𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟐
ENRICO
1 giugno 2023
«Bra, che turni fai in palestra oggi?»
«Dalle tredici alle ventuno, ma tra poco mi vedo con mio padre per aiutarlo con i lavori del bagno. Tu a che ora esci dall'ufficio?»
«Non vado. Lavoro in smart.»
«Ottimo, così toccherà a te preparare la cena. Cosa mi cucini?»
«Cosa vorresti?»
«Te!»
«Dai, scemo, sul serio.»
«Sono serio. Vieni qua.»
Eravamo in cucina a fare colazione, io con cappuccino e pane tostato, lui con uova e prosciutto. In genere, era l'unico pasto della giornata che gli orari di lavoro ci consentivano di passare sempre insieme. Mollai il tablet, sul quale stavo leggendo le notizie dal mondo, e mi alzai per andargli incontro. Brando mi afferrò per i fianchi e mi costrinse a sedermi sulle sue gambe. Intrufolò una mano sotto la canottiera che usavo come pigiama e cercò un capezzolo da stuzzicare. Era il suo antistress.
«Posso mangiarti, allora?» Aveva già iniziato a mordicchiarmi una spalla. C'era stato un tempo in cui un gesto simile sarebbe stato il preludio di una sveltina per ingranare la giornata. In quel momento, però, desideravo solo allontanarmi per evitare che si eccitasse.
«Non sei in ritardo? Sono già le otto e mezza.» Tentai di divincolarmi, ma Brando mi trattenne. Appoggiò la testa contro il mio braccio e sospirò.
«Va bene, sarà per un'altra volta.» Cercò di mascherare la delusione con un tono allegro. «Voglio davvero impegnarmi a ricucire il nostro rapporto, e se tu hai ancora bisogno di tempo per dimenticare quella stupida cotta te lo concederò. Ti prometto che anche io non farò più cazzate.»
Osservai quel volto che una volta era stato tutto per me. La mia famiglia, la mia casa... il mio amore. Le sue iridi, di un castano così scuro che non avevo mai visto in nessun altro, tentavano di celare tutta la rabbia che lo accompagnava da quando era un bambino. Quella che solo io sapevo placare, facendogli tornare la pace nel cuore. Ero la sua ancora di salvezza, e la maggior parte delle volte gli bastava semplicemente abbracciarmi per non andare in frantumi. Per questa ragione non riuscivo a lasciarlo... perché lui aveva bisogno di me, e io gli avevo giurato che ci sarei sempre stato.
«Grazie. Ti prometto che le cose torneranno come un tempo.» Lo dissi più per convincere me stesso che lui.
«Lo spero. Siamo sempre stati bene insieme io e te, no? Sarebbe un peccato perdere tutto.»
«Certo, hai ragione.»
Stavo per alzarmi dalle sue gambe, quando mi trattenne ancora e con dito scostò il colletto della mia canottiera per scoprirmi un tratto di schiena.
«Oh, questa macchia è nuova? Chissà quante altre te ne sono uscite quest'estate di cui non ti sei ancora accorto.»
Nonostante il caldo, rabbrividii. Quelle parole, all'apparenza innocue, erano lame che mi ferivano la pelle. Non erano una semplice constatazione, ma un rimprovero velato per aver trascurato la cura dermatologica durante i mesi invernali, causando in maniera inevitabile il peggioramento della mia condizione.
«Mi dispiace,» risposi apatico, «cercherò di impegnarmi di più.»
E senza più guardarlo, mi diressi in camera nostra per prepararmi per la giornata.
***
DUE MESI E MEZZO PRIMA - 18 MARZO 2023
Se n'era andato dicendomi addio. Davvero non avrei potuto più rivedere quel sorriso che illuminava tutto ciò che aveva intorno? Come avrei fatto a riabituarmi al buio?
Del resto, cosa potevo aspettarmi? Sarei stato un pazzo a pensare che Filippo rimanesse al fianco di una persona come me. Lui non era fatto per essere il segreto di qualcuno. Un amante nascosto. Un capriccio, una voglia da soddisfare.
Filippo era unico. E io non potevo renderlo tale.
Sarebbe stato meglio lontano da me.
Asciugai le lacrime, che per diversi minuti avevano solcato le mie guance, e raggiunsi il bagno per tentare di ricompormi prima di affrontare la scontro che mi attendeva nell'altra stanza.
