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𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟏𝟏

FILIPPO

17 giugno 2023

«Non devi uscire per l'appuntamento? Sono già le quattro e mezza e sei ancora in tuta.»

Mia madre si affacciò alla porta della mia camera proprio mentre chiudevo il sesto e ultimo volume del mio manga BL comfort, quello che rileggevo ogni volta che mi sentivo giù di morale e dovevo ricaricarmi di vibrazioni positive.

«Sì, mi devo vedere con un tizio tra mezz'ora.» Le risposi sovrappensiero mentre riponevo il manga nella libreria. Poi, realizzai: «Come fai a sapere che ho un appuntamento?»

La fulminai con lo sguardo e lei mise su un'aria innocente. Conoscevo benissimo la risposta: Noemi. Quella pettegola di mia sorella non era proprio capace di tenere certe informazioni per sé.

Decisi di darle un contentino sperando non volesse indagare oltre: «Non ti emozionare troppo. Si tratta di un amico di Margherita e ci esco solo perché lei ha insistito. Quindi, non farti strane idee.»

Mia madre aveva sempre rispettato i miei spazi e il modo in cui gestivo la mia - inesistente - vita sentimentale ma, sotto sotto, era una romanticona e sicuramente sperava che prima o poi trovassi qualcuno di importante. Lo speravo anche io, ma di certo non mi sarei accontentato del primo Pietro di turno.

«Va bene, va bene. Un'uscita innocua, insomma.»

«Esatto. Molto innocua.» Ribadii.

«Allora divertiti durante questa uscita innocua

Mi schioccò un bacio sulla fronte e, finalmente, lasciò la mia stanza. A quel punto, mancavano solo quindici minuti all'incontro ed ero decisamente in ritardo.

***

Quando arrivai sul luogo dell'appuntamento, un locale affacciato sul mare in Corso Italia dove servivano degli ottimi aperitivi, trovai Pietro già seduto ad aspettarmi. Appena mi vide, si alzò per salutarmi e mi invitò ad accomodarmi di fronte a lui.

Ci sorridemmo con cautela, e passammo i successivi due minuti a osservarci a vicenda in un silenzio imbarazzante. A primo impatto, non si poteva negare che fosse un ragazzo attraente: alto e dinoccolato ma con un bel viso squadrato contornato da fitti ricci biondi, anche se un po' troppo lunghi per i miei gusti. Non era il mio tipo ideale, ma chissà se passando del tempo con lui non avrei cambiato idea.

«Mentre ti aspettavo ho ordinato due spritz. Dovrebbero arrivare a momenti.» Ruppe il silenzio partendo subito con il piede sbagliato.

«Non bevo lo spritz, sono astemio.» Risposi senza riuscire a celare il fastidio. Se aveva così tanta fretta di ordinare poteva almeno mandarmi un messaggio per chiedere cosa desiderassi.

«Ah, scusami, non lo avrei mai immaginato.» La sua espressione si fece stupita, neanche gli avessi detto che avevo due cazzi, ma non sembrava dispiaciuto della gaffe. «Allora li berrò entrambi io. Appena passa il cameriere lo fermo così gli dici cosa vuoi.»

Ok, Fil, non irrigidirti. Adesso inizierete a chiacchierare e scoprirai che è un ragazzo molto interessante che non vedrai l'ora di conoscere meglio.

Lo già scarso entusiasmo mi era ormai sceso sotto i piedi, tanto che ordinai giusto un succo al pompelmo che arrivò poco dopo i due spritz.

Fino a quel momento, avevamo scambiato solo qualche frase di circostanza. Pietro aveva un anno più di me, ma era stato bocciato in prima superiore, ritrovandosi così in classe con Margherita. Studiava Scienze Politiche e sognava di fare il giornalista.

«Che storie ti piacerebbe raccontare?» chiesi cercando di mostrarmi il più incuriosito possibile.

«Oh, beh, la mia ambizione più grande sarebbe diventare un inviato di guerra. So che è un mestiere decisamente pericoloso, ma immagina di poter essere in prima linea accanto ai soldati che combattono per il proprio paese a raccontare l'orrore che vivono ogni giorno. Ad esempio, in Ucraina...» e iniziò un appassionato monologo sul conflitto russo-ucraino a partire dalla rivoluzione di Maidan del 2014.

Riuscii a seguirlo nei suoi discorsi per i primi venti minuti poi, dato che non era mai richiesta la mia opinione, con la mente iniziai a immaginare i nostri futuri appuntamenti: lui che parlava senza quasi prendere fiato, e io che mi annoiavo. Ero un ottimo ascoltatore ma soprattutto mi piaceva parlare, e sentivo che con Pietro non avrei avuto molti interessi in comune su cui dialogare. Lo stavo giudicando troppo in fretta? Forse. Ma la prima impressione era molto importante per me. Non era scattato niente, nemmeno mezza scintilla, un barlume a cui appigliarsi per poter dire "wow non vedo l'ora di rivederti"... nulla che potesse essere minimamente paragonato a quanto accaduto con Enrico.

