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Capitolo 6: Passato

Vi insulteranno perchè sono
insicuri e avete qualcosa
che loro non hanno.

È passata una settimana da quando ho incontrato Mason e ora mi sto per preparare per andare a fare shopping con lui. Devo dire che sono stata obbligata, io neanche ci voglio andare ma secondo lui ho bisogno di un guardaroba nuovo. Ha detto che avrebbe pagato tutto lui e che non vi era un budget, una cosa che mi fa infuriare ancora di più.
Successivamente dovrei avere un appuntamento con sua madre, che si è offerta di aiutarmi senza pagamento.
E poi dovremmo andare in spiaggia con gli altri.

«Sei pronta?» mi chiede Mason dietro la porta.
«No e smettila di chiedermelo ogni due minuti.»
Lo sento sbuffare.
Come ho detto sono obbligata a uscire, se fosse stato per me avrei passato il mio tempo a guardare qualche serie tv, leggere o scrivere.
Quando esco dalla mia stanza lo vedo sorridermi.

«Finalmente, moon. Pensavo che sarei invecchiato così.» gli do un colpetto al braccio e lo vedo ridere mentre scendo le scale.
«Stai uscendo?» mi chiede mia madre, che si sta preparando anche lei a uscire.
«Si, torno questa sera.»
«Va bene, tesoro. Cerca di divertirti.» mi sorride ed usciamo tutti insieme.

Quando salgo nella macchina di Mason metto Compass dei The Neighbourhood.
«Vedo che hai inizato a sentirti a tuo agio.»
«Non dovevo farlo? Scusa.»
Forse avrei dovuto chiedere il permesso, non abbiamo tutta questa confidenza.
«Stavo scherzando, puoi farlo tranquillamente.»
Giro gli occhi e inizio a guardare il finestrino.
Adoro guardare il paesaggio circostante, mi da un senso di calma e tranquillità che non so spiegare.

«Non mettere il broncio, moon.»
«È perchè mai? Mi piace mettere il broncio.»
Lui ride, per poi girarsi a guardarmi due secondi per poi ripotare il suo sguardo sulla strada.
«Perchè sei più bella quando sorridi.»
E non mi da il modo di rispondere che alza il volume della canzone e inizia a cantarla. Vorrei abbassare il volume ma non voglio immergermi in una conversazione che non mi piacerebbe, quindi lo ignoro e mi giro verso il finestrino.
Dopo un quarto d'ora di silenzio arriviamo a destinazione.

«Puoi comprare tutto quello che vuoi.» mi dice e, quando entriamo nel negozio, inizio a dare un'occhiata in giro ma l'occhio mi cade sui prezzi.
Sono davvero alti. Non potrei mai permettermeli. Ma quando guardo Mason, vedo che sta parlando con un donna che lavora lì.
Così continuo a guardare, sperando di trovare qualche vestito che non costi molto ma non ci riesco.

«Hai trovato qualcosa che ti piace?» mi chiede Mason, avvicinandosi a me.
«No, non mi piace nulla.»
Cosa non vera visto che vi erano diversi vestiti che non erano male.
«Sicura? Perchè a me sembra di averti visto più volte ammirare dei vestiti e potrei dirti con esatezza quelli che ti piacevano.»
Come...?
Non aveva passato tutto il tempo a parlare con quella ragazza?
«Quindi, li prendi?»
«No.»
Non potevo chidere a uno sconosciuto di spendere così tanto per me. L'altra volta gle l'avevo permesso con il vestito e le scarpe ma non l'avrei fatto ulteriormente.

«Va bene, andiamo in un altro posto. Ci sentiamo Jenny.» dice alla ragazza e le fa pure un occhiolino.
Si vede proprio che è un don Giovanni, penso che in questo non si salvi né lui né i suoi amici.
Mi mette una mano dietro alla schiena e mi spinge dolcemente fuori dal negozio.

«Spero che tu le abbia dato il tuo numero.» gli dico, sorridendo e anche lui ricambia il sorriso e si avvicina al mio orecchio.
«Ovviamente l'ho fatto.»
Giro gli occhi e cerco di  trattenere una risata.
Passiamo la mattinata a girare i negozi ma non prendo nulla, ogni cosa superava come minimo i duecento/trecento dollari.

«Hai dei gusti difficili, moon.»
Gli faccio cenno di si, anche se avevo visto diversi vestiti, top, pantaloncini, magliette e costumi niente male.
«Mangiamo e poi ti accompagno allo studio di mia madre, ti va bene?»
Faccio di nuovo cenno di si e ci dirigiamo verso una pizzeria.
Ordiniamo le nostre pizze: patatine per me e diavola per lui.

