Capitolo 10:Lo Scorpione e Orione
La vita è
un enorme tela:
rovescia su di
essa tutti i
colori che puoi.
Danny Kaye
Una settimana dopo
Il sole illuminava la stanza. La notte era passata e aveva lasciato spazio al giorno. Erano ormai le otto e passate. Cercai di divincolarmi dalla stretta di Mason. Era da ormai una settimana che ci addormentavamo insieme. Ciò mi aiutava con i miei incubi e con la mia mente e lui diceva che l'aiutava con la sua insonnia. Dopo essermelo divincolato da sopra, esco dal letto e prima di scendere di sotto per mangiare mi giro per dargli un'ultima occhiata. Ha il volto rillassato e sembra essere immerso nel mondo dei sogni, sorrido a quella visione ed esco della stanza.
Quando scendo in cucina oltre a Jane, vedo anche mia madre seduta su uno degli sgabelli che sorseggia il suo caffè.
«Mamma!» grido e corro verso di lei per abbracciarla.
«Tesoro, come stai?» mi chiede lei, ricabiando il mio abbraccio.
«Bene ma mi sei mancata tantissimo.» non la vedevo da una settimana e una parte di me pensava che mi avesse abbandonata.
«Mi sei mancata tanto anche tu.» continua ad abbracciarmi e ad accarezzarmi la schiena.
«Ora lasciami andare o mi soffocherai.» dice lei ridendo.
«Vi lascio sole.» ci dice Jane, mi distacco da mia madre e le sorrido.
«Allora come ti trovi qui?» mi chiede mia madre dolcemente.
«Meravigliosamente, sono sempre tutti così gentili e sorridenti. Sembra quasi di stare in una serie tv.»
«Forse lo è davvero.» ci dirigiamo e vediamo Mason appogiato allo stipite della porta che ci sorride.
«Buongiorno signora Lewis, come sta?» le chiede lui dolcemente, avvicinandosi a lei.
«Bene, grazie Mason. Tu come stai?»
«Anche io bene, ero venuto per i pancake ma andrò a mangiarli sopra. È stato bello rivederla.» le dice, prende il piatto con i pancake ed esce dalla stanza prima che possiamo ribadire.
«Quel ragazzo mi piace, è sempre così educato.» le sorrido e cerco di cambiare argomento.
«Ti va di fare colazione insieme?» le chiedo e mi fa cenno di si, così salgo di sopra per prepararmi e dopo più o meno mezz'ora scendo.
«Sicura di essere mia figlia?» mi chiede mia madre quando scendo, la guardo con un cipiglio alzato per poi guardarmi.
Ho indossato un vestito bianco con le spalline e con fiori azzurri, sembra molto i vestiti che le ragazze indossano quando vanno in Grecia. Come scarpe avevo indossato dei sandali bianchi, nulla di che se non fosse che io non indossavo mai vestiti o sandali.
«Volevo cambiare.»
«Ti sta bene.» le sorrido e dopo di che andiamo a mangiare in una pasticceria della nostra zona. Io ordino delle uova con bacon, mentre mia madre prende solamente un caffè.
«Ordinati qualcosa, fallo per me.»
«Non ho fame, tranquilla.» mi rassicura, lo fa sempre ma finisco per preoccuparmi sempre per lei.
«Piuttosto mangia e raccontami come hai passato le tue giornate.»
Finisco di masticcare il boccone, prima di raccontarle come avevo passato le giornate nell'ultima settimana.
Ovvero, scherzando con Elijia e Rachel a colazione e in camera mia a guardare commedie romantiche con Mason.
A volte erano venuti i suoi amici ma in generale non avevo desiderato di uscire, questa era la prima volta in una settimana.
«Nulla di entusiasmante da raccontare, a casa come va?» il sorriso che mi rivolse era triste.
«Il solito.»
Tradotto, la solita merda.
Tu te ne sei andata ma non è cambiato nulla.
«Tuo padre si è arrabbiato quando è venuto a sapere che andavi a vivere a casa di altre persone ma...» si ferma un secondo per sorseggiare il suo caffè, che tradotto significa per perdere tempo.
«Ha anche detto che così era meglio, che sei una viziata e così ora fanno affidamento tutto loro, lui non ne vuole sapere. Non... non ti considerà più sua figlia, solo una debole avrebbe potuto fare quello che hai fatto. Ovviamente dalla sua bocca escono solo scemenze continue, non devi dargli peso. Ho solamente pensato che volessi saperlo.»
Non potevo aspettarmi nulla di diverso da lui, allora perché ho la sensazione che il mio cuore si sia rotto?
