Due: Origini
nella foto: Jay Baruchel e Allison Pill rispettivamente nel ruolo di Paul Stewart e Theresa Stewart (Goodwin, da nubile), i genitori adottivi di Malia.
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Spalanco gli occhi, annaspando alla ricerca di aria.
Qualcuno si precipita verso di me e cerca di calmarmi. Non so dove sono, non riconosco niente di questo posto luminoso e privo di colore in cui mi ritrovo. Eccetto il viso di mio padre.
«Ehi» dice, accarezzandomi il viso.
Provo a muovermi, ma i muscoli delle gambe mi fanno davvero male. L'ultima cosa che ricordo è la mamma che mi bacia, prima di andare a lavorare. Dio, mi sono addormentata sul divano e ho dimenticato il gas acceso?
Quando lo chiedo a papà, lui scoppia a ridere.
«No, ancora non sei così deficiente, tesoro»
Gli sorrido. «Be', magra consolazione. Che è successo, allora?»
Papà si scambia un'occhiata con qualcuno che non riesco a vedere, poi dice: «Hai fatto l'eroina, come sempre, e hai salvato tua madre. Non ti ricordi proprio niente?»
Chiudo gli occhi un secondo e, dopo un po', i ricordi cominciano a riaffiorare.
«Oh» commento, «davvero?»
«Già» risponde mio padre, ridendo.
Mi accarezza un'altra volta, con gli occhi lucidi.
«Non sei arrabbiato?»
«No» ribatte, «sapevamo che prima o poi avresti fatto qualcosa di così... ehm... eroico. E quel libro ti ha solamente aiutato, credo»
Inarco un sopracciglio e piego la testa di lato, con aria confusa.
«Di che cosa stai parlando?»
Papà abbassa lo sguardo e deglutisce pesantemente. Credevo che... voglio dire... quel libro mi avesse solamente suggerito che stesse succedendo qualcosa, così come il dolore allo stomaco.
«Aspettami qua. Vado a chiamare tua madre»
Senza aggiungere altro, si allontana da me. Mi guardo attorno e realizzo di trovarmi in una camera d'ospedale. Le pareti, i mobili e ogni singolo particolare è bianco, fatta eccezione per un carrellino di metallo con sopra qualche oggetto e una figura scura, in fondo alla stanza. A questo punto, cerco di capire chi ci sia insieme e a me. Seduta su una poltroncina rossa, c'è una donna magra, con i lunghi capelli biondi sciolti, lievemente arricciati, e un tailleur sui toni del grigio che mi sta sorridendo in modo amichevole.
Non ho la minima idea di chi sia.
«Ciao Malia. Come ti senti?» mi dice, con un sorriso smagliante.
La sua pronuncia è decisamente blesa, ma la leggerezza e il tono quasi nascondo questa sua caratteristica. I suoi occhi mi guardano con gentilezza e sembra una donna affidabile. Si alza in piedi e viene verso di me. È alta, slanciata e cammina perfettamente sui tacchi a spillo che indossa.
Nella stanza piombano i miei genitori. Mia madre cammina a fatica, appoggiata a mio padre. Ha qualche cerotto sulle braccia e una grossa benda tra il collo e lo zigomo destro, che le ingrossano il viso già paffuto di natura.
«Mamma...»
Lei mi sorride. «Tesoro, come stai? Ti senti bene?»
«Ehm, sì. E tu, come stai?»
Fa spallucce e si lascia andare in una risata liberatoria. «Sono stata meglio»
Il suo sguardo incrocia quello della donna e, dopo un attimo di esitazione, le due si sorridono.
«Ehm... io e tua madre dobbiamo dirti una cosa molto importante. Abbiamo aspettato perché speravamo di evitare che succedesse qualcosa come... questo... ma è arrivato il momento di parlartene»
Guardo la donna, con aria un po' perplessa.
«Perdoni la sfacciataggine, ma... lei che cosa c'entra in tutto questo?»