«Neanche mia sorella ordina più la pizza con le patatine.» dice e gli faccio il terzo dito e ciò lo fa ridere.
«Dovresti vedere la tua espressione.»
«Smettila di fare l'idiota.»
«Mi preferisci quando sono serio e composto, moon?»
Faccio cenno di si e lo vedo sistermarsi sulla sedia.

«Va bene, chiedimi di parlarti di qualsiasi argomento o in qualche lingua straniera tra italiano, francese, spagnolo e tedesco.»
Non dirà sul serio? Ma quando vedo che non scherza penso a un argomento che mi interessava.
«Parlami di Giotto.»
«Giotto era un allievo di Cimabue, nato nel 1267. Con lui si ha un miglioramento del movimento, del volto e delle espressività. Venne considerato da Boccaccio come il miglior dipintor del mondo, ed è considerato il padre fondatore dell'arte moderna italiana. Tra il 1290 e 1295 dipinge 28 affreschi, che rappresentano la vita di San Francesco e che si trovano nella basilica superiore della chiesa di San Francesco ad Assisi. Essi presentano delle novità: il cielo non è più dorato come si usava nella tradizione bizantina ma blu e gli oggetti sono tridimensionali. In uno di questi affreschi possiamo notare un giovane Francesco d'Assisi che regala il suo mantello a un cavaliere caduto in poverta. Nello sfondo non vi è più un paesaggio astratto ma delle roccie che si uniscono sopra il capo del Santo. A sinistra sorge la città di Assisi e a destra un monastero. Infine, vi è un cavallo che brulica l'erba. Ti ho stupito? Poi chiedermi qualcos'altro.»
Mi ha stupita è dir poco ma può essere che aveva studiato bene l'argomento, anche se io non mi ricordavo molti particolari.
«Dimmi qualcosa in tedesco.»
«Sie sind sehr schön»
«Che cosa hai detto?»
«Che sei una rompiscatole. Vuoi chiedermi altro o va bene così?»
Sbuffo a ciò che mi ha detto. Non mi sembra di essere una rompiscantole, tanto meno con lui.
«Quanto fa cinquecentosettanta per trecentoventi?»
«Centottantaduemila quattrocento. Abbiamo finito?»
Come aveva fatto a dare la risposta senza bisogno di rifflettere e senza usare la calcolatrice?
Vedendo che sono rimasta sconvolta continua a parlare.

«Ho un qi di duecentoventi, inoltre ho una memoria fotografica perfetta. Riesco a ricordare ogni cosa che leggo o  imparare lingue con molta facilità e riesco a fare calcoli senza doverci riflettere.»
«Quindi sono seduta vicino a un genio?»
«Sei seduta vicino al futuro imprenditore più ricco del mondo.» mi dice, mentre sorride.
«Ma sei già molto ricco.»
«Non lo sono io ma mio padre. È diverso. Io voglio aprire un' azienda e creare un qualcosa di unico, usare la mia intelligenza per fare ciò.»
«Poco ambizioso.»

Lui sta per rispondermi ma nel frattempo arrivano le pizze.
E solo ora mi accorgo di avere tanta fame.
«Tu non hai ambizioni?»
«Vorrei far pubblicare i miei scritti o diventare attrice o imprenditrice. Magari sarò la tua socia.»
«Magari.»

Dopo aver finito di mangiare, ci dirigiamo verso lo studio di sua madre.
E se fino a quel momento ero stata calma e non avevo sentito l'ansia, adesso sento che essa sta cercando di impossersarsi di me.
«Non ti dirò di stare calma e respirare perchè non funzionerebbe e aumenterebbe solamente la tua ansia ma semplicemente concetrati sulle cosa positive. Concetrati su cosa ti piace e ti fa stare bene, per esempio su di me.» mi dice Mason dal nulla.
«Ma tu non mi piaci.»
«Ma sono una cosa positiva.»
Poco modesto, direi.

Mi giro nuovamente verso il finestrino e provo a fare come ha detto lui.
Mi concentro sul mare, sul rumore delle onde, sulla sabbia che accarezza le dita. Sul cielo, sulle stelle, sulla luna, sul tramonto e l'alba.
Mi concentro sull'azzurro e sugli occhi del mio attore preferito.
E piano piano l'ansia va scemando.
È ancora presente ma di meno rispetto a prima.

Quando arriviamo davanti allo studio mi sento un nodo allo stomaco e l'ansia che mi risale.
Scendiamo dalla macchina e quando sto per entrare nello studio, almeno cerco di trovare la forza per farlo, mi giro verso Mason, che è appoggiato alla macchina.
«Che cosa farai?»
«Ti aspetterò qui fuori, in caso avessi bisogno.»
«Vuoi stare per tutto questo tempo qui fuori?»
«Essattamente.»
Cerco di fare un sorriso ed entro.

