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Capitolo 27- Duncan

Uscii di casa lasciando sbattere la porta così forte che per poco non la staccai dai cardini. Aveva proprio esagerato, non ci vedevo più dalla rabbia, come si permetteva di trattarla così?
Avevo avuto un'altra discussione con mio padre, cosa che capitava più o meno tutti i giorni, ma quella volta aveva davvero esagerato. Odiavo mio padre con tutto me stesso, non sapeva mai stare zitto e sparava cazzate che la maggior parte delle volte non pensava veramente, facendosi passare così per stronzo. Il mio rapporto con lui era sempre stato conflittuale da quel che io ricordassi, i miei amici si chiedevano come fosse possibile dato che secondo loro non avrebbe mai fatto del male ad una mosca e in questo avevano ragione, perché lui prima di ucciderla l'avrebbe torturata fino allo sfinimento. Il nostro rapporto era cominciato a peggiorare quando aveva iniziato a bere, diversi anni prima, ogni volta cercava scuse a caso per attaccare briga con qualcuno, come se litigare lo divertisse tanto da andarsele a cercare, principalmente però litigavamo per il comportamento che riservava a mia madre. In fondo era un bravo marito, le comprava cioccolatini, mazzi di rose e cazzate del genere, ma quando beveva, diventata un'altra persona, non le alzava le mani perché se solo ci avesse provato io e mio fratello gliele avremmo staccate e riattaccate in testa con la sparachiodi, ma con le parole ci andava giù pesante e io odiavo quella situazione.

Camminai per le strade senza una meta precisa fino a quando non mi fermai di fronte ad un bar carino dove la sera facevano musica dal vivo. Quando entrai non mi accolse il suono della chitarra, ma quello di una voce metallica proveniente dalle casse poste sul soffitto, essendo pomeriggio, la musica dal vivo me la potevo anche sognare. Andai a sedermi ad un tavolino all'angolo della stanza, una cameriera arrivò a prendere la mia ordinazione e poco dopo tornò con la mia birra.

<<alcol di pomeriggio? Sul serio Duncan?>> chiese una voce al mio fianco. Il divisorio posto tra un tavolo e l'altro era abbastanza alto da farmi vedere solo il colore dei capelli dell'altra persona, così mi sporsi per vedere chi fosse e quando la vidi lì seduta a sorseggiare il suo the pensai che quello fosse il mio giorno fortunato, mi alzai dal mio tavolino e andai a sedermi di fronte a lei.

<<ciao raggio di sole>> la salutai. Mi presi qualche secondo per guardarla meglio, aveva addosso un maglione a collo alto color crema, i capelli scuri le ricadevano dritti come spaghetti si lati del viso tondo, i suoi occhi azzurri come il cielo mi guardavano curiosi, il nasino all'insù era rosso a causa del freddo e quello che preferivo di lei, ovvero le labbra, erano screpolate. Presi un lungo sorso dalla mia birra e continuai a parlare.

<<cosa ti porta da queste parti?>> le chiesi, lei dopo aver poggiato la tazza sul piattino mi rispose.

<<mi annoiavo..>> disse alzando le spalle, senza togliere le mani dalla tazza per scaldarsele con il calore da essa emanato.

<<capisco..>> risposi. Continuava ad alternare lo sguardo dalla tazza ai miei occhi visibilmente imbarazzata, cosa che io adoravo. Non si trovava più tanto spesso una ragazza che arrossiva.

<<quando è che dobbiamo tornare dai bambini?>> chiesi per rompere il silenzio che si era creato.

<<settimana prossima e a te cosa ti porta qui Duncan?>> mi chiese dopo.

<<mi annoiavo>> risposi nello stesso modo in cui mi aveva risposto poco prima, abbassò la testa cercando di nascondere un sorriso, era così dolce.

Fece un ultimo sorso di the e posò la tazza sul piattino quando un cameriere arrivò, guardandolo bene, mi accorsi che lo conoscevo, era il mio migliore amico alle medie, poi a 14 anni aveva mollato la scuola e si era trovato un lavoro. Era cambiato un sacco, aveva la faccia piena di piercing, e le braccia piene di tatuaggi, mi chiedevo come avesse ottenuto il lavoro conciato così, non che io potessi giudicarlo, avevo il braccio destro pieno di tatuaggi, ma lui era decisamente esagerato.

<<hey Brent>> lo salutai mentre stava pulendo il tavolo affianco al nostro. Lui si girò e mi guardò, come per ricordarsi chi fossi.

<<hey Duncan amico>> mi salutò lui dandomi la mano, io la strinsi, ero felice di vederlo dopo così tanto tempo, mi chiedevo che fine avesse fatto.

<<che ci fai qui?>> mi chiese lui, io diedi un'occhiata veloce a Mel e poi gli risposi.

<<ma.. facevo un giro e avevo voglia di una birra>> dissi. Lui spostò la sua attenzione sulla ragazza di fronte a me e per poco non si strozzò con la saliva.

<<Melinda?>> disse lui scioccato, lei alzò la testa ti scatto con gli occhi spalancati. 