«Meghan e Leyla?» chiedo, meglio soffrire una sola volta che cento.
«Sono dispiaciute, vorrebbero vederti ma non sanno se tu vuoi vederle.»
Rimango scioccata dalle parole che mi ha detto, mi sarei aspettata tutto tranne questo.
«Possono venire quando vogliono.» dico, cercando di contenere l'entusiasmo. Ogni volta che lo faccio uscire, finisco per essere delusa nuovamente.
«Tra meno di un'ora ho l'appuntamento con Jane.» le dico, avendo ormai finito di mangiare.
«Va bene, allora andiamo.» dice, chiamando un cameriere per il conto.
Il ritorno in macchina è avvenuto nel più totale silenzio, dovevo cercare di togliermi quelle parole da sopra ma non ci riuscivo.
Quando arriviamo davanti alla villa saluto mia madre con un bacio, prima di incamminarmi verso lo studio privato di Jane. Avevamo concordato che così veniva meglio ad entrambe.
Ma quando entro all'interno dello studio, e mi chiudo la porta alle mie spalle, perdo il controllo che avevo cercato di tenere fino ad allora.
Mi precipito verso Jane abbracciandola e scoppiando a piangere.
Lei mi accarezza dolcemente la schiena, per i primi secondi non mi chiede nulla, mi fa sfogare liberatamente.
«Che cosa c'è, tesoro?» mi chiede dolcemente lei, senza lasciarmi andare e permettendomi di poter far uscire tutte le mie lacrime.
«Lui mi odia.» sono le uniche parole che riesco a dire tra i vari singhiozzi.
Al suono di esse lei mi fa allontanare dolcemente e mi asciuga le guancie rigate dalle lacrime.
«Di chi stai parlando Summer?» il tono sempre gentile ed educato.
«Di mio padre, mi odia. Mi considera una debole, per lui non sono più sua figlia se mai mi abbia considerato come tale. Me l'ha raccontato mia madre.»
Lei mi fa respirare prima di farmi sedere nel divanetto con lei.
«Sai a volte vi sono persone che non sono capaci di fare i genitori, molte volte proprio perché anche i loro genitori non ne erano capaci. Vi è gente che riesce a rompere il cerchio e chi, invece, no. E queste persone anche se non ne sono in grado li fanno comunque, il problema sta che loro non sono guariti e riversano i loro problemi sui loro figli. Questo non è colpa tua, Summer. Vi è solo gente che non è destinata ad essere dei buoni genitori ma tu puoi decidere di rompere il cerchio e di iniziare una nuova vita. Non hai bisogno di lui, ne di
nessun'altro. Io credo in te e so che puoi farcela.» Quando finisce di parlare, l'abbraccio nuovamente, nessuno mi aveva mai detto quelle parole, e lei mi lascia fare. Mi stringe a sé e mi accarezza i capelli fin che non mi sento un po' meglio.
«Andrà tutto bene, vedrai tesoro. Non sei sola.» mi sussurra lei e ciò,oltre a fare stare meglio la parte infantile di me, mi fa venire ancora voglia di piangere. Restiamo in silenzio per il resto della seduta, successivamente cerco di rimettermi per poter scendere nella palestra che hanno loro, dove mi aspetta Mason.
«Pronta a combattere m-» si blocca appena mi guarda negli occhi. Ciò mi dimostra che in realtà le traccie del mio pianto si vedono ancora.
«Iniziamo?» mi dice sorridendo e gli sono grata per non aver detto nulla, gli faccio un cenno di assenso e iniziamo la lezione.
Mi fa mettere davanti al sacco da boxe.
«Come ti ho detto, mettiti in posa. Metti i piedi separati, alla larghezza delle spalle. Brava, ora piega leggermente le ginocchia. Metti i pugni all'altezza del viso, allinea le spalle, cerca di allineare il punto di impatto della mano con l'avambraccio. Ricorda che devi colpire con le nocche. Quando colpisci stendi il braccio e ora colpisci.»
Faccio come mi dice e inizio a picchiare con tutta la forza che ho.
Mi immagino la faccia di mio padre e inizio a colpire sempre con più forza.
«Brava, ora cambiamo esercizio.»
Ma la voce di Mason mi arriva ovvatata, distante, e così continuo. Lo picchio così forte fino a quando non mi fanno male le nocche ma non mi fermo. L'odio per tutto ciò che ha fatto.
«Va tutto bene, Summer.» Mason mi blocca le braccia e mi tiene stretta da dietro.
«Va tutto bene, tranquilla.» non mi ero accorta neanche delle lacrime che rigavano il mio viso, fin quando non cado in ginocchio con Mason che mi stringe tra le sue braccia.
«Come fa un padre ad odiare la propria figlia?» gli chiedo tra i singhiozzi.
«Non lo so, non penso che possa avvenire ma forse mi sbaglio.»
Si, ti sbagli.
Perché esistono padri che non sanno amare, sanno dare solo odio ma io non devo essere come lui. Non posso esserlo, non devo odiarlo ma eliminarlo dalla mia vita... Bhe, questo lo posso fare.
«Sono stanca di piangere.» sussurro.
«Allora non farlo.» si alza e si avvicina alla cassa dove mette "Cupid Chokehold", per poi avvicinarsi a me e porgermi la mano.
«Balla, torna sempre il sorriso quando si balla.» prendo la sua mano e lui mi fa girare su me stessa per poi prendermi tra le sue braccie.
«Sorridi, perché questo mondo non si merita le tue lacrime.» si distacca da me e inizia a saltare e ballare per tutta la stanza. Faccio come lui e devo dire che ha ragione, mi sta venendo di sorridere.
«Così va molto meglio!» mi prende a braccetto e iniziamo a saltare insieme.
È questo il sapore della vita?
«Come ti senti ora?» mi chiede, quando finalmente ci sediamo per terra.
«Meglio, grazie.»
Lui si alza e mi porge nuovamente la mano, che afferro.
«Perfetto, ora vai a darti una ripulita che tocca a noi cucinare il pranzo oggi, sempre se non vuoi andare a finire in ospedale per la cucina di Elijiah.» mi dice ridendo e sorrido anche io.
Di quanto mi hanno detto più volte Elijiah ha bruciato qualcosa.
Lui esce dalla palestra e anche io mi dirigo verso la mia stanza.
Mi faccio una doccia e metto dei vestiti più comodi. Quando scendo giù in cucina, Mason è già ai fornelli.
«Posso chiederti una cosa?» gli chiedo, avvicinandomi a lui.
«Certo, chiedi pure.»
«Se siete miliardari perché non avete una cuoca privata?»
Lui si gira verso di me e sorride dolcemente, prima di aprire lo sportello sopra in alto e prendere il sale.
«Perché mia madre non voleva. Ha sempre amato cucinare e voleva che la cucina fosse solo sua, in più voleva insegnarci qualcosa e non aspettare di essere serviti.»
Mi sembra una cosa bella.
«Cosa prepariamo oggi per pranzo?» chiedo, stranamente euforica, facendolo ridere.
«Prepareremo il cheeseburger.»
«Il mio senza formaggio, non posso mangiarlo. Sono allergica ai latticini.» dico, addettando un centriolo.
«L'altra volta hai mangiato il gelato e non è accaduto nulla.»
«Mi ero presa la pillola per poter mangiare il lattosio.»
«Capito, comunque dovresti aiutarmi non mangiare gli ingredienti.» mi dice avvicinandosi a me e iniziando a farmi il solletico, facendomi ridere.
«Va bene, ti aiuterò.» dico, alzando le braccia per arrendermi.
«Perfetto, iniziamo! Tu taglia i pomodori e i cetriolini, senza mangiarli! Mentre io cucino gli hamburger.» mi dice, puntandomi un dito contro che mi fa sorridere.
«Ai suoi ordini, capitano!» lui mi guarda male ma si vede che trattiene le risate.
«Posso mettere la musica, però? Non riesco a lavorare se no.» lui sbuffa, anche se stava sorridendo, e accosente.
Metto "Zero" degli Imagine Dragons e inizio a lavare i pomodori.
Sono concetrata sul mio lavoro, e sul cantare, tanto da non preoccuparmi per il resto. Ogni tanto facciamo qualche commento, ma soprattutto balliamo. Devo amettere che mi piace cucinare con Mason. È divertente e rilassante, non mi era mai capitato prima.
«Adesso dobbiamo solo impiattarli.»
«Posso farlo io?» chiedo saltellando e facendogli gli occhi dolci.
«Procedete pure, aiutante cuoco.»
Inizio a impiattare e con la coda dell'occhio lo vedo mentre mangia un centriolino.
Mi giro e gli punto un dito contro.
«Ti ho visto! Non vale solo per me, neanche tu puoi mangiare.» lui si avvicina e mi abbraccia.
Sbatto le palpebre, sorpresa da questo suo avvicinamento.
«Ti da fastidio se ti abbraccio?» chiede e gli faccio un cenno negativo. Stranamente quando è lui non mi dà fastidio.