Mamma si lascia andare in un sospiro. «Lei si chiama Angelique Le Croix ed è una... una mia cara amica»
Torno a guardare la donna e lei mi sorride. Indecisa se ricambiare o meno il gesto, deglutisco e dico: «E perché non l'ho mai conosciuta se è una tua cara amica?»
Angelique si appoggia alla pediera del letto e mi rivolge un'occhiata materna.
«Io e tua madre ci siamo sempre viste poco da quando vi siete trasferiti qui, a Milano. Due volte all'anno, in occasione dei nostri compl...»
«Aspetti... vi? Credevo che... voglio dire... non sono nata a Milano?»
I miei genitori si scambiano un'occhiata colpevole, poi abbassano lo sguardo. C'è qualcosa che non va. In tutti i documenti da compilare ho sempre scritto di essere nata a Milano, perché è ciò che c'è scritto sul mio documento di riconoscimento e perché è ciò che ho sempre saputo, ma adesso scopro che non è così.
«Dove... dove sono nata? In America? Allora, perché non mi rispondete?»
Angelique si schiarisce la voce.
«Non voglio sapere il resto della sua storiella. Voglio che i miei genitori mi rispondano»
Mio padre si lascia andare in un sospiro. «Ascolta Angelique, e ti prometto che risponderemo a tutte le domande che avrai»
Dopo qualche secondo di esitazione, accetto.
«La verità, Malia, è che i tuoi genitori non vengono dall'America»
Spiazzata, rivolgo un'occhiata sconvolta prima ad Angelique, poi ai miei genitori. Che cosa vorrebbe dire? Sono così confusa che percepisco i primi accenni di un mal di testa che sarà terribile, me lo sento.
«E da dove venite, allora?»
«Dalla dimensione di Magics Souls»
Angelique ha risposto alla mia domanda con una naturalezza disarmante, il che mi fa supporre che possa essere vero, o che perlomeno non sia una pazza psicopatica.
«Sì, va beeene, e dove sarebbe questa dimensione?»
«Angie, aspetta» esclama mia madre, «forse dovresti... voglio dire... raccontarle di lei»
Inarco un sopracciglio e guardo Theresa, con aria un po' perplessa.
«Di me? C'è una storia anche su di me?»
«Be'... sì» ammette mio padre, «anzi... tutto ruota attorno a te»
Mi prendo il viso fra le mani, esausta, e dico: «Okay, allora raccontami di me»
Angelique si schiarisce la voce, ignorando la frecciatina che le ho appena lanciato. Dopo un paio di secondi di esitazione, riprende a parlare.
«Diciotto anni fa» comincia Angelique, «cominciò una lunga e sanguinolenta guerra, che arrivò al suo apice il giorno della tua nascita. Morirono la metà dei nostri concittadini e un quarto restarono feriti. Io, tua madre, tuo padre e altri amici provammo a sconfiggere i nostri nemici e ci riuscimmo, ma con delle conseguenze. I tuoi genitori hanno rinunciato a qualcosa che non potranno mai più avere... l'unica cosa di cui avevano bisogno per poter restare a Magics Souls»
Questa storia è così assurda che mi sta interessando, e non dovrebbe. Angelique e i miei genitori sembrano appena evasi da una casa di cura, eppure... il modo in cui parla, il modo in cui si guardano e il modo in cui i miei genitori dimostrano di sentirsi in colpa mi fanno pensare che un fondo di verità ci sia.
«Posso andare avanti?»
Annuisco, piano.
«Dopo quella guerra – della quale dopo ti parleremo – i tuoi genitori e altre due coppie si sono rifugiate sulla Terra. Sono rimasti qui per qualche settimana, finché io non sono andata a cercarli. Ho chiesto loro di tornare perché c'erano tre bambine che dovevano obbligatoriamente abbandonare Magics Souls. Nessuno, a parte io, sapevo dove i tuoi genitori fossero diretti»
Gli occhi mi si riempiono di lacrime e sento il respiro mancare. Le parole di Angelique mi stanno uccidendo piano piano, come una lama nella pelle. Evito di guardarli, perché non ho il coraggio di farlo. Ho vissuto per sedici anni con due estranei, due persone che non hanno fatto altro che mentirmi.
