Cap.4|"Una scelta importante"
Durante il tragitto per casa mia, non aprimmo bocca, seppur un "Adesso è passato, tranquilla", ma io non mi tranquillizzai per niente, sentivo ancora il suo sporco sudore addosso, di come mi tirava forte i capelli, di picchiarmi forte e di altre cose del genere che erano successe quella maledetta notte.
Era l'una di notte quando rientrammo a casa, per fortuna i miei dormivano, pensai che avrei dovuto raccontare tutto domani, ci recammo in bagno e Rose, con molta cura e tranquillità mi spoglió.
Prese del disinfettante e degli stracci, Jason Lee mi picchió talmente forte che uscì del sangue, soprattutto in faccia, delle piccole lacrime uscivano ancora ma per fortuna mi calmai. Dopo aver disinfettato le ferite, con un altro straccio bagnato mi sciacquó la faccia, poi prese la spazzola e con le sue mani delicate, mi pettinó i capelli ed infine andammo in camera mia.
Quando si trattavano di momenti del tipo questo, avevo spesso attacchi di panico e molta ansia.
Molta ansia
Mi sdraiai sul letto e stessa cosa la fece Rose, quella notte aveva deciso di farmi compagnia, mi accarezzó i capelli ed io sorrisi, restammo tutta la notte abbracciate e per fortuna mi rincuorai, ma il resto doveva ancora arrivare.
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23 luglio 1970
Erano passate settimane dell'accaduto, ma io non mi ero ripresa ancora del tutto, alla fine dissi ai i miei che con il lavoro avevo chiuso, si preoccuparono molto, ma gli dissi che stavo bene e che mi ero ripresa, ma invece non era affatto così.
Raccontai la vicenda a Beth e Elisabeth e dissi alla direttrice Jean White che mi autolicenziavo per motivi personali e così fu.
Ormai ci mancava solo una persona, la più importante:
Brian.
Però non volevo farlo soffrire, già c'erano i suoi genitori che lo constrigevano a farlo diventare professore di lettere (anche se a lui piaceva astrofisica).
In quel momento, mentre mi facevo la doccia, pensavo proprio appunto a quella situazione, quando finí, uscì ma non indossai subito l'accapatoio, ma mi guardai allo specchio.
Dopo dell'accaduto, quando finivo di farmi la doccia, osservavo e guardavo il mio corpo, che ogni giorno che passava, non mi piaceva, non mi ispirava, a volte mi sentivo persa nel vuoto.
"Che io fossi maschio"
Pensavo sempre a quello, avevo dei dubbi sulla mia sessualità, mi domandavo se ero bisessuale, lesbica o semplicemente etero, mi guardavo allo specchio, osservavo il mio corpo e il mio viso e sottovoce dicevo sempre "Questa non sono io...", a volte mi davo del maschile e devo dire che mi piaceva, davvero...
Qualche volta quando mio padre era a lavoro, andavo nella stanza da letto sua e di mia madre, senza farmi scoprire, aprivo l'armadio, mi spogliavo dei miei "vestiti" e mettevo quelli di mio padre, rispetto a quelli femminili, i maschili mi stavano bene.
Una volta ancora andai in un negozio di abiti maschili, con la scusa di "Comprare qualche abito al mio ragazzo", li compravo, ritornavo a casa e quando mia madre non c'era (che per fortuna usciva quasi tutti i giorni) li provavo.
Tra tutti gli indumenti che mi piacevano, c'era uno in particolare che mi attraeva: era una camicia (che tra l'altro mi andava un po' grande, pazienza) con dei fiori ricamati, forse era troppo simile agli anni '60 ma mi piacque lo stesso, poi insieme a quello c'era un pantalone, che anche quello era un po' largo, ma lasciamo perdere questo aneddoto.
Erano giorni e giorni che mi davo del maschile, i miei atteggiamenti non erano più quelli di una volta, mi comportavo sempre di più come un maschio, rispondevo male ai miei genitori, iniziai poi a fumare e loro di questo ne erano arrabbiati.
