𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟏𝟕
FILIPPO
29 giugno 2023
«Non ti ha ancora scritto niente?» La voce di Samuele mi giunse alle orecchie come un'eco lontana. Erano le quattro del pomeriggio e avevamo da poco finito di far finta di studiare nel giardino di casa sua; così, ci eravamo messi a prendere il sole in costume. O meglio, lui lo stava prendendo disteso sul lettino come una lucertola, io mi ero rannicchiato su una sdraio sotto l'ombrellone cercando di evitare che la mia pelle bianca venisse attaccata dai raggi UVA. Mi ero di nuovo incantato a scrollare la sezione messaggi di Instagram, sperando che comparisse quello tanto atteso ma, niente, Enrico aveva visualizzato tutte le storie che avevo condiviso senza degnarsi di scrivermi uno stramaledetto "buon compleanno".
La promessa fatta a Noemi di non farmi condizionare questa giornata da lui si era infranta prima di subito, ma sarebbe stata davvero l'ultima occasione per cui qualcosa potesse cambiare.
«Ehi, parlo con te.» Insistette, e a quel punto dovetti per forza rivolgergli la mia attenzione. Si era girato su un fianco puntellandosi sul gomito, e aveva alzato gli occhiali da sole sulla testa per fissarmi con quelle sue iridi scure e penetranti.
Una volta mi sarei sciolto sotto quello sguardo. Il mio migliore amico era uno dei ragazzi più belli che conoscessi, con quel fisico atletico e la pelle che diventava bronzea durante l'estate. Neanche se ne rendeva conto dell'effetto che provocava sugli altri, ma in ogni caso le uniche attenzioni di suo interesse erano quelle ricevute da Valerio. Un po' lo invidiavo; dopo mesi di palestra la mia massa muscolare era rimasta pressoché la stessa, e avrei potuto prendere tutto il sole del mondo che il mio colorito sarebbe rimasto sempre quello del latte. In compenso, mi uscivano un sacco di lentiggini ma non avevo ancora deciso se fosse una cosa che apprezzassi o meno.
«No, non mi ha scritto niente... e non credo che ormai lo farà più. Ok non mandarmi segnali contrastanti, ma almeno gli auguri potrebbe farmeli, no? E invece è già passata più di mezza giornata.» Mi imbronciai.
«Secondo me, è meglio così.» Provò a consolarmi Samu. «Ti sei comportato da drama queen, e lui sta rispettando la tua volontà. Lo vedrei come un segno di maturità da parte sua, mentre il tuo atteggiamento di oggi è incoerente.» Alla fine, gli avevo raccontato quanto accaduto tra me ed Enrico. Si era complimentato per come avevo gestito la situazione e continuava a incoraggiarmi a mantenere salda la mia posizione. Ero grato di avere dalla mia parte un team di supporto anti-cazzate.
«Lo so, hai ragione... ma sai che c'è?» Sbottai incazzato. «La verità è che ho sbagliato tutto fin dal principio. Perché per quanto possa ritenermi un romantico razionale, alla fine mi sono illuso come un quindicenne alla prima sbandata e ho finito per rimanerci di merda.» Aprii per l'ennesima volta Instagram ma Samu mi tolse il cellulare dalle mani e lo lanciò sul prato. Lo vidi rimbalzare fino alla ringhiera del giardino. Se ci avesse messo ancora un po' più di forza, sarebbe volato direttamente in strada e magari, così, avrei smesso di guardare quella cazzo di chat.
Rimasi a bocca aperta davanti al gesto impulsivo del mio amico, poi... lo stronzo si mise a ridere. Lui, che era sempre quello super serio, in quel momento aveva le lacrime agli occhi e si teneva la pancia, era così incontrollabile che alla fine non potei fare a meno di unirmi alla sua risata.
«Scusa, ma mi avevi rotto le palle con quel cazzo di telefono. È il tuo compleanno, non puoi passarlo a piangerti addosso per quell'idiota.» Severo, ma giusto. «E poi, si può sapere che diamine sarebbe un romantico razionale?» Mi chiese tra un singhiozzo e l'altro.
«Non lo so, ma mi sembrava un'espressione che mi si addicesse e...»
«Un romantico razionale è quella persona che idealizza una storia d'amore degna della più becera commedia romantica, ma è abbastanza intelligente da ricordarsi che la vita fa schifo e non è un film.» La voce che parlò alle nostre spalle era quella di Michele, uno dei fratelli minori di Samu. Arrivò dalla portafinestra della cucina, portando una torta e dei piattini, e si sedette sulla sdraio vuota accanto alla mia.