«S-sono...»
«Malia» balbetta mio padre, singhiozzando, «sei stata adottata quando avevi poche settimane di vita»
Per un secondo, tutti i rumori, i profumi, i sapori e le sensazioni scompaiono. Mi ritrovo da sola, al buio, a guardare il vuoto. Arrivano prima i ricordi, poi i brividi e infine le vertigini.
Le immagini della mia infanzia, della mia breve adolescenza, dei momenti passati insieme ai miei genitori, in tutti i luoghi indimenticabili che abbiamo visitato insieme: l'estate in Grecia, il Natale a Chamonix, il mio sedicesimo compleanno festeggiato sul Mar Rosso. Tutti i viaggi costosi che abbiamo fatto, erano solo dei modi per farli sentire meno in colpa?
I brividi mi sorprendono, quando saltano fuori sprazzi di momenti di intimità con i miei genitori. Tremo perché ora so che mi sono fidata di due persone che mi hanno mentito per sedici anni e questo non mi piace affatto. Ed è per questo che ai brividi si aggiungono le vertigini: perché sono cresciuta in un mondo e in una famiglia che non mi appartiene, che non mi rispecchia, e che in qualche modo non mi fa sentire al sicuro, perché non è stato scelto, ma imposto.
Non appartengo a Theresa e a Paul, non sono loro i miei genitori e non sono la mia famiglia. Tremo un'altra volta, quando il mio cervello me lo ricorda.
Riesco ad alzare lo sguardo e incrociare quello avvilito di Angelique.
Adottata? Ma com'è possibile? A pensarci non conosco nessun nonno, nessuno zio; mamma e papà non mi hanno mai parlato del loro paese d'origine, dell'America... e adesso capisco perché.
Sono stata adottata. Loro non sono i miei genitori biologici.
Alzo il capo, con le lacrime agli occhi, e dico: «Perché non me l'avete mai detto? Perché avete aspettato che rischiassi la mia vita per salvarti? Perché avete dovuto chiamare un'altra persona per raccontarmela?»
Angelique mi guarda.
«Perché» replica, «sono l'unica persona che può aiutarti a tornare a casa e a trovare i tuoi veri genitori»
La guardo negli occhi e a questo punto capisco che forse devo iniziare a fidarmi di lei, se voglio delle risposte sulle mille domande che mi stanno stravolgendo. La conosco da dieci minuti, ma ha ragione.
Non sarò mai più in grado di guardare i miei genitori nello stesso modo in cui li guardavo fino a cinque minuti fa. Non so nemmeno se voglio davvero conoscere la mia storia e i miei veri genitori, ma dovrei farlo, no? Insomma, qualcosa dev'essere successo se non mi hanno voluta. E se quella Guerra di cui parlava Angelique li avesse messi in difficoltà?
Ho tante domande e continuare a tacere non risolverà i miei dubbi.
Alzo lo sguardo e incrocio quello di Angelique.
«D'accordo»
* * *
Mamma e papà escono dalla stanza, dopo che ho fatto loro intendere che non voglio vederli.
«Mi dispiace per come sono andate le cose prima» dice Angelique all'improvviso, «non volevo sconvolgerti la vita, ma... quando tuo padre Paul mi ha detto quello che è successo, ho creduto che i tuoi genitori ti avessero detto qualcosa. Le altre lo sapevano»
Volto il capo e la squadro. «Le altre? Quali altre?»
Angelique sospira, guardandomi negli occhi. I suoi sono di
«Credo che sia arrivato il momento di raccontarti tutta la storia, Malia» mormora, con voce tremante.
Mi guarda un istante negli occhi, poi annuisce.
«Io e te siamo diverse da tutte quelle persone che vedi ogni giorno. Come ti ho già detto, veniamo da un mondo parallelo, che scorre in contemporanea con questo. È lontano da qui, ma ci si può arrivare tramite la Materializzazione e la Smaterializzazione»
La guardo senza fiato. Come mai riesco a non giudicarla pazza, sebbene stia parlando di cose fuori dal comune?