Decisi di dire tutto in un pomeriggio di fine luglio, erano presenti le mie amiche e basta, spiegai la situazione e di tutto quello che facevo e poi arrivai ad una mia decisione:
<<Tesoro... allora perchè ti comporti così...>>
<<È vero... ha ragione tua madre, perchè nelle ultime settimane hai questi atteggiamenti così brutti...?>>
<<Beh... tutto è incominciato una notte dell'otto luglio, mentre io mi ritiravo a casa, passò Jason Lee che guidava la macchina, mi offrì un passaggio per ritornare a casa, all'inizio non ero convinta ma poi accettati...>>
Raccontai di tutto quello che era successo quella notte, i miei erano rimasti senza parole della cosa mentre Rose, Elisabeth e Beth (che già sapevano dell'accaduto) stettero in silenzio.
<<Menomale che ti sei autolicenziata, sapevo che quel lavoro non faceva per te. Adesso cosa vorresti tesoro?>>
Sudavo freddo per una cosa che dovevo dire, ovvero una mia importante scelta, aprí bocca e dissi:
<<Mamma, papà, ragazze, ho preso una decisione importante... vi prego, supportatemi>>
<<Cosa tesoro? Dici, non ti mangiamo mica>>
Feci un sospiro e dissi:
<<Dopo l'accaduto, avevo pensato che questa non è la vera me. Ho preso una decisione importante...
Voglio diventare maschio...>>
A quella decisione, i miei rimasero insicuri della cosa, mentre le ragazze rimasero senza parole, ma forti allo stesso tempo:
<<Tesoro, sei proprio sicura della tua decisione?>>
<<Si mamma, ne sono certa>>
Abbracciai mia madre e dopo qualche secondo si unirono anche papà e le ragazze, in un forte abbraccio.
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8 agosto 1970
<<Sun, sei pronta?>>
Mia madre urlò per la terza volta, sapete il perchè?
Dovevo partire per Cambridge, la città dov'ero nata. In quel lungo periodo che sarei stata dovevo lavorare per guadagnare dei soldi, in modo che poi mi sarei presa le cure per cambiare il tono di voce, per le operazioni eccetera.
Prima che partissi per Cambridge, scrissi una lettera a Brian, mi inventai una scusa per non farlo soffrire, nella lettera scrissi che mio padre aveva avuto un contratto di lavoro molto importante in America e che non poteva non accettare e che ci saremo trasferiti a New York, dove mio padre avrebbe lavorato. Ci rimasi malissimo quando la scrissi, ma purtroppo era per il suo bene ed infine gli scrissi che l'avrei sempre amato, e da li scoppiai in lacrime, presi la mia foto preferita e me la strinsi a me, ero consapevole di quello che stava succedendo e di quello che sarebbe successo più avanti, presi le valigie, presi la foto e me la misi in tasca, prima di varcare la soglia della porta di casa,, guardai per l'ultima volta quella che chiamavo "luogo in cui sono cresciuta" e poi, accompagnata dai miei genitori, lasciai King's Lynn, luogo in cui ero cresciuta.
Pensando sempre a quella foto, pensavo a Brian, che era una persona onesta e gentile, quando stavi male veniva vicino a te e subito ti consolava, in un grande abbraccio caldo e rassicurante. Volevo molto bene a lui ed ero molto affezionata, ma da quando gli avevo mandato la mia lettera ci sarebbe rimasto malissimo, ma purtroppo era per il suo bene.
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Era tardo pomeriggio quando arrivammo a Cambridge, i miei genitori sarebbero rimasti finché io non avessi trovato lavoro, mio padre aveva moltissime sterline e quindi poteva comprare un piccolo appartamento per me, ci sono volute settimane per affittare una casa, avevevamo chiamato circa tre agenzie immobiliari ma gli appartamenti erano tutti esauriti o costavano il doppio, per fortuna c'era un cugino di mia madre che abitava in quelle vicinanze, si chiamava James Carter ed era un chirurgo dell'ospedale Addenbroke's Hospital, accettai molto volentieri e dopo qualche settimana andai ad abitare nel suo appartamento, dopo tre/quattro giorni trovai anche un lavoro in un ristorante a lavare i piatti, i miei genitori se ne andarono il giorno dopo, augurandomi buona fortuna per la persona che sarei diventata...