«Che dici, Fil? Ti ritrovi come definizione?» Mi canzonò Samu, mettendosi dritto per fare merenda.
«Anche troppo.» Poi mi rivolsi a suo fratello «Grazie, Mic, per avermi sbattuto in faccia la mia triste realtà»
«Non c'è di che. Consideralo il mio regalo di compleanno visto che la torta l'ha fatta mamma. Ha preparato la tua preferita su indicazioni di Samu.» Distribuì i piattini e poi tagliò una fetta a testa di quella meravigliosa "torta della nonna". Amavo quel connubio di pasta frolla, crema pasticcera e pinoli e, appena la assaggiai, mi lasciai scappare un mugolio di piacere.
«Mmm, dì a Adele che è divina e ringraziala da parte mia.»
La mamma di Samuele e Michele era una delle persone più dolci che avessi mai conosciuto. Si poteva pensare che per la realtà religiosa e bigotta in cui viveva la famiglia Miglia, fosse una donna relegata al ruolo di moglie e madre; invece, aveva un carattere forte, che l'aveva portata senza esitazioni a prendere le parti di Samu durante il suo coming-out-kamikaze davanti a tutta la loro Comunità.
«Quindi? Chi è questo ragazzo per cui hai perso la ragione?» Curiosò Michele, che era notoriamente un pettegolo.
«Il Principe Enrico, bello da togliere il fiato ma soggiogato dal Re Brando, detto il Tiranno, che lo tiene incatenato a sé grazie alla maledizione della relazione tossica.» Recitai in maniera melodrammatica portandomi il dorso della mano sulla fronte e sospirando con enfasi.
«Solo il vero amore potrà spezzare l'incantesimo, e il prode Cavalier Filippo, nella sua armatura di glitter scintillanti, si batterà valorosamente per liberare il suo principe. Così potranno vivere felici e contenti per tutta la vita. Questa è la versione romantica.» Mi tenne il gioco Samu. «Quella razionale è che il Principe Enrico non lascerà mai il Re Tiranno, lasciando il povero Cavalier Filippo privato del suo amore. Fine della storia triste.»
«In compenso,» proseguii di nuovo io, «il Cavalier Filippo è corteggiato Pietro, detto l'Avventuroso, che gli racconta dei suoi mille viaggi in giro per il mondo.»
«E al Cavaliere Filippo piace Pietro l'Avventuroso?» Chiese Michele con gli occhi scuri che luccicavano di aspettativa. Aveva solo un anno e mezzo meno di noi, e mi chiedevo se avesse mai avuto qualche interesse amoroso. Mi dava l'idea di essere uno di quei ragazzi dolci e ingenui, perennemente friendzonato dalle ragazze che cercavano i malesseri sociali.
«Beh, non lo sa...» sbuffai. «Diciamo che il Cavalier Filippo è incuriosito e gli concederà una chance per conoscersi meglio... incontrandolo oggi pomeriggio.»
«Davvero? E perché non me lo hai detto subito?» Scattò Samu risentito.
«Forse perché era troppo impegnato a lamentarsi del Principe Enrico.» Rincarò Michele, che ormai ci aveva preso gusto di tutta quella situazione.
«Non lo so, non mi è venuto in mente fino a questo momento.» Ammisi, ed era la verità.
«Questo la dice lunga su quanto ti interessi questo ragazzo... in ogni caso, stasera ci dirai tutto su come andrà. A proposito, a che ora da te?»
«Boh, dalle sette venite quando volete. Non credo starò con Pietro più di un'ora, e lui passa alle sei.» Prevedevo una serata molto difficile.
«Ok, va bene. Lo dico anche a Vale.»
Mi alzai dalla sdraio per andare a recuperare il mio cellulare abbandonato sull'erba. Purtroppo, non si era rotto; perciò, la prima cosa che feci fu dare la mia abituale controllata senza farmi notare da Samu.
Niente.
Sospirai, e aprii la chat con Pietro su Whatsapp che, invece, continuava a rispondermi.
***
Uscii dalla doccia che erano già le cinque e mezza; dunque, avevo una buona mezz'ora per prepararmi al mio secondo incontro con Pietro. Dovevo ammettere che chiacchierare con lui durante la giornata si era rivelato piacevole e non avevo mai provato l'impulso di interrompere la conversazione. Forse, dovevo solo dargli tempo.
