Mi domando da dove esca tutta questo interesse e soprattutto per quale motivo mi stia facendo una domanda del genere, visto che ci siamo conosciuti dieci secondi fa.
«Sono rimasta tutta la notte nell'ufficio di Angelique. Mi ha raccontato una cosa e adesso sono qua perché devo riferirla a Molly e a Margaret»
Non so perché, ma Loris non mi piace molto. So che non dovrei preoccuparmi di chi frequenta Margaret, ma lo sono. Non si conoscono neanche, è vero... eppure stanotte hanno dormito insieme, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Io non ho mai dormito al di fuori del mio letto e, soprattutto, ho sempre dormito da sola.
Ma solo perché non avevo amici. Giusto?
Sto per chiedere a Loris di andarsene, ma lui si alza in piedi. Margaret lo guarda con aria un po' smarrita e si alza. Volgo lo sguardo verso Molly, un po' perplessa. Sembra che stiano insieme da anni e che Loris stia partendo per la guerra e non tornare più a casa.
«Devo tornare in Accademia» mormora, rivolto solo a Margaret.
Lei annuisce. Almeno lo comprende e non lo intrappola qui. Ho sempre trovato un po' sciocco trattenere un ragazzo vicino a me se so che non può restare.
«Passo a trovarti domani, dopo le lezioni. Te lo prometto» dice.
Margaret annuisce ancora, ma non parla. Allora lui l'abbraccia. Mi chiedo da dove provenga tutta questa confidenza, ma ancora una volta non ho una risposta. Loris scioglie l'abbraccio e le accarezza il viso. Sospirando, ci rivolge un saluto, poi esce dalla camera, chiudendo la porta alle sue spalle.
Margaret torna a sedersi sul suo letto, con aria cadaverica. Vorrei dirle che è solo un ragazzo e che la sua Accademia è a mezzo chilometro di distanza dalla nostra, ma non vorrei turbarla o farla arrabbiare, perciò rimango in silenzio.
«Quanto è importante da uno a dieci quello che ci devi raccontare?» domanda all'improvviso.
Molly alza il capo e la guarda, poi incontra il mio sguardo.
«Dieci» rispondo, ricordando le parole di Angelique.
Margaret fa spallucce. «Allora comincia tu. La mia è solo un nove»
La guardo. Ha i capelli castani sciolti, molto spettinati. Il trucco è completamente sbavato, il rossetto è quasi assente, il mascara colato giù per le guance. Ha lo smalto nero sbeccato e solo ora mi accorgo che sul braccio ha una benda. Forse ieri si è ferita, mentre Loris la trascinava via. Ricordo di averli visti cadere a terra. Non sarà niente di grave, ma non voglio indagare adesso: la questione è più urgente.
«Angelique mi ha raccontato chi è Lexie e che cosa vuole» comincio, «innanzitutto, ha vent'anni ed è la figlia di un Mago e una Strega, morta di parto dandola alla luce. Aveva una sorella maggiore di tre anni, Lucy, ma... be', vi spiegherò dopo che fine ha fatto. Comunque, Lexie era un'alunna di quest'Accademia. Si è diplomata con il massimo dei voti un anno fa e poi è scomparsa, nel senso che non risultava residente in nessun Regno e non lavorava in alcun'azienda. Come noi, è nata a Salem ma si è trasferita quando aveva circa tre settimane in un altro Regno. Non mi ricordo qual è, onestamente, ma credo che sia irrilevante»
Faccio una pausa. Molly mi sta guardando, Margaret ha lo sguardo perso nel vuoto. Non voglio sollecitarla ad ascoltarmi: se lo fa bene, se non lo fa si arrangia e Molly glielo rispiegherà. Mentre sospiro, mi chiedo come faccio a trovare le parole adatte per spiegare a loro questa cosa. Posso riutilizzare quelle di Angelique, ma mi ricorderei della sua immagine e quindi del sangue che c'era sul suo vestito. E ancora una volta, sto cercando di allontanare la visione del corpo di Lucrezia dalla mia mente, per non impazzire. Decido di ripeterlo con parole mie.
