Diciannove: Come posso fidarmi di te?
Nella foto: Kevin Bacon nel ruolo del Professore di Incantesimi Jared Kay.
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Oggi pomeriggio sono ufficialmente terminati i Test di Selezione. Solo io, Tom, Alex e Aiko sappiamo che sono chiamati in questo modo e continuo a indicarli così solo con loro.
Dopo l'ultima ora prevista dall'orario scolastico, possiamo tornare nelle nostre stanze per riposarci, visto che abbiamo passato la settimana a fare esami tutti i giorni. Effettivamente sono alquanto provata da questi ultimi giorni e infatti di notte dormo come un sasso. Grazie alle pillole che mi ha consigliato la madre di Aiko, riesco a controllare i miei sogni e a ricordarmeli, nonostante sia solita a scordarli appena sveglia.
Ho raccontato ad Aiko la verità su quanto mi è successo, anche se nessuno mi aveva specificato se fosse vietato o meno. L'unica "promessa" che ho mantenuto quel giorno è stata quella che riguarda il grado di parentela fra Wood e Smith, di cui tra l'altro poco mi interessa. Considerato che odio entrambi visto che sbagliano approccio con i propri alunni, non vedo perché dovrei interessarmi a qualcosa che li riguarda. Non sono un tipo esattamente vendicativo, perciò non userò il loro segreto come arma per far capir loro che sono in grado di tenere il coltello dalla parte del manico, proprio come stanno facendo in questo preciso istante.
Da quando sanno ciò che sta succedendo nella mia testa, mi chiedono ogni giorno come sto. È strano, sostanzialmente perché non ritengo che lo chiedano per avere conferme sulla mia salute, ma per sapere se il loro segreto è al sicuro.
Non ho idea di quali siano le intenzioni di Lexie, ma se è in grado di entrare nella mia mente mentre sogno, potrebbe essere capace di leggerla in qualsiasi momento. E quindi, la mia più grande paura potrebbe non essere solo Kylie Mitchell, la Fata di cui parlava Aiko la sera in cui siamo state per la prima volta all'Accademia dei Maghi.
Al momento non ho molti segreti da mantenere. Tre, se dobbiamo essere franchi. Il primo riguarda la mia scoperta insieme a Tom; il secondo riguarda Lexie e ciò che mi sta facendo; il terzo, infine, riguarda Wood e Smith.
E all'unica persona che potrebbe leggermi nel pensiero non interessano questi tre segreti. Forse, avrebbe un po' più di affiliazione per il secondo, dato che la riguarda, e per questo motivo potrebbe aver cambiato i suoi piani e averli resi ancor più efficaci. Essendo dispersa, non le converrebbe essere scoperta proprio ora che è accusata di omicidio preterintenzionale.
So che dovrei essere preoccupata per me stessa, visto che ormai penso solo ed esclusivamente a Lexie, ma trovo che la cosa sia piuttosto ottima. Se non riflettessi ogni secondo su Lexie, probabilmente rimuginerei sulle brutte cose che ho commesso quand'ero sola con Tom.
Mi sono permessa di provare determinate emozioni quando non potevo farlo. Sto imponendo ad Ambar di odiarmi, quando in realtà non è questo che voglio. Vorrei essere amica di Tom e della sua ragazza in egual modo, senza distinzioni, ma credo che a questo punto sia decisamente impossibile. Non conosco un modo diverso per non farmi odiare, se non smettere di vedere Tom.
Tutto quello che sapevo sull'amore l'ho visto attraverso film e libri. Ho sempre ritenuto che l'amore a prima vista fosse qualcosa di poco reale, ma non avendo mai avuto una prova concreta nella mia vita non ho posso ancora giudicare quanto sia vero o quanto sia falso.
Da quando vivo a Coretville ho conosciuto solo tre ragazzi che hanno più o meno la mia età: Tom, Alex e Loris. Con gli ultimi due non ho sentito niente di particolare; quasi tutte le mie emozioni erano simili a quelle che ho provato nel momento in cui ho fatto amicizia con Aiko, Viola e Cherie.
Ma con Tom le cose sono diverse. Con qualcuno in particolare nella tua vita, le cose sono sempre diverse.
È troppo presto per dire se sono diversamente piacevoli o meno. E se non stesse frequentando Ambar, avrei già provato a capirlo. Sono nuova in materia e questo mi dà parecchie paranoie, che mi impediscono di ottenere ciò che vorrei.
E per questi motivi, ho deciso che proverò a pensare meno a Tom. Sarà difficile, lo so... ma ho intenzione di mantenere tutte le promesse che mi sto facendo. Inclusa quella di ottenere dei voti alti negli esami di questa settimana.
