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Mi infilo le cuffiette e inizio a camminare verso il mio posto. La spiaggia è deserta, quindi decido di prendere la strada più lunga pur di poter avere le onde del mare tutte per me.

Tengo una sola cuffietta. Con l'orecchio più vicino al mare preferisco sentire lo scroscio delle onde. La brezza non particolarmente leggera, riesce a colpirmi nonostante la felpa che indosso. I piedi sfiorati dall'acqua che mi tocca e poi si ritira, la schiena investita continuamente dall'aria sempre più fredda, i capelli che senza controllo mi finiscono davanti agli occhi ora mi sento completamente vulnerabile.

Le luci sono troppo lontane per farmi vedere distintamente i dettagli. La riva è completamente deserta per centinaia di metri. Alzo la testa, chiudo gli occhi e mi fermo. Mi lascio completamente assorbire da tutto ciò che mi circonda.

Dopo qualche secondo ricomincio a camminare e non mi fermo fino a quando non raggiungo il mio posto. La distesa regolare di sabbia è apparentemente interrotta, da un prolungamento in roccia della costa, largo una decina di metri. Subito dopo quest'ultimo, la spiaggia ricomincia, ma il prolungamento in roccia permette di avere un appoggio e un po' di riparo dal vento.

Mi siedo sulla spiaggia e mi avvolgo nella coperta bianca che ho portato.

Mi limito a guardare il mare per pensare. Sento il peso di tutti i dubbi dell'ultimo anno gravare su di me. Ogni scelta mi sembra sbagliata e ogni certezza riguardo al prossimo anno sembra svanita.

-Forse dovrei andarmene se non voglio essere maltrattato-

Non ho bisogno di voltarmi, ormai so a chi appartiene questa voce che mi colpisce sempre alle spalle. Mi limito a fargli un cenno con la testa, continuando a guardare il mare. Lui si siede accanto a me, badando a non avvicinarsi troppo. Allargo la coperta per non farlo sedere sulla sabbia umida, ma lui mi fa cenno di tenerla tutta per me.

Non diciamo nulla, ci limitiamo a fare cenni in modo da non dover azzardare con le parole.

-Mi spiace per prima. Non era un buon momento e basta-

Lui non risponde e continua a guardare avanti a se come se non avesse neanche sentito. Continuiamo a ignorarci per alcuni minuti. Il completo silenzio.

Brividi iniziano a formarsi sulla mia pelle a causa del freddo, mentre l'unico suono percettibile tra di noi sono i respiri.

-Dovresti smettere di andare da sola ovunque cercando di trovare le soluzioni- dice ad un tratto squarciando il muro di silenzio che si era creato.

-Non ho mai detto di cercare soluzioni. Mi piace godermi questi giorni da sola per pensare-

-Ok-

-Penso che dopo un anno passato a rimandare questo momento sia il momento di pensarci veramente-

-Ok-

-Non puoi fare il professorone che capisce i miei problemi e poi rispondere con dei banali ok- rispondo acida.

Lui si volta ridacchiando e mi guarda dritto negli occhi.

-Ok forse dovrei cercare di non rispondere male alle prime due parole che dici, ma in questi giorni mi sembra che l'unico modo per capire sia allontanare tutti-

-Capire cosa?-

-Non è importante. Mi stai inseguendo forse?-dico con un sorriso per cambiare di netto l'argomento.

-Leo abita qui vicino e ti ha visto camminare. Vi ha detto di venire a vedere se andasse tutto bene-

-Non ho bisogno della tua pietà per stare bene- rispondo ridacchiando

-Sono abbastanza sicuro che tu ne abbia bisogno invece. Voglio capire cosa hai di tanto importante da capire che non ti permette di divertirti-

-Ma io mi sto divertendo- dico stampandomi un sorriso falsissimo sulle labbra.

-Ah si? Non sembrava quando mi hai quasi mandato via a calci dopo una battuta- dice continuando a ridere

-Beh io mi sono divertita molto a mandarti quasi via a calci-

-Continuo a voler sapere il tuo dramma esistenziale-

-Punto primo, non lo dico al primo che passa, secondo no è nessun dramma, solo qualche decisione importante da prendere e ricordi legati a questo posto-

-Non dovremmo preoccuparci del futuro ora. Abbiamo poco tempo per divertirci e non voglio sgobbare per i prossimi 5 anni sapendo che tutto ció che avró sarà un pezzo di carta, che mi permetterà di fare per altri 40 anni un lavoro che odierò-

-Molto profondo direi- dico ridacchiando per smorzare il discorso che si sta facendo troppo serio.

Il bello di confrontarsi con persone che non si conosce e che alla fine puoi parlare liberamente, sapendo che non verrai giudicato perché hai criticato qualcuno o perché hai nominato qualcosa che tutti conoscono. Puoi aprirti e basta, sapendo che in ogni caso la persona a cui hai rivelato qualcosa di importante non ti rinfaccerà mai nulla.
Anche perché alla fine nonostante le persone cambino e le situazioni siano diverse, i problemi rimangono gli stessi.

Più le cose cambiano più restano uguali.

-Alla fine siamo talmente concentrati a decidere cosa fare della nostra vita che non ci rendiamo conto che in ogni caso ci pentiremo di quella scelta-

-Il punto è proprio cercare di scegliere qualcosa che è talmente importante che non ti stancherà mai-

-Che cosa non ti stanca mai?-

Passo dal guardare il mare a guardare lui e sento che i suoi occhi verdi stanno cercando di scavare dentro di me per trovare una soluzione. Distolgo subito lo sguardo e torno a fissare le onde.

-Non lo so cosa non mi stanca mai. Non ho un hobby che mi faccia dire oh mio dio voglio fare questo per il resto della mia vita, ma penso che ognuno abbia una passione già scelta per lui e debba solo scoprirla-

-Seriamente? Tu pensi che qualcuno abbia scelto per te esattamente di cosa tu ti appassionerai- dice guardandomi come una bambina ingenua che ha appena affermato di voler cavalcare un unicorno

-No che non credo che qualcuno abbia scritto in una lanterna il mio destino e poi l'abbia fatta volare verso  le stelle, ma credo che tutti abbiamo un talento represso da scoprire. O forse sono solo io che devo scoprirlo dato che sembra che tutti sappiano perfettamente cosa fare- finisco con un sorriso amaro.

Per un attimo nessuno dice nulla e io inizio a essere stanca di dover parlare con qualcuno che sembra prendermi per il culo ogni volta che apro bocca.

Mi alzo in piedi e quando l'aria fredda mi investe, mi stringo di più nella coperta. Torno a guardarlo, ma lui sembra totalmente concentrato a guardare avanti a sè e sembra decisamente che la mia presenza non gli faccia nè caldo nè freddo.

-Buona notte- esclamo acidamente voltandomi, senza aspettare una risposta.

-Aspetta- sussurra afferrandomi la mano, ma senza alzarsi.

-Inizia a fare freddo e ho solo un top sotto la coperta. Non voglio prendermi una broncopolmonite-

-Poco melodrammatica. Tieni la mia felpa- dice iniziando a sfilarsi la manica destra.

-No, tienila o ti ammalerai tu. Perché vuoi rimanere? Ormai è talmente buio che non si vede nemmeno più bene il mare-

-Non voglio solo tornare a casa. E poi mi stavo divertendo-

-Divertendo a prendermi in giro e non parlando mai di te? Divertente. Veramente.-

-Dovresti accentuare la tua ironia. Non capisco mai se stai parlando seriamente o stai cercando di fare una battuta tagliente.-

-Cavolo una critica... non me la sarei mai aspettata da te- dico enfatizzando al massimo ogni singola parola.

-Ecco ora va meglio- dice ridacchiando.

-Io devo tornare, ma se proprio ci tieni a non tornare subito a casa potresti sempre accompagnarmi- dico imbarazzata e iniziando a guardarmi i piedi.
-Beh mi sembra il miglior modo per arrivare più tardi a casa- risponde alzandosi.

Camminiamo lentamente e il suono delle onde copre il nostro silenzio. Vorrei sapere tutto di lui. Mi piace capire cosa si nasconde nelle persone che fingono che vada tutto bene. Mi piace scoprire che non sono l'unica che si sente oppressa da tutto ciò che mi circonda. Mi piace provare a capire le persone.

-Vuoi parlarne?- chiedo senza impegno e senza nominare altro.

- Per ora no...- dice girandosi verso di me e permettendo un rapido contatto ai nostri occhi.

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