Capitolo 23
Nulla è più brutto del vedere una persona cara stare male davanti ai tuoi occhi e di certo al mio risveglio quella mattina, non mi sarei aspettata di provare una così brutta esperienza di nuovo, eppure il destino aveva un'opinione diversa dalla mia.
Mi ero svegliata a causa del forte odore di caffè. Mi era venuta voglia di una bella tazza calda, così mi misi la vestaglia appesa alla porta della camera e mi diressi in cucina per rubarne una tazza a chiunque lo stesse facendo. Anche Sun si era svegliata e mi seguiva trotterellando, era ancora una cucciolina e faceva fatica a scendere le scale senza scivolarci sopra, così la presi in braccio e continuai a scendere con lei che mi leccava le mani e muoveva la codina felice. La casa era stranamente silenziosa, guardai l'orologio appeso in soggiorno, erano le 9:30, era ancora presto perché qualcuno si fosse già svegliato però l'odore di caffè non me lo ero immaginato, quindi qualcuno doveva essere sveglio per forza, avanzai lungo tutto il corridoio fino ad arrivare in cucina, sui fornelli c'era la moka che straboccava caffè, mi affretta ad andare a spegnere il fuoco, ma quando sorpassai l'isola il mio cuore si fermò.
Mia madre era a terra con gli occhi chiusi e bianca come un lenzuolo, pezzi di vetro erano vicino alla sua mano destra e una chiazza rossa si estendeva sul parquet vicino alla sua testa. Quando riuscii a reagire, mi inginocchiai subito vicino a lei e cominciai ad urlare aiuto.
<<chiamate un'ambulanza presto! Max! Nigel! Correte la mamma sta male>> continuavo ad urlare presa dal panico, non sapevo cosa fare, i secondi che passarono prima dell'arrivo dei due uomini di casa mi sembrarono interminabili, poggiai la testa di mia madre sulle ginocchia e solo all'ora vidi un piccolo taglio sulla nuca da dove fuoriusciva il sangue che aveva macchiato il pavimento, un senso di nausea mi assalii, mi misi a fare respiri profondi, dovevo essere forte, per lei.
<<cosa succede?>> Chiese Max entrando in cucina, quando mi vide a terra vicino al corpo della mamma sbiancò di colpo e cominciò a formulare frasi senza senso, nel frattempo arrivò Nigel di corsa e i nonni subito dopo. Mio fratello dopo aver visto la scena si precipitò in salotto e si mise a cercare il telefono tra i cuscini maledicendo tutte le cose che buttava per aria durante la ricerca, lo trovò subito dopo e chiamò l'ambulanza, intanto Max aveva preso il mio posto ed io mi trovavo in piedi vicino ai piedi di mia madre totalmente pietrificata, le mie mani avevano toccato accidentalmente il taglio sulla sua nuca e avevo sia le mani che i pantaloni sporchi del suo sangue, corsi al lavandino e cominciai a sfregarle bene per togliere quel liquido dalle mani, me le stavo massacrando con la paglietta per i piatti, erano ora mai tutte graffiate quando mio fratello me la tolse dalle mani. Mi girò verso di lui e incastrò il suo sguardo al mio, era spaventato anche lui, si vedeva, ma cercava di mantenere la calma, al contrario di me.
<<sta tranquilla l'ambulanza arriverà a minuti>> mi disse cercando di calmarmi, annuii poco convinta e mi lasciai stringere da lui in un abbraccio, i nonni erano quelli più calmi, per quanto la condizione lo permettesse. Quando suonarono al campanello un minuto dopo, mio nonno corse ad aprire e fece strada ai paramedici, ci dissero di spostarci tutti mentre loro controllavano che ci fosse polso.
<<ha subito un forte trauma alla testa, bisogna portarla con urgenza all'ospedale>> disse un paramedico mentre la mettevano su una barella e la portavano fuori casa, noi tutti li seguimmo e ci dissero che solo una persona poteva andare con loro, Max salì senza esitazione e le porte dell'ambulanza si chiusero con un tonfo, la sirena cominciò a suonare e partitone diretti all'ospedale. Ritornai in me nel giro di pochi secondi, corsi in casa a prendere le chiavi dell'auto e Sun, non sapevamo per quanto tempo saremmo rimasti all'ospedale e di certo non potevamo lasciare a casa da sola quella cucciolina. In un attimo mi ritrovai al volante, Nigel salì sul sedile del passeggero, gli misi il cane in braccio mentre i nonni salivano dietro.