Aspetto un po' prima di poter entrare.
Ho passato il tempo a guardare lo studio, che è moderno rispetto a molti altri ma che in fondo è sempre uno studio di una psicologa.

«Accomodati Summer.» mi dice la madre di Mason e mi fa sedere su una poltrona bianca, davanti alla sua.
Quando mi siedo, lo fa anche lei e mi sorride.
«Da dove vuoi iniziare? Puoi parlarmi di qualsiasi cosa.»
«Allora dovrei iniziare dall'inizio. Da quando ero una bambina felice e piena di spensieratezza ma che ogni volta che andava a scuola gle la toglievano. Ogni volta provavo a unirmi a loro. Desideravo così tanto giocare con loro, sentirmi parte di un gruppo ma ogni volta che ci provavo loro mi respingevano. Non volevano che giocassi con loro. Per loro non ero abbastanza, non ero bella o interessante. Le rare volte che mi facevano giocare era perchè le maestre li obbligavano. Ma di solito giocavo da sola. Mi ero creata degli amici immaginari e giocavo con loro.» mi fermo un secondo per prendere fiato. La mamma di Mason non dice nulla e mi lascia il tempo di riprendermi.
«Mi dicevano continuamente che ero brutta, troppo magra. Una volta  avevano ripetuto quello che avevo detto io per prendermi in giro e mi sono messa a piangere. Non l'ho fatto per ciò ma per tutto quello che avevo passato, non ne potevo più. E la maestra mi ha derisa perchè piangevo per una cosa così stupida, neanche fossi stata all'asilo. Devo dire che quella maestra l'aveva con me costantemente e cercava il modo di sminuirmi davanti ai miei compagni per ogni cosa che facevo. Le cose però non sono migliorate con il passare del tempo. Speravo tanto che quando fossi andata alle medie o alle superiori ciò fosse scemato ma non è stato così. Andò solo a peggiorare. Ero brutta, sporca, matta, troppo timida, schifosa, maiale. Ora comprende perchè non mi fido di nessuno? La vita mi ha solamente mostrato che tutte le persone sono crudeli, che da loro ci si deve proteggere.»
«Hai perfettamente ragione a sentirti così ma sai a volte non tutti sono così. Nel mondo vi sono sia persone cattive che persone buone. Se partiamo con il principio che siano tutti cattivi, ci precludiamo la possibilità di trovare le persone buone. Come se partiamo dal presuposto che siano tutti buoni finiremo per soffrire.  La vita è come una bilancia, si deve trovare l'equilibrio delle cose e non farla oscilare da una parta all'altra. Non so se mi hai compreso.» le faccio cenno di si e lei continua a parlare.
«Ora, è normale che tu non riesca a fidarti delle persone. Ma dobbiamo iniziare a farlo, a gradi. Cerca di aprirti piano piano alle persone. Mostra un qualcosa di nuovo e vedi come va, come ti senti anche tu, va bene?»
Le dico che va bene e lei mi sorride.
«Vuoi parlarmi di qualcos'altro?»
«Per il momento no.»
Mi ero aperta troppo quel giorno per i mie gusti.
«Va bene, non mi devi raccontare tutto adesso ma quando ti senti pronta per farlo. Ma per quanto mi riguarda hai fatto un buon lavoro oggi. Posso chiederti un'ultima cosa?»
Le faccio cenno di si.
«Tu ti senti come ti descrivevano loro?»
«Ogni giorno mi sento non abbastanza. Non mi sento bella, con il fisico perfetto, non mi sento abbastanza intelligente. Mi sento brutta, un maiale, sporca, schifosa e matta.»
«La perfezione non esiste Summer. Tutti pensiamo a raggiungerla ma essa non esiste. E qualcosa che si è creato l'uomo ma uno standard non significa perfezione e averlo non significa piacersi. La cosa più difficile nella vita è piacersi, specialmente alla tua età dove il corpo inizia a cambiare. Ma difficile non significa impossibile, prima o poi inizierai ad amarti. Dovrai solamente lavorare su ciò e sulla tua autostima.
Che ne dici di fare una lista delle tue qualità per la prossima volta?»
«Va bene.»
«Per oggi può bastare, che ne dici?»
«Direi di si.»

