3
L'auto si ferma e finalmente posso constatare che il nostro devastante viaggio è finito.
Mia madre non ha fatto che chiedere per tutto il tempo perché fossi così irritabile, facendomi irritare ancora di più. Ho ascoltato musica per tutto il tempo, rifugiandomi nelle parole di altri sull'amore. Fa meno male immaginare l'amore delle serie tv come qualcosa che prima o poi accadrà anche a te, piuttosto che viverlo veramente.
Ho sempre pensato che soffrire per amore fosse meglio di non aver nessuno da vedere in quel modo, ma la verità è che a volte forse è solo meglio aspettare. A volte penso che siamo talmente abituati dai film e dai nostri genitori, che l'amore è qualcosa che rende completi e senza la quale è impossibile vivere, che siamo portati a fare qualsiasi cosa per crearlo e cercarlo. Siamo così portati a dare la nostra fiducia ad altri, solo per cercare di costruire un rapporto da sventolare in faccia ad amici che fino ad allora ci credevano soli e infelici.
Lascio tutte le valige sul pavimento della mia camera, mi infilo una felpa e un paio di shorts e vado subito in spiaggia. Il cielo è nuvoloso e questo mi permette di avere la mia parte di spiaggia preferita tutta per me e allo stesso tempo di vedere gli ultimi attimi del tramonto.
Adagio un asciugamano sulla sabbia chiara e mi avvicino all'acqua. A un certo punto mi fermo e aspetto che i resti delle onde infrante, si avvicinino con la loro spuma a me, fino a sfiorarmi i piedi nudi.
Chiudo gli occhi per un po', stando ad ascoltare le onde avvicinarsi e allontanarsi delicatamente, mentre il vento fa volare i miei capelli scuri in modo che mi pizzichino le guance.
Cerco di isolarmi dal mondo, non pensando a nulla e godendomi questi attimi di completa pace, durante i quali non devo dimostrare niente a nessuno.
Il mio momento zen dura meno di una decina di secondi, perché in men che non si dica mi ritrovo a pensare a ieri sera. Continuo a rimproverarmi di essere scappata. Ho sempre adorato avere un carattere abbastanza forte. Ogni volta che in un personaggio c'era un personaggio che non aveva paura di essere sé stesso e affrontava gli altri, sorridevo, pensando di identificarmi sempre in quello.
Ieri sono scappata come una vigliacca che non vuole affrontare la realtà e preferisce che il tempo sistemi le cose. Vorrei risolvere il problema, ma credo che per mostrare agli altri che non sono una che scappa.
Metto le cuffiette e camminando sulla spiaggia, torno a casa. Le spiagge private con gli ombrelloni sono a circa un chilometro da qui, mentre proprio davanti a casa, si stende un spiaggetta piuttosto stretta, lunga circa cinquecento metri, che permette di passeggiare, senza essere disturbati.
Appena arrivata sulle scale di casa, ai quali si può accedere direttamente dalla spiaggia tramite un cancelletto bianco, noto in lontananza un gruppetto di ragazzi della mia età. Riconosco i capelli biondo grano di Caroline, nonostante la lontananza, e mi affretto a salire in casa prima che tuti gli spiacevoli ricordi di qualche anno fa mi tornino in mente.
Appena chiudo la porta di casa, sento mia madre avvicinarsi a me.
-Lo sai vero che se qualcosa non va ne possiamo parlare insieme- dice guardandomi negli occhi e appoggiandomi una mano sulla spalla.
-Lo so, Ma. Per ora preferisco metabolizzare la cosa da sola. Comunque non è nulla di importante-
-Non devi fingere. L'ho capito che c'è qualcosa che non va e che è qualcosa di più grosso del non voler passare l'estate qui. Comunque, ti ho proposto più volte di rimanere a casa con papà e di venire solo ogni tanto qui, ma tu sei sempre stata decisa a venire. Se stai cambiando idea però fallo in fretta, perché per quanto mi piaccia passare l'estate con te, non lo voglio fare se la cosa ti fa stare così di cattivo umore-
-Ho già deciso che rimarrò qui-
-Va bene. Per strada ho trovato una locandina, domani sera al Regal danno uno di quei film che vai sempre a guardare, quelli sull'arte nelle capitali europee, potresti andare per passare la serata-
-Grazie, Ma. Buona notte-
Quando torno in camera, mi pento immediatamente di non aver sistemato le valigie appena arrivata. Metto un po'di musