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L - Valse Sentimentale

Pubblicazione 5/06/2022

XXII

Nahuel fu rimpiazzato da Edward e il ballo della morte proseguì con un altro valzer. Cercai l'angolo più nascosto della sala solo per poggiare la schiena contro la parete, piegare la testa all'indietro e chiudere gli occhi.

Era l'ultima volta in cui avrei potuto riflettere e il non aver nessun progetto per il futuro, mi fece sorridere di buon grado. Non avrei più dovuto fingere di stare bene e di nascondere le ferite sul mio corpo. Non avrei mai più dovuto nascondermi né da umani né da vampiri.
La mia vita sarebbe finita a breve e sorrisi sempre più soddisfatto del mio imminente suicidio.
"La vita di mia figlia è nelle tue mani."
"La vita di mia sorella è nelle tue mani."
Isabella aveva tolto il suo scudo da me solo per far sì che suo marito mi desse l'estrema unzione. Ero stato così assorto da non essermi reso conto che al mio fianco c'era proprio Renesmee. Fu la sua voce a risvegliarmi completamente dal mio sogno di morte: « Stai peggio rispetto all'ultima volta. Sei più pallido. »

Sobbalzai, non le si poteva nascondere nulla. Aprii gli occhi, fingendo di non essere stato disturbato dal suo insolente intervento.
« Anche tu non hai una bella cera. » risposi portando gli occhi su mio orologio. Mancavano pochi minuti all'inizio del terzo valzer. Lei annuì, mi diede un'occhiata veloce e si offese. Il suo nervosismo iniziò a darmi sui nervi. Ero io quello che aveva pochi minuti di vita e lei teneva le dita sul suo grembo, le tirava, stritolandosele una a una, come se fossero fili di rame. Imprimeva così tanta forza che sembrava si sfilacciassero.

Infastidito, strappai al primo cameriere in smoking un calice di sangue e lo tracannai tutto d'un sorso.

« È sangue. » disse nauseata.

« Ah... lo avevo scambiato per un Chianti. Che sbadato. » risposi sarcasticamente ma quella lì si offese un'altra volta. Lo sapevo che sarebbe stato più difficile del previsto convincerla a ballare con me.

Ricordai a me stesso di essere meno sgarbato e riprovai, acciuffando un altro calice invitandola a bere: « Il più squisito che tu possa assaggiare. I Volturi scelgono soltanto gli umani più in salute: niente alcol, droghe o farmaci. Ed è anche a 37 gradi. »

Lei rifiutò e imperterrita continuò con quella pratica autolesionistica. Non dovevo ballare con lei perché mi andasse di farlo ma per portare a termine il mio piano, quindi bevvi rapidamente e replicai la stessa cosa con una fiaschetta nella mia tasca. Mi ci voleva coraggio, vodka e un pizzico di sfrontatezza per fare quello che avrei dovuto fare e per mentirle spudoratamente. Dovevo farle credere che avrebbe avuto qualche chance di essere un predatore per una notte.

« La colpa è sempre del cavaliere, mai della dama. » aggiunsi frettolosamente.
« Non credo di aver capito. »
« La presa della dama dipende quasi sempre dal cavaliere. Se la presa del cavaliere non è idonea, non solo il ballerino avrà un aspetto sgraziato, ma intaccherà anche la guida e l'equilibrio della dama. » le indicai un esempio lampante, suo zio Emmett con Esme. Per quanto Esme potesse cavarsela egregiamente, la stazza di Emmett, il suo incedere e i suoi passi troppo svelti, avevano compromesso la stabilità di Esme.
« Questo è il Valse Sentimentale di Pyotr Tchaikovsky. » mi rammentò con una pessima pronuncia russa. Corressi la sua pronuncia e lei si stupì del mia cupa parlata slava rispetto a quella inglese.

Bingo! Avevo trovato il modo giusto per attirare la sua attenzione: soddisfare la sua curiosità. Dopo essermi premurato a spiegarle l'abbiccì del valzer, se ne meravigliò e mi ascoltò silenziosamente, smettendo di torturare le dita affusolate. Dunque, utilizzai quella tattica, sperando che fosse un buon modo per rendere la sua ansia meno rumorosa.
« All'inizio di ogni danza il cavaliere farà un inchino e la dama risponderà con una riverenza. » le spiegai citando le parole di Anjia quando ci aveva addestrato a essere dei perfetti gentleman. Mi inchinai e lei rispose con una delicata riverenza.
Era estremamente agitata, il suo cuore correva ed era rigida, continuai con tono calmo:
« Ad ogni modo, preferisco il rock'n roll. » le strappai un sorriso e parve sciogliersi un po'.

Unii le punte dei miei piedi alle sue, sforzandomi di non sembrare circospetto. Sperai che la mia cura millimetrica al dettaglio passasse inosservata. Dopo quello che avevo visto, non me la sentivo di toccarla e farlo mi sembrò inopportuno e oltremodo vergognoso.

