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Previlegiato e niente cambi

2. Privilegiato E Niente Cambi

"Buongiorno ragazzi, per chi ancora non mi conosce, sono Steve Rogers e questo è il mio caro amico Bucky Barnes." il sig. Rogers si presentò alla classe. "Mi occuperò di farvi fare un allenamento mattiniero completo, non c'è niente di meglio di qualche esercizio dopo una bella colazione." batté le mani e tutti i presenti sbuffarono già stanchi.

Tarance di fianco a me sorrise compiaciuto. "I miei muscoli saranno ancora più belli una volta finito questo campus." esultò per poi guardarmi. "Non sei felice?"

Sospirai. "È il primo giorno, non ci farà fare troppo spero." la sera prima mi ero addormentato tardi, avevo passato molto tempo al cellulare cercando di capire se era il caso di scrivere di nuovo a Michelle nonostante continuasse a leggerli senza rispondere, poi avevo provato a fare conversazione con Mason, ma questo si era già addormentato e quando mi svegliai, era già andato via. "Sono felice di non aver mangiato troppo."

"A chi lo dici." borbottò Philip, un ragazzo che avevamo conosciuto il giorno prima a cena. Era bassino e magro, aveva i capelli neri lunghi e gli occhi azzurri, il suo potere riguardava l'energia elettrica anche se ci aveva confidato di non essere mai riuscito ad usarli come avrebbe voluto. "Ho sentito che ci faranno combattere tra di noi, sono spaventato." Mormorò tremante.

Tarance sorrise. "Fai bene, ti farei fuori in 5 minuti." commentò e alzai gli occhi al cielo, a volta mi ricordava un po' di Flash nei suoi modi di fare, solo che lui era più simpatico.

"Io lavorerò con le ragazze, mentre i maschi avranno Bucky come tutor." il sig. Rogers finì. "I vostri bracciali hanno registrati gli esercizi e saranno loro stessi ad indicarveli, noi siamo qua solo per aiutarvi."

"Fantastico." la voce di Mason mi fece sobbalzare e girare di scatto. "Scusa, ti ho spaventato?" chiese alzando un sopracciglio.

"Non ti sento mai avvicinarti." dissi imbarazzato. "Sta mattina sei uscito presto." commentai poi notando lo sguardo terrorizzato di Tarance.

"Mi piace passeggiare la mattina." spiegò con voce pacata. "Se vuoi la prossima volta andiamo assieme." alzò le spalle.

"A me piace dormire..." mormorai e lui annuì senza mostrare alcuna emozione. "Magari un'altra volta?"

"Qualsiasi cosa Spider-Man voglia." mi fece un cenno col capo.

"Mason." la ragazza dai capelli castani, Renata se ricordavo bene, si avvicinò a lui per poi afferrarlo dalla manica della sua felpa. "Devo parlarti." aveva uno sguardo impaurito, ma questo cambiò subito non appena incontrò il mio sguardo. "Ciao." sorrise per poi porgermi la mano. "Renata, è un piacere conoscervi."

"Peter Parker." mi presentai e lei annuì stringendomi la mano per poi fare lo stesso con Tarance e Philip.

"Wow, Spider-Man." ridacchiò passando la mano tra i capelli sciolti. "Immagino tu sia privilegiato in questo campus, visto tutte le tue imprese." commentò avvicinandosi leggermente a me.

"Io non-" provai a giustificarmi, ma venni fermato da Mason.

"Renata." la riprese guardandola con le sopracciglia corrugate. "Scusala, è una fan."

"Davvero?" chiesi sorpreso e lei spostò lo sguardo probabilmente imbarazzata.

"Possiamo andare?" domandò lei stizzita tirando Mason verso di lei. "È stato un piacere fare la vostra conoscenza, spero abbiate una buona giornata." sorrise candidamente per poi girarsi e allontanarsi tenendo per mano il mio compagno di stanza.

Tarance si avvicinò guardandoli fissi. "Fanno davvero tanta paura." sussurrò e Philip annuì in accordo. "Secondo te sono una coppia?"

"Possibile?" alzai le spalle. "Non penso siano affari nostri in ogni caso."

"Andiamo, è sana curiosità." rispose Philip.

"La curiosità non è sana." rispose una ragazza bionda, Brianna. "Vi hanno mai detto di farvi i cazzi vostri?" chiese con un sorriso schietto.

"Non volevamo offenderli." cercai di giustificarmi, ma lei alzò gli occhi al cielo incrociando le braccia al petto. "Peter Parker, tu sei Brianna?"