«E' cresciuta in questo Regno fino a quando i portali di Salem non sono stati chiusi, il giorno della nostra nascita. Sono stati Vladimir Wright, il padre di Lexie, e Abraham Hooke, il padre di Benjamin, lo stesso ragazzo di ieri sera... quello che...»
Deglutisco. Non riesco a dirlo ad alta voce.
«Abbiamo capito» dice Molly, «passa oltre»
Faccio un grande respiro.
«Dunque, Vladimir e Abraham sono rimasti bloccati a Salem, quindi non possono più farci del male. Ad ogni modo, in seguito alla "morte" di Vladimir, Lexie e Lucy – la sorella maggiore – sono state portate in una casa-famiglia. La madre di Ben, invece, non era stata giudicata idonea per tenersi il figlio, quindi è stato trasferito insieme a loro. Hanno vissuto lì fino a quando Lexie e Ben non sono entrati nelle Accademie. Come dicevo prima, a Lucy è successo qualcosa. È morta bruciata viva in un incendio, quando aveva solo quindici anni»
Molly si copre la bocca con una mano per coprire il verso di sgomento, ma lo sento ugualmente. Margaret, invece, alza lo sguardo e deglutisce.
«Dio mio... morta? Seriamente?»
Annuisco, delusa. «Purtroppo è così. Si dice che fosse una brava ragazza e che avesse sempre odiato il padre per esser stato così cattivo»
Molly ispira a lungo, poi butta fuori l'aria dalla bocca, forse per calmarsi. Si prende il viso fra le mani e sospira.
«Va' avanti. Ho come la sensazione che questa storia non abbia un lieto fine» dice Margaret, sarcasticamente.
«Non sono mai riusciti a capire se quello ritrovato fosse il corpo di Lucy, perciò non ha avuto un vero e proprio funerale. Lexie ha perso tutta la sua famiglia nel giro di dieci anni, e questa cosa l'ha traumatizzata, in un certo senso»
Molly toglie le mani dal viso.
«Aspetta» dice, «non sono riusciti a confermare che il cadavere fosse quello di sua sorella?»
«Angelique crede di sì, che sia morta» rispondo, «ma in realtà non hanno mai confermato che uno dei cadaveri carbonizzati fosse il suo... non lo so, c'è qualcosa di strano in questa storia. Angelique sembrava... come dire... ripeteva spesso le frasi, come per convincere se stessa»
Margaret si sfiora il mento con il pollice.
«Quindi tu credi che sia ancora viva?»
«Be', non lo so con certezza» replico, «solo che un incendio è la strada più facile per orchestrare la tua morte. Il cadavere era praticamente inutilizzabile, visto che era carbonizzato e nessuno è stato in grado di risalire al DNA controllando le ossa... sembra tutto architettato molto bene, non credete?»
«Effettivamente non fa una piega» ribatte Molly, con un tono serio.
Cala il silenzio per qualche istante. Cerco di ricordare le parole che ha usato Angelique per descrivere la parte dopo.
«Che cosa è successo dopo?» mi chiede Margaret.
«Be', Lexie e Ben sono cresciuti insieme in questa casa-famiglia e poi sono entrati nelle Accademie. Trasgredivano un paio di regole, come tutti gli adolescenti, del resto, e a parte un piccolo incidente insabbiato da Angelique, di cui però non ha voluto parlarmi, non hanno mai combinato nulla di grave. Tuttavia, Angelique aveva il sospetto che fosse una ragazza un po' strana. Infatti, dopo il diploma, è scomparsa, insieme a Ben, che nel frattempo è diventato il suo ragazzo»
Margaret annuisce, Molly rimane immobile. Io proseguo.