Mi lavai la faccia cercando di cancellare via ogni residuo di tristezza. Guardandomi allo specchio, mi resi conto che non c'ero riuscito molto. Meglio di niente, comunque.
Feci un respiro profondo, preparandomi all'inevitabile. Io e Brando avevamo già affrontato situazioni simili, ed erano finite tutte alla stessa maniera. Solo che questa volta sarebbe stato più difficile mettere l'ennesima pezza, perché d'ora in poi avrei pensato a Filippo, cercando di fingere che non fosse così.
Quanto ci avrei messo a dimenticarlo e tornare alla mia solita vita?
Raggiunsi Brando che mi stava aspettando in cucina. Era in piedi appoggiato al piano cottura, con le braccia conserte. I capelli, lunghi e neri, gli ricadevano davanti al viso e la barba non era ben curata come al suo solito. Sembrava... trascurato.
Ci fissammo per diversi secondi, mantenendo le distanze, poi fu lui a parlare.
«Ero tornato per mettere a posto le cose con te. Non mi aspettavo di trovarti in compagnia di quel pidocchio.»
«Smettila di insultarlo! Se mi avessi avvisato, non gli avrei fatto subire un'umiliazione simile. E non vedo perché dovresti prendertela, visto che tu non ti sei mai fatto problemi a scopare con chi volevi durante le nostre "pause".» Enfatizzai sull'ultima parola accompagnandola con il gesto delle virgolette, perché era stato lui a dare inizio a quel ciclo di tira e molla. Accadeva almeno una volta all'anno, da circa cinque anni e prevalentemente d'estate, quando il mio corpo era meno eccitante ai suoi occhi.
Brando se ne andava, spariva per giorni, e poi mi implorava di perdonarlo. Quell'ultima pausa era stata la prima che avevo chiesto io, ma l'esito finale non era cambiato. Noi che tornavamo insieme: lui rinvigorito, io più logoro.
«Ti ho sempre chiesto scusa, e almeno non mi hai mai beccato a letto nudo con un altro. Tu, invece, è la prima volta che fai una cosa del genere e non sembri provare il minimo dispiacere nei miei confronti.» Aveva ragione. Non mi dispiaceva proprio. L'avventura di quella notte sarebbe stata un ricordo che avrei custodito con gelosia.
«Non hai niente da dire?» Incalzò, dato che non ero intenzionato a rispondergli. «Quel nanerottolo ti ha fatto perdere la testa fino a questo punto? Ho visto come lo guardavi le volte in cui lo hai avuto intorno, non sono cieco. Non pensavo, però, che saresti arrivato a tanto. Credevo lo avresti conservato come fantasia su cui masturbarti.» Si avvicinò fino a quando le nostre ginocchia si scontrarono, e mi afferrò il mento per obbligarmi a guardarlo negli occhi. Probabilmente, stava cercando di indovinare da solo la verità, perché io non volevo rivelargli niente di quello che provavo per Filippo. Avrei tutelato quei sentimenti a qualunque costo.
Brando fece scivolare le grosse mani sulle mie guance. Erano sempre state così ruvide le sue carezze? «Senti, Enri.» Continuò con un tono più accondiscendente. «Ti perdono per quello che hai fatto, ovviamente. Sarei un ipocrita a non farlo. Avevi bisogno di provare qualcosa di diverso e lo hai fatto, ma ora mettiamoci una pietra sopra e ripartiamo, ok? Come sempre, tu e io.»
"Per sempre, tu e io" Glielo avevo detto la prima volta a nove anni.
«Va bene, scusami.» Mi arresi. «Ripartiamo, come sempre.»
A ventinove anni, era così che continuava a ingabbiarmi.
***
Stavo osservando il mio corpo davanti allo specchio di camera nostra, l'unico in casa che potesse riflettere la mia figura per intero.
Come aveva già notato Brando, il primo sole caldo di maggio aveva iniziato a definire i contorni delle macchie sulla mia pelle. D'inverno la mia carnagione era abbastanza chiara, perciò, apparivano come un pallido alone. D'estate, invece, spiccavano bianche in contrasto all'abbronzatura. E ogni anno erano sempre più estese, irrefrenabili a sopprimere ogni mio pigmento. Vitiligine, una malattia autoimmune rimasta a lungo sopita dentro di me. Un regalo che lo stress aveva innescato per la mia laurea triennale.
Aveva iniziato con una macchiolina sul dito indice della mano sinistra. Dopo due anni, era localizzata su tutto il corpo: viso, mani, gomiti, piedi, interno cosce, pube, torso e schiena. Persino le ciglia dell'occhio destro, completamente bianche. Avevo provato diverse cure e cambiato tanti dermatologi, incontrando dei veri ciarlatani che mi avevano solo alleggerito le tasche. Qualche volta era regredita e pensavo che sarebbe sparita, ma poi perdevo costanza nella cura e si ripresentava più aggressiva.
Ero stanco di lottare una guerra persa in partenza. Il cambiamento doveva avvenire nella mia testa. Con il tempo avevo imparato a conviverci e ad accettarla.
Brando, invece... faticava.
Quando la situazione sul mio corpo era degenerata del tutto, non era più riuscito a guardarmi senza provare disagio. Per un lungo periodo aveva smesso anche di toccarmi e, ovviamente, ne aveva risentito la nostra vita sessuale. Perché se il sesso non era tutto in una coppia, quando andava male era abbastanza per rovinarla.
Si era, però, sempre scusato per come viveva quella situazione, dicendo che mi amava e che ero tutto il suo mondo. Prometteva che avrebbe lavorato su se stesso e, in effetti, a un certo punto il sesso tra noi era tornato a essere come quello di prima. Almeno sul piano fisico. In cambio, avevo dovuto accettare i suoi tradimenti, che avevano portato il nostro legame a logorarsi.
E quando nella mia vita era comparso Filippo, avevo capito che sarebbe stato difficile, se non impossibile, saldarlo di nuovo.
Perché grazie a lui, dopo tanto tempo, mi ero sentito di nuovo visto...e avevo iniziato a sperare in qualcosa di meglio.
Il cellulare squillò abbandonato sul letto alle mie spalle. Era Paolo, mio cugino. Strano che mi chiamasse dopo tutto questo tempo.
Lui faceva parte del lato buono della mia famiglia, ed era fidanzato con la sorella di Filippo; dunque, non aveva preso molto bene il modo in cui lo avevo trattato. Inoltre, non aveva mai sopportato Brando, e mi aveva aiutato con piacere a creare l'occasione per farmi incontrare con suo cognato. Persino Noemi aveva dato il proprio benestare per quel piano diabolico. Un piano che, però, aveva portato a un disastro. Io e Paolo non ci sentivamo da quel giorno, dopo che lui mi aveva chiamato per urlarmi contro incredulo di quanto fossi ancora così coglione alla mia età.
Aveva ragione, ma lui non aveva il quadro completo della mia situazione.
Lasciai squillare, non mi andava proprio di rispondere.
Avrei lavorato fino a metà pomeriggio e poi mi sarei preso un paio d'ore di permesso.
Avevo bisogno di passare un po' di tempo solo con le mie bambine.
***
SPAZIO AUTRICE: Buonasera! 💕 mi scuso per il capitolo breve e prevalentemente in tell, ma ce n'era bisogno!
Vediamo per la prima volta un momento di vita quotidiana tra Brando ed Enrico, e capiamo le prime fragilità che attanagliano il cuore di questo ragazzo ❤️🩹 un piccolo abbraccio glielo concedete anche se si è comportato male con Filippo? 🥲 che ne pensate ora di Brando? Ancora convintз che sia il povero cornuto? Lui è ancora un giovane daino rispetto al grande cervo che è Enri (sdrammatizziamo va!) 😂
Come ho già raccontato in passato, e chi mi segue su ig ormai lo sa bene, io ed Enrico condividiamo l'esperienza della vitiligine. Mi faceva piacere trattare questo aspetto in Sunshine 1) perché non ho mai incontrato (personalmente) personaggi che l'avessero 2) per farla conoscere e far capire come può influenzare sulla propria vita. In Enrico non ci sono solo io, ma anche tante altre persone di cui ho avuto modo di ascoltare storie ed emozioni.
Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e ricordate che ogni feedback è sempre ben gradito 🫶🏻 ci aggiorniamo domenica (non so a che ora perché sarò di ritorno dal FRI 😍)
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