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Capitolo 32


Quando mi svegliai quella mattina mi sentii male al solo pensiero di iniziare una nuova giornata di scuola, quel giorno in oltre avrei dovuto avere il test di chimica, ovvero la materia di cui non capivo un accidente di niente. Non ero molto in vena di vestirmi carina quel giorno, così optai per un leggine nero con due facce bianche che circondavano le caviglie e mi misi addosso un felpone azzurro che avevo rubato a mio fratello qualche minuto prima sgattaiolando in silenzio nella sua camera. Decisi di non truccarmi neanche, mi misi solo un po' di correttore per coprire quell'obbrobrio viola che avevo sotto gli occhi, tanto le mie ciglia erano abbastanza lunghe anche senza mascara.
Quando scesi giù, in cucina c'era solo mia madre che stava spadellando per preparare i waffle, ottimi per una giornata come questa.

<<sbaglio o ci incontriamo quasi sempre in cucina in questi giorni?>> le chiesi mentre mi trascinavo verso l'isola di marmo.

<<hai ragione, mi dispiace per ieri, ma sono stata trattenuta al lavoro fino a tardi>> mi rispose con sguardo colpevole

<<si beh comunque sia, ho dovuto dormire con la mazza vicino al letto, sai che ho paura a dormire a casa da sola. In più ho corrotto Sun a fare la guardia tutta la notte, ma quella pigrona si è addormentata prima di me>> le dissi

<<mi dispiace tesoro, ma scusa Max e Nigel non erano a casa?>> mi chiese corrugando le sopracciglia.

<<no>> risposi sbuffando mentre mi versavo del caffè e mi mettevo nel piattino un waffle

<<che strano, dovevano solo andare a giocare a baseball...>> disse la mamma più a se stessa che a me, poi alzò le spalle e si rimise al lavoro con i fornelli. Io intanto avevo già mangiato un waffle e ne stavo prendendo un altro quando delle voci si fecero sentire dal corridoio.

<<sei stavo fantastico ieri Nigel, davvero, se ti allenassi un po' di più sono sicuro che potresti giocare anche a livello agonistico>> disse Max a mio fratello mentre entravano in cucina, il primo aveva il braccio sulle spalle dell'altro come per incoraggiamento.

<<un'agonia sarebbe stare ad ascoltare Nigel vantarsi del suo talento nel baseball>> mi intromisi facendo ridere la mamma.

<<sei sempre molto gentile sorellina vero?>> mi chiese sarcastico il mio gemello.

<<Sopratutto la mattina>> le risposi mentre leggevo gli ingredienti che erano contenuti nell'impasto per waffle.

<<hey ma quella è la mia felpa! Non si prendono le cose senza chiedere! Mamma dille qualche cosa>> disse Nigel prima puntando il dito accusatorio verso di me e poi girandosi verso la mamma.

<<Malinda chiedi il permesso a tuo fratello prima di prendere le sue cose>> mi disse la mamma come se stesse leggendo qualche cosa scritto su un foglio.

<<ma io gliel'ho chiesto, stamattina>> mi difesi annuendo con forza.

<<ma se stavo dormendo come potevo risponderti?>> mi chiese Nigel esasperato, mentre si metteva in bocca un pezzo di waffle come se fosse l'unica cosa in grado di calmarlo.

<<chi tace acconsente>> risposi mentre mettevo la tazza che fino a poco tempo prima conteneva il caffè, nel lavandino.

<<ma ti senti quando parli? Stavo d-o-r-m-e-n-d-o>> mi rispose scandendo bene le parole, io alzai le spalle e tornai in camera per andare a prendere lo zaino e mettermi le scarpe, non avevo per niente voglia di litigare con lui oggi, come con nessun altro, oggi l'avrei dedicata al silenzio avevo deciso! 
Scesi di sotto pronta per andare a scuola e salutai mamma e Max prima di andare fuori dove credevo che Nigel mi stesse aspettando, ma al contrario lui non c'era e nemmeno la macchina, quell'idiota se ne era andato e mi aveva lasciata a piedi, gliela avrei fatta pagare questa. Non potevo usare l'auto di mamma perché a lei serviva, quindi ero costretta a fare la strada a piedi dato che l'autobus l'avevo perso e mi dovevo muovere se non volevo arrivare tardi, l'avrei ucciso mio fratello una volta arrivata, in più il tempo non era dei migliori, il cielo era pieno di nuvole ed ero sicura che da un momento all'altro si sarebbe messo a piovere.

<<quando arriverò a scuola ti conviene scappare fratellino perché se ti metto le mani addosso...>> parlai a me stessa mentre camminavo a passo spedito.

<<wow adesso parli anche da sola, sei caduta così in basso raggio di sole?>> una voce famigliare arrivò alla mie orecchie, così mi girai e vidi un suv nero al mio fianco.

<<lasciami in pace Duncan non è proprio giornata oggi>> lo avvertì continuando a camminare per la mia strada.

<<andiamo, sali ti do un passaggio a scuola>> mi disse lui ignorando la mia richiesta e allungandosi per aprire lo sportello del passeggero.

<<oggi non ho voglia di parlare con nessuno, lasciami in pace>> risposi. Dopo che ero scappata dal bar qualche giorno prima, lo avevo evitato come la peste.

<<dai non farmi pregarti raggio di sol,  mi sto sdebitando con te, avanti sali>> continuò ad insistere, sapevo che non mi avrebbe mollata fino a quando non lo avessi assecondato, quindi salii in macchina e mi allacciai la cintura di sicurezza.

<<brava, vedo che hai capito>> mi disse facendo spuntare un sorriso sulle sue labbra. Non gli risposi, mi ero promessa di parlare con meno gente possibile oggi.

<<ohh non mi parli? Giochi al gioco del silenzio?>> mi chiese divertito, io non gli risposi ancora <<va bene giochiamo>> mi disse. Dopo poco il silenzio dentro l'abitacolo era diventato scomodo, così mi allungai per accendere la radio e dalle casse poste sulla portiere partì subito la melodia di una delle mie canzoni preferite.

Duncan si mise a cantare a squarcia gola facendomi scoppiare a ridere, era pessimo nel canto anche una lumaca mentre saltava sarebbe stata una cantante più bravo.

<<oddio ti prego smettila>> gli dissi ridendo e coprendomi le orecchie con le mani.

<<ei così mi offendi, non sono bravo come te, ma almeno me la cavo>> si lamentò, ma sempre con il sorriso sulle labbra e riprendendo a cantare.

<<si, io ti cavo un occhio se non la smetti di cantare>> lo minaccia cercando di fare la seria. Lui mi guardò con una faccia davvero troppo tenera e io scoppiai a ridere di nuovo per la sua reazione e poco dopo si aggiunse a anche lui.
Cominciavo già a vedere l'istituto, ora il problema era trovare parcheggio, ma ovviamente ero in macchina con Duncan Foster ragazzi, lui aveva il posto riservato...

<<cos'hai alla prima ora?>> mi chiese quando finimmo di ridere.

<<matematica..>> risposi.

 Lui mi guardò per un attimo e quando il semaforo di fronte a noi divenne verde girò a destra anziché a sinistra.

<<hey ma la scuola è da quella parte>> gli dissi allarmata mentre mi contorcevo sul sedile per girarmi e vedere la scuola allontanarsi.

<<non ho voglia di entrare ora, entriamo alla prossima, ora mettiti seduta bene che ti porto a fare colazione e parliamo un po'>> mi spiegò calmo mentre teneva lo sguardo fisso sulla strada. Avevo paura di quel "parliamo un po'" non ci eravamo visti da quando ero scappata dal bar la settimana prima e avevo seriamente paura di quello che voleva dirmi.
Poco dopo parcheggiamo di fronte ad un piccolo bar all'angolo di una strada poco trafficata, molto poco trafficata, cominciavo ad essere terrorizzata.

<<senti se il tuo piano è uccidermi almeno fallo in un posto dove il mio corpo può essere ritrovato da qualcuno>>

<<non essere stupida Melinda>> mi rispose con una smorfia. Era la prima volta che sentivo il mio nome pronunciato dalla sua bocca, ma la cosa strana fu che mi piacque, aveva un suono dolce e con un qual cosa di musicale.

 Entrammo nell'edificio e un tepore ci abbracciò non appena varcammo la soglia, Duncan prese il comando ed andò a prendere posto ad un tavolino vicino al camino acceso, per essere il 10 Gennaio faceva davvero freddissimo.
Una cameriera, dopo che ci fummo sistemati, venne verso di noi su dei pattini a rotelle con blocknotes in mano per prendere le nostre ordinazioni.

<<hey Duncan, oggi non è mica il tuo giorno libero?>> chiese la cameriera al ragazzo seduto di fronte a me.

<<si Patty, sono solo venuto a fare colazione con... un'amica>> disse lui come se sentisse quella domanda tutti i giorni.

<<un'amica eh... come ti chiami tesoro?>> mi chiese con un sorriso gentile. Io aprii la bocca per rispondere, ma Duncan fu più veloce.

<<Melinda. E ora potresti prendere le nostre ordinazioni per favore?>> chiese spazientito

<<volevo solo conoscere la tua "amica" non ti arrabbiare, oggi sei più burbero del solito, come fai a sopportarlo zuccherino?>> chiese di nuovo rivolta a me. Io alzai le spalle e le rivolsi un sorriso arreso.

<<capisco, non lo sopporti>> parlò lei per me ridendo, mi unii a lei sotto lo sguardo accusatorio di Duncan.

<<voi due volete smetterla di parlare male di me? Vi ricordò che sono qui davanti>> disse lui aprendo le braccia.

<<uffa, sai sempre come rovinare un bel momento. Allora cosa ordinate?>> chiese Patty facendo la finta offesa.

<<io un cappuccino e un fagottino al cioccolato>> le dissi gentilmente.

<<io un caffè macchiato e una brioche alla crema>> disse Duncan. La cameriera ci salutò con un sorriso e tornò dietro il bancone per preparare le nostre ordinazioni.

<<sei stato scortese>> lo rimproverai assicurandomi di avere la voce abbastanza bassa da non farmi sentire dalla ragazza.

<<fidati è meglio così, se attacca a parlare non saremmo riusciti ad entrare neanche alla quarta ora e poi aveva iniziato ad affibbiarti quei nomignoli che usa solo per avere più mancia>> mi spiegò guardando il fuoco scoppiettante dietro di me.

<<io li ho trovati carini e poi è simpatica>> cercai di difenderla anche se non la conoscevo. Lui mi fece un sorriso stranamente dolce mentre inchiodava i suoi occhi scuri nei miei.

<<sei sempre stata così buona con tutti, anche con quelli che ti fanno un torno, come il sottoscritto>> disse abbassando lo sguardo con aria colpevole.

<<volevo parlarti di questo Melinda, mi dispiace così tanto di averti tratta male, di averti rovinato in parte l'infanzia. Se adesso potessi tornare indietro non farei ciò che invece ho fatto, mi sento davvero uno stronzo quando ci ripenso, ti chiedo di perdonarmi, davvero, tu non meritavi niente di quello che ti ho fatto passare>> mi disse con uno sguardo davvero pentito. Mi avevano colpito le sue scuse, non per quello che aveva detto, ma per la sincerità con cui lo aveva fatto. Tutti avevano bisogno di una seconda possibilità.

<<okay>> dissi soltanto.

<<okay?>> mi chiese lui con un sorrisone felice che mi fece davvero convincere della mia scelta.

<<si, ho detto okay, ti perdono>> gli dissi di nuovo. Non si diceva mica in giro che si doveva porgere l'altra guancia? E poi io non ero arrabbiata con lui, lo ero stata, ma da quando ero tornata, vederlo cambiato e fare quei piccoli gesti nei miei confronti, come aprirmi la porta dell'aula, sorridermi dolce o picchiare Dean per me (anche se su quello avrei avuto da ridire sul fatto che fosse un gesto dolce), mi avevano aiutato a perdonarlo gradualmente. 

Nel frattempo Patty tornò con un vassoio con sopra le nostre ordinazioni.

<<ecco a voi>> ci disse lasciandoci tutto sul tavolo <<wow cosa gli hai detto per farlo sorridere così?>> mi chiese guardando il grosso sorriso di Duncan che a sentire quella domanda fece sparire all'istante la sua felicità.

