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Capitolo 20


Venerdì e sabato erano volati ed eravamo già arrivati all'ultimo giorno. Aveva visitato molti posti, ad esempio l'HR MAC Milan Space Centre, un grande centro dedicato allo spazio dove era possibile fare un viaggio nell'universo grazie a dei programmi apposta, era stato fantastico non avevo mai visto niente di simile. Dai discorsi intelligenti sulla via lattea eravamo passati a chiederci se gli alieni esistessero davvero, o almeno se lo erano chiesto Tom e Jack, era stato esilarante vederli discutere, sembravano due bambini, ancora rido al pensiero.
Anche l'ultimo giorno stava passando in fretta, le professoresse ci avevano concesso il pomeriggio libero per poter girare per la città e quale occasione migliore per fare shopping? Stavo girando con almeno tre buste piene di gadget e souvenir, ne avevo comperati così tanti che non sapevo nemmeno a chi darli.

<<ragazze, mi devo sedere, non c'è la faccio più>>

<<va bene Ivy, ora andiamo a prenderci un caffè al bar>> risposi mentre ci avviavamo al bar dall'altra parte della strada. 
Trovammo posto accanto alla grande vetrata e ci sedemmo lì. Il bar era carino, stile moderno ma con un tocco passato, come ad esempio gli orologi a forma di chitarra con la foto di Elvis. Poco dopo che ci eravamo seduto arrivò un cameriere per prendere le nostre ordinazioni.

<<ciao cosa ordinate?>> ci chiese sfoggiando un meraviglioso sorriso, cavolo quel ragazzo era proprio uno schianto, era alto e i muscoli si vedevano attraverso la maglietta maniche lunghe grigia che portava addosso, aveva gli occhi azzurri e un ciuffo biondo tirato all'insù grazie al gel.

<<io prendo un caffè macchiato e una brioche al cioccolato>> risposi sorridendo. Dopo che anche le altre dissero le loro ordinazioni il cameriere mi rivolse un'ultimo sguardo e tornò dietro il bancone.

<<cavolo ragazze, è uno schianto quel tipo>> disse Ivy mentre lo guardava con la bava alla bocca.

<<hai un po' di bavetta qui>> scherzosamente mi toccai un angolo della bocca.

<<dai scema>> rispose ridendo mentre mi dava una leggera spinta, anche le altre si misero a ridere. Poco dopo il ragazzo tornò con le nostre ordinazioni su un vassoio e ci passò i nostri caffè.

<<grazie>> dissi quando mi passò la mia ordinazione, lui mi sorrise di rimando e tornò alla cassa.

<<hai fatto colpo ragazza!>> mi prese in giro Terry.

<<ma magari>> risposi ridendo mentre versavo le bustine di zucchero nel caffè, mi girai verso la strada e mi misi ad osservare le persone che passavano, una figura in particolare attirò la mia attenzione, camminava a testa bassa sul marciapiede mentre calciava un sassolino, mentre sorseggiavo il mio caffè mi concentrai su di lui, aveva un'espressione indifferente, ma con le sopracciglia aggrottate, come se fosse arrabbiato, gli avevo già quell'espressione anni prima.

#FLASHBACK#
La scuola era finita ed io stavo uscendo dal cancello per tornare a casa, ma mi fermai quanto vidi il ragazzo che mi dava il terrore seduto sul marciapiede con la schiena contro il grande cancellone d'entrata. Decisi di avvicinarmi, da come le sue spalle si muovevano sembrava che stesse piangendo, non ero convinta che fosse una buona andare da lui, ma mi sentivo in dovere di aiutarlo.

<<hey Duncan tutto bene?>> gli chiesi gentilmente mentre mi abbassavo di fronte a lui.

<<certo che sto bene, non lo vedi? Adesso sei anche cieca oltre che stupida?>> mi rispose scansando la mia mano dalla sua spalla.

<no, non mi sembra che tu stia bene>> risposi a bassa voce mentre ritiravo la mano. Mi guardava con quegli occhi scuri, le labbra strette fino a formare una linea e le mani strette a pugno. <<vuoi che resti qui con te per farti compagnia fino a quando non arrivano i tuoi genitori?>> chiesi di nuovo

<<non sto così male da farmi tenere compagnia da una sfigata come te>> mi rispose guardandomi con odio. Sapevo che queste cose non erano vere e che lo diceva solo per farmi rimanere male e benché cercassi di non piangere, quelle parole facevano sempre più male ogni giorno che passava.

<<e adesso che fai? Vai da tuo fratello a piangere? Sei proprio una frignona>> mi disse alzandosi e spingendomi facendomi atterrare con il sedere per terra. <<vedi di stare al tuo posto>> mi urlò dirigendosi a piedi verso casa. Mi aveva fatta atterrare proprio sopra una pozzanghera e sembrava che mi fossi fatta la pipì addosso, cosa non molto normale per un'undicenne. Quel giorno quando tornai a casa c'era il mio amato fratellone, che senza che gli dicessi niente mi abbracciò stretto mentre mi asciugavo le lacrime.
#FINE FLASHBACK#

Guardare di nuovo quell'espressione sul suo volto mi aveva portato alla mente brutti ricordi che preferivo tenere nel buco nero della mia mente.