«Perfetto, volevo solo ricordarti che se avessi mangiato tutto fin dall'inizio non sarebbe arrivato niente a tavolo, moon.» mi sussurra all'orecchio, prima di allungare il braccio e prenderne un altro e allontanarsi da me. Lo guardo male e vorrei tanto rispondere, quando nella stanza entrano Rachel con Elijiah.
«Si, si mangiano cheeseburger!» grida la piccola, saltellando di gioia e facendoci sorridere tutti.
Ci sediamo al tavolo, Rachel si siede a capotavolo, io alla sua destra ed Elijiah alla sua sinistra, mentre Mason si siede vicino a me.
«Ho tanta fame!» grida la bambina, iniziando a mangiare.
«Sembra che non mangia da giorni.» dice Mason ridendo, ottenendo un'occhiattaccia da parte della piccola.
Io ed Elijiah alziamo gli occhi contemporaneamente ma non riusciamo a non ridere.
Iniziamo a mangiare e vedo Rachel fregarmi qualche patatina.
«Ladra!» le dico, alzandomi e iniziandole a fare il solletico.
«Non sono una ladra!» urla lei tra le risate, Elijiah sbuffa mentre Mason ride. Guardo verso la sua direzione e vedo che sta prendendo delle patatine dal mio piatto, mi siedo e gli punto un dito contro.
«Ladro! Mangiati le tue.»
«Ma quelle del piatto degli altri sono sempre più buone.» mi dice, scoccandomi un bacio sulla guancia che mi lascia a bocca aperta. Devo ancora abituarmi a tutta questa dolcezza.
Gli lancio un'occhiattaccia e lui alza le mani in segno di resa, facendomi girare nuovamente gli occhi.
Appena finiamo di mangiare, Elijiah e Rachel iniziano a lavare i piatti. Visto che noi avevamo cucinato e apparecchiato a loro toccava ciò.
«Piani per il pomeriggio?» domanda Mason al fratello.
«Mamma e papà torneranno tardi oggi, pensavo di portare Rachel al parco questo pomeriggio e sucessivamente di guardare un film della Disney, voi?»
«Adesso andremo alle stalle, successivamente vedremo.»
All'udire quelle parole, Rachel si gira.
«Posso venire anche io?» chiede, supplicante.
«No, sarà per un'altra volta tesoro. Divertiti al parco giochi con gli altri bambini.» le bacia i capelli ed esce dalla stanza, facendomi segno di raggiungerlo. Saluto i ragazzi ed esco anche io dalla stanza.
Sale sulla sua macchina e io lo raggiungo.
«Rachel poteva venire con noi.»
So cosa significa quando i fratelli maggiori ti ignoravano e non ti volevano. Questo non era il loro caso, Mason ed Elijiah stravedevano per Rachel e la portavano quasi sempre con loro ma forse più perché i loro genitori non vi erano che per altro.
«Volevo stare da solo con te, non ti va?» mi chiede, facendomi l'occhiolino.
«Volevo stare con tua sorella.»
«Non ti piace la mia compagnia, moon? Così mi offendi.» si porta una mano sul cuore in modo melodrammatico, facendomi scoppiare dalle risate.
Appena arriviamo alle stalle, ci dirigiamo verso Pegaso.
Appena mi avvicino al cavallo, lui inizia ad annusarmi e a strofinarsi su di me.
«Gli piaci ed è una cosa rara. Non ama molto gli estranei.»
«Ma noi non siamo estranei vero Pegaso? Diglielo a Spiderman.»
Mason si gira verso di me con gli occhi spallancati.
«Te lo ha raccontato mia madre, vero?» gli faccio cenno di si e porta la testa all'indietro, le mani sulla faccia.
«Dovrebbe capire che raccontare certe cose mette in imbarazzo, specialmente se raccontate a...» si ferma di colpo, le guancie tutte rosse.
«Specialmente a?» chiedo, portandomi le braccia al petto.
«A una ra-ragazza.»
Sorrisi, vedendolo in imbarazzo.
«Mi darai lezioni di equitazione?» lui fece un sospiro di sollievo vedendo che avevo cambiato argomento.
«Certamente, vai con Jason ti darà la divisa nel mentre io preparò il cavallo. Vuoi Pegaso o qualcun'altro?»
«Pegaso.» dico senza neanche avere il bisogno di riflettere.
Mason mi fa l'occhiolino, nel mentre io seguo Jason. Un ragazzo sulla ventina, capelli castani e ricci, occhi color cioccolato. Mi porta in una stanza e mi porge gli indumenti che devo indossare, prima di andarsene.