Andai cauto ad ogni gesto, preoccupandomi di posizionare le parole al posto giusto e con l'intonazione adeguata per non ledere ulteriormente la sua sensibilità. Avevo sempre avuto un occhio di riguardo nelle mie interazioni con il sesso femminile, ma con Renesmee l'attenzione era ancora più sottile: un minimo errore mi sarebbe costato l'anima.
« Amo la musica classica. » aggiunse lei mentre prendevo posizione.

Abbracciai pochissimo e leggermente la sua vita, accennandole il gesto lei mi diede il consenso per la sua esecuzione. Il palmo della mia mano sinistra avvolgeva la sua mano destra in modo morbido e senza fronzoli. Con il palmo destro le sfiorai la schiena. A quel tocco, lei ebbe i brividi e io troppi sensi di colpa. Ma fu lei a togliermi dall'impiccio: « Perché tu e Sebastian non siete sul palchetto? »

« I Cacciatori sono di rango inferiore. Non possiamo salire. »

« Sembrate tutti uguali con i vostri mantelli. » borbottò prendendo un lembo del mio cappuccio.

« Le hai mai contate tutte le volte in cui dici "perché"? » azzardai senza pensarci troppo per poi correggermi: « Questa è la quinta volta. Sono più che sicuro che aggiungerai un altro "perché" a questa conversazione. »

Lei mi sorrise divertita e rilassata, come se soddisfare la sua curiosità volesse dire farle del bene: « Perché non mi guardi negli occhi? Non devi vergognartene... sono unici, rappresentano perfettamente la nostra natura. »

Mi scrutò serena. Era assurdo che avere gli occhi di un cane mi rendesse piacevole ai suoi occhi. Risi di quanto fosse caduta in errore e lei si imbarazzò della risposta che le regalai: « Il cavaliere deve cercare di tenere la dama in una posizione non proprio di fronte a sé, ma verso la propria destra. Altrimenti sarebbe disdicevole. » le chiarii per quale motivo non la guardassi e lei rimuginò su quello che aveva appena detto, poi rise ancor di più.

« A volte dimentico che sei più vecchio di me. Tuttavia, ti concedo di rivolgermi lo sguardo. »

Era piacevole il modo in cui lo aveva detto, simulando il mio tono inglese e atteggiandosi a ballerina provetto. La accontentai, le regalai quell'oscena immagine.

La nostra posizione era corretta, i nostri corpi allineati e il fatto che avesse stranamente fiducia nelle mie mani, mi consentì di guidarla in modo sostanzialmente fermo, deciso e risoluto, intanto che il suo corpo tendeva ad ammorbidirsi ad ogni giro.
« Per quella sera... sei andato via subito, perché? Non ho avuto modo di ringraziarti... » durante il ballo non si parla, al massimo si sorride. Ma aveva voglia di parlarmi e io di concludere in fretta, così decisi di prendermi tutto il tempo che avevo per risponderle.

Ogni essere vive certe notti, nelle quali le tenebre sembrano ancora più buie e dalle quali crede fermamente di non potersi liberare. Quella notte, in cui tutto le era apparso peggiore di quanto potesse essere, avevo visto fin troppo.

"Ho visto un buon motivo per andare via, Renesmee. Mi hai mostrato tutto il tuo dolore e la tua rabbia, la tua bontà d'animo e la tua ingenuità nel credere che concederti a un uomo risanasse un rapporto. Questo lo sai benissimo anche tu. Non devo essere io a guastarti quest'attimo, perché per quello ci penseranno i Volturi."

« Preferisco il vino ai superalcolici, non mi aspettavo tu preferissi il gin. » le risposi e il suo imbarazzo cessò. Il suo viso divenne serio e rimase in silenzio finché non mi rispose freddamente: « Ti riesce sempre facile farlo? »
« Cosa? »
« Eludere le mie domande con qualche battuta irriverente. »
« A te riesce semplice farlo, Renesmee? »
« Cosa? » ripetè divertita imitandomi.
« Chiedere ed esigere una risposta. » lei annuì, decisa e coraggiosa nel continuare a mantenere il suo sguardo fisso nel mio senza timore dei miei occhi dannati.

« In verità, dovrei ringraziarti per molte cose. Per oggi e per quella sera... se Margaret non mi avesse retto il gioco e se tu non avessi fatto quel tuffo... mi sarei potuta fare male. Quindi, grazie Leonard Winslear, ti devo un favore o più d'uno. »

Ah... dannata compassione! Fu stomachevole sentirla squittire: « Sei stato molto gentile con me. Io non ho fatto lo stesso. Dovrei ringraziarti anche per quel pomeriggio... »

« Tramonto. » risposi immediatamente e lei rimase colpita del fatto che me ne fossi ricordato a una velocità istantanea. Colpevole, rimarcai la distanza tra di noi e precisai: « O poteva essere un crepuscolo. »

« Sì... ecco, non stavo bene. Mi dispiace che tu abbia visto il mio... attacco di panico. Sì, un po' insolito però può succedere in situazioni di stress. »

Non ascoltai le sue inutili giustificazioni. Ero troppo preso da frenare quelle immagini nella mia mente per non essere scoperto, quindi mi persi nei secondi.

195, 194, 193...

« Non ringraziarmi e non giustificarti per qualcosa che ho fatto per... noia. »

In quel momento, iniziai a contare quanto tempo mi sarebbe rimasto. Invero, quanto tempo avrei trascorso ancora con quell'esemplare tra le braccia.

180 secondi.

Avendo capito quanto fosse testarda e cocciuta, se credeva veramente di dovermi qualcosa allora di sicuro non mi sarei sbarazzato di lei tanto facilmente. Per questo motivo, approfittai di quella posizione di vantaggio e le domandai: « Visto che mi devi un favore, toglimi una curiosità, dottoressa. Hai sempre avuto un debole per gli uomini dalla pelle perennemente abbronzata, capelli neri e occhi scuri? » le chiesi a bruciapelo accennando a Nahuel e, implicitamente, al suo licantropo.

Abbozzai un sorrisetto, stavolta malizioso per intimidirla, spronandola a cessare quell'intesa divenuta troppo intima per i miei gusti.
« È più umana una carnagione color miele o una di porcellana? Scelgo il miele. » chiese, eludendo a mio modo la mia domanda, dandomi del filo da torcere.

La sua timidezza era volata via, le sembravo così mansueto da poter essere addomesticato. Non presi la sua risposta come un guanto di sfida, ma decisi di sfruttarla per regalarle quel briciolo di compassione che mi era rimasta.
« Sei molto umana, Renesmee. » la sua pelle color latte non aveva niente da invidiare ai tratti indiani del suo lupo oppure a quelli sudamericani di Nahuel; non aveva niente a che fare nemmeno con l'incarnato cinereo dei vampiri.

« La tua compagna è molto bella. » stavolta lei accennò ad Heidi. Era sfiancante tentare in tutti i modi di nasconderle qualcosa. Era difficile parlarle senza restare ammaliati dalla sua perspicacia o dal suo profumo...

60 secondi.
« Chiamiamola per quel che è: un passatempo. Non è d'obbligo avere qualcuno al proprio fianco. » le sussurrai all'orecchio, senza malizia bensì accortezza al peso delle parole. Le piaceva fingersi indifferente, ma avevo intuito di aver fatto breccia. Nessun uomo le aveva mai ricordato che poteva valere anche senza qualcuno al suo fianco, e il fatto che io le avessi fatto presente una verità così scomoda, le fece strabuzzare gli occhi. Espressione subitamente corretta con un nuovo argomento di discussione: « Nahuel ti ha definito un "utukku", uno spirito malvagio dalle fattezze animali, piedi di un volatile, le mani umane e la testa di un leone, in grado di ferire gli esseri umani soltanto con lo sguardo. »
« Nahuel avrà anche elogiato il tuo bell'aspetto con un epiteto altrettanto altisonante. »

Renesmee arrossì e la immaginai emozionarsi al complimento di Nahuel. Quale caratteristica di Renesmee era stata notata da Nahuel? La morbida chioma, la pelle candida oppure la sagace personalità?
Lui amava le leggende, era un uomo molto colto e lei amava ascoltare. Aveva studiato e ricercato per secoli le sue origini, girando per tutto il Sud America, facendo sue le leggende colombiane e quelle argentine, visitando i templi Inca ed approfondendo la mitologia precolombiana. Quando io e Arthur scoprimmo l'esistenza di Nahuel, partecipammo volentieri ai suoi viaggi in America Latina.
Era tanto tempo fa, così tanto che avevo dimenticato che quella notte era la prima volta in cui Nahuel mi aveva visto nella mia nuova forma. La rappresentazione di un demone che mi aveva affibbiato era adatta. Ero diverso dall'ultima volta che ci eravamo visti.
« Mi ha detto di starti alla larga, aveva un brutto presentimento...»

3, 2, 1...
Poi, il buio.

Ispirazione

Swan Lake, Op. 20, Act 2: Scene (Moderato), by Pyotr Ilyich Tchaikovsky

https://youtu.be/ItMDZDExhKw

Dance Macabre in G Minor, Op. 40, by Camille Saint-Saës

https://youtu.be/M7TuSl-XXa4

Valse Sentimentale, Op. 51, No. 6, by Pyotr Ilyich Tchaikovsky

https://youtu.be/rUuusqy50yk

Romeo And Juliet, Op.64 / Act 1: Dance Of The Knights, by Sergei Prokofiev

https://youtu.be/XX6GHiFKovw

"Utukku": mostro leggendario dell'America Latina precolombiana (mitologia mesopotamica) in grado di uccidere o ferire i nemici guardandoli negli occhi, talento che lo rende inarrestabile. Sono rappresentati come chimere e genericamente può essere utilizzato per indicare uno o più demoni buoni (Shedu) o maligni (Edimmu). Si cibano di sacrifici umani, soprattutto bambini in fasce, nutrendosi di sangue, organi interni sanguigni (come il fegato) e dolciumi.

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