Mi sedetti sul water avvolto nel mio accappatoio, la schiena appoggiata al muro e una gamba accavallata sull'altra, e osservai meglio le foto di Pietro sul suo profilo Instagram. Erano tutte di viaggi, prevalentemente in tenda o in ostelli da pochi soldi, e in posti in cui io non avrei messo piede se non andando in alberghi da almeno quattro stelle e muovendomi con l'autista privato. Mi sentii un po' un rammollito a fare pensieri del genere, ma io ero fatto per viaggiare in comodità, non all'avventura come lui. Se ci fossimo messi insieme e Pietro mi avesse proposto una vacanza a fare trekking in Mongolia? Avrei accettato? Probabilmente sì, per poi piangere tutti i giorni.
Con Enrico, immaginavo vacanze a sciare sulle piste più belle del mondo o a rilassarci al mare in villaggi di lusso integrati con la natura. Avremmo potuto volare fino alle Maldive e fare il bagno nelle acque cristalline dell'Oceano Indiano, poi avremmo mangiato pesce fritto e bevuto latte di cocco, e infine... fatto l'amore fino a stordirci nella nostra palafitta.
A quella fantasia, la mia mano scivolò tra le gambe senza che potessi controllarla. Trovò l'erezione dura e vogliosa di ricevere attenzioni, mentre ancora pensavo a spiagge bianche e al corpo nudo di Enrico. Mi beai di quel sogno a occhi aperti, le dita che accarezzavano con gesti esperti e decisi. Avrei voluto che quel momento durasse il più a lungo possibile ma...
Porca puttana!
Il suono del citofono mi fece sobbalzare come un gatto buttato in una vasca piena d'acqua. Possibile che fosse già arrivato?
«Fil, c'è Pietro giù al portone. Che gli devo dire?» Mia sorella stava urlando dall'altro lato della porta. Per fortuna aveva perso l'abitudine di entrare senza bussare.
«Digli... Digli che massimo dieci minuti scendo.»
«Sarà fatto.»
Perché il mio cervello doveva sempre perdersi a pensare a quello che non doveva? E quello stupido del mio cazzo gli andava dietro... eccitandosi per una persona diversa da quella con cui avevo un appuntamento in quell'istante.
Che dovevo fare? Ero sicuro che se fossi sceso a parlare con Pietro in quello stato, avrei provato imbarazzo per tutto il tempo e non mi sarei concentrato. Se mi fossi masturbato, mi sarei liberato ma lo avrei fatto aspettare ancora di più.
Qual era il male minore?
Grugnii frustrato e optai per la seconda soluzione. Aprii la tavoletta del cesso, mi afferrai l'uccello e lo strattonai velocemente mirando al centro della tazza.
Dai, su... vieni!
Sentivo l'eccitazione aumentare, ma ero ancora distante dall'orgasmo, troppo distratto dal pensiero di essere in ritardo. Se avessi cercato di affrettare le cose aumentando il ritmo della mano, avrei solo peggiorato la situazione rischiando di impiegare minuti a finire.
Va bene, necessitavo delle maniere forti. Chiusi gli occhi e... tornai alle Maldive.
Io ero in piedi al centro della nostra palafitta ed Enrico era inginocchiato davanti a me. Me lo stava succhiando voracemente, facendo versi indecenti con la bocca. Le sue mani mi tenevano saldamente i glutei, spingendoli in modo che il mio cazzo potesse sbattergli in fondo alla gola.
Oh, sì cazzo!
Fu sufficiente. In pochi secondi, le palle mi si contrassero e schizzai tutto il mio piacere. Dovetti trattenermi dall'urlare, perché masturbarmi pensando a Enrico mi provocava sempre orgasmi potenti che mi facevano tremare le ginocchia. Questa, però, doveva essere l'ultima volta. Se avessi iniziato a uscire con Pietro sarebbe stato meglio che volgessi le mie fantasie a lui soltanto.
Una volta ripulito, mi vestii alla velocità della luce e, senza neanche asciugarmi i capelli, uscii di casa sbattendo la porta dietro di me. Per scrupolo, mentre scendevo con l'ascensore, diedi un'ultima occhiata alla chat maledetta.
Sempre niente.
Ero deluso, ma allo stesso tempo sollevato. Enrico aveva superato il tempo massimo per farmi degli auguri sinceri, il che la diceva lunga su quanto ci tenesse a me; quindi, se ne poteva andare a fare in culo per sempre. Avevo già sprecato troppi pensieri e troppo sperma per lui.
Arrivai al piano terra e intravidi la figura di Pietro oltre il portone in vetro satinato.
Ecco, ci siamo.