«Prima di trasferirmi qui, Angelique mi ha detto che il male gira intorno a Magics Souls da sempre, anche dopo la "morte" di Vladimir e Abraham. Pensavo che fosse semplicemente una sensazione da psicopatici, ma invece è tutto vero, solo che il male non sono più loro due, bensì Lexie e Ben, i loro figli»
Taccio. Sembrano concentrate e attente, Molly più di Margaret, ma non commento.
«Qual è lo scopo di Lexie e di Ben? Che cosa vogliono ottenere? Spaventarci o... qualcosa di più?»
Molly fa un respiro.
«Temo» dice, con la voce che le trema, «che sia qualcosa di più»
Annuisco e mi passo le mani sul viso.
«E' così» rispondo, «l'obiettivo di Lexie è quello di ottenere tutti i nostri Poteri, fino all'ultimo. Angelique mi ha detto che solo una Strega, un Mago o una Fata coraggiosi fino a questo punto possono conquistare gli Elementi per poi esprimere un desiderio, come premio per essere riuscita a conquistarli. E il suo è quello di riaprire i portali di Salem per far tornare il padre»
Nella stanza la temperatura cala di venti gradi. Margaret e Molly sono impietrite, con lo sguardo perso e le dita immobili. Sospiro e abbasso il capo.
«Co-cosa?» balbetta Margaret, «intendi dire che... che... vuole rubarci i Poteri? Credi che sia possibile?»
«C'è solo un modo per rubare il Potere a qualcuno» dico, con la gola secca.
Ma non c'è bisogno di spiegare come: Molly e Margaret capiscono all'istante. Lexie ha intenzione di ucciderci una per una, perché solo così si conquista il Potere della vittima.
«Pensi che sarà capace di contenere i quattro Elementi e il suo Potere dentro alla sua anima?» chiede Molly.
«Non lo so» dico, scuotendo il capo, «ma onestamente non so nemmeno se sarà possibile riaprire i Portali. Voglio dire... chi ci dice che i Portali verso Salem non esistano più perché Salem è stato completamente distrutto? Chi ci dice che i nostri genitori sono ancora vivi e che ci stanno aspettando per festeggiare i sedici compleanni che si sono persi?»
Abbassano il capo, un po' deluse. È la verità e dovevo dirlo. So che forse potevo evitare il sarcasmo, ma ho parlato prima di pensare. Tuttavia, non sembrano deluse.
«Dobbiamo impedirglielo» esclama all'improvviso Molly.
«E io so come» dico.
Mi guardano, un po' perplesse.
«Non voglio ucciderla, tranquille. Non dopo l'omicidio di Lucrezia. Sarebbe troppo difficile per me continuare a vivere pur sapendo di aver ucciso qualcuno»
Entrambe si rilassano. Davvero mi credevano capace di una cosa del genere? Wow, non lo sapevo. È vero, forse l'ho detto con un tono di voce un po' strano che gliel'ha fatto supporre, ma non è e mai sarà nelle mie intenzioni.
«Qual è la tua idea?» mi chiedono, quasi in coro.
«Riaprire i portali di Salem prima di lei»
Per poco Margaret non cade dal letto. Impreca sottovoce e capisco che si è finalmente ripresa.
«Ma che diavolo ti salta in mente? Ti sembra un piano perfetto per sopravvivere?» esclama, decisamente contrariata.
Molly si schiarisce la voce. «Io credo che Meg abbia ragione. Insomma... stai facendo esattamente ciò che vorrebbe lei»
«Invece no» dico, «se noi riapriamo i Portali di Salem prima di lei, potremmo arrivare a suo padre prima di Lexie e possiamo fare qualsiasi cosa. Okay, quello che volevo dire è che...»
«...possiamo indebolirlo, rapirlo, sconfiggerlo, tortur...»
«Hai reso l'idea, Meg» la ferma Molly.
Margaret lancia un'occhiata a Molly e la squadra per qualche secondo, poi annuisce. Io mi tranquillizzo, perché so che loro hanno capito e che sono con me. Ora il difficile sarà trovare un modo per riaprire i Portali senza che le nostre compagne, Angelique e i professori lo sappiano.