Con lui era stato un fuoco perpetuo fin da subito, anche solo pensare al suo nome mi faceva bruciare e, ora che eravamo amici, non avevo ancora trovato il modo per spegnerlo.

«Spero di non averti annoiato con tutti i miei discorsi.» Il cambio repentino di argomento da parte di Pietro mi fece tornare alla realtà. «Mi rendo conto di essere un po' logorroico su certi argomenti ma... è più forte di me.» Lo vidi abbassare lo sguardo nervosamente e arrossire.

Mi sentii subito in colpa e sperai che non si fosse reso conto che non lo avevo quasi ascoltato. Forse, stavo esagerando con la mia negatività e cercai di rimediare: «No, è stato tutto molto interessante e mi hai raccontato molte cose che non sapevo. Ti va se, però, ora facciamo due passi?»

«Ma non hai mangiato quasi niente.»

«Non avevo molta fame...» farfugliai osservando il piatto praticamente intatto.

Un sorriso gentile comparve sul suo volto nuovamente disteso. «Ok, d'accordo.»

Fece cenno al cameriere per portarci il conto e litigammo su come dividerlo. Ovviamente, alla fine offrì Pietro perché era stato lui a propormi di uscire.

Ci incamminammo in direzione di Boccadasse. La giornata era calda e limpida, il mare quieto e il lungomare affollato come sempre. La passeggiata ci rilassò entrambi e chiacchierammo di argomenti meno impegnativi. Scoprii che anche lui aveva una sorella ma più grande, e che i suoi scrittori preferiti erano Tiziano Terzani e Oriana Fallaci. Un po' scontato, in effetti.

Quando arrivammo a Boccadasse, ci affacciammo al muretto della terrazza accanto alla chiesa. Davanti a noi, il panorama era costituito dalle tipiche case colorate dei pescatori, arroccate l'una sull'altra e affacciate su una piccola spiaggetta invasa dai bagnanti in cerca di refrigerio.

Una mano si appoggiò alla base della mia schiena invitandomi a voltarmi verso il suo proprietario. Mi ritrovai gli occhi di Pietro fissi nei miei, le sue iridi nocciola sprizzavano malizia ed evidente desiderio. Ecco, era arrivato quel momento di ogni appuntamento in cui si realizzava l'aspettativa di un bacio. Sarebbe avvenuto? Chi avrebbe preso l'iniziativa? L'altro avrebbe accettato o rifiutato? Sarebbe stato bello? Oppure deludente?

Sentivo le sue dita accarezzarmi delicatamente il fianco, il nostro contatto visivo ancora saldo, in attesa che io decidessi se lasciarmi andare o no. La partenza tra noi era stata in salita, non si poteva negare, ma poi il resto del tempo che avevamo passato insieme era stato tutto sommato piacevole... e io non avevo nulla da perdere.

Mi avvicinai a lui un po' di più, portando i nostri corpi a scontrarsi, e mi sporsi verso quelle labbra che mi sembravano sufficientemente invitanti da assaggiare. I nostri nasi si stavano già sfiorando, quando sentii il suo respiro alcolico invadermi la bocca.

Un conato mi risalì lungo la gola e con uno spintone allontanai Pietro da me. Lui mi fissò attonito e incredulo per quella reazione così improvvisa, in netto contrasto con quanto stava per accadere.

«Scusami!» Squittii, avvicinandomi ma senza ricreare alcun tipo di contatto.

«N-non fa niente...» rispose riscuotendosi dallo stupore. «Forse ho sbagliato io qualcosa. Non ti devi giustificare se non provi interesse per me.»

Non era arrabbiato, ma senz'altro deluso e un po' ferito dal mio netto rifiuto. Temevo che sperasse davvero di concludere qualcosa con me, ma io... ero completamente bloccato.

«Non è colpa tua,» tentai, «sono io che non sono in vena di appuntamenti in questo periodo, mi dispiace.»

«C'è qualcuno che ti tiene la testa occupata?»

Puoi scommetterci!

«No, nessuno, solo che...» Qualunque scusa stessi per inventare fu interrotta dal vibrare insistente del mio telefono. Lo tirai fuori dalla tasca e quasi urlai quando vidi che Enrico stava cercando di chiamarmi tramite la chat di Instagram. Doveva per forza essergli partita la chiamata per sbaglio mentre mi scriveva un messaggio.

«Se devi rispondere non farti problemi. Chiunque sia non sembra arrendersi.»

In effetti, aveva già fatto partire la terza telefonata. O si era seduto sopra il suo smartphone o era qualcosa di urgente. Per il momento decisi di non rispondere. Mi sembrava di cattivo gusto nei confronti di un ragazzo che stava ricevendo un due di picche.