E proprio quando io e Aiko ci dirigiamo verso l'Accademia, scaccio il pensiero di Tom e mi concentro sui voti. Non sono preoccupata per la maggior parte dei test, visto che dovrei essere andata abbastanza bene. Ciò che mi affligge di più sono i voti degli esami di Wood e di Smith. Be', anche Arti Marziali non scherza... ma mi sono scontrata con Lydia che non è molto forte fisicamente, perciò non ho trovato complicato l'esame. Purtroppo per me, però, ho altre compagne molto più allenate di me.
Cerco di rilassarmi, così ascolto il discorso di Aiko. Si sta chiedendo se è opportuno andare a trovare Alex, per scoprire come sono andati i suoi test, ma ha paura che troverà Diane, pronta per sminuirla. Decido di non risponderle, visto che fortunatamente ci troviamo di fronte ai tabelloni.
Ci sono le materie scritte a caratteri cubitali e sotto le classifiche, dal voto più alto al voto più basso. Mi separo da Aiko e vado a leggere i miei voti. In tutte le materie scritte ho preso dei buonissimi voti e mi trovo sempre entro i primi dieci. Ho deciso di tenere per ultime Arti Marziali, Metamorfosi e Attacco/Difesa.
Aiko, invece, ha seguito il ragionamento opposto. Sorrido, quando scopro che è così, e la raggiungo. Sta guardando il cartellone di Metamorfosi, la materia che insegna Wood.
Scorro l'indice sui voti finché trovo il mio. Sorprendentemente, mi trovo alla quinta posizione, mentre Aiko alla terza. È molto più brava di me in Accademia, ma nonostante questo non mi lamento.
«Complimenti» mi dice, battendo le mani energicamente.
Le sorrido. Sono anche io felice per lei, anche se ovviamente mi sembra naturale esserlo. Ormai siamo così unite che è inutile dire le cose.
«Andiamo a vedere i tuoi ultimi voti» annuncia, poco prima di afferrarmi per un polso. Mi trascina verso i cartelloni e, deglutendo, lancio un'occhiata al primo.
Arti Marziali.
Spalanco gli occhi e la bocca. Non ci posso credere.
«Terza posizione! Incredibile!» strilla Aiko, con un tono troppo acuto.
Sotto lo sguardo curioso di altre studentesse, vorrei rimpicciolirmi e sparire nel nulla. Prendo un respiro e cerco di concentrarmi sulla graduatoria e non sulle persone che ho attorno.
«Già» balbetto, «è fantastico»
Lo è davvero, a pensarci. Non mi sarei mai aspettata niente del genere, perciò quasi arrossisco dalla felicità. Sono così presa dalla valutazione, che non mi accorgo di Aiko che si sta spostando. Me ne rendo conto solo quando lei mi chiama a voce.
La raggiungo in silenzio e, poco prima di essere al suo fianco, le scappa un'imprecazione.
«Che cosa c'è? Ti hanno messa per ultima?» scherzo, leggendo in alto Attacco/Difesa.
Aiko non risponde, così la scrollo lentamente. Ha gli occhi incollati al tabellone e la bocca spalancata. Improvvisamente il suo braccio si alza e l'indice raggiunge il primo nome. Seguo la traiettoria del suo dito e quasi svengo.
Malia Collins.
Il primo nome è il mio.
Sono sorpresa e stupita. Vorrei capire per quale motivo il professor Smith mi ha dato un voto così alto, pur sapendo che Aiko è riuscita ad annientare Diane in dieci secondi. Ricordo successivamente del segreto che sto custodendo.
Il respiro mi si mozza e stringo i pugni.
«Scusa un secondo, Aiko» ringhio, «devo fare una cosa»
La sento chiedermi se va tutto bene, ma io la ignoro. Entro nell'Accademia e raggiungo l'ufficio del professor Smith senza farmi troppi problemi. So perfettamente il motivo per cui mi ha messa in prima posizione ed è inammissibile. Si sta prendendo gioco di me e non posso tollerare una cosa del genere.
Quando arrivo di fronte alla porta d'ingresso, non busso. La spalanco senza chiedermi quali potrebbero essere le conseguenze, e piombo nell'ufficio. Smith alza lo sguardo dal display del suo computer e mi guarda sorpreso. Sbatto la porta e mi avvicino, puntandogli il dito contro.
«Le consiglio vivamente di non giocare con me, professore, visto che sono a conoscenza di qualcosa che potrebbe dare una svolta alla sua patetica vita»
Le pupille si rimpiccioliscono rapidamente.
«Non sono un tipo vendicativo, ma c'è sempre una prima volta. E questo lei lo sa bene»
Le sopracciglia si incurvano e, infuriato, sbatte una mano sul tavolo. I fogli saltano in aria ed io trattengo il respiro. Anche da seduto riesco a scorgere quei quindici centimetri d'altezza che ci separano, ma non mi incute timore né da seduto né da in piedi. I suoi occhi scuri mi stanno fissando, ma non mi sento infastidita.