«Questo mondo parallelo si chiama Magics Souls ed è composto da diversi Regni. Quello dove sei nata tu si chiama Salem. Un tempo era abitato solo da Streghe e da Maghi, ma con il tempo sono arrivate anche Fate. Tua madre biologica è una Fata, infatti»
Spalanco gli occhi e la fisso. Non credevo che iniziare a conoscere i dettagli delle mie origini mi avrebbe sconvolto così tanto. Forse, se fossi una semplice umana, nata sulla Terra come tutti i miei compagni di scuola, non starei pensando continuamente al fatto che Angelique possa essere fuori di testa.
Mi sembra anche solo strano il fatto che dica "mia madre... biologica". Figuriamoci pensare che lei sia una... fata? Aspetta, significa che lo sono anche io?
Pongo la domanda ad Angelique, avendo un po' di difficoltà a pronunciare quella parola. Ancora non mi sembra vero.
«No» dice all'improvviso, «tu non sei una Fata. Dopo quello che è successo oggi, penso che tu sia una Strega, Malia... e questo perché tua madre è una mezzosangue, ovvero figlia di un purosangue – tuo nonno – e di una terrena – tua nonna. La famiglia di tuo padre, invece, è completamente purosangue e sono tutti Maghi o Streghe»
Chiude la bocca e mi guarda. Mezzosangue? Nonni? Dio, ho una confusione tale da non riuscire nemmeno a ragionare.
Nonostante la mia sorpresa, però, le domande e i dubbi stanno aumentando, ogni volta che Angelique dice qualcosa. Ho voglia di conoscere il resto della storia, della mia famiglia, di ciò che oggi mi porta qui, con lei.
«Vuoi dire che... mio nonno ha sposato un'umana? È possibile?»
«Certo che lo è» replica, «se gli umani credono in noi riusciamo ad aumentare il nostro potere. Ogni rapporto si basa sulla fiducia, umano o non umano. È così che i tuoi nonni, Daniel e Egle, si sono conosciuti: fidandosi l'uno dell'altra. Tua nonna Egle è canadese ed è una ballerina»
Sorrido, involontariamente. Theresa e Paul non mi hanno mai detto nulla dei loro genitori, e adesso capisco perché. Probabilmente sono morti durante la Guerra.
«Ad ogni modo» mormora, «quando tuo nonno Dan chiese a tua nonna Egle di sposarla, lei accettò e gli propose di tornare insieme a Salem. I genitori di Egle sono morti durante la sua adolescenza, perciò era rimasta completamente sola al mondo. Dan accettò e tornarono a Salem il giorno seguente. Si sposarono un mese dopo. I tuoi nonni paterni, invece, si chiamano Violet e Martin e discendono dalla famiglia reale»
Ho un sussulto. Ci mancava solo questa...
«Aspetta... intendi... sono Re e Regina di un Regno? Salem?»
«Proprio così. All'epoca erano giovani... avevano meno di trent'anni quando si sono sposati e hanno ereditato la corona dalla tua bisnonna Elvina. Hanno avuto due figli gemelli, Marie ed Oliver. Egle, invece, rimase incinta di una bambina, tua madre. È più giovane di me di sei anni e il suo compleanno è l'otto settembre»
Sorrido, mentre i miei occhi si inumidiscono. Mancherebbe davvero poco tempo al suo compleanno, ora che ci penso. Quanti anni compierebbe se fosse ancora...
«Mia madre è morta?» chiedo, con la voce un po' tremante.
«Onestamente non ne siamo sicuri, Malia. Continuo la storia e troverai le risposte alle domande che ti stai ponendo... o almeno una parte» dice, rivolgendomi un sorriso.