"Esatto, felice tu mi conosca, visto che qua tutti conoscono te." indicò un gruppo di ragazze dietro di lei che stavano bisbigliando e ridacchiando indicandomi, mi sentii improvvisamente osservato. "Sai a chi assomigli?" scossi la testa e lei sorrise, all'improvviso i suoi capelli divennero verdi, il suo viso divenne pallido e poi comparve un trucco molto simile a quello di un pagliaccio. "Ti manca solo il naso rosso." e anche il suo naso divenne rosso.

"Grazie?" chiesi e lei se andò ridacchiando. "Quello sì che faceva paura." mormorai confuso.

"Ragazzi, perché non state ancora facendo i vostri esercizi?" Il sig. Rogers si fermò di fronte a noi. "Peter, solo perché ti voglio bene, non vuol dire che avrai un trattamento differente." mi mandò un'occhiataccia.

"Ha ragione, mi scusi."

"Al lavoro, forza." mi diede una pacca per poi andare via, sospirai per poi accendere il mio nracxiale, non potevo permettermi distrazioni.

**
"Sig. Stark." dissi entrando nel suo ufficio, osservai le pareti riempite di foto sue e deglutii avvicinandomi alla sua cattedra. "Potrei parlarle un attimo?" domandai sedendomi sulla poltroncina.

Lui si tolse gli occhiali da sole e mi osservò con un sorriso. "Peter, il mio protetto preferito." Scherzò per poi ridacchiare. "Dimmi tutto ragazzo, ti stanno piacendo le lezioni finora? Certo, so che Natasha ha iniziato ad insultarmi di fronte ai bambini e Clint li ha spaventati con delle storie riguardo fantasmi e mostri." Alzò le spalle. "Ma che ci vuoi fare? Si vogliono divertire anche loro."

"Non è per quello, le lezioni sono interessanti e molto leggere." Rassicurai, dopo l'allenamento del sig. Rogers avevo avuto lezione con il sig. Banner che parlò della storia dei supereroi e anche i diversi modi che portavano una persona a mutare, poi la signorina Romanoff ci parlò di criminali e i vari modi per riconoscere un super cattivo, ci aveva assicurato che ci avrebbe insegnato tutti i trucchi che conosceva. "So che è tanto da chiedere, ma vorrei fare un cambio di stanza..."

Tony corrugò le sopracciglia. "È Clint l'addetto alla segreteria, ha tanto insistito perché pensa di essere la persona perfetta per fare il segretario bastardo che fa paura ai ragazzini." Incrociò le braccia scuotendo la testa.

"È un no?" Domandai allora confuso.

"Esatto, niente cambi. So che sei il mio preferito, ma non per questo posso fare favoritismi." Spiegò brevemente. "Tra l'altro, ti ho messo in camera con un ragazzo tra i migliori che abbiamo reclutato: Mason Moon, se non sbaglio." Disse accendendo il suo computer e leggendo le informazioni. "Un ragazzino niente male, educato e molto intelligente, pensavo fosse perfetto per farti compagnia."

"Non lo so, sig. Stark, mi mette i brividi." Sospirai. "E poi ho fatto amicizia con altri ragazzi." Raccontai e lui mi sorrise entusiasta. "Va bene, proverò a fare amicizia con lui immagino."

Lui sospirò. "Sai, ai miei tempi per fare amicizia bisogna fare una grande festa, invitare tutta la scuola e far bere la gente fino a che non riuscivano più a reggersi in piedi." Ridacchiò probabilmente ripensando a tutte le sue feste. "Non dimenticherò mai tutte le chiamate di mio padre ogni volta che mi scoprivano."

"Mi sta chiedendo di fare una festa?" Lo interruppi subito non capendo dove volesse andare a parare con questo suo discorso.

"Forse, se ti servirà a sentirti più integrato." Annuì tranquillamente. "Penserò io stesso al vecchio ghiacciolo, lo manderò a controllare Visione e Wanda alla torre, così avrai campo libero, che dici?" Mi porse la mano e deglutii confuso.

"Ci penserò." Gli strinsi la mano per poi alzarmi dalla poltroncina. "Ora è meglio che vada." Lo salutai per poi aprire la porta e uscire, il corridoio era vuoto se non per la figura di una ragazza che stava la bacheca esposta con i vari orari e indicazioni. "Hey." Mi avvicinai e lei si girò.

"Peter." Mi salutò Renata con un cenno del capo, il suo sguardo si spostò verso la porta dell'ufficio e sorrise. "Facevi qualche chiacchiera col grande Tony Stark?" Domandò schietta, nonostante ciò non sembrò per niente arrabbiata o infastidita dalla cosa, solo curiosa.

"Io- ehm, nel senso, volevo solo-" cercai qualche modo per giustificarmi, non sembrava una cosa molto rispettosa nei confronti degli altri.

"Lo sappiamo tutti che sei il suo protetto, puoi stare tranquillo, non c'è bisogno di nasconderlo." Cercò di tranquillizzarmi.

"Non voglio nasconderlo." Mormorai corrugando le sopracciglia, era l'ultima cosa che volevo sinceramente, ero felice della relazione che avevo con il sig. Stark.

"Certo, ma non volevi farmi sapere di essere stato nel suo ufficio." Alzò le spalle. "Non mi devi spiegazioni, ti andrebbe comunque di accompagnarmi in biblioteca?" Domandò mostrandomi alcuni libri che stava portando. "Almeno sicura di non perdermi." Spiegò poi.

"Certo, non sapevo neanche ci fosse una biblioteca." Ridacchiai e lei sorrise divertita mentre iniziavamo ad incamminarci lungo il corridoio. "Come ti stai trovando per ora al campus?" Domandai cercando di fare un minimo di conversazione.

Lei sospirò, qualcosa nel modo in cui lo fece mi diede un senso di tristezza. "È dura, non sono mai stata troppo tempo via da casa mia, ma sono emozionata di conoscere così tante persone diverse dal solito." Disse felicemente. "Fino ad oggi non conoscevo nessun altro con capacità... non umane, non so se mi spiego."

"Certo, pensavi di essere l'unica." Ricordavo come mi sentivo prima che il sig. Stark mi aiutasse, ero un pesce fuor d'acqua e non riuscivo a vedermi come qualsiasi altro ragazzino, era davvero angosciante sapere che molti altri adolescenti avevano affrontato la stessa cosa. "Qual è il tuo potere?" Chiesi all'improvviso e lei spalancò gli occhi. "Scusa, sono solo curioso."

"Non ti facevo così diretto, il tuo amico Tarance sembra più il tipo." Scherzò scuotendo la testa. "Anche se tu sembri più sicuro di te rispetto a lui." Commentò.

"Io?" Scossi la testa. "Non credo proprio, Tarance sa il fatto suo ed è molto sicuro di sè." Ribattei e lei socchiuse gli occhi. "Cosa?"

"Tu non sei bravo a leggere le persone, vero?" Scossi di nuovo la testa e lei alzò gli occhi al cielo giocosamente. "Certo che no, il tuo amico si mette molto in mostra perché pensa che facendo così riuscirà a convincere anche chi gli sta attorno di essere... come dire, un figo assurdo." Mi mostrò uno dei libri che aveva con sé, trattava di psicologia per principianti.

"Di solito le persone non tendono a fare certe supposizioni quando incontrano nuove persone." La presi in giro ridandole il libro.

"Perché no? È divertente." Alzò le spalle come se niente fosse.

Sembrava così rilassata e tranquilla mentre parlava, tutto il contrario di quella mattina. "Cosa sapresti dire di me?" Chiesi allora incuriosito dall'argomento.

Fece un sorrisino di chi la sapeva lunga per poi guardarmi dalla testa ai piedi un paio di volte, infine i suoi occhi mi guardarono fissi nei miei. "Vediamo..." mormorò mordendosi il labbro, sembrava davvero concentrata in ciò che faceva. "Sei molto timido, hai paura di sbagliare e magari dire cose di cui potrai pentirti. Non hai molto amici, forse uno?" Annuii perché in effetti per il momento aveva ragione su tutto quello che stava dicendo. "Sei appena stato lasciato dalla tua ragazza." Disse poi all'improvviso e iniziai a tossire, mi stavo strozzando con la mia stessa aria.

"Cosa?" Ripresi fiato mentre la guardavo con occhi spalancati in sorpresa. "Sei una specie di visionaria? È questo il tuo potere?"

"No." Cominciò a ridere. "Ti sto prendendo in giro, Mason mi ha detto che continui ad aspettare una risposta dalla tua ex." Spiegò poi passando una mano tra i capelli mossi. "Dovevi vedere la tua faccia, sembrava che avessi visto un fantasma." Mi puntò un dito contro.