«Ho messo quel voto» comincia, «perché credo davvero che tu sia la migliore del primo anno»
Cerco di controllare le mie emozioni e le mie espressioni. Sono infuriata, ma la mia faccia dice che sono sorpresa. Tecnicamente lo sono, ma non posso farglielo capire. Non sono molto brava a mascherare ciò che penso.
«Non è vero» ribadisco, «lei mi ha dato quel voto perché voleva che mi cucissi la bocca. Mi sembrava di averle fatto una promessa»
Smith sbuffa.
«L'hai fatto, è vero, ma come posso fidarmi di te? L'ultima volta che mi sono fidato di tua madre, non l'ho più vista!»
Spalanco gli occhi e nella stanza la temperatura cala di almeno venti gradi. Lo guardo esterrefatta e senza capire. Di che cosa diavolo sta parlando? E cosa c'entra mia madre con questa conversazione?
Ha dei jeans e una T-shirt bianca decisamente non professionali e dimostra avere meno dell'età che gli ho sempre dato. A guardarlo, quando è in palestra, sembra che abbia oltre quarant'anni. Ma se lo osservo, in questo momento, gliene do di meno.
Faccio un passo indietro e mi costringo a scappare, ma i miei piedi sembrano incollati al pavimento. Il professore è in collera con se stesso per aver parlato troppo, perciò non credo che andrà avanti nel racconto.
Dovrei andarmene, lo so.
Smith mi guarda. Con un solo sguardo è stato capace di interrompermi. Non l'ha fatto con la magia, è stato qualcosa di naturale. Mi riavvicino e Smith appoggia le mani sulla scrivania.
«Ho conosciuto sua madre quand'ero in Accademia» dice, tornando al lei, «ero in classe con suo padre e fu lui a presentarmela. Ho capito subito che era speciale, ma sapevo che non avrebbe mai sposato il figlio di un Guerriero e di una Strega un po' troppo... come dire... meretrice. Così mi sono allontanato da lei e dopo il Natale del primo anno, ha scelto suo padre»
Ho le lacrime agli occhi. Perché mi sta raccontando tutto questo? Non posso permettere a me stessa di farmi vedere in questo stato. Smith non mi piace per niente e il solo pensiero che fosse amico di mia madre mi fa venire la nausea. Dev'essere cambiato, dopo la sparizione di Salem, altrimenti mia madre non avrebbe mai sopportato una persona del genere.
«Ero troppo giovane per amarla nel modo in cui suo padre la amava, ma le posso assicurare che...»
Lo fermo.
«Non... non voglio sapere cosa provassi per mia madre» balbetto, con le lacrime che entrano nella mia bocca.
Mi rendo conto dopo di avergli dato del tu...
Annuisce piano e abbassa la testa. Si sente in colpa e lo posso capire, ma non voglio sapere che tipo di persone frequentava mia madre, escluse mio padre, mia zia Marie e mio zio Chris. Dovrei essere comprensiva nei confronti di Smith, visto che anche lui ha perso qualcuno a cui voleva bene, ma proprio non ci riesco.
«Tutto quello che...» comincio, singhiozzando, «tutto quello che è successo in questa stanza, non lo ricorderà nessuno di noi»
Smith alza il capo e mi scruta, con gli occhi lucidi. Non crede alle parole che gli sto dicendo. Be', dovrà sforzarsi, perché non voglio vedere il mio professore come l'amico di mia madre.
Devo decidere da che parte stare. O dalla mia, da quella che non vuole sapere che persona fosse mia madre alla mia età, ma che tipo di persona è adesso. O da quella delle persone che l'amavano e che l'hanno persa per sempre, insieme alla speranza di riabbracciarla.
Scelgo me stessa. E non sono egoista.
Scelgo me stessa. E non sono una stronza.
«Arrivederci» balbetto.
Esco dall'ufficio di Smith correndo. Non voglio vedere nessuno. Non voglio parlare con nessuno. Non si meritano di vedere le mie lacrime, né di conoscere il mio dolore.
Mentre scappo verso il bosco, sperando di non essere vista da nessuna delle mie amiche o dalle mie sorelle, mi rendo conto di una cosa. Mi bruciano talmente tanto i polmoni, che spreco l'unica energia per formulare quel tanto odiato pensiero.
Sto soffrendo così tanto perché sono l'unica che ancora spera che i miei genitori siano vivi.
Singhiozzo ancor più forte, poi cado a terra. Il jeans si strappa e sento il ginocchio bagnarsi. È sangue. Non ho intenzione di alzarmi, di curare la ferita o di fare qualsiasi altra cosa.
Prima devo convincermi del fatto che sia venuta qui per niente. Perciò posso benissimo tornarmene a casa. Sarebbe un'idea e forse è esattamente ciò che ho bisogno di fare.
Ma prima di poter fare qualsiasi altra cosa, sento una mano sulla mia bocca. Provo a respirare e percepisco una strana sostanza entrarmi nel corpo. È un sonnifero.
Chiudo gli occhi e poi vedo nero.
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