Prende respiro e, due istanti dopo, ricomincia a parlare: «Tua madre Spencer era la figlia di Daniel e Egle, come dicevo prima. Dopo essersi trasferiti stabilmente a Salem, sono entrambi diventati dei funzionari e alleati dei sovrani. Tua mamma è praticamente cresciuta a palazzo, insieme ad Oliver e Marie Collins, la Principessa Ereditaria di Salem. Marie era la migliore amica di Spencer ed erano inseparabili. Il legame stretto con la famiglia Collins le permise di frequentare le classi sociali più elevate, e anche i luoghi che i tuoi nonni possiedono in tutto il Regno. Infatti, durante l'estate frequentava un maneggio, nelle campagne. Lì conobbe un ragazzo, Christopher Chase... colui che poi divenne tuo zio»
Ho un po' di confusione nella testa, ma sto cercando di capire le sue parole. Mia madre Spencer è sposata con mio padre Oliver, il quale ha una sorella gemella di nome Marie, nonché migliore amica di mia madre. Come se non bastasse, mia zia Marie è sposata con un caro amico di Spencer, Christopher. È decisamente assurdo, ma forse è ragionevole pensare che ci siano stati tutti questi matrimoni "combinati" in un contesto come Salem, dove viene ancora imposta una monarchia.
«I tuoi genitori si sposarono a diciotto anni, prima di concludere gli studi» riprende, «e un anno dopo, subito dopo il diploma, tua zia Marie si sposò con Chris, l'amico di tua madre. Un anno dopo ancora, tua madre rimase incinta di te e delle tue sorelle»
Spalanco gli occhi. Un conato di vomito mi impedisce di parlare. Cosa? Sorelle? Ho delle gemelle? Aveva già accennato a "le altre" ma non credevo che si riferisse a delle sorelle gemelle.
«Qu-quante sorelle ho esattamente?»
«Due» risponde Angelique, «e si trovano nella tua stessa situazione. Sono state trasferite sulle Terra, sedici anni fa, con due coppie che si sono ritrovate nella stessa condizione di Theresa e Paul... senza poteri»
Rimango in silenzio qualche istante, per darmi il tempo necessario di elaborare queste nuove informazioni. Non solo ho scoperto di essere stata adottata e che sono Principessa Ereditaria di Salem, ma ho anche due sorelle gemelle. Dovrei essere sorpresa, o spaventata, o addirittura arrabbiata, invece sono... felice, sollevata. È come se la conferma di questa realtà parallela e di questa vita che mi è stata strappata, mi facessero stare bene.
Questo non cancella la rabbia nei confronti dei miei genitori, ma fa crescere la confusione in me. Perché sto reagendo relativamente bene a tutto ciò che mi sta dicendo Angelique, escludendo la parte in cui i miei genitori mi confermano di essere stata adottata? Tutti coloro che hanno sempre saputo delle mie origini sono dei bugiardi, Angelique compresa... ma è diverso, perché l'ho appena conosciuta.
Decido di non pensarci, così continuo a fare domande, sperando di risolvere un altro paio di dubbi.
«Dove sono adesso?»
«Tua sorella Molly si trova in America, mentre tua sorella Margaret si trova in Giappone» risponde Angelique, «sono già stata da loro, quest'estate. E, a differenza tua, entrambe sapevano tutto delle loro origini, perché i genitori non hanno tenuto nascosto nulla. Non essere arrabbiata con Theresa e Paul: se hanno deciso di non raccontarti nulla, è perché volevano proteggerti dal male che c'è a Magics Souls»
Mi lascio andare in un sospiro e mi prendo la faccia fra le mani. Dovrei essere arrabbiata con loro perché mi hanno mentito, ma devo ammettere che se mi avessero detto subito la verità probabilmente mi sarei esposta un po' troppo. Stando a quello che ha raccontato Angelique, sembra che Magics Souls non sia
«Non sono arrabbiata con loro, sono solo... delusa, ecco» rispondo, «del resto, mi hanno salvato la vita, no? Da come parli sembra che a Salem non ci siano solo amicizie, matrimoni e corone»
Soffoca una risata accesa, poi mi prende la mano. La sua carnagione è chiara e il suo tocco morbido. È una donna così bella, così carismatica.
