Prologo
- Fede, anche tu sei stato contagiato, vero? - gli chiese Dario, senza incrociare il suo sguardo.
- Sì, un po' come tutti, no? – rispose mostrando un sorriso quasi amaro.
- Già. Tu che sintomi hai avuto, febbre, giramenti di testa? –
- Nessuno. Anzi, - disse guardandosi le mani – per un paio di settimane è come se il mio corpo avesse perso la capacità di proiettare la sua ombra. –
- L'ombra...? Senti, ma perché devi sempre fare il coglione? –
- Oggi è il primo giorno in cui possiamo finalmente smettere di parlare della pandemia, perché tutte queste domande? –
- Va beh, hai ragione anche tu. – ribattè Dario dopo aver dato una profonda sorsata dal contenitore che stringeva nella mano destra.
- Su, finisci di bere e becchiamoci con gli altri. A proposito, cos'è che stai bevendo? –
- Latte di soia probiotico. Pare faccia bene al sistema immunitario, mi ci sono abituato in quarantena, il sapore non è male...-
- Cristo, ne spari di stronzate! –
- Ma finiscila! E butta quel tabacco, dobbiamo andare. – fece Dario lanciando in un cestino il brick di latte.
- 'Fanculo, sono sopravvissuto ad una pandemia, non sarà certo una sigaretta a fare la differenza! –
- Cambiando discorso, hai trovato lavoro, alla fine? –
- Ah, sì, pare di sì. Devo solo firmare il contratto, ho appuntamento tra due giorni. –
- Sono contento per te! Ancora in stage o ti assumono? – Chiese con sincero interesse Dario-
- Hmmm, - Fede si accese un'altra sigaretta – Ancora in stage, ma questa può essere la volta buona che mi confermano. Poi a me non dispiace, zero responsabilità. –
- A 28 anni ancora propongono solo stage. Che paese di merda. – Fece Dario guardando l'amico divorare la sigaretta.
I due si alzarono dalla panchina su cui erano seduti e montarono sullo scooter. Erano le sette di sera e, nonostante il rischio contagio fosse ormai minimo, Milano sembrava ancora una città fantasma. Il sole accarezzava dolcemente le guglie del Duomo quando i due raggiunsero in piazza i loro amici, quelli di sempre. C'erano tutti, da Gianz a Tommi, tutti tranne Matte, lui la battaglia con la malattia l'aveva persa.
- Ehi, minchioni! Come state? – salutò tutti Fede agitando la mano in aria.
- Andiamo verso il cavallo, il concerto sta per iniziare! Avete preso le birre? – gli chiese Tommi.
- Chiaro, abbiamo girato tre supermercati per trovare questa merda. – rispose Dario mostrando un sacchetto colmo di bottiglie.
- Birra marca "Birra"?! Cazzo, ma il virus è riuscito a renderti ancora più stronzo? – questionò Gianz prima di abbracciare l'amico.
- È rimasta solo questa in tutta la città. – si giustificò Fede.
- E chiediamoci perché... Tanto valeva bersi l'acqua del naviglio! – concluse la faccenda Tommi.
Tutti risero come non facevano ormai da tempo e si diressero verso il centro di una Piazza Duomo così gremita, che sembrava che tutta Milano si fosse radunata lì. Il Governo e la Regione, per festeggiare la fine della pandemia che aveva messo in ginocchio il paese, avevano organizzato un concerto gratuito. Sull'enorme palco c'erano già il Primo Ministro e il Presidente della Regione, impegnati in un pomposo discorso di ringraziamento ai milanesi per il loro encomiabile comportamento tenuto durante i mesi di crisi.
Il discorso si era appena concluso ed uno scroscio di applausi riecheggiò per tutto il centro storico di Milano. Il DJ aveva appena caricato il primo vinile sulla console quando un enorme boato eclissò le prime note della canzone. Un fumo denso e nero coprì rapido l'intera piazza e la gente cominciò ad urlare e a sgomitare cercando di mettersi in salvo. Un attimo dopo arrivarono le fiamme a colorare di rosso il Duomo, dando quasi l'impressione che il sole non fosse mai tramontato. Il gruppo si era diviso e Fede iniziò a correre verso via Dante alla disperata ricerca dei suoi amici e del motorino, quando, appena imboccata la via, iniziò a sentirsi debole e si accasciò sotto un lampione, mentre un fiume di gente gli passava accanto in preda al panico. Prima le mani, poi le braccia, il busto e infine tutto il corpo iniziò a bruciare come se fosse sprofondato all'inferno. In un barlume di lucidità, notò che, pur trovandosi proprio sotto ad un lampione, il suo corpo non proiettava alcuna ombra.
- Merda... che Cazz... -
Un urlo, amplificato dalle casse sparse un po' ovunque in piazza squarciò il cielo.
- Milano è mia, Milano è nostra! –
All'improvviso Fede non c'era più, al suo posto solo un informe ammasso nero si dimenava a terra. Dopo qualche secondo il suo corpo riapparì, ma non nella forma che era solito avere; la sua pelle, se così la si poteva definire, era del colore delle tenebre, gli occhi un bianco luminoso e sulla schiena un paio di ali simili a quelle dei corvi ricoperte di piume di oscurità. Non era più un ragazzo, non era di certo un'ombra, forse era la fusione delle due cose. Senza rendersene conto, l'essere si voltò in direzione del palco e spiccò il volo a velocità incredibili ed in un batter d'ali si trovò al cospetto della persona che stringeva il microfono nelle mani. Era un giovane coperto interamente, ad eccezione del volto, da una cappa nera. Il viso era regolare, capelli a spazzola e barba incolta; un volto così ordinario da far paura. In un baleno, una delle ali gli tranciò la gola e il folle cadde al centro del palco. Un istante dopo, l'essere oscuro era già diretto verso le fiamme che si stavano propagando e dalle sue ali lasciò cadere come una polvere, quasi una concentrazione di tenebre, che soffocò completamente l'incendio. Tutti avevano smesso di correre e guardavano quell'oscura figura volare e rapidamente scomparire nel cielo. Qualcuno ebbe la prontezza di fare un video con lo smartphone, la maggior parte rimase di pietra.
- Che cazzo è successo?! – disse Dario appoggiato ad un muro mentre fissava la luna che faceva capolino da dietro una nuvola.
L'essere misterioso, celandosi nella notte, volò a tutta velocità fino a quando non si trovò davanti alla Torre Rai di Milano, fece un paio di giri attorno ad essa, e scomparse.
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