Quando torno alle stalle, Mason aveva già preparato Pegaso.
«Di solito si dovrebbe iniziare con i pony ma visto che hai insistito per Pegaso, iniziamo.»
Giro gli occhi e ci diregiamo verso la terra.
« Ti aiuto a salire e poi ti spiego come devi metterti.» mi porge la mano e mi da una spinta finché non sono sopra la sella di Pegaso.
«I talloni devono stare in basso, mentre la punta deve stare in alto. Le spalle devono stare all'indietro, il busto invece deve stare in posizione eretta, così come la testa. Le gambe devono avere il contatto con la sella fino alle ginocchia, mentre ai polpacci spetta "dare la guida" al cavallo.Molto importante infine è la tenitura di mani e polsi: le redini devono essere tenute ben salde ma il morso, che sarebbe questo, deve essere morbido, poiché in caso di dolore il cavallo tende a scappare via. I polsi devono essere all'altezza del garrese, posti in maniera leggermente arcuata. Per aumentare la velocità si deve fare pressione con le gambe, mentre le redini servono a regolare.
Per fermarsi basta una leggera pressione sul morso, senza esagerare, piegando all'indietro il corpo tenendo le redini, e poi ritornare alla posizione originaria.»
«Ai suoi ordini!»
E cercai di fare tutto quello che lui mi aveva spiegato e ci stavo riuscendo, finché Pegaso non si alza sulle zappe.
La paura prese il sopravento in me, che non riuscivo a calmare il cavallo, finché non mi fece cadere e mi ritrovai tra delle braccia che avevo imparato a conoscere molto bene.
«Stai bene?»
«Un po' impaurita ma bene.» mi fece scendere e i miei piedi toccarono nuovamente il terreno.
«Perché ha reagito così?»
«Avrai stretto un po' troppo la presa, non saprei. Ma, anche di suo, Pegaso ha un carattere particolare. Dai andiamo a mare e ci rilassiamo.»
Feci un sorriso lieve e, dopo essere tornata ai miei vestiti e aver salutato nuovamente Pegaso, ci diregiamo verso la sua macchina.
«Scegli una canzone.» mi chiede lui quando usciamo dal posteggio. Rifletto qualche secondo per poi mettere "Thunder/Young Dumb & Broke" degli Imagine Dragons e di Khalid.
«Prima di andare al mare dobbiamo passare a casa per metterci il costume.» mi dice ma io sono troppo presa dal cantare la canzone dal non ascoltarlo molto.
Torniamo a casa sua, ci cambiamo e scendiamo in spiaggia (casa sua è collegata alla spiaggia).
«Facciamo a gara a chi arriva prima in acqua?» mi chiede e gli faccio segno di si, iniziando a correre verso il mare. Ma lui essendo venticinque centimentri in più di me, riesce a superarmi abbastanza velocemente.
«Hai perso, devi pagare pegno moon.» mi dice quando arrivo anche io in acqua.
«Quale pegno?»
«Devi sorridere sempre, questo è il pegno. Non voglio più vederti stare male.»
Rimango di stucco a quella richiesta. Mi sarei aspettata qualche battuta ma nulla di tutto ciò.
«Ora iniziamo con la lezione di nuoto.» mi dice e mi porge le mani per sostenermi.
«Fidati di me, non ti ho lasciata morire le altre volte e non lo farò oggi.» mi dice e io che di fidarmi non ne ho mai voluto sapere niente, perché fidarsi significava dare un pugnale a qualcuno per poterti pugnalare quando vuole, lo feci. Mi fidai.
All'inizio mi tiene lui ma poi mi lascia andare e a fatica inizio a nuotare. Non mi viene semplice e molte volte mi devo fermare per via della paura ma ogni volta che essa prendeva il sopravento vi era lui che mi sosteneva e faceva il tifo per me.
«Oggi sei stata molto brava, lo sai?» mi chiede, dandomi un buffetto alla guancia, quando ci stiamo avvicinando alla sabbia. Ciò mi fa sorridere, non capita molto spesso che mi dicono che sono stata brava e che abbia fatto un buon lavoro. Anzi, solitamente non me lo dicono mai. Non sono mai abbastanza brava. Anche se mi impegno, anche se do tutta me stessa, non è mai abbastanza. Non so perché, ma sbaglio sempre. Faccio sempre qualcosa di sbagliato, di imperfetto. Vorrei tanto non essere così imperfetta. Perché gli altri fanno sempre qualcosa di giusto e io no? Cosa ho che non va?