Mi accompagna alla porta e mi saluta con un abbraccio, dicendomi il nostro prossimo appuntamento che sarà la settimana prossima.
Quando esco vedo Mason come l'avevo lasciato.
«Sei davvero rimasto qui?»
«Certo, moon. Col passare del tempo capirai che mantengo sempro la parola data. Ora andiamo in spiaggia dai ragazzi?»
Non dico nulla e salgo in macchina.
Mi piace il mare, mi da un senso di tranquillità e mi piacciono gli amici di Mason, sono simpatici. Pensavo che fossero dei scimpazè che si sentivano più del dovuto, invece, sono l'esatto opposto.
L'unica cosa che mi faceva resistere era il non sapere nuotare. Non l'avevo mai imparato.
«Mason, devo dirti una cosa ma promettimi di non ridere.»
«Te lo prometto, moon.»
«Non so nuotare.»
Lui si gira verso di me ma non ride come mi aspettavo facesse.
«Posso insegnartelo, se ti va.»
«Mi insegnerai a nuotare?»
«Esattamente, sempre se lo vuoi. Può essere che tu non voglia imparare.»
Era stupido? Chi non desiderava imparare a nuotare? Saperlo farlo significava non doversi più vergognare, poter nuotare insieme agli altri o semplicemente non avere paura che qualcuno ti butti in piscina e sapere che non sopravivresti.
«Certo che lo voglio!»
«Va bene, inizieremo domani.» mi dice e mette in moto.
Ora si che mi sembra che la felicità si faccia sempre più vicina.

Arriviamo in spiaggia e mi dirigo verso gli altri, che sono sdraiati sui loro teli da mare.
«Ehi Summer!» grida Sophia, alzandosi per venirmi ad abbracciare.
Questa ragazza è davvero affettuosa, un po' troppo per i miei gusti ma mi devo abituare anche a ciò.
Secondo me vi sono due modi di reagire quando da bambino non ricevi alcun tipo di affetto: appena ti affezioni supplichi le persone per averlo (diventando un po' patetici) oppure disgustarlo.
Perchè quando non l'hai mai avuto poi ti sembra così strano riceverlo, non ti sembra normale allora ti allontani da esso. Ma poi per le persone sarai solamente quella anaffettiva che non abbraccia o altro.
Semplicemente non è una cosa da me, come non mi piace la gente che te lo deve far sembrare un obbligo, come se non lo facessi gli volessi meno bene.
Oppure se io abbraccio una persona non significa che debba farlo con tutti o che me la senta di farlo con tutti.

«Cosa ci siamo persi?» chiede Mason.
«Nulla di che, solamente Cole e Brandon che si sfidano a chi è il più forte.» dice Allison.
«Chi ha vinto?»
«Brandon ma solamente perchè mi ha colto mentre non ero preparato.» dice Cole, facendoci sorridere.
«Ovviamente amico.» gli dice Mason, dandogli una pacca alla spalla.

Mi siedo vicino a Sophia e ad Allison mentre i ragazzi, adesso, si sfidano in una gara di corsa.
«Secondo me vincerà nuovamente Brandon.» dice Sophia.
«Lo dici solamente perchè ti piace.» le dice Allison, facendomi sorridere.
«Lo dico perchè è quello più sportivo.»
Le due continuano a battibeccare ma smetto di ascoltarle quando vedo Mason cadere come un coniglio e inizio a ridere.
Lo fanno tutti.
«Si, ridete di me ma mi sono fatto male.»
«Sei troppo sensibile amico.» gli dice Brandon, cercando di aiutarlo senza smettere di ridere.
Mason ci raggiunge zoppicando e aiutato dai due ragazzi, che lo fanno sdraiare vicino a noi.
«Me lo aspettavo da loro ma non da te, moon. Ti stai lasciando condizionare da questi idioti.»
«Non mi faccio condizionare da nessuno, tranquillo.» dico io sbuffando.
So che era ironico ma mi da fastidio che ogni volta la gente dica che io non abbia una personalità.

«Stai bene Masy?» gli chiede Sophia avvicinandosi a lui. È stata l'unica che non ha riso, se non per un leggero sorriso.
«Sto bene! Ora potete lasciarmi in pace? Grazie.»
I ragazzi lo ascoltano e si dirigono verso il mare.
«Summer, vieni con noi?» mi chiede Allison prima di raggiungere gli altri ma le faccio cenno di no.
Non avrebbe molto senso andare con loro senza sapere nuotare.
«Sophia, tu vieni?»
Anche la ragazza le dice di no, visto che vuole stare vicino a Mason.
A volte continuo a credere che a lei piacia lui, piuttosto che Brandon.
Ma sarà una mia impressione.
Anche se secondo me sarebbero una bella coppia. Sono molto simili tra loro e si capirebbero con facilità, ciò comporterebbe a litigi minori e a più tranquillità all'interno di un rapporto.

