Mesmerizing
TAGS: first time, age gap
RATING: arancione
TW: underage, sex, mild non-con
🌶️ : 3/5 (defibrillatore grazie 🫠)
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Ricordava una vecchia discussione tra compagni di classe, in cui uno dei pochi amichetti che aveva (e che lo sopportava nel suo blaterare di allenamenti ed eroi) s'era vantato di aver baciato una ragazzina di un'altra classe. L'aveva definito umido. Umido e "da sballo".
Il pomeriggio di quello stesso giorno era stato improduttivo e s'era ritrovato di fronte al grande specchio di sua mamma, quello in cui lei si rimirava ogni mattina e ci aveva provato.
S'era immaginato quella ragazzina dagli occhi grandi del secondo banco mentre passava vergognosamente la lingua e le labbra sul vetro freddo dello specchio. "Per fare allenamento", si disse.
Durò poco e provò un forte senso di vergogna e disgusto a vedere l'alone del fiato e l'umido della saliva in corrispondenza dell'immagine della sua bocca; ci aveva sputato sopra e aveva pulito rabbiosamente tutto con la manica della felpa per non lasciare tracce.
Invece, nella realtà in cui era stato catapultato quasi a forza, quel bacio fu strano.
Strano ed imbarazzante, come lo è qualsiasi primo bacio.
In quello, Touya si sentiva formalmente un incapace, ma aveva mascherato bene la cosa. O così amava auto-convincersi, anche a distanza di anni.
La reticenza a volte salva la faccia!
Così s'era ritrovato ad accarezzarle le labbra e la lingua con piccoli colpi, seguendo i suoi movimenti, cercando di imparare qualcosa che non sapeva fare, provando a lasciarsi trasportare da una sensazione che gli stava lentamente spegnendo il cervello e facendo chiudere gli occhi.
E le mani? Lui dove avrebbe dovuto metterle? Quelle di Keiko gli massaggiavano la testa, tiravano i suoi capelli candidi, accarezzavano il collo e le spalle.
Staccò le braccia dal corpo e l'unica cosa che gli riuscì fu di afferrarle la vita con irruenza, strappandole una risatina smorzata dall'ennesimo piccolo morso sul suo labbro superiore.
Le iridi onice di Keiko attesero che quel ragazzino aprisse gli occhi, pronta a schernirlo: «Sei carino quando arrossisci, mostriciattolo... Potrei mangiarti di baci, lo sai?» e gli prese delicatamente tra i denti la guancia, tirando appena, facendo in modo che il ragazzo facesse una smorfia di dolore prima di lasciarlo andare.
«Prima togliamo le briglie, però.»
Con delicatezza gli mise in mano le estremità della cintura della vestaglia. «Slacciala.», e Touya obbedì, fissando le mani tremanti che avevano dimenticato come si snoda un fiocco.
Keiko gli prese i polsi e lo aiutò a tirare, finché il nodo fu sciolto e la cintura ricadde morbidamente ai fianchi, lasciando che la vestaglia s'allentasse e lui potesse intravedere la lingerie sottostante.
«Spogliami, avanti. – inclinò la testa e gli regalò un sorriso pieno e caldo – Per come ti rivolgi a Giran non sei certamente un ragazzo timido. O mi sbaglio?».
Touya strinse le labbra e la guardò dritta in volto: leggeva sfida nei suoi occhi e una lieve speranza che non riuscì a capire a cosa si riferisse. Scosse la testa e deglutì, facendo un passo verso di lei.
Le dita tremanti toccarono il tessuto liscio della vestaglia lungo lo scollo, saggiandone la consistenza un paio di volte prima di spostarlo, farlo scivolare a scoprire le clavicole chiare, le spalline sottili del bustier, le spalle esili della donna, accompagnando il tessuto lungo le braccia assieme ad una lenta carezza.
La pelle di Keiko era perfetta, senza neppure un segno o una cicatrice a macchiare quel candore. Le sue mani, invece, erano ancora arrossate, tutto il suo corpo coperto da cicatrici.
Touya fece un passo indietro appena la vestaglia s'adagiò a terra con un fruscio e si strinse le braccia al petto, voltando la testa per non guardare né lei né se stesso.