«Tutto bene, moon?» inizio a sentire gli occhi lucidi ma li sbatto velocemente.
«Si, sono semplicemente stanca. È tutto il giorno che sono in movimento.»
«Farò finta di crederti. Ora ti lascio a casa che devo andare in un posto ma torno subito. Posso lasciarti sola, vero?» gli faccio cenno di si e appena arriviamo a casa io mi dirigo verso la mia camera e lui verso la sua macchina.
Mi faccio una doccia e dopo essermi messa dei vestiti comodi, mi sdraio sul letto, ancora con i capelli bagnati. Prendo le cuffie e metto la mia playlist, la prima canzone che parte è "Halo" di Beyonce. E mi lascio andare, come sempre, ai miei pensieri.
È innevitabile, essi mi persequitano. Posso far finta di non ascoltarli, posso zittirli ma non per sempre. Per qualche attimo, attimi che in confronto a un'eternità, a una vita intera, non sono nulla. E anche se provo a scappare loro sono lì, ad aspettarmi e a ricordarmi che qualsiasi cosa io ottenga, qualsiasi cosa io pensi di ottenere o di essere non sarà mai abbastanza. Io non sarò mai abbastanza, solo corpo che prima o poi diventerà cenere. Insignificante per tutti, anche per il suo stesso padre, anche per le sue stesse sorelle. Anche per coloro che sarebbero il tuo sangue e per il quale dovresti essere abbastanza. E la gente ama ricordare. Gente insignificante ama ricordare agli altri quanto anche loro sono insignificanti perché essere soli è spaventoso.
La porta si spalanca, non ho bisogno di girarmi per vedere chi sia. Lo riconosco dall'odore di mare mischiato a bergamotto, dal suo respiro e della sua camminata. La sua sola presenza urla il suo nome.
Senza dire niente si siede sul letto e mi stringe a sé.
«Sono andato al supermercato e ho comprato varie cose senza lattosio. Anche il gelato ma non sapendo quale ti potesse piacere li ho presi tutti. Poi, vicino al supermecato vi era la libreria e mi sono fermato per comprarti qualche libro, non so se ti potrà piacere ma voglio sperare di aver scelto bene.»
«Perché sei sempre così gentile con me?» gli chiedo, alzando lo sguardo per poterlo vedere meglio.
«Perché ti meriti l'intero mondo e anche quello non è abbastanza, motivo per il quale devi puntare all'intero universo, moon. Nulla di meno di esso.» lo stringo a me, le lacrime che potrebberò scendermi dagli occhi.
«Mi sto affezionando a te, sunshine. Perfavore non ferirmi.»
«Se dovessi mai ferirti hai il cosenso per picchiarmi a sangue.» mi fa l'occhiolino e mi bacia la guancia dove era scivolata una lacrima.
«Ora riposa che più tardi usciamo e non accetto un no.» e senza darmi il modo di poter dibattere si alza ed esce dalla stanza. Lasciandomi nuovamente sola e con un vuoto.
.......................
Arriva la sera e come concordato ci incamminiamo con la macchina di Mason verso il luogo dell'uscita.
I suoi genitori erano felici che iniziassi ad uscire e ciò mi ha fatto stare un po' meglio. Non mi ero vestita troppo elegante, solamente un paio di jeans, un top e delle zeppe.
«Sei sicuro che come sono vestita vada bene?» chiedo, poiché lui è vestito più elegante: camicia blu e pantaloni eleganti.
«Si, tranquilla. Sei bellissima, lo saresti anche con un sacco della spazzatura moon.» mi fa l'occhiolino e gli do un leggero colpo sul braccio che lo fa ridere.
Quando arriviamo sto per scendere dalla macchina ma Mason richiude lo sportello, così mi giro sbigottita verso di lui.
«Aspetta!» scende dalla macchina e fa il giro di essa per poi aprirmi lo sportello di essa.
«Ma dame.» mi porge la mano e gliela prendo sorridendo.
«Non ti facevo così galante, sunshine.»
«Io sono sempre galante e poi volevo farlo da troppo tempo.»
«Ah, ho capito! Era il tuo desiderio prima di morire. Hai sogni molto modesti, sunshine.»
Lui mi guarda dai piedi fino a quando i suoi occhi si posano nei miei.
«Non sai quanto, moon. Adesso vogliamo andare?» mi chiede, porgendomi il braccio ed entriamo all'interno del locale, per dirigersi verso un tavolino con i divanetti dove ci stanno aspettando i nostri amici.
«Ma ciao, principessa.» dice Cole, alzandosi e dirigendosi verso di me. Mi fa girare su me stessa ed emette un fischio.