<<Melinda Clak? Aspetta.. era Melinda o Melany? Non ricordo più scusa, comunque come te la passi?>> le chiese. A sentire quel nome il mio cuore smise di battere per un attimo, aprii gli occhi in un modo che credevo impossibile, non potevo crederci, lei era Melany, cioè Melinda, ma io mi divertivo a punzecchiarla storpiandole il nome per quello fino ad allora non avevo capito niente. Mi sentivo un coglione, la ragazza che avevo torturato per anni solo per divertimento, la ragazza che facevo piangere un giorno si e l'altro pure, era qui davanti a me e ci baciavamo anche ripetutamente. Era stata vicino a me per quattro anni e io non me ne ero accorto, dovevo riconoscerli quegli occhi, come avevo fatto ad essere così cieco! merda!

<<Il nome è Melinda e ora scusatemi, ma devo proprio andare>> disse dopo avermi lanciato un'occhiata veloce, si mise il giubbotto e la sciarpa in tutta fretta, prese una banconota da dieci dollari dalla tasca e la mise sul bancone, fece un saluto con la testa e scappò via. Ero rimasto fermo impalato e quando realizzai che se ne stava andando, presi anche io la giacca, me la misi e corsi fuori dietro di lei dopo aver lasciato anche io una banconota sul tavolo. Quando uscii dal bar un brivido di freddo mi percorse la schiena, mi strinsi bene nella giacca e girai la testa da una parte all'altra nel tentativo di scorgere la sua figura, ma era riuscita a scappare.


Erano ora mai due ore che stavo girando a vuoto per le strade affollate di Seattle. Non riuscivo a capacitarmi di come avevo fatto a non riconoscerla, era così ovvio che fosse lei, a pensarci ora mi davo del rincoglionito da solo. Mi sentivo così male al pensiero che ora che era tornata e non l'avevo riconosciuta e in più me l'ero fatta più volte... mi sarei preso a schiaffi da solo in quel momento. 

Dovevo rivederla, dovevo mettere le cose in chiaro una volta per tutte, dovevo scusarmi per il mio comportamento, la prossima volta che l'avrei vista non l'avrei lasciarla scappare di nuovo, questo era poco, ma sicuro. Cominciai a prepararmi il discorso mentalmente che le avrei fatto, dovevo giocarmi tutte le carte migliori, c'era una domanda però che continuava ad assillarmi. Perché lei non si era presentata? Perché non mi aveva detto chi era per poi tirarmi un meritato ceffone? Non riuscivo a capirla davvero, dentro di me speravo che lo avesse fatto perché voleva ricominciare da capo e lasciarci il nostro passato burrascoso alle spalle. 

Decisi che era arrivato il momento di tornare a casa, il cielo si era oscurato maggiormente, quindi dedussi che si era fatto davvero tardi, cercai di capire dove mi trovassi, avevo camminato così a lungo immerso nei pensieri che non mi ero accorto di dove stessi andando, ma da quel che vedevo ero molto lontano da casa, l'unica soluzione che mi rimaneva era chiamare mio fratello e dirgli di venirmi a prendere.

▪️IN CHIAMATA▪️
<<Ryan, vieni a prendermi>> gli dissi non appena rispose
<<neanche un "ciao fratello sei riuscito a calmare la mamma dal suo pianto dopo che me ne sono andato sbattendo la porta da menefreghista"?>> mi chiese
<<dai Ryan non sono in vena, piuttosto vienimi davvero a prendermi, non ho idea di dove sono>> gli risposi.
<<e perché dovrei farlo? Lasciarti lì a morire di freddo mi sembra una buona punizione>> mi disse.
<<Ryan alza quel tuo culo moscio e vieni a prendermi o dirò alla mamma che tutti i cupcake ieri li hai mangiati tu e non me ne hai dato neanche un pezzetto>> lo avvertì minacciosamente
<<e va bene arrivo, dimmi cosa vedi intorno a te, cerco di capire dove sei>> mi disse
<<Allora di fronte a me c'è un bar con la scritta al neon che dice "cosmo's bar">> gli risposi guardandomi attorno.
<<cosa! Gesù Duncan se dall'altra parte della città, come diavolo hai fatto a finire laggiù?>> mi chiese lui spazientito.
<<eh io che ne so, stavo camminando>> gli spiegai <<e ora muoviti che mi si sta congelanndo il culo>> continuai.
<<arrivo, ah e tanto per la cronaca, il mio culo non è moscio>> disse prima di chiudere la telefonata.
▪️FINE CHIAMATA▪️

Io e mio fratello potevamo anche punzecchiarci, ma sapevamo che ci saremmo sempre stai l'uno per l'altro. 

Mi sedetti su una panchina proprio di fronte al bar e aspettai di vedere in fondo alla strada la macchina di mio fratello.




DOMANDA: CHE TIPO DI POTERE VORRESTE AVERE SE POTESTE?
- fuoco🔥. Io adoro il fuoco, ma non sono una piromane hahaha

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