Così fasciata in un bustino di pizzo viola, con le calze chiare sorrette da nastri sulle cosce, i capelli scuri che le incorniciavano il volto...era bellissima e forse glielo avrebbe dovuto dire, ma era troppo impegnato ad autocommiserarsi e a darle ragione quando lo chiamava mostriciattolo.
«Beh? Non parli? Mi pare che tu la lingua ce l'abbia e la sappia usare bene, no? Me ne hai dato una dimostrazione prima...».
Le guance gli si scaldarono e la osservò di sottecchi, deciso a mantenere la posizione.
«Mh... Non male...» bofonchiò, sentendo poi la risata di Giran alle sue spalle.
S'era quasi dimenticato di quel vecchio...
«Non male? Ah! Questo moccioso è un vero stronzo, non credi?», ma Keiko, consapevole di com'era, lo osservava con un sorriso strano, di quelli carichi di esasperazione per i capricci di un bambino dispettoso.
«Anche tu non sei male. – si umettò le labbra – Ricordi qualcosa di matematica, tipo... meno per meno fa più?»
«...se i numeri moltiplicati sono concordi, il risultato è positivo?», esitò Touya.
«Ecco, quello. Se io non sono male e tu non sei male, magari qualcosa di buono esce fuori... Giusto?», chiese la donna, avvicinandosi al giovane, sciogliendo la presa delle braccia sul suo corpo e portando le sue mani sul proprio viso, attirando l'attenzione tutta su di sé mentre gli baciava dolcemente i palmi, prima di farli scorrere sul seno, sulla pancia e sui fianchi, fino a portarseli sulla schiena, spalmandosi contro di lui.
Il pizzo era ruvido sulla pelle di Touya e lui aveva seguito il peregrinare forzato delle sue mani su quel corpo morbido e sinuoso trattenendo il fiato. Era tornato a respirare solo dopo un bacio leggero.
«Sei così tenero. – gli sussurrò Keiko a fior di labbra – Che mi viene voglia di essere crudele con te. Distruggerti e ricomporti e distruggerti ancora fino a toglierti il rossore dalle guance e la delicatezza dalle mani...».
Touya spalancò gli occhi a quelle parole, in parte perché non le capiva pienamente e in parte perché la sua vicinanza e il suo profumo di fiori lo stavano inebriando, così come i baci che lei gli lasciava su collo e mascella e che gli facevano rilasciare gorgoglii dal profondo del petto, gli affannavano il respiro e portavano i polpastrelli ad affondare nella carne tenera del suo fondoschiena.
Continuarono a baciarsi, quasi a mangiarsi l'un l'altro, con le dita di Keiko che tracciavano il contorno di ogni muscolo della schiena del ragazzo, seguendo la curva incavata della sua spina dorsale fino al bacino, strappandogli un singulto soffocato quando gli palpò il sedere a piene mani, esalando un versetto soddisfatto mentre se lo attirava ancor di più addosso.
«Età perfetta... Corpo perfetto...», mormorò Keiko nel succhiargli la pelle tenera sotto l'orecchio.
Touya aveva le gambe molli; se lei non l'avesse abbracciato forse si sarebbe schiantato al suolo. Come facevano dei baci a rendere i muscoli di gelatina? Era il suo quirk?
Avrebbe potuto anche morirci, in quella maniera. Non sarebbe stato di certo onorevole come morte, ma se ne sarebbe andato contento.
Poi quel calore venne meno e si sentì strattonare, seguendola oltre un breve corridoio. Lei stava dicendo qualcosa a cui non prestò attenzione perché aveva la testa ovattata, come quando prendi una forte botta e non capisci più nulla.
Dal suo stato catatonico venne ridestato solo una volta fatto sedere sul materasso morbido.
La camera da letto era in penombra e Keiko si stava prodigando a togliere il copriletto bordeaux, sfilandolo malamente da sotto il sedere di Touya per lanciarlo poi in un angolo della stanza con poca grazia, lasciando sul letto il solo lenzuolo candido e un paio di cuscini, prima di fronteggiarlo nuovamente e dargli un bacio più profondo degli altri, più rude e famelico.
«Che ne dici se togliamo anche questi?», gli soffiò sulle labbra mentre l'indice scorreva sull'elastico delle mutande, allargandolo leggermente.
Touya deglutì, combattuto se ascoltarla o se scappare. Magari era ancora in tempo.