«Quanto cazzo sei sexy?» mi chiede, facendomi rigirare nuovamente su me stessa. Emetto una risata che faccio solitamente quando sono a disagio e sento Mason sospirare.
«Smettila coglione, non lo vedi che è a disagio?» gli urla Allison, prima di venire verso di noi e prendermi per un braccio.
«Vieni con noi.» mi dice e mi siedo tra lei e Sophia, che mi saluta calorasamente.
«Si può sapere quanto ha bevuto Cole?» gli indicano tre bicchieri di liquore che erano sul tavolo e che ormai erano vuoti.
«Non sono ubriaco, smettetela di trattarmi come se avessi problemi con l'alcool.» dice Cole, sedendosi vicino a Mason.
«Non è che hai problemi con l'alcool, amico. Il problema è che non lo tolleri.» dice Brandon, facendoci ridere e girare gli occhi a Cole che lo manda a quel paese.
«Vieni con noi?» mi chiede Allison e le faccio cenno di si e insieme alle ragazze mi dirigo verso la pista, dove si balla a ritmo di Wild Ones.
E iniziamo a ballare, nel mentre i ragazzi rimangono seduti.
«Io ho sete, voi volete qualcosa da bere?» ci urla Allison e le facciamo entrambe cenno di no, così lei si dirige da sola verso il bancone.
«Ehi, bella!» io e Sophia, ci giriamo verso la voce alle nostre spalle e vediamo un ragazzo della nostra età dai capelli biondi.
«Ti andrebbe di ballare?» chiede verso di me. Sophia mi guarda, facendomi cenno di no in modo impercettibile ma mi sembrerebbe male rifiutare, tanto è solo un ballo, no?
«Va bene.» lui mi sorride e mi prende la mano, portandomi verso il centro della pista. Mi chiede il nome e lui mi dice il suo, si chiamo Alex e va nella nostra stessa scuola. Parla prevalentemente lui e quasi sempre di sé stesso. Inizio a pensare che possa essere narcisista.
«Posso?» chiede una voce da dietro.
«È occupata.» dice il ragazzo con cui sto ballando.
Mi giro verso di lui e gli sorrido.
«Puoi.» sento il ragazzo sbuffare e dire qualcosa del tipo "Tanto era solo una puttana."
«Vai al tavolo con gli altri.»
«Perché? Non volevi ballare?» mi sorride dolcemente e mi bacia la mano.
«Balleremo dopo, promesso. Ora vai dagli altri.»
Faccio come dice e mi siedo vicino alle ragazze.
«Tieni, bevi.» mi dice Allison, porgendomi un bicchiere che rifiuto.
«Dovremo organizzare una serata karaoke.» dice Cole, cambiando argomento e facendo ridere Brandon ed Allison.
«Si, di come sei stonato tu il karaoke è quello che ci serve.» gli dice Brandon tra le risate, ottenendo un terzo dito da parte di Cole.
«Dovresti vederlo! L'altra volta ha rotto un bicchiere mentre cantava.»
«Ma vaffanculo Brandon. Ti ho detto che è stato un caso, magari la temperatura alta. Di certo non è stata la mia voce soave. Sai, Summer la mia voce la vorebbe anche Lana Del Rey.» scoppiamo tutti a ridere, sia per quanto detto ma anche per la sua espressione.
«Non esageriamo, magari dovresti pagare tu Lana per avere la sua voce.» dico io.
«Brava!» mi urlano Allison e Brandon, mentre Sophia sorride e basta, dandomi tutte e due il cinque.
«E io che pensavo che non ti saresti unita a loro. Mi stavi simpatica, sai? Prima di tradirmi e pugnalarmi alla schiena.» dice, mettendo il broncio. Mi alzo e vado a sedermi vicino a lui.
«Povero bambino.» gli dico, abbracciandolo. Sto imparando a essere più affettuosa, anche se non è sempre facile.
«È impressione mia o Summer è cambiata ed è più sé stessa?» chiede Allison.
«L'avete contaminata! Ecco cosa le è accaduto.» dice Cole, stringendomi più forte.
«Devi concedermi un ballo.» dice Mason, avvicinandosi a noi e porgendomi una mano. Gli sorrido e prendo la mano, dirigendoci verso la pista.
«Sai, mi sto divertendo.»
«Ne sono felice.»
Ora che siamo vicini alla luce vedo che ha le nocche della mano piene di sangue e quando la porta del locale si apre ed entra il tizio di prima con un occhio nero, lividi e le labbra screpolate non ci metto molto a fare due più due.