O che, più importante, non vengano a saperlo Lexie o Ben.
Faccio per alzarmi, ma Margaret posa la sua mano sulla mia. Incrocio il suo sguardo e la sento espirare. Ora ricordo, anche lei deve dirmi qualcosa. Mi schiarisco la voce e mi rimetto comoda.
Quando penso che stia per parlare, Margaret guarda Molly, la quale la incita ad aprir bocca con dei movimenti delle braccia. Abbassa il capo e sospira. Sembra quasi imbarazzata a dire queste cose.
«Dunque?» chiedo.
Margaret fa un gran respiro, ad occhi chiusi, poi incontra il mio sguardo.
«Quello che ti volevo dire è semplicemente che mi dispiace di essermi comportata da stronza con te. La verità è che per sedici anni credevo di sapere tutto: l'adozione, la magia, Magics Souls e anche Molly, ma non era così. Non ho avuto una vita molto facile sulla Terra e ho sofferto davvero molto in questi ultimi anni. Quando i miei genitori adottivi mi hanno detto che avevo un'altra sorella gemella volevo impazzire»
La fermo. Non lo sapeva?
«Tu sapevi tutto fin dall'inizio. Come mai ora insinui di non aver mai saputo di me?»
«E' così» risponde Molly, al suo posto.
La guardo, senza capire.
«I nostri genitori avevano il permesso di raccontarci solo ciò che riguardava noi, non ciò che riguardava te. Hanno dovuto ometterti dalla storia volontariamente, perché non avevano il consenso da parte dei tuoi genitori. Avevano timore che i tuoi avessero deciso di tenerti all'oscuro di tutto e così, per evitare che noi ti rintracciassimo per conoscerti, hanno evitato di raccontarci di te»
Annuisco piano, anche se capisco ben poco della loro storia. Perché hanno dovuto ignorarmi? Sono comunque loro sorella ed era giusto parlar loro di me.
«Ad ogni modo» esclama Margaret, «ti devo le mie scuse. Quando ho conosciuto Molly ero una bambina, perciò non ho dovuto chiedermi che tipo di persona fosse. Quando sei un bambino, bene o male fai amicizia con tutti. Quando sei adolescente, invece, fai più fatica. Credevo di non essere alla tua altezza, di non essere accettata, perciò ho deciso di comportarmi da persona stronza, superiore, per farti capire che fra me e te comandavo io. In un certo senso, mi sono sempre comportata così, anche sulla Terra... ma per scopi diversi. Credevo che, utilizzando sempre lo stesso metodo, sarei riuscita a farti capire che sono io a dettare legge»
Alzo le sopracciglia, confusa.
«Ma in realtà credo che sia tu quella più portata a fare la leader. Insomma, sei anche la prossima Regina in linea, perciò...»
Scoppio a ridere. In effetti è vero, sono nata per prima; Margaret per seconda e Molly per terza. Ma essendo gemelle, non dovremmo contenderci tutte e tre la corona? Sempre che ce ne sia ancora una?
«Regina? Davvero credi che io voglia diventare Regina? Be', non è così, tranquilla. Puoi prendere il mio posto, del resto siamo gemelle e una vale l'altra, no?»
Molly e Margaret scoppiano a ridere e quest'ultima annuisce. È la prima volta che rido insieme a loro e questa cosa mi riempie il cuore di gioia. Ho sbagliato a giudicarla, quindi da ora in poi cercherò di dimostrarle che sto imparando a volerle bene.
«Dobbiamo essere unite, ora più che mai. Non possiamo perdere contro i nostri nemici a causa della nostra inimicizia» dice Molly, seriamente, «l'ha detto anche Angelique. Vi ricordate?»
«Certo» rispondiamo in coro io e Margaret.
Ci scambiamo un'occhiata, poi sorridiamo. Sappiamo a cosa andremo incontro, eppure non leggo la paura nei loro occhi. Sono sicure di non fallire, o semplicemente sanno che perderemo?
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