 Una mano continuava a fare avanti e indietro sulla mia faccia così mi girai.

<<hey Mel, si può sapere che cosa guardavi con tanto interesse fuori dalla finestra?>> mi disse Terry allungando il collo per vedere, ma non vide nulla perché Duncan se n'era già andato.

<<cosa stavate dicendo?>> chiesi tornando tra loro.

<<che devi andare tu a pagare in cassa che c'è il cameriere figo>> mi disse Molly con un occhiolino cospiratorio mentre mi passava i soldi. <<offro io ragazze, ma solo per questa volta>> continuò. 

Mi alzai per andar in cassa sentendo gli occhi delle mie tre amiche curiosone sulla schiena, mi misi in fila aspettando il mio turno, girai verso di loro con uno sguardo ammonitore, mentre mi guardarono con una faccia da finte innocenti e quando mi girai per andare avanti con la fila mi accorsi che toccava già a me.

<<ciao>> mi salutò il ragazzo << 4 caffè, 1 brioche, 1 muffin e 2 fette di torta alla fragola giusto?>> mi chiese gentile. Feci mente locale di quello che avevamo ordinato per controllare se era tutto giusto e alla fine annuii per confermare.
<<come ti chiami?>> mi chiese mentre pigiava dei tasti sulla cassa.

<<Melinda>> risposi arrossendo un poco.

<<io Dustin>> mi sorrise mentre mi passava lo scontrino <<senti.. potrei avere il tuo numero?>> mi chiese anche lui imbarazzato quanto me.

<<em... in realtà io sono in gita scolastica e domani dovrei tornare a casa.. facciamo così, tu mi dai il tuo, così magari la prossima volta che torno ci prendiamo un caffè>> dissi sorridendo, non ero sicura che sarei tornata, ma infondo mai dire mai giusto?

<<mi sembra un'ottima idea>> rispose mentre scriveva dei numeri su un fogliettino che poco dopo mi porse <<alla prossima allora>> mi salutò con un occhiolino e un sorriso.

<<si alla prossima>> gli risposi sorridendo mentre mi dirigevo all'uscita dove le altre mi stavano aspettando.

<<allora? Racconta, sei stata dentro un'eternità>> mi disse Ivy appena varcai l'uscita. Gli passai il foglietto con il numero di telefono e lei strabuzzò gli occhi per poi mettersi a saltare e gridare come una pazza, io e le altre scoppiammo a ridere per la reazione.

<<questo è mio>> disse prendendo il foglietto dalle sue mani per poi metterlo dentro il portafoglio, mi girai verso il bar e vidi che Dustin ci stava guardando mentre sorrideva, sorrisi anche io e lo salutai con la mano, poi presi Ivy a braccetto e tornammo verso l'hotel.

Parlando di quest'ultima, per mia fortuna non eravamo rimaste sole un attimo e quindi non aveva potuto chiedermi spiegazioni di ciò che aveva visto sull'aereo.

Ci saremmo perse almeno tre volte, tra autobus, metropolitane e vie tutte uguali tra loro, google maps non faceva bene il suo lavoro, quindi trovammo la strada giusta a forza di chiedere indicazioni, il problema fu che arrivammo con un'ora e mezza di ritardo da quello che avevano stabilito le professoresse e ci fecero una lavata di testa non appena tornammo.

<<cazzo Melinda mi hai spaventato, in più non rispondevi al cellulare, ti ho chiamato almeno 10 volte, ma mi dava sempre la segreteria>> così mi accolse mio fratello quando andai in camera sua per fargli sapere che ero tornata.

<<si Nigel lo so, scusa, avevo il telefono scarico>> mi scusai, lui mi guardò con sguardo di rimprovero per qualche secondo, poi però mi sorrise e mi abbracciò.

<<guarda qui>> dissi porgendogli il foglietto con su il numero del telefono del barista <<oggi ho fatto conquiste>> gli spiegai alzando le sopracciglia.

<<chi è questo?>> mi chiese corrugando le sopracciglia

<<ma... un barista, mi ha dato il suo numero nel caso tornassi a Vancouver>> dissi sorridendo

<<non tornerai tanto presto allora,>> mi disse riconsegnandomi il fogliettino con un sorriso furbo. Mentre stavo  mettendo il foglietto di nuovo nel portafoglio, la serratura del bagno scattò e dal bagno uscii Duncan a petto nudo. Indossava solo il pantalone di una tutta, aveva ancora i capelli bagnati a causa della doccia appena fatta ed emanava un forte profumo di lavanda, il mio preferito. Una goccia gli cadde dal ciuffo e scivolò veloce sulla guancia fino ad arrivare tra le labbra e io mi ritrovai stupidamente a provare invidia di una goccia d'acqua.

Restai imbambolata per un tempo indefinito, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Ripresi il pieno controllo delle mie facoltà mentali quando mio fratello mi diede una leggera spinta.

<<Merda Melinda sembra che tu te lo voglia mangiare>> dissi con voce irritata.

<<in quel caso non avrei nulla da obbiettare>> rispose Duncan con quel suo solito sorrisetto solo per sfottermi di più.

<<non lo stavo guardando in nessun modo>> mi difesi ancora tutta rossa in faccia.

<<meglio uscire da qua prima di farmi rompere qualche naso>> disse Nigel guardando male Duncan e spingendomi davanti a lui fuori dalla stanza.


Dopo cena le professoresse ci mandarono subito a letto senza darci il permesso di uscire, visto che il giorno dopo avremmo preso l'aereo delle 9, questo voleva dire che ci saremmo dovuti svegliare alle 6 per arrivare là alle 7:30 circa e gliene fui grata, perché il mio cervello chiedeva di dormire, quella sera non ci furono grandi chiacchierate prima di addormentarci con le ragazze, tutte ci addormentammo come sassi non appena posammo la testa sul cuscino.

Il viaggio di ritorno era stato meno "scomodo" rispetto a quello dell'andata, la professoressa era stata così gentile da mettermi tra Ryan e Ivy.


Non appena uscimmo dall'aeroporto Nigel chiamò Max per chiedergli dov'era dato che doveva venire lui a prenderci, si allontanò un attimo per parlare con lui e quando tornò era bianco come un lenzuolo.

<<ci ha lasciato la macchina al parcheggio con le chiavi già dentro, dobbiamo andare in ospedale Mel, si tratta di mamma>> mi spiego mentre prendeva le valigie e si dirigeva verso il parcheggio guardandosi in torno per trovare la macchina.

<<cosa vuol dire "dobbiamo andare in ospedale, si tratta di mamma">> chiesi mentre cercavo di stargli al passo.

<<non lo so cosa vuol dire Mel, so solo che dobbiamo andare là e chiedere di lei>> mi spiego mentre lanciava le valigie nel bagagliaio della nostra macchina. Partimmo a tutta velocità diretti verso il San Louis, arrivammo dopo circa 20 minuti corsi dentro, una infermiera ci osservò andargli incontro da dietro una scrivania.

<<salve come posso esservi utile?>> ci chiese guardandoci

<<stiamo cercando Lauren Clark, dove la possiamo trovare?>> chiesi mentre mi torturavo le mani dall'ansia.

<<solo i parenti possono salire>> ci rispose guardandoci da dietro il vetro.

<<siamo i suoi figli>> insistetti, l' infermiera ci guardò un attimo e poi si mise a smanettare con il computer.

<<terzo piano, stanza 405>> ci disse lei indicandoci l'ascensore, mi avviai assieme a Nigel verso l'ascensore a passo svelto, il braccio di Nigel mi si posò sulle spalle mentre aspettavamo di arrivare al terzo piano avevo bisogno di lui, non potevo perdere anche la mamma e lo sapeva bene. Non appena le porte si aprirono corremmo fino a trovare la stanza giusta, la porta era semi aperta, quindi entrammo direttamente. Nostra madre era distesa su uno dei due letti presenti nella stanza, aveva un camicie bianco e azzurro ed era per metà coperta da un lenzuolo bianco.

<<mamma>> sussurrai, lei si girò verso di noi con un sorriso, aveva la pelle molto pallida e profonde occhiaia viola sotto agli occhi.

<<ciao tesori miei>> ci salutò mettendosi seduta sul letto, mi avvicinai a lei e mi fiondai tra le sue braccia.

<<cosa ti è successo?>> chiesi tornando da Nigel che posò nuovamente un braccio sulle mie spalle.

<<io... niente di grave Mel, non ho voglia di parlarne proprio ora>> 

<<che bei ragazzi>> disse la donna che era sdraiata nel letto di fianco a quello di mia madre.

<<grazie, sono i miei figli>> le spiegò mia mamma.

<<da quanto sei qui mamma?>> chiese Nigel, che fino a quel momento era rimasto in silenzio di fianco a me.

<<2 giorni>>rispose lei abbassando gli occhi.

<<2 giorni e non ci hai detto niente?>> gli chiese lui stupito.

<<non volevo rovinarvi la gita>> ci spiegò, Nigel si grattò la fronte con la mano libera mentre sospirava.

<<va bene, ora come stai?>> 

<<sto bene>> gli rispose <<ora voglio un'abbraccio>> disse allargando le braccia.





QUAL'È IL SOGNO PIÙ STRANO CHE AVETE FATTO?
- una guerra tra fate ed elfi a 11 anni🙈

BACI BACI Alice💋

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