<<hai la patente Melinda?>> mi chiese nonna Mercy stupita.
<<si nonna>> risposi mentre uscivo in retro dal vialetto, misi la marcia e partì in tutta fretta per raggiungere l'ambulanza. Ovviamente, come ogni volta che ero di fretta, i semafori erano tutti rossi.
<<eddaii cazzo>> continuava a sbraitare Nigel di fianco a me.
<<Nigel Tim Clark non parlare in questo modo. So che sei spaventato e nervoso, ma questo non è un buon motivo per essere sboccato>> lo rimproverò la nonna dai sedili posteriori
<<scusa nonna...>> rispose lui nascondendo il fastidio perché era stato chiamato con il suo secondo nome.
<<va beh, io me ne frego>> dissi vedendo che il semaforo non diventava verde, tornai in dietro di qualche metro e con una sgommata superai la macchina ferma davanti a noi, il semaforo era ancora rosso, ma a quell'ora di domenica mattina non c'era nessuno per strada.
Avevamo raggiunto l'ambulanza, sgarrando un po' sul codice stradale e molto probabilmente avevo preso una multa, ma finalmente vedevo l'ospedale di fronte a me, quel silenzio di tomba all'interno della macchina non mi aiutava a far tacere i miei pensieri per darmi un attimo di pace, continuavo a chiedermi in che condizioni fosse mia madre, che cosa gli era successo e da quanto tempo era lì, mi sentivo così in colpa per non essermi svegliata prima.
Cinque minuti dopo stavo parcheggiando la macchina vicino all'ambulanza, io e gli altri corremmo fuori per raggiungere i paramedici, loro entrarono di corsa e altri medici li accolsero.
<<donna, 42 anni, svenuta e con un trauma cerebrale, pressione bassa, battiti irregolari, lacerazione sulla parte destra della cute e tagli da vetro sulla mano destra>> gli dissero i paramedici di corsa mentre camminavano per il corridoio con mia madre sul lettino, entrarono in una porta scorrevole, non facemmo per seguirli, ma un'infermiera ci fermo.
<<i parenti aspettano nella sala d'attesa>> ci disse lei indicandoci una saletta con delle sedie blu, Max cercò di ribattere, ma l'infermiera lo guardò dura e gli disse che non potevamo andare con la mamma e di aspettare sue notizie in sala d'attesa. Presi Sun dalle mani di Nigel e mi sedetti con la cagnolina in braccio, mio fratello si sedette alla mia sinistra e mio nonno alla mia destra, sarebbe stata un'attesa pesante, che bel 25 Dicembre.
Erano passate 3 ore e ancora nessuno ci aveva dato una straccio di notizia, stavo camminando in cerchio da un tempo indefinito con Sun che faceva lo stesso dietro di me.
<<sorellina se continui così consumerai il pavimento>> mi rimproverò Nigel che era rimasto seduto sulla sedia per tutto il tempo, aveva i gomiti poggiati sulle ginocchia e il mento poggiato sulle mani. Gli scoccai un'occhiataccia e lui roteò gli occhi, non era il momento di dirmi cosa non fare, mia madre era mezza morta chissà dove, con chi sa chi e nessuno ci diceva niente, mi stava salendo la rabbia che avevo trattenuto fin ora. Stanca di aspettare mi diressi verso il bancone delle infermiere.
<<scusate>> dissi il più gentilmente possibile, ma loro continuavano a farsi i fatti propri. <<scusate >> dissi ancora, ma meno gentile, questa volta le infermiere mi guardarono per poi tornare a parlare tra di loro con una cartella in mano, odiavo quel genere di persone, mi chiedevo come avessero fatto a prendere una laurea con una professionalità del genere.
<<ei!>> gli urlai in modo che mi sentissero bene, tutte le persone in sala d'attesa si girarono verso di me, ma poco mi importava <<ho cercato di essere gentile, ma a quando pare devo urlarvi perché solo così capite quello che dico, quindi se avete finito di farvi i fatti vostri vorrei sapere come sta mia madre, sono qui da ben 3 cazzo di ore e nessuno mi ha detto ancora niente e sto cominciando a stancarmi quindi alzate il culo e andate a chiedere informazioni>> gli ringhiai contro, le infermiere si guardarono tra di loro e quella più bassa, con i capelli neri a caschetto prese il telefono, digitò un numero e si portò la cornetta all'orecchio.