<<va via e fatti i cazzi tuoi>> gli rispose in malo modo sorprendendo sia me che Patty facendola rimanere senza parole per rispondere.

<<Duncan...>> lo ripresi, lui alzò gli occhi al cielo e lasciò sfuggire dalle labbra un leggero sbuffo.

<<va bene. Patty potresti... andartene, per favore>> gli disse lui alzando gli occhi al cielo.

<<wow sei riuscita a far chiedere per favore a Duncan Foster, un giorno mi insegnerai come riesci a tenerlo in pugno>> mi disse Patty ridendo, io annuii e lui tornò al suo posto.

Mangiammo in silenzio, di tanto in tanto i nostri sguardi si incrociavano e un sorriso timido nasceva a tutti e due sul viso.Il passato non era l'unica cosa di cui dovevamo parlare però e io non sapevo come aprire il discorso.

<<allora...>> cominciai giocando con il rimasuglio di schiuma nella tazza. Duncan alzò lo sguardo curioso di sapere cosa avessi da dire.

<<io emm... volevo parlare di quello che è successo al mio compleanno, e in classe, e in infermeria>> dissi cominciando già ad arrossire, non avevo il coraggio di alzare lo sguardo su di lui. 

<<a cosa ti riferisci esattamente?>> chiese solo per mettermi più in imbarazzo.

<<dai hai capito>> risposi lanciandogli un pezzetto di tovagliolo che avevo appena strappato, facendolo ridere.

<<ma... sinceramente non so cosa dirti, insomma sei una ragazza bella e intelligente e io sono un ragazzo strafico è ovvio che sia attratto da te. Ma non sono tipo da ragazza fissa se è quello che mi stai dicendo>> disse guardandomi con un sopracciglio alzato come per chiedermi conferma.

<<io non sto dicendo niente, volevo solo sapere cosa ne pensavi a riguardo>> risposi leggermente offesa.

<<beh allora non ci sono problemi, non sono il tuo ragazzo come non lo sono di nessuna e quello che è successo è successo>> alzò le spalle mentre si accomodava meglio sulla sedia.

<<Esatto la penso come te, è stato... bello, ma lasciamocelo alle spalle. Tanto non sei il mio tipo>>

<<cosa vorresti dire con "non sei il mio tipo"?>> chiese stralunato.

<<quello che ho detto. Io sono una tipa da ragazzo fisso, uno romantico, dolce e con un piano in mente per il suo futuro, il tipico bravo ragazzo per intenderci>> mi guardò come se gli avessi appena detto che gli avrei sparato a momenti, nei suoi occhi riuscivo a leggerci dispiacere? Non riuscii a capirlo perchè distolse lo sguardo per alzarsi subito dopo dal tavolo.

<<è ora di andare>> disse solo.


 Litigammo al momento di pagare e alla fine vinse lui con la scusa di avermi invitato per primo, non appena uscimmo controllai l'orologio ed eravamo in perfetto orario, mi strinsi nella giacca e mi avviai verso la macchina.

<<no no, vieni con me>> mi fermò Duncan che sembrava fosse tornato normale, per quanto Duncan potesse essere definito tale, aveva degli sbalzi d'umore ce nemmeno la peggior mestruata. Mi prese la mano e mi condusse dalla parte opposta.

<<hey dove andiamo?>> chiesi timida, la sua mano grande incrociata alla mia piccola faceva un certo effetto, non negativo, ma positivo e questo mi imbarazzava perché le farfalle nello stomaco stavano arrivando e questo mi spaventava, tanto.

<<ho un regalo per te>> mi disse semplicemente intrecciando le sue dita alle mie.

Stavamo camminando da 5 minuti e mi stava venendo il dubbio che non saremmo più riusciti ad arrivare a scuola in orario.

<<Duncan ma ce la facciamo?>> gli chiesi preoccupata.

<<si stai tranquilla >> mi disse con un sorriso. Ci fermammo di fronte ad una spaccatura che c'era sul muro di mattoni, lui entrò e mi tirò la mano per farmi capire di seguirlo, anche io passati attraverso la spaccatura e mi si presentò davanti una specie di serra al coperto. Duncan proseguì verso l'entrata e mi tirò dietro di lui facendo apparire ai miei occhi uno spettacolo meraviglioso. Fiori, fiori e ancora fiori, ne eravamo circondati, ce ne erano di ogni forma e colore, tutti davvero bellissimi.