La immaginò come una vedova nera ed ebbe paura, tanto che provò ad alzarsi, rischiando di tirarle una testata e allontanarsi.
Bastava un bagno, dell'acqua fresca sul viso e si sarebbe calmato, scacciando pensieri terribili.
Si sentì strattonare per un braccio con forza e si ritrovò Giran di fronte, con la cravatta e la camicia allentata che lo squadrava dall'alto.
«Non provare a scappare!», gli ringhiò contro con quel suo fiato acido da tabacco che detestava.
«Tu prova di nuovo a toccarmi, vecchio, e non farai in tempo a mettere piede fuori da questa cazzo di stanza!», e quasi sembrò ringhiargli contro a sua volta per intimorirlo.
Ma Giran gli offrì solo il suo solito sorriso sornione: «Sei fortunato che non mi piacciono proprio i tipi come te.», lo sbefeggiò inclinando la testa di lato con fare beffardo, mentre rilasciava la presa con stizza.
«Il tuo potere potrebbe farmi paura in altre circostanze, ma se anche tu provassi solo ad emettere una fiammella...ecco, non ci riusciresti. Stupefacente, non trovi? – gli disse ad un palmo dal naso – Goditi la serata, ragazzino. Io per ora me ne starò qui buono-buono a guardarvi...» e si posizionò su una sedia che aveva notato solo fino a quel momento, di fronte ad uno specchio a figura intera che puntava in direzione del letto e da cui Giran poteva avere una visione completa di tutto quello che sarebbe successo.
Era una delle sue piccole perversioni che ogni tanto si concedeva. E quel ragazzino andava domato il prima possibile, con ogni mezzo di cui disponeva.
«Spogliati per me.», scandì la donna, riportando l'attenzione su di sé.
«Se non lo faccio?».
«Lo farò io, ma non sarà piacevole.», s'incupì Keiko. E Touya non ci teneva a vedere quella donna arrabbiata. «Tanto sei già mezzo nudo. Non credo che cambi granché per te...».
Uno scambio di sguardi e lui spinse completamente giù gli slip neri fin sotto le ginocchia. Quando tornò a sedersi sul bordo del letto e allargò le ginocchia, l'indumento scivolò lungo le gambe sino alle caviglie. «Contenta?», la sfidò.
Il sorriso compiaciuto sul suo volto era già una risposta. «Direi di sì»
Keiko si muoveva lentamente, ogni gesto era armonico e misurato, nulla di fuori posto quando si trattava di quel giovane degli occhi di ghiaccio.
Da quando aveva un po' capito il suo carattere s'era ripromessa di farlo sciogliere sotto i suoi tocchi per far divampare la fiamma che già bruciava in lui. Era brava in questo, molti dei suoi clienti lo dicevano, anche se doveva ancora capire se fossero solo frasi adulatorie dette per avere uno sconto sulla tariffa o se quegli stronzi lo pensavano davvero.
Poco le importava, ora che aveva quel gioiellino sotto i suoi occhi attenti e le sue amorevoli cure.
Gli si accucciò di fronte, sistemandosi tra le sue gambe, le mani che correvano lungo le cosce di Touya, provocandogli mille brividi.
Si umettarono entrambi le labbra quando l'attenzione venne catalizzata nello stesso punto: l'eccitazione di Touya era evidente e Keiko faticava a trattenersi, spostando lo sguardo febbrilmente da quel membro giovane al volto imbarazzato del ragazzo.
«Oh, tesoro. Queste sono un sacco di prime volte!», si prese gioco di lui, mentre con l'indice ne accarezzava la punta, raccogliendo una goccia di liquido e portandoselo sulla lingua esposta.
Touya trattenne il fiato: questa sua attenzione era strana e non riuscì a decifrare come si sentisse. Eccitato, forse. Lusingato ed eccitato, tanto che se lo sentì ancora più duro e pulsante da essere quasi doloroso.
Keiko lo prese alla base, strappandogli un singulto, leccandolo per tutta la lunghezza e succhiandogli la punta, mentre il povero Touya non poteva fare altro che buttare la testa all'indietro e soffocare un gemito quando sentì il calore umido della bocca avvolgerlo completamente. Quella sensazione di profondo benessere durò poco, troppo poco, quando Keiko si staccò da lui con un ghigno.
«Questo me lo risparmio per dopo, tesoro... - si leccò le labbra con soddisfazione – Toccati. Fammi vedere come fai.», ordinò, confidando che, almeno in quello, il ragazzino avesse un po' di dimestichezza.
E così fu: la mano di Touya si strinse sull'asta e si mosse lentamente a trovare un ritmo calmo e cadenzato, prima di spostarsi solo sulla punta, scoprendola più volte, arrossata e gonfia, mentre il respiro si faceva affannoso e gli occhi si chiudevano progressivamente, preda di un piacere familiare.
La mano piccola di Keiko trovò il modo d'infilarsi sotto le sue, aiutandolo a stringere, seguendo il ritmo che lui stava imponendo.
Il piacere che stava provando era immenso e vedere come lei lo stesse facendo con lui lo rendeva ancora più esaltante. Avrebbe voluto che non finisse mai. Andò avanti così per una decina di minuti, portandolo sull'orlo dell'orgasmo un paio di volte, mentre lui la supplicava di liberarlo, di farlo venire, ma ogni volta la presa sulla base del membro si faceva salda, dolorosa, facendolo ripiombare nella fastidiosa realtà, in cui s'era solo illuso di avere il controllo anche in quello.
Il colpo di grazia arrivò quando sentì le labbra di Keiko che si adagiavano sulla cappella a simulare un lieve bacio, prima di inglobarlo e lasciarlo scorrere fino a sentire il fondo della gola toccargli la punta.
Era come se il calore della bocca di Keiko lo attraversasse tutto e gli facesse vibrare ogni cellula del corpo, fremere ogni muscolo.
Pregava con balbettii e lamenti di poter venire, troppo preso dal momento, dalla situazione e da lei per riuscire durare di più. Era sopraffatto da se stesso, da tutte le scosse che gli percorrevano il corpo, dalla fitta alla schiena che lo prendeva quando s'inarcava verso quel culmine che lei sembrava non voler far arrivare mai.
La sua mano sinistra si mosse da sola, agguantando i capelli della donna, stringendoli tra le dita con forza, costringendola a non rialzarsi da quella scomoda posizione.
Sentiva quel suono umido e osceno del respiro che rantolava per uscire, la saliva gli colava sui testicoli e sull'inguine, fino alle natiche, mentre Keiko gli artigliava furiosamente il braccio e gli graffiava una coscia.
Era l'istinto a fargli muovere i fianchi, qualcosa di primordiale che era insito nell'ipotalamo e di cui lui non conosceva l'origine. Oppure stava ricreando inconsciamente qualcosa che aveva già visto, che avrebbe voluto provare e che, cazzo! gli stava piacendo da morire.
Si sentì strattonare per i capelli e sbattere sul materasso con forza. Le mani andarono a cercare di liberarsi da quell'impedimento ma la voce grossa e ferma di Giran lo fece impietrire: «Vuoi ucciderla?», ringhiò con gli occhi quasi fuori dalle orbite, mentre sentiva in sottofondo un lieve tossire.
Si vergognò di se stesso e rimase disteso in quella posizione anche quando l'uomo mollò la presa, le iridi turchesi a guardare il soffitto e a tentare di regolarizzare il respiro.
Gli bruciavano gli occhi e si sarebbe forse messo a piangere se non avesse di nuovo sentito quel calore familiare tra le gambe.
S'alzò di poco e vide di nuovo Keiko a leccargli il membro, gli occhi scuri che lo fissavano ricercando attenzioni: «Sto bene. – asserì tra una lappata e l'altra – Se ti piace basta che fai con più calma.».
Così Touya rimase fisso a guardarla, puntellato con un gomito sul materasso e l'altra mano che guidava la testa di Keiko nei movimenti e le andava incontro con l'ondeggiare del bacino. E lei succhiava come se ne andasse della sua vita, stringendo le guance attorno a lui, accarezzandogli l'asta a lingua piena, accogliendolo tutto fino in fondo anche nel momento dell'orgasmo, che lei si ritrovò a deglutire per forza, scossa dagli spasmi del rigetto e da brividi di eccitazione.
Si rialzò, pulendosi col dorso della mano il mento dalla saliva e guardando il ragazzino che ansimava disteso sul letto pensando tra sé e sé che quel giovane dal corpo deturpato avesse del potenziale per farla divertire davvero.
«Non dirmi che sei stanco! – lo canzonò – Sei tu quello giovane qui!».