<<come si chiama tua madre?>> mi chiese mentre masticava una gomma.
<<Lauren Dorris>> le dissi calmandomi al pensiero che entro pochi secondi avrei saputo le condizioni di mia madre.
<<si salve dottore, volevo sapere le condizioni di Lauren Dorris>> disse l'infermiera alla persona dall'altra parte del telefono, dopo attimi di silenzio mise giù la cornetta e guardò alle mie spalle, in quel momento Nigel mi affiancò e tutti e due guardammo la ragazza in attesa, lei squadrò mio fratello con un sorrisino, non era questo il momento di flirtare!
<<è stata in sala operatoria 1 ora fa, per richiudere la ferita alla testa, è stata addormentata per un'altra oretta e ora è sveglia, la sta visitando un neurologo, tra poco la potrete vedere>> ci spiegò la giovane infermiera.
<<bene grazie, ci voleva tanto?>> domandai prima di girarmi e tornare alla sala d'attesa.
La tensione si poteva vedere anche a chilometri di distanza, erano passati 40 minuti da quando l'infermiera ci aveva detto che "entro poco tempo" la potevamo vedere, mi sentivo sempre più in colpa con me stessa per non averla aiutata di più, in più la paura che avesse qualche cosa di grave mi stava mangiando viva. Il nonno mi aveva proposto di andare a prendere una boccata d'aria con la scusa di portare Sun a fare i bisogni, ma io non volevo muovermi da lì, se avessi dovuto incollarmi il sedere alla sedia per restarci seduta lo avrei fatto di sicuro, quindi chiesi a lui di portarla fuori. Finalmente dopo un altro quarto d'ora, un medico uscì dalle porte.
<<i parenti della signora Dorris?>> noi ci alzammo in piedi e ci avvicinammo a lui guardandolo in attesa di risposte <<la signora adesso è stabile, ha avuto un trauma cranico, dobbiamo ancora avere i risultati della tac quindi non possiamo dirvi di preciso cosa ha avuto. Ora è sveglia, potete andare a vederla, è nella camera 206>> ci infornò lui facendoci segno di entrare nel corridoio da cui quattro ore prima ci avevano vietato l'accesso. Tutti quanti ci dirigemmo in ascensore in religioso silenzio, eravamo visibilmente sollevati, ma il fatto che non sapevano ancora cosa avesse avuto, mi metteva ansia.
Quando arrivammo di fronte alla camera, bussammo e dopo aver sentito un "avanti", Max aprii la porta e tutti entrammo dietro di lui, mi sembrò di vivere un dejavù, di essere tornata alla settimana prima, quando era ancora in ospedale.
<<Lauren>> disse Max mentre si avvicinava al lettino e abbracciava mia madre.
<<ei>> lo salutò lei con voce stanca, mi avvicinai anche io e quando Max si staccò da lei, mi buttai tra le sue braccia, mentre le lacrime mi scendevano sul viso.
<<no, non piangere piccola mia>> mi disse lei mentre mi accarezzava i capelli
<<mi hai spaventata tanto, pensavo di averti persa>> le dissi dotto voce, lei mi sorrise rassicurante e sciolse il nostro abbraccio, a turno tutti l'abbracciarono, io mi sedetti sulla poltrona e mi massaggiai la fronte stancamente, Nigel mi affiancò e si sedette sul bracciolo, mi passò un braccio intorno alle spalle e io appoggia la testa sul suo fianco mentre osservavo mia madre che rideva per qualche cosa che Max le aveva detto. Era così bella, mi sarebbe piaciuto assomigliarle di più, lei aveva i capelli neri, lunghi fino alle spalle che contornavano un viso ovale, due occhi castani e sulle guance aveva delle fossette molto più pronunciate delle mie e di mio fratello, che si facevano vedere solo quando rideva, come in quel momento.
DOMANDA: IN CHE CITTÀ VIVETE?
- Milano
BACI BACI Alice💋
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