«Il giorno della tua nascita» riprende, «si diffuse un allarme a Salem. Qualcuno era tornato e il suo scopo era quello di chiudere i portali del Regno, per intrappolare tutti i cittadini. Salem è il regno più popolato e i suoi cittadini sono quelli più potenti in assoluto. Questo qualcuno voleva ottenere tutti i poteri dei cittadini e forse ci è riuscito, considerato che non abbiamo più notizie di Salem. Per questo non ho idea se tua madre sia viva o morta... e lo stesso vale per i tuoi parenti, Malia»
Annuisco rapidamente, come se non volessi pensare troppo a questo dettaglio: avrò anche scoperto di essere stata adottata e di appartenere ad una famiglia di sangue reale, ma sono ugualmente sola, orfana.
Tuttavia, la mia attenzione adesso si focalizza su questo qualcuno. Angelique non vuole dirmi il suo nome, ma io lo scoprirò. Andrò a Magics Souls e farò di tutto per distruggerlo e rivendicare la morte dei miei genitori. Per colpa sua ho perso sedici anni di tempo, ma questo non mi impedirà mai di rinunciare alla verità.
«Non sono venuta qui solo per stravolgerti la vita, Malia» sussurra, «ma anche per offrirti di tornare a Magics Souls. Tu oggi hai dimostrato di avere dei Poteri, che devono essere sfruttati e allenati. Il dieci settembre cominceranno i corsi scolastici nell'Accademia delle Streghe e vorrei tanto che tu ti iscrivessi. Anche le tue sorelle hanno deciso di tornare a casa. Puoi fare una scelta, non ti obbligherò a prendere una decisione ora... ti do tempo fino a venerdì... poi dovrai dirmi cosa ne pensi»
Rimango un istante in silenzio. Posso lasciare Milano, la mia vita e i miei genitori per trasferirmi a Magics Souls e cominciare una nuova scuola, con nuovi professori, compagni e materie? È rischioso, vero, ma solo così conoscerò la verità sui miei genitori e sulla loro fine.
Ho paura di dover ricominciare daccapo con delle persone tali e quali ai miei compagni di classe, figli di papà e antipatici, come quella deficiente di Giulia, una compagna di classe che mi ha fatto passare le pene dell'inferno, in due anni di liceo.
Ripenso ai brutti momenti che trascorro a scuola ogni giorno di ogni singolo anno scolastico e mi rendo conto che ciò che mi allontana da loro e mi impedisce costantemente di sentirmi parte integrante di questo mondo, è proprio la mia diversità, la mia condizione di Strega, anche se non l'ho mai saputo.
Ho già provato tante volte a darmi e a dare una seconda possibilità a questo posto e a queste persone, ma non è cambiato niente, a volte è addirittura peggiorato. Potrei cominciare dando una possibilità anche a Magics Souls e alle persone che ci vivono, perché se rinunciassi a priori a questa opportunità, non saprò mai che cosa si prova a vivere con delle persone come me, a sentirsi una Strega vera e propria e ad usare la magia per difendersi e per attaccare. O per vendicarsi.
Sono ancora sicura di voler conoscere i miei genitori, o perlomeno ciò che resta di loro. L'unico modo che ho per farlo è trasferirmi a Magics Souls e frequentare l'Accademia. Quando sarò abbastanza preparata e allenata, potrò finalmente considerare l'opzione di conoscere il mio passato. Un passo alla volta, però.
Volto il capo verso Angelique e sorrido.
«Non c'è bisogno di aspettare fino a venerdì» dico, «ho già deciso. Verrò con te a Magics Souls ed entrerò nell'Accademia per Streghe»
Vedo gliocchi di Angelique spostarsi verso la cucina. Mi giro e Paul e Theresa,sorridenti. Sono felici del fatto che Angelique sia riuscita a convincermi,nonostante la mia testardaggine. Ed io sono felice del fatto che finalmentecapirò perché mi sono sempre sentita così diversa.
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