«Non era niente di importante, ma è meglio se ora vado. Grazie per l'aperitivo e la compagnia. Mi ha fatto molto piacere uscire con te, anche se forse non è finita come speravi.»

Scrollò le spalle e mi porse una mano da stringere. La accettai.

«Sono cose che capitano. Sono comunque contento che gai accettato l'invito. E poi chissà, magari ci vedremo ancora tramite la nostra compagnia di amici.»

Ci scambiammo un ultimo sorriso amichevole, poi ognuno si diresse per la propria strada.

Con mio grande sollievo, l'appuntamento era giunto al termine.

***

Fissavo da qualche minuto la chat con Enrico mentre stavo seduto sulla sella del mio scooter in attesa di tornare a casa. Dopo le chiamate mi aveva mandato un messaggio:

@e.dema94: Non so se hai programmi particolari... immagino di sì visto che è sabato sera... ma se hai un casco e ti va ti raggiungermi in Piazza della Vittoria, pensavo di andare a fare un picnic serale sul Monte Fasce... ho preparato giusto un paio di panini in più... 😉

Cazzo, la tentazione di andare con lui era decisamente forte. Era da solo il sabato sera e mi aveva chiamato con insistenza... Forse, sentiva il bisogno della compagnia di qualcuno. Sentiva il bisogno della mia compagnia. O forse ero semplicemente l'ultimo in una lista di contatti con cui tentare. Qualunque fosse la motivazione, avevo il cuore in gola per l'emozione di quell'invito, ma avrei dovuto placarlo se volevo presentarmi da lui il più tranquillo possibile.

Nessun impegno e, anzi, ho pure una fame allucinante. 10 minuti e arrivo!

Erano quasi le sette e quella serata aveva appena riacquistato un senso.

***

Quando mi avvicinai a lui, era seduto a cavallo di una moto sportiva. Sembrava un Ninja, ma non ero un grande intenditore. Indossava una t-shirt bianca con le maniche arrotolate sulle spalle, jeans con le protezioni e stivaletti da moto. Era dannatamente sexy, e sembrava assorto in mille pensieri. Appena percepì la mia presenza, i suoi occhi agganciarono i miei e un sorriso a trentadue denti illuminò il suo volto. Sembrava sollevato di vedermi, come se fino a quel momento non avesse creduto che lo avrei raggiunto sul serio.

«Ciao Scheggia!»

Quelle due parole avevano il potere speciale di rendermi gelatina. Perché proprio con lui dovevo sentirmi in quel modo? Perché non era potuto accadere con Pietro?

«Ciao...» ricambiai raccogliendo tutta la sicurezza che riuscii a racimolare dentro di me.

Mi squadrò da capo a piedi e mi sentii vulnerabile sotto il suo sguardo, ma stava solo valutando il mio vestiario per quello che ci aspettava.

«Non sei vestito in maniera adatta per venire in moto. Prima di partire facciamo un salto al mio garage che ti presto un paio di vecchi jeans tecnici. Magari ti saranno un po' larghi, ma meglio dei bermuda. E ti do anche il para schiena.»

In quel momento, realizzai quanto fosse stato da pazzi presentarmi lì. Un conto era sentirci via messaggio, un conto era prendere un caffè insieme al bar... un altro era sedermi dietro di lui sulla sua moto, dove avrei dovuto per forza aggrapparmi alla sua vita se non avessi voluto ritrovarmi con il culo a terra. Avrei sentito nuovamente il calore del suo corpo contro il mio, e sarei probabilmente impazzito.

Potevo già sentire le voci rimproveranti dei miei amici: "ti avevamo avvisato, ora sono solo cazzi tuoi".

«Allora, ti va bene?» Enrico richiamò la mia attenzione, dovevo essermi incantato più del previsto.

«Certo, va benissimo!» risposi con entusiasmo infilandomi il casco. «Non sono mai andato con qualcuno su una moto del genere.»

Salii in sella appoggiando una mano sulla sua spalla per darmi la spinta. Le mie dita presero subito una scossa che mi elettrizzò tutto il corpo.

«Oh, in questo caso... molto lieto di essere la tua prima volta.»

Decisamente, non sarei arrivato vivo alla fine di quella giornata.

***

SPAZIO AUTRICE: Buongiorno! 💕 probabilmente mi state odiando per come ho fatto finire il capitolo... ma portate pazienza e presto scoprirete come andrà  l'appuntamento "da amici" di Enrico e Fil 😜

Il povero Pietro per ora sembra non avere molte chance... che impressione vi ha fatto questo nuovo personaggio?

Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e ricordate che ogni feedback è sempre ben gradito! 🫶🏻 e grazie per seguire e sopportare le pene d'amore di questi due scemotti 💕

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