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3 anni dopo
Cambridge, 1973
Sono passati tre anni da quando mi ero trasferita qui, da qualche mese incominciavo a darmi del maschile e solo poche persone mi supportavano, scrivevo lettere ai miei genitori e a Rose di quello che succedeva ogni giorno, a volte chiamavo anche, come in un pomeriggio del '72, che tra i mercati trovai un mercantiere che vendeva collane, ero curiosa di vedere quelle meravigliose collane, in particolare una collana che aveva come ciondolo un sole e per fortuna costava poche sterline.
Qualche giorno fa andai a tagliarmi i capelli rendendoli cortissimi, con un ciuffo davanti al viso, ero consapevole che le persone mi avrebbero presa per pazza, ma io ne ne fregavo di queste cose e facevo bene. In questi giorni James mi disse alcune cose:
Uno, che aveva chiamato una terapista, in modo che io avrei raccontato la mia vita e del perchè volevo diventare maschio, due e che lui (essendo chirurgo esperto) mi procurava tutte le cure per iniziare la terapia ormonale e terzo, che fossi sicura di quello che stavo facendo, in tutto ciò pensavo a Brian, di come stava trascorrendo le giornate, se un giorno l'avrei rivisto per le strade di Londra gli avrei raccontato la verità, ma con la calma e il tempo di spiegare cosa era successo in questi anni...
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Un anno dopo
Cambridge, 15 giugno 1974
Mancavano poche settimane dall'operazione ed io ero pronta per cambiare genere, i miei capelli erano cresciuti presto, infatti le ciocche si appoggiavano sulle spalle, mi trovavo nello studio di James ad aspettare che lui arrivasse, mi avrebbe dovuto dire delle cose importanti riguardo l'operazione, aspettavo con un po' d'ansia finché sentí un rumore dietro la porta e mi girai di scatto, era James che aveva portato delle cartelle, si sedette sulla sua sedia, appoggio le cartelle sulla scrivania e iniziò a parlare:
<<Vedi Sun... l'intervento chirurgico non è facile, però abbiamo delle opzioni che tu sei libera di scegliere. Allora, abbiamo la chirurgia del busto che è obbligatoria, poi hai questa opzione, sei libera di scegliere, si chiama Isterectomia *(Isterectomia è la rimozione dell'utero)*, se non vuoi avere figli possiamo anche farla>>
A quella parola rimasi bloccata, io avevo sempre desiderato avere un figlio e dopo un po' dissi con tono tranquillo:
<<Senti... io ho sempre desiderato avere un figlio e su questo preferirei non operarmi...>>
<<Va bene, come vuoi tu. L'operazione sarà svolta tra tre giorni, il 17 giugno, per la precisione>>
Sospirai e lo ringraziai, James mi abbracciò e sottovoce mi disse:
<<So che sei una persona forte, ti voglio bene>>
<<Anche io...>>
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17 giugno 1974
Il giorno dell'operazione era arrivato, io ero pronta per quello che stava per accadere, prima di andare all'ospedale, James mi scattó una foto, nella foto c'ero solo io, seduta su una sedia e sorridevo, ero molto tranquilla quel giorno, anche se avevo un po' di ansia.
Dopo qualche minuto salimmo in macchina per raggiungere l'ospedale, durante il tragitto James mi disse che dopo l'operazione mi avrebbero messa delle fasce su tutto il corpo tranne sugli occhi ed io feci un respiro profondo per le ultime ore che ero donna, prima di diventare maschio.
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Dopo essermi ricoverata, ero distesa sul letto, a pensare a molte cose finché non arrivò James per dirmi che era arrivato il momento, mi alzai e mi distesi su un lettino che mi trascinó nella sala dove si sarebbe svolta l'operazione, arrivata, presero dell'ossigeno per farmi addormentare e James disse "Non sentirai niente, tranquilla", chiusi gli occhi e vidi solo il buio, da quel giorno il mio destino cambiò la mia vita definitivamente.
Spazio autrice :D💕:
Beh, che dire follettini e follettine, non pubblicavo da aprile lo so, ho avuto molti impegni con la scuola ma adesso sarò molto attiva a scrivere i capitoli uwu.
Nel prossimo capitolo la storia inizierà a prendere sopravvento, spero vi piaccia :3
La Borry❤️
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