Lui riuscì a guardarla di sottecchi e ad alzare il dito medio: «Vaffanculo. Ma mi hai visto?».
«Smettila di compatirti. Muovi quel tuo bel culetto e alzati da lì!».
Touya grugnì e fece forza con i gomiti sul materasso per rimettersi a sedere, passandosi una mano tra i capelli arruffati, scuotendoli per farli tornare a posto.
Si sentiva appagato, più di quanto non lo fosse quando si arrangiava da solo, ma quella sensazione di disagio mista ad imbarazzo sembrava non volerlo lasciare. Forse perché Giran era sempre lì, su quella dannata poltrona ad osservare.
Si guardò i piedi, ancora coperti dai calzini scuri, e vide di fronte ai propri quelli di Keiko, esili e con le unghie perfettamente smaltate, che spuntavano a malapena dal vaporoso ciuffo di piume nero che adornava le sue ciabattine del medesimo colore.
Lo trovò esilarante, forse perché era un particolare a cui non aveva fatto caso e che sembrava fatto apposta, come uscito direttamente da un porno di quart'ordine.
Solo che era lui adesso il protagonista e questa cosa gli metteva un'ansia tale che la sua attenzione si spostò direttamente al proprio membro, ancora mezzo teso dopo l'orgasmo.
Touya si sentì sollevare delicatamente il mento: «Ferma i pensieri, tesoro. Cosa ti preoccupa?».
Balbettò qualcosa in risposta, mentre tutta la spavalderia iniziale lasciava solo posto ad una grande insicurezza: «Io...ci ho messo così poco...».
«Oh, amore! È normale! – e gli carezzò il viso con dolcezza, la stessa del suo tono di voce – Forse è stato tutto un po' troppo per te e ti sei sentito...sopraffatto. Nulla che un po' di pratica non possa aggiustare, sai? E poi sei carino...un mostriciattolo fottutamente carino...» e lo baciò, lasciandolo di sasso a sentirsi su quella stessa lingua che gli invadeva la bocca.
Avrebbe voluto togliersi, perché quella cosa lo disgustava, ma rimaneva ancorato alle labbra di Keiko come fa un assetato con un'oasi nel deserto; poco gli importava di quel retrogusto acidulo che svaniva a poco a poco e serviva solo a rammentargli frammenti di estasi.
Lei si staccò fin troppo presto, avvicinandosi però a lui ancora di più, costringendolo a raddrizzarsi sulla schiena, a guardarla ed allargare i piedi per farle spazio.
L'espressione di Keiko era tenera, quasi benevola. «Puoi toccare se vuoi.», propose, indulgente.
A Touya quell'affermazione mandò il cuore in gola. «Davvero posso?».
Ma era pura retorica, in effetti. E non servì il sorriso di Keiko a dargli la forza di proseguire.
Sapeva cosa avrebbe dovuto fare, ma come farlo era un'altra cosa. Tra di loro v'era un abisso, in termini d'età, esperienze, vissuto personale...Non aveva idea di come e cosa fare e neanche da dove cominciare, perché il desiderio di toccarla era irresistibile e di certo non poteva limitarsi solo allo stringersela addosso come aveva fatto quando l'aveva baciata.
Lei con mezzo passo ancora verso di lui si fece strada tra le sue ginocchia, costringendolo ad allargarle, allungando le mani perché lui le afferrasse. Giocherellò con le sue dita per qualche istante, lasciandogli percepire lievi tocchi sulla pelle, prima di fargli adagiare i palmi sulla vita, racchiusa dagli intricati disegni floreali del pizzo viola.
«Ehi. - Touya alzò la testa verso la sua voce calma – Non mi rompo. Toccami.».
Gli occhi cerulei tornarono a rimirare quel tessuto che lasciava intravedere la pelle chiara dell'addome, mentre le mani ne percorrevano la consistenza ad ogni cucitura e ad ogni nastro, passando i polpastrelli in quell'area scoperta tra la fine del bustino e l'orlo dello slip, dove la carne era più morbida e liscia.
Forse era solo suggestione, ma percepiva il palpitare del suo sangue sotto le dita, che le accarezzavano i fianchi e oltrepassavano incolumi il sottile confine tra la carne e il nylon delle calze chiare.