<<Juan>> urlò il mio accompagnatore. Un uomo sulla sessantina sbucò da dietro una pianta gigante e ci venne incontro.

<<Figliolo, che piacere rivederti>> lo salutò l'uomo cordiale.

<<anche per me Juan, era da tanto che non venivo a trovarti e oggi ho portato una persona speciale con me>> gli rispose Duncan facendo segno verso di me con la testa.

<<oh ma che bella fanciulla, come ti chiami cara?>> mi chiese l'uomo porgendo i lavori mano.

<<Melinda>>  risposi con un sorriso <<la sua serra è magnifica>> gli dissi osservando in giro.

<<oh grazie, è la mia più grande soddisfazione>> mi rispose lui con un sorriso che trasmetteva tutta la sua fierezza.

<<immagino, è davvero splendida>> 

<<Juan devo prendere una cosa, posso andare?>> chiese Duncan indicando la destra della serra.

<<certo figliolo vai pure, mi casa es tu casa>> gli rispose l'uomo ridendo e facendo ridere anche Duncan. Quando si fu allontanato Juan mi guardò con un sorriso di chi la sapeva lunga.

<<non mi stupisce che sia riuscito a fare colpo su una ragazza così bella ed educata.Eì una brava persona che ne ha passate tante, preditene cura, può sembrare forte, ma anche lui ha delle debolezze. E fidati che una volta che gli hai aperto il tuo cuore puoi stare tranquilla che non ti farà soffrire>> mi disse posizionandosi meglio gli occhiali tondi sul naso.

<<o ma noi non siamo... cioè...siamo solo amici>> risposi imbarazzata.

<<da quello che ho visto, ancora per poco. Lui ti guarda come se fossi il fiore più bello che avesse mai visto, dagli tempo e capirai. Solo il fatto che ti abbia portato qui è un passo avanti, non ci aveva mai portato nessuno, ne amici ne ragazze>> mi disse. Quando sentimmo i passi di Duncan che stava tornando, mi rivolse un ultimo sguardo e tornò a trafficare con la sua pianta gigante.
Se non ci aveva mai portato nessuno, perchè portare me?
Duncan si stava avvicinando con le mani nascoste dietro la schiena,  allungai il collo per riuscire a vedere cosa fosse, ma non riuscii a vedere niente, in cambio lui mi rivolse un sorriso furbo.

<<un fiore speciale per una ragazza speciale>> mi disse prima di consegnarmi un piccolo mazzo di margherite gialle. Mi portai le mani davanti alla bocca per la sorpresa e non riuscii a non trattenere un sorriso felice.

<<Margherite! A gennaio! Ma.. come..?>> domandai estasiata dalla loro bellezza sebbene fossimo in pieno inverno.

<<è una serra speciale questa, la temperatura qui dentro viene mantenuta perfetta per far crescere fiori estivi e primaverili>> mi rispose Duncan. <<ho preso questi perché so che sono i tuoi fiori preferiti, lo hai detto l'altra volta alle ragazze, in mensa>> continuó alzando le spalle, come se fosse stata una cosa normalissima sapere tutti quei dettagli di me.

<<io... non credevo stessi ascoltando>> gli risposi visibilmente colpita da questa sua particolare attenzione nei miei confronti, lui mi fece un altro sorriso e mi riprese la mano.

<<ci vediamo presto Juan, promesso>> salutò l'uomo.

<<ci conto figliolo>> gli rispose Juan facendo spuntare solo la testa da dietro la pianta.

<<arrivederci>> lo salutai.

<<arrivederci cara e ricorda quello che ti ho detto>> mi disse con un sorriso furbo, io annuì e mi girai per uscire.

<<cosa ti ha detto?>> mi chiese Duncan curioso.

<<mmm... niente di importante>> gli risposi sorridendo. Camminammo mano nella mano fino alla macchina, quel tragitto fu davvero perfetto, avevo il mazzo di margherite in una mano e l'altra stringeva quella di Duncan. Mi stava mandando in confusione, se gli ero indifferente, perchè essere carino con me?

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