«L'hai picchiato?»
«Io picchiare qualcuno? Non sono il tipo, dovresti saperlo moon.»
«Mason, non mentirmi. L'hai picchiato?»
«E va bene, l'ho fatto. Ma se l'è meritato, ha insinuato che fossi una poco di buono. Questo è il minimo.»
«Non farlo più!» gli dico puntandogli un dito contro, lui mi fa girare e quando mi stringe a sé, mi sussurra all'orecchio.
«Lo rifarò altre volte, odio chi ti fa stare male.» e mi fa rigirare. Faccio finta di non averlo sentito e mi godo il resto della serata con lui e con i ragazzi. Ormai, inizio a far parte del gruppo.
Abbiamo scherzato e ballato, fin quando non passò la mezzanotte e tutti iniziarono a tornare alle proprie case.
«Prima di andare a casa vuoi andare in un posto o sei stanca?» mi chiede Mason quando siamo dentro la macchina.
«Per me va bene.» dico, mettendo "My Life" degli Imagine Dragons e abbassando il finestrino per sporgermi fuori. Lui non dice niente, concentrato sulla strada ma lo sento sorridere.
Dopo un quarto d'ora, arriviamo all'Osservatorio.
«È chiuso.» gli faccio notare.
«Conosco un amico che ci lavora, l'ho fatto aprire solo per noi. Ti avevo promesso che ti avrei portato a vedere le stelle.» mi porge la mano e mi guida verso l'entrata. Saliamo le scale e arriviamo in alto, l'osservatorio si apre mostrandoci le stelle nel cielo.
«Quella è la costellazione dello scorpione. La stella più luminosa è Antares, si tratta di una super rossa situata a secento anni luce dal Sistema solare, la stella come puoi notare si trova al centro della costellazione e il suo nome significa "rivale di Marte" per via del colore rossastro che la accomuna a esso. Essa è una delle stelle più grandi conosciuta. A comporre il pugignone vi è, invece, Shaula una stella azzurra. Come ogni oggetto celeste anche lo Scorpione è circondato da un mito, lo vuoi sapere?»
«Si, ti prego.» lui si stringe a me e inizia a parlare.
«Secondo la mitologia greca la sua figura è strettamente legata a quella di Orione, diverse sono infatti le storie che raccontano di questo legame. Secondo una delle varie teorie lo Scorpione aveva punto fatalmente Orione dopo che il cacciatore si era vantato con Artemide di essere in grado di uccidere qualsiasi animale gli fosse capitato a tiro, questa sua spavalderia non fu gradita a Gea, la Terra, che scagliò il velenoso scorpione proprio contro Orione, uccidendolo. Zeus, vedendo a terra Orione ed accanto ad egli il velenoso scorpione, decise di trasformali in stelle e porli sulla volta celeste, destinati a non incontrarsi mai perché quando lo Scorpione sorge Orione tramonta, in un ciclico scorrere del tempo e delle stagioni. Secondo un'altra leggenda lo Scorpione salvò Artemide da un tentativo di violenza da parte di Orione: la dea infatti si avvalse dell'aiuto del velenoso pungiglione per liberarsi dalle grinfie del cacciatore, che venne punto su un tallone. Come ricompensa lo Scorpione venne posto in cielo, tra le stelle.»
«Perché i miti devono essere sempre tristi?»
«Perché i greci erano melodrammatici.» dice ridendo e non posso dargli tolto.
Restiamo a guardale un altro po', mentre lui mi racconta altre storie interessanti sulle altre costellazioni. Quando torniamo a casa sono le due e siamo entrambi stanchi. Andiamo nelle nostre rispettive camere e ci mettiamo il pigiama, successivamente mi dirigo verso la sua e quando sento dire avanti, entro.
«Posso dormire con te?» gli chiedo e lui mi indica il letto, così mi avvicino e mi sdraio vicino a lui.
«Grazie per tutto.» gli sussurrò, mentre il sonno inizia a farsi sentire.
«Non devi ringraziarmi, ora cerca di riposare. Sarai stanca morta.» mi dice e non me lo faccio ripetere un'altra volta, tuffandomi in un sonno profondo.
Bentornati cari lettori, mi scuso per la lunga attesa ma spero che ne sia valsa la pena. Cosa ne pensate? Cosa pensate di Mason e Summer? Del padre di lei? Su di lui non ho parole per commentarlo. E di Cole? Io lo adoro. Non vedo l'ora di leggere i vostri commenti. Noi ci vediamo al prossimo capitolo.
Kiss kiss 💋💋!
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