Capitolo 16
Pazza. L'unico aggettivo che mi veniva in mente per me in quel momento era quello, ero lì di fronte alla porta che anni prima aprivo come se fosse casa mia, ma non mi pareva per niente il caso di usare la chiave nascosto sotto il vaso il quel momento, così suonai il campanello e attesi con l'ansia che cresceva che qualcuno venisse ad aprirmi quella maledetta porta. Dopo secondi che mi erano sembrati infiniti, sentii il rumore della chiave girare nella serratura. Okay era arrivato il momento. La donna che mi aprì la porta quel giorno era molto diversa da quella che conoscevo un tempo, i capelli disordinati andavano ad incorniciare un viso dove i segni dell'età che avanzava erano più evidenti e gli occhi stanchi di chi le aveva passate tutte e ora si stava trascinando per andare avanti. Vedendo che non mi aveva riconosciuta mi affrettai a parlare.
<<ciao Lilu>> dissi piano. Lei spalancò gli occhi e mi fissò.
<<Melinda>> si riprese subito e si sporse ad abbracciarmi <<cosa ci fai qui? Quando sei tornata?>> mi chiese entusiasta.
<<sono io perché devo parlare con Cassie>> spiegai mentre Liliana mi faceva entrare in casa, io ero l'unica a chiamarla Lilu, per quello mi aveva riconosciuta.
<<certo certo, ma dimmi come sta Lauren? E Nigel?>> continuò a chiedermi.
<<stanno tutti bene>> sorrisi in imbarazzo. Era strano ero sempre stata a mio agio con quella donna, ma quella volta ero stranamente imbarazzata.
<<ho capito, vai pure a parlare con Cassie, magari riesci a farla ragionare un po', è molto cambiata da quando te ne sei andata>> mi sorrise tristemente <<sai la strada>> continuò, annuì e attraversai il corridoio fermandomi di fronte alla porta di Cassie.
Ero in ansia, non sapevo cosa avrei detto, non sapevo cosa avrei fatto, non sapevo nemmeno perché fossi lì, ma mi feci coraggio e bussai alla porta.
<<chi è che rompe alle 3 del pomeriggio>> urlò lei da dentro la stanza, non avevo ancora pensato a cosa rispondere che la porta si aprì con violenza davanti a me.
In un attimo ci trovammo faccia a faccia, non avevo notato quanti chili di trucco si metteva in faccia, i suoi bei capelli rossicci erano visibilmente rovinati, presunsi bruciati dalle troppe volte che aveva usato la piastra, i pantaloni di pelle facevano a pugni con la maglietta leopardata e troppo scollata, per non parlare delle scarpe... la sua espressione inizialmente stupita trapuntò in una arrabbiata.
<<cosa ci fai davanti alla mia porta Clark?>> domandò squadrandomi da capo a piedi.
<<sono venuta per parlare con te>> risposi cercando si mostrarmi tranquilla
<<e chi dice che io voglia parlarti?>> mi chiese tenendo il tono aggressivo.
<<posso entrare oppure no?>> gli chiesi alzando un sopracciglio
<<no>> mi rispose sempre stando appoggiata allo stipite.
<<come vuoi tu>> la sorpassai ed andai a sedermi sulla sedia nera vicino alla scrivania, lei chiuse la porta violentemente e rimase in piedi a braccia conserte davanti a me.
<<cosa sei venuta a fare qui?>> mi domando guardandomi negli occhi.
<<sono venuta per chiederti cosa ti sta succedendo, prima non eri così, non sei la Cassie che un tempo conoscevo meglio di chiunque altro, cosa sei diventata? Perché ti comporti così?>> chiesi, la mia voce tremò un poco, chiaro segno che stavo cercando di mantenere la calma. Al contrario delle mie aspettative lei si mise a ridere.
<<ho capito, sei venuta qui per farmi la predica>> mi disse <<beh se è tutto puoi anche tornartene a casa>> disse avvicinandosi alla porta per aprirla.
<<no, non sono qui solo per quello! Voglio sapere cosa ti è successo, voglio sapere perchè sei diventata così!>>
<<anche io vorrei sapere perché te ne sei andata! Vorrei sapere perché mi hai abbandonata! E ora voglio sapere perché sei tornata, non ti bastava aver distrutto la tua famiglia, dovevi distruggere anche me?! Sei l'ultima persona al mondo che dovrebbe venire a farmi la predica, sono così perchè questa è la vera me, se ti ha stupito tanto beh mi dispiace, vuol dire che non mi conoscevi bene come credi>> urlò quello che probabilmente voleva dirmi dal giorno della mia partenza, ma che non aveva mai avuto occasione di fare.
<<Credi davvero che io stia bene? che mi abbia fatto piacere lasciarti qui quando probabilmente eri una delle poche a capire il mio dolore? Mi incolpo ogni giorno per quello che è successo 5 anni fa, non sono venuta qui per farmelo rinfacciare da una tua pessima copia>> le risposi con lo stesso tono <<Guardati bene Cassie, tu sei davvero così? con tutto quel trucco in faccia e i vestiti più piccoli di almeno una taglia? Sinceramente ero venuta per chiederti anche scusa, ma ora come ora non ti riconosco, sopratutto con quelle extension di una tonalità diversa dalla tua>>
<<Meglio essere come me che la causa di una morte come te>> mi urlò in faccia. A questo non sapevo cosa rispondere, aveva beccato il mio punto debole e lei lo sapeva, mi conosceva troppo bene.