"Non me l'aspettavo." Mi difesi riprendendo a respirare normalmente. "Mason ti ha parlato di me?" Lei annuì come se fosse la cosa più normale al mondo, e probabilmente lo era ma avevo paura che le avesse detto cose negative sul mio conto visto che a quanto pare erano molto vicini. "Cos'ha detto? Se posso sapere."

"Oh Peter, tu gli piaci tantissimo." Mi rassicurò. "Dice che è stato fortunato a finire in stanza con un ragazzo simpatico come te e non potrei che essere d'accordo con lui."

"Ah..." mi fermai non sapendo come dire quello che stavo pensando. "È che Mason è molto... pacato? Nei suoi modi di fare, non lascia trapelare molte emozioni, quindi non capisco se è felice o no." Spiegai e lei mi ascoltò attentamente.

"Mason è così, ha un carattere tutto suo, una volta che lo conosci ti ci abitui." Alzò le spalle. "È calmo, non penso di averlo mai visto arrabbiato, forse un paio di volte, ma non tende a perdere la pazienza." Poi però si fermò e mi guardò. "C'è una cosa che non gli piace, quando le persone non riconoscono il loro valore, ergo quando piangi prima di andare a dormire perché la ragazza ti ignora."

"Non stavo piangendo..." e io che speravo che si fosse già addormentato e che non potesse sentirmi, era un momento mio personale. "Ma capisco." Sospirai. "In tutto ciò non mi hai ancora detto qual è il tuo potere." Decisi di cambiare discorso sentendomi in imbarazzo.

Lei alzò le sopracciglia. "Non mi piace dirlo in giro."

"Perché no?"

"Dove sarebbe il divertimento altrimenti?" Sorrise di nuovo e alzai gli occhi al cielo. "Lo so, sono noiosa. Ma mi piace vedere la gente che cerca di indovinare." Alzò le spalle. "Tu sei famoso, so che hai un equilibrio fuori dal normale, guardando le tue braccia direi che hai anche una forza simile a quella di Capitan America e probabilmente quale senso sviluppato, ma non ti saprei dire quale."

"Allora sei davvero una fan." Scherzai e lei divenne rossa in faccia. "Non che la cosa mi dia fastidio, non ho mai avuto dei fan."

"Tutti qui dentro lo sono." Rispose, poi il suo sguardo si spostò oltre la mia spalla e spalancò gli occhi sorpresa. Corrugai le sopracciglia e girai la testa, ma il corridoio era completamente vuoto, la maggior parte degli studenti erano probabilmente in mensa o nel giardino, non capii il perché della sua espressione quasi spaventata, quando mi rigirai a guardarla aveva un sorriso tirato sul volto. "Quindi, ho sentito che organizzerai una festa?" Chiese.

"Come-"

"Ti ho visto entrare nell'ufficio e ho per sbaglio origliato qualcosa riguardo ad una festa." Spiegò spostando una ciocca di capelli dietro il suo orecchio, non capivo esattamente come una persona potesse origliare per sbaglio, ma decisi di lasciar perdere. "Lo farai davvero?"

"Non lo so, e se non si presentasse nessuno? Sarebbe stupido." Borbottai, non ero mai stato un grande amante delle feste, forse perché i miei vecchi compagni di classe non erano esattamente il massimo quando si trattava di integrare le persone.

"Peter." Renata poggiò la sua mano sul mio braccio e mi guardò con occhi quasi dispiaciuti. "Ogni ragazza qui dentro vorrebbe essere invitata ad una festa fatta da Spider-Man e ogni ragazzo vorrebbe essere amico tuo." Inclinò la testa osservandomi preoccupata. "Non vedo il perché dovresti preoccuparti, qua tutti vedono come un esempio."

Sospirai, forse aveva ragione, ma io non volevo essere conosciuto per la mia reputazione da Spider-Man, ero molto di più. "Tu verresti alla festa?" Domandai allora dubbioso.

Lei sorrise allontanandosi di qualche passo da me. "È un invito speciale?" Ridacchiò arrivando davanti all'entrata della biblioteca.

"Forse." Alzai le spalle incerto sul da farsi, non ero il tipo da festa ma forse sarei riuscito a farmi aiutare dagli altri.

Lei si leccò le labbra pensandoci. "Facciamo così, tu inizia ad organizzare la festa, io nel mentre ci penserò." Mi fece un occhiolino per poi entrare nella biblioteca.

Sospirai e mi girai pronto a tornare nel mio dormitorio, o meglio, avrei dovuto cercare Tarance e chiedergli aiuto perché io di feste ne sapevo ben poco.
Speravo che l'idea del sig. Stark fosse d'aiuto.

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