Si spinse a tracciare la curva dei polpacci, strappandole un lungo sospiro, fino a toccare la piega dietro le ginocchia prima di poggiare entrambi i palmi sulle cosce e il loro interno, palpando lungo la parte più morbida e calda delle gambe.
La vista ripercorreva le linee immaginarie lasciate da quel contatto, fino a sfiorare l'inguine assieme ai suoi polpastrelli, trattenendo mezzo respiro, strappandone uno intero a Keiko quando le labbra posarono un bacio in quella terra di nessuno appena sopra il bordo dello slip.
La donna gli sorrise e si chinò a baciarlo sulla fronte, il naso e le labbra: «Toccami dove vuoi. Scoprimi come ti pare.», lo istigò con un tenue sussurro all'orecchio.
Le sue dita strinsero la carne delle anche, attirandola a sé, baciandola ancora una volta su quel lembo candido di pelle, inspirandone il profumo così profondamente da volersi inebriare, prima di appoggiare il mento sulla pancia e guardare verso l'alto, dove le mani s'arrampicavano a stringerle i seni, compiacendosi dell'espressione soddisfatta di Keiko. Li strinse forte, prima di abbassare il tessuto leggero e scoprirli del tutto, passarci i palmi per saggiarne la morbidezza, beandosi delle piccole espressioni che la donna manifestava su quel viso fin troppo composto.
Si convinse che i movimenti fossero quelli giusti anche quando le strizzò tra pollice ed indice i capezzoli, lasciandola boccheggiante per un momento che parve quasi eterno.
Quando Keiko guardò in basso, l'espressione di quel ragazzino era cambiata: non era più disarmante, imbarazzata o confusa. In quegli occhi assottigliati leggeva la consapevolezza di aver imparato una lezione e quel ghigno accattivante era la prova che pure a lui la cosa piaceva.
«Ecco...così. Ngh! Bravo...», riuscì a dirgli, masticando le parole tra i denti serrati ad una pressione troppo forte sui propri seni, prima che lui decidesse di lasciare la presa e farla chinare, in modo da averli ora a portata di lingua, facendola roteare su quei bottoncini di carne già provati, donandovi sollievo momentaneo con baci dolci e succhiate leggere, prima di farla rialzare e tornando a percorrere il suo corpo con le dita.
«Toccami.», gli ordinò ancora, con la voce rotta dai sospiri.
«Lo sto facendo!», protestò Touya a quel comando ripetuto. Protesta che cadde nel vuoto quando la sua mano condusse quella del ragazzo fra le proprie cosce, con una prepotenza malcelata che lo lasciò interdetto.
«Toccami qui, idiota. – una mano accompagnava l'altra a sentire il sottile tessuto dello slip intriso di umori – Lo senti? Questo è l'effetto che mi fai...».
Touya aggrottò le sopracciglia: «Sei...bagnata?».
«Oh, ragazzino! Se la tocchi per bene una ragazza potrebbe anche sciogliersi sotto le tue dita! E non è del tuo quirk che parlo, lo sai?» e Touya annuì, lo sguardo fisso in quel punto celato tra le cosce e le dita umide che spingevano il pizzo tra le pieghe della carne.
«Ti piace?».
«È... strano. Ma mi piace, sì...», rispose in un sussurro.
«Scostale ed entra. – lui tentennò – Fallo. Fai come ti dic-», ma le parole le si bloccarono in gola al sentire le dita calde esplorarla, aprirla con delicatezza, percorrerla tra le pieghe fino a entrare con calma.
«Così?».
Keiko si morse il labbro e soffocò un gemito.
«Sì... Esattamente così... - esalò – Ora muovile, dentro e fuo- con calma...».
La donna aveva il respiro spezzato e le parole si trascinavano zoppicanti oltre le sue labbra mentre Touya si muoveva dentro di lei come richiesto.
«Sei calda...e stretta...», constatò. Un calore simile a quello della sua bocca, stretta come quando l'aveva risucchiato, poco prima.
Aumentò il ritmo, come se fosse naturale, ancora quell'istinto che gli tendeva i muscoli e non gli dava il tempo di pensare.
Keiko non ragionava da un po'. Era tutta un sospiro e un tremolio nella voce ad ogni «Oh, cazzo!» che pronunciava, mentre sporgeva il bacino sempre più verso di lui fino a ritrarsi di colpo, lasciandolo interdetto e anche un po' contrariato.
Si girò di spalle, infilando gli indici dentro l'elastico degli slip, facendoli scorrere lungo le cosce assieme al tessuto, sporgendo volutamente il culo verso il viso di Touya mentre se li sfilava e li calciava chissà dove nella stanza, prima di voltarsi a fronteggiarlo di nuovo.
Il piede destro sfiorò il polpaccio nudo del giovane prima di raggiungere il materasso.
«Seconda lezione...o terza. Chissenefrega. – si umettò le labbra – Leccami.».
Touya rimase in silenzio, non sapendo se continuare a guardare quel sesso esposto praticamente davanti alla sua faccia o sforzarsi di osservare in viso la donna che si stava offrendo a lui in quella maniera.
«Ho detto: leccami, ragazzino!».
Keiko fu tanto imperiosa da strappare mezza risata pure a Giran, che si stava godendo la vista di quel culetto pallido proprio dallo specchio, massaggiandosi l'inguine da sopra i vestiti.
Adorava quei giochetti, ma adorava ancora di più vederla su di giri per regalini inaspettati come quello.
«Leccarti?».
«Hai imparato a baciarmi, no? Sono labbra anche quelle. Stupiscimi, mostriciattolo! So che sei un bravo bambino...», lo incitò, carezzandogli la testa e forzandolo nel movimento verso il suo inguine.
Touya respirò per darsi coraggio e percepì il profumo di Keiko, quello vero, più profondo. Diverso dal profumo che può avere la pelle, ma con quel dolce sentore floreale che l'accompagnava in ogni movimento.
La baciò delicatamente, impacciato e impaziente di provare e di scoprire, allungando appena la lingua fino a farsi via via più audace, frenato solo dal doversi abituare a quel sapore tutto nuovo.
Aveva ragione ad averlo definito come un bacio, forse anche meglio di un bacio, perché Keiko gemeva sotto i suoi tocchi e sollevava il bacino ritmicamente, a cercare maggiore pressione della lingua su di lei.
Questa cosa sembrò infervorarlo e aumentare i battiti del suo cuore, portandolo ad aiutarsi con la mano a tenerla aperta per la propria lingua.
A conti fatti, era come quando leccava la coppetta del gelato dagli ultimi rimasugli di una pallina sciolta di variegato all'amarena.
Solo che questo era caldo, decisamente non stucchevole, ma gli impregnava le labbra nello stesso modo.
Una sensazione assurda, difficile descriverne tutte le emozioni che erano ulteriormente rafforzate da quanto riusciva a sbirciare da quella posizione, con la testa ormai immersa tra le gambe di Keiko a portarla pian piano sul ciglio dell'orgasmo.
«Le dita... - biascicò, tra un ansito e l'altro – Entra con le dita...».
Allungò la mano più sotto e affondò le dita nelle pieghe fradice di umori e saliva, mentre la lingua ogni tanto passava su qualcosa di sporgente e gonfio che faceva gemere Keiko più forte. Premette due dita dentro, facendole roteare piano e poi estrarle e ripetere l'operazione con più decisione ad ogni gemito più forte, fino a che non si sentì stringere tanto forte da aver paura di restare affondato in quella cavità umida all'infinito.
Fu solo la pressione della mano sulla sua testa che staccò Touya dal suo diligente compito, osservando dal basso il volto arrossato della donna che lo sovrastava e che gli lasciava carezze tra i capelli per premiarlo della sua bravura.
Touya sfilò piano le dita dalla sua apertura, facendo sospirare pesantemente Keiko. Si osservò la mano, incuriosito da umidità e consistenza che gli erano rimasti attaccati alla pelle.
Si portò le dita alla bocca, leccando un polpastrello per capire se il sapore che aveva sentito fosse in qualche modo diverso, ma gli sembrò solo meno salato e si ritrovò a succhiare entrambe le dita per ripulirle.
Solo in seguito avrebbe compreso quanto quel gusto gli piacesse, e quanto fosse soddisfacente farlo avendo la completa attenzione della donna su di sé, annoverandolo come una delle sue cose preferite da fare durante il sesso.
Sugar, I've developed a taste for you now
Do you wanna see how far it goes?
Do you wanna test me now, my love?
You must be crazy if you think that I will give in so easily
~ Sleep Token ~
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