<<sappi solo che più avanti ti pentirai di come hai buttato via la tua vita in questo modo, ti pentirai di essere quella che sei e vorrai tornare indietro, ma non si potrà più. Quindi fatti un favore e torna ad essere te stessa, io ci sono sempre stata e così sarà sempre, se avrai bisogno di me sai dove trovarmi>> dissi a bassa voce prima di chiudermi la sua porta alle spalle. Tornai in salotto dove c'era Lilu a sorseggiare una tazza di tè.
<<lo sai che non le pensa davvero le cose che ha detto, lei ti vuole bene>> disse la povera donna riferendosi alla mia colpevolezza.
<<lo so, ma ha ragione>> le risposi chiudendo la porta di casa.
Mi era venuta fame dopo quella litigata, ma non avevo voglia di qualche cosa di caldo, avevo voglia di qualche cosa di freddo per tornare alla vita reale, mi sentivo come dentro una bolla e dovevo svegliarmi dal mio stato di trance. Andai nell'unico posto dove sapevo che avrei trovato una granita anche in inverno ed entrai, subito un tepore mi accolse, mi avvicinai alla cassa e ordinai una granita alla menta, uscii dal bar e tornai a casa a piedi, volendo fare una passeggiata, ma non fu proprio un'idea brillante dato che poco dopo si mise a grandinare, mi misi a ridere senza sapere il perché mentre la gente che mi correva vicino per mettersi al riparo, mi guardava come se fossi un alieno. Quando però mi accorsi di essere troppo bagnata mi misi a correre anche io per arrivare a casa il prima possibile.
Mi chiusi la porta alle spalle e mi tolsi le scarpe ed il giubbotto appendendolo all'ingresso. Mi precipitai in camera mia per farmi una bella doccia calda.
<<ciao>> urlai, ma non mi rispose nessuno, chissà dov'erano tutti gli altri, mi strinsi nelle spalle e andai in bagno. L'acqua calda mi scendeva sulle spalle sciogliendomi i muscoli, ad un tratto mi venne un flash. Avevo preso appuntamento dal tatuatore alle 17:45 ed erano già le 17:00, mi tirai uno schiaffo sulla fronte e uscii in fretta dalla doccia, mi rivestii come quella mattina. Mentre preparavo la borsa risposi a mia madre che in quel momento mi stava chiamando.
<<hey ma>> la salutai
<<ciao amore, volevo chiederti un favore... ma che stai facendo ? sento un casino...>>
<<sto preparando la borsa, tra mezz'ora mi ero dimenticata che devo essere dal tatuatore>> chiusi gli occhi consapevole della reazione che avrebbe avuto e infatti sbuffò neanche un secondo dopo.
<< ahhh tu e quel benedetto tatuaggio, rompi le scatole da quando hai 15 anni per fartelo, spero solo che dopo questo tu sia soddisfatta a vita>>
<<Certo ma>> risposi consapevole che quello non sarebbe stato di certo l'ultimo, anzi avevo già un altro paio di idee in testa <<allora dimmi, cosa ti serve?>> le chiesi cambiando discorso.
<<ah giusto, puoi prendermi il foglio con su scritto "Fitness Center" per favore? È nel faldone blu. Poi lasciamelo sopra il comodino>>
<<va bene>> risposi mentre sentivo la porta aprirsi, doveva essere Nigel.
<<grazie Mel>> mi disse prima di chiudere la chiamata.
<<ciao sorellina>> mi stritolò Nigel.
<<Nigel non respiro>> gli dissi ridendo. Lui mi lasciò andare ed andò in camera sua attraverso il bagno comunicante.
<<Sto per uscire>> gli urlai dietro prima che potesse chiudere la porta, scesi al piano di sotto per andare in camera di mia madre a prendere il foglio che mi aveva chiesto. Mi avvicinai all'armadio e l'aprii per poi prendere il faldone blu. Lo appoggiai sul letto e mi misi a cercare il foglio tra le varie cartellette, quando un altro foglio attirò la mia attenzione. Era dell'ospedale, ma che io ricordassi mia madre non era stata in ospedale di recente.
<<Nigelll>> urlai dalla camera, in pochi secondi lui era lì.
<<cosa c'è? Perché hai urlato?>> mi chiese con il fiatone, si vede che aveva corso per le scale.
<<guarda questo foglio>> disse porgendoglielo e incrociando le braccia sul petto. Dopo averlo letto mi guardò con espressione preoccupata.
<< che facciamo?>> mi chiese preoccupato
<<io direi di fare finta di nulla per il momento, deve dircelo lei>> proposi.
Era ora di andare, così presi le chiavi della macchina e dopo aver salutato mio fratello uscii.
Arrivai dopo mezz'ora, fortunatamente trovai parcheggio proprio di fronte al negozio.
Quando entrai la mia attenzione venne catturata subito da un uno o pieno zeppo di tatuaggi con piercing su tutta la faccia, mi guardai a disagio e mi avvicinai al bancone per parlare con il tizio.
<<mhh... salve, avrei un appuntamento>> dissi
<<Clark giusto?>> chiuse il ragazzo tatuato guardandomi, annuii e lui ci fece segno di seguirlo.
<<bene, entra qui e aspetta che arrivi il tatuatore>> mi disse con voce annoiata mentre tornava alla sua postazione.
Aprii la porta e vidi un lettino, le pareti pieni di disegni stupendi e uno sgabello con sopra seduto un ragazzo di schiena dai capelli neri. Mi schiarii la voce per fargli capire che ero lì dietro e lui si girò con il suo solito sorriso.
<<Duncan>> sussurrai sorpresa.
AL PROSSIMO CAPITOLO CON QUESTA DOMANDA: SERIE TV PREFERITA?
-THE MENTALIST E BONES
BACI BACI Alice💋
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