«Sophia puoi andare. Non sto morendo e poi con me rimane Summer, tranquilla.»
«Lo so ma non mi va lo stesso di lasciarti così.» dice come se il poveretto fosse in punto di morte e se lei se ne andasse morirebbe per davvero.
Mason cerca in tutti i modi di allontanarla, a quanto capisco odia la compassione quanto la odio io, ma lei non vuole ascoltarlo.
E visto che mi sono stancata di sentirli lintigare prendo il libro che mi sono portata e le cuffie.

«Cosa stai leggendo?» mi chiede Mason, staccandomi una cuffia.
Lo guardo male e cerco Sophia ma non la vedo. Non è più qui con noi.
«Un libro. Visto che hai un qi elevato dovresti arrivarci, no?»
«So che è un libro ma quale?»
Non gli rispondo e mi rimetto la cuffia ma lui me la ritoglie nuovamente facendomi sbuffare.
«Non dirmi che è un porno! Stai leggendo qualche scena spicy?»
Sono divisa tra la voglia di seppellirmi e la voglia di tirargli il libro ma si rovinirebbe.

«Non ti facevo il tipo.»
«E io non pensavo che tu fossi un pettegolo.»
«Non lo sono, infatti.»
Lo guardo male e mi sorride.
«Quando non mi importa della persona che ho davanti.»
«Tranquillo, un libro non attenterà alla mia vita.»
Ciò lo fa ridere.
La sua risata ha un bel rumore.
Non so che rumore dovrebbe avere una bella risata ma la sua mi piace.

«Che cosa gli hai detto Summer da farlo quasi morire?» mi chiede Cole sedendosi vicino a me.
«Perchè qui siete tutti pettegoli?»
«Perchè è nella loro natura ma se non vuoi rispondergli basta dargli un calcio nelle palle e la smettono.» mi dice Allison facendomi un occhiolino.
«Ok, non dirmi niente.» mi dice Cole, prima di sviarsela via, facendoci ridere.

Passiamo un altro tempo lì dove parliamo un po'.
Sto provando ad aprirmi ma mi viene ancora un po' difficile.
Spero solamente che un giorno ci riuscirò.
Quando è arrivato il tempo di andare, li saluto e salgo nella macchina di Mason che è ancora un po' risentito per via della caduta.

«Ti sei divertita oggi?» mi chiede Mason.
«Diciamo di si.»
«Perchè diciamo?» chiede lui, mentre esce dal parcheggio.
«Mi devo ancora abituare.»
«Vedrai che ci riuscirai. Spero che per te un giorno noi possiamo essere come una seconda famiglia.» gli sorrido.

Dopo una decina di minuti arriviamo a casa mia. Lo saluto e lo guardo mentre se ne va.
Appena entro vado in cucina e vedo mia madre che si asciuga gli occhi.
«Stai bene?» le chiedo, mentre mi avvicino a lei.
Ha gli occhi arrossati, deve aver finito di piangere.
«Sto bene, tesoro. Te ti sei divertita?»
«Hai lintigato nuovamente con papà?»
«Si ma non fa nulla. Piuttosto raccontami la tua giornata.»
«Perchè non divorzi?»
Continuavo a non capirlo.
Perchè si vorrebbe stare con qualcuno con cui si lintiga sempre e che ti sminuisce continuamente?
«Prima o poi lo farò, vedrai.»
E quando l'abbraccio la risento singhiozzare.
Salgo in camera solamente quando si è addormentata sul divano.
E quando apro la porta vedo la stanza piena delle buste dei negozi dove sono stata con Mason.
Quando controllo all'interno vedo che vi sono tutti i vestiti che mi piacevano ma che non avevo preso perchè troppo cari.

"Mi hai davvero comprate quelle cose? E soprattutto come facevi a sapere se mi piaccevano?"
Dopo qualche minuto mi arriva la sua risposta.
"Ho passato tutto il tempo ad osservarti. Domani indossa qualcosa di nuovo. Adesso vai a letto, moon."
"Non sono una bimba!"
"Non lo sei ma sarai comunque stanca."
"E se ti dicessi che non lo sono?"
"Vuoi cantata la canzone della buonanotte, moon? Su vai a letto, ci sto andado pure io. Buonanotte moon❤"
Sospiro, prima di rispondergli anche io.
"Buonanotte Mason"

Scusate l'attesa per questo capitolo ma sono stata impegnata tra studio e un corso di cinematografia che ho appena iniziato.
Che cosa ne pensate di Mason e Summer?
Non vedo l'ora di leggere i vostri commenti.
Kiss, kiss!💋💋

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