Cercai di imbastire sul mio volto l'espressione più entusiasta possibile, dopodiché uscii in strada per raggiungerlo. Pietro mi stava aspettando con un sorriso a trentadue denti e i riccioli lunghi e ribelli che gli ricadevano davanti agli occhi. Quel pomeriggio mi sembrava più bello rispetto a quando lo avevo visto le altre volte, e capii subito che doveva essere per il fatto che si fosse rasato completamente la barba.
«Ciao, scusa se ti ho fatto aspettare.» Gli dissi, senza sapere quale fosse il modo migliore per salutarlo. Nel dubbio, mantenni ancora una buona distanza di sicurezza.
«Non preoccuparti. Sei il festeggiato e oggi puoi fare tutto quello che vuoi.»
Arrossii, pensando a quello che avevo combinato poco prima nella mia intimità, quando mi accorsi che Pietro stava in piedi davanti a me tenendo le braccia dietro della schiena.
«Ho una sorpresa per te...»
E infatti...
«Buon compleanno!»
Svelò, porgendomelo, il mazzo di girasoli più grande che avessi mai visto. Era talmente inaspettato, talmente bello, che rimasi senza fiato, a bocca aperta e incapace di emettere una parola.
Li presi in mano ancora incredulo e ammirai il giallo brillante di ogni petalo. Erano sette, persino il numero che adoravo, e insieme sembravano un sole intero.
Provai una stretta allo stomaco e il cuore prese a battermi ferocemente.
Nessuno mi aveva mai regalato dei fiori e quelli erano... magnifici. Non avrei mai creduto che Pietro fosse un tipo da effetti speciali del genere.
«Gr-grazie,» balbettai ancora inebetito dalla sorpresa, «non me lo aspettavo proprio!»
«Non avevi molta fiducia nelle mie doti da seduttore allora.» Mi rimproverò.
Oddio, ecco che ora ho fatto una delle mie solite figure di merda!
«Ehi, sto scherzando, rilassati.» Rise, vedendomi probabilmente impanicato. «Ci dovrebbe essere anche un bigliettino lì in mezzo.»
Frugai tra i fiori e finalmente trovai una piccola bustina verde. Gli passai un attimo il mazzo per poterla aprire e leggere il cartoncino all'interno. Conteneva un'unica frase scritta a mano.
Mi sento come quel girasole che non può fare a meno di seguire il suo sole.
Buon compleanno!
Beh, una frase forse un po' eccessiva per un secondo appuntamento, ma sicuramente d'effetto per un romantico non-più-razionale come me.
«Spero ti piacciano.» In quel momento, fu lui ad arrossire impacciato.
Provai un moto di dolcezza e il desiderio di fargli capire quanto quel gesto fosse apprezzato.
Mi avvicinai a lui e, anche se avevamo i fiori tra noi, mi allungai per intrufolare una mano tra i suoi ricci e avvicinare il suo viso al mio.
Le nostre fronti si scontrarono e mi mossi per far strofinare i nasi. Questa volta, l'odore che sentii provenire da lui sapeva di un buon dentifricio alla menta e non ebbi problemi a depositare un bacio sulle sue labbra. Pietro ricambiò senza esitazioni e ci assaggiammo mettendo subito in gioco le nostre lingue. Fu un bel bacio, languido, di quelli che puntavano ad accendere ogni desiderio e facevano scattare la voglia di fare di più. Solo che non era né il luogo, né il momento; perciò, misi fine a quell'attimo allontanandomi con delicatezza, in modo da fargli capire che non stavo scappando di nuovo.
«Mi sono piaciuti molto i fiori, grazie davvero.»
«Non c'è di che! E a me è piaciuto molto il nostro bacio. Spero di riuscire a rubartene altri... se ti andrà di rivederci.»
Come avrei potuto rifiutare a quel punto? Pietro si era rivelato molto più gentile di quanto mi sarei aspettato, e meritava che mi comportassi bene nei suoi confronti.
«Mi farebbe molto piacere provare a frequentarti.»
«Bene... allora ti scriverò presto.»
Mi riaffidò il mazzo di fiori, in modo da prendermi il viso tra le mani e baciarmi ancora. Glielo concessi, lasciandomi trasportare dalla sua guida. Un guizzo di piacere si scatenò nel mio basso ventre, facendomi capire che le possibilità con lui erano concrete.
«Sono contento di aver potuto festeggiare il tuo compleanno con te, anche se per poco.»
«Sì, anche io. Ora però devo proprio andare. Tra un po' arriveranno i miei ospiti. Grazie ancora.»
Rientrai nel palazzo dopo avergli dato un ultimo bacio sulla guancia, e percepii il suo sguardo addosso fino a quando il portone non si richiuse dietro di me.
Sbuffai, buttando fuori l'agitazione che mi aveva accompagnato per tutto il tempo.
Una volta rientrato in casa, cercai un vaso grande che potesse contenere tutti quei girasoli. Mi venne in soccorso Noemi, porgendomene uno di vetro di Murano mentre le raccontavo i dettagli dell'incontro.
«Hai capito Pietro che gentleman? Bambi, uno che ti regala dei fiori del genere non me lo farei scappare tanto facilmente. Paolo deve solo imparare.»
Sorrisi, compiaciuto di essere stato io quello che per una volta poteva vantarsi di un'attenzione ricevuta.
«Ma smettila, che Paolo ti vizia come una regina. E poi tu odi i fiori, per questo non te li ha mai regalati.»
«In effetti, è vero. Dunque, ci concentriamo su Pietro e dimentichiamo Enrico?»
Mi mostrò il dito mignolo come tutte le volte che dovevamo suggellare un patto. Lo intrecciai con il mio e risposi «affare fatto.»
«Bene, ora posso finalmente andare a farmi la doccia, prima che arrivino tutti.»
Rimasi solo ad ammirare il mazzo di girasoli che avevo posizionato sul mobile dell'ingresso, così che tutti quella sera potessero vederlo. Quel regalo stonava con l'immagine che mi ero fatto di Pietro, ma evidentemente dovevo conoscere ancora tanti lati nascosti di lui.
Avviai la fotocamera del telefono, scattai una foto e la condivisi nelle storie scrivendo "Grazie dei fiori @Pietruz_sempre_in_viaggio <3".
Poi, mi sedetti sul divano e feci partire una puntata di Stanger Things, giusto per ammazzare il tempo. Per cena avevamo ordinato delle pizze perché i nostri genitori sarebbero rientrati tardi dal lavoro e non ci sarebbe stato il tempo di cucinare.
Non passarono neanche dieci minuti dall'inizio dell'episodio, che il cellulare vibrò. Non avrei dovuto avere alcuna aspettativa, nessuna speranza, eppure per qualche ragione sentivo che questa volta era lui.
@e.dema94: Buon compleanno Scheggia! Bei fiori che ti hanno regalato... deve essere molto cotto di te quel Pietro.
Il sollievo per aver visto il suo nome fu sostituito dalla rabbia per le parole che aveva scritto. In tutta la giornata avuta a disposizione, si faceva sentire solo per commentare il regalo di un altro ragazzo? Bella faccia tosta che aveva!
@fil_the_sunshine: Grazie per gli auguri... Sì è stato molto dolce e carino, in effetti. Confermo che lo avevo giudicato male.
Era rimasto online in attesa della mia risposta, e ora i tre puntini ballavano sulla nostra chat.
@e.dema94: dunque vi rivedrete ancora?
Un magone mi risalì lungo la gola. Enrico, che mi scriveva mentre probabilmente stava coricato sul divano accanto a Brando; che mi aveva portato a casa sua per possedermi una volta sola, che mi aveva supplicato di restare per la notte ma mi aveva lasciato andare via la mattina dopo, tornando con un ragazzo che palesemente non amava più; che mi aveva ricontattato per scusarsi e chiedermi di essere amici; che ancora mi cercava e provocava, avvicinandosi e allontanandosi, con un atteggiamento che sapevamo fare male a entrambi... E ora mi chiedeva che intenzioni avessi con un altro ragazzo.
Dovevo essere forte, perciò risposi:
@fil_the_sunshine: C'è l'intenzione di rivederci... Stasera ci siamo baciati...
@e.dema94 sta scrivendo...
Stupido cuore non sperare.
@e.dema94 sta scrivendo...
Stupido cuore non ti illudere.
@e.dema94 sta scrivendo...
Stupido cuore non sognare.
@e.dema94 sta scrivendo...
Stupido cuore...
@e.dema94: Bene, allora! Sono sicuro che sarà il ragazzo giusto per te :)
... Non ti spezzare.
*
*
*
FINE PRIMA PARTE
***
SPAZIO AUTRICE: Buongiorno! 💕 siamo giunti alla fine della prima parte 🥹 e ovviamente è successo un gran casino (qualcuno nei commenti lo aveva pure predetto) 😆
Dai, abbiate il coraggio di scrivere ancora "Povero Pietro" 🙄
Fil nello scorso capitolo si è mostrato deciso e sicuro davanti a Enrico. In questo, solo davanti a Samu, si è aggrappato all'ultima speranza 🥺
E ora cosa inizierà con Pietro? Cosa starà combinando nel frattempo Enrico?
Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e ricordate che ogni feedback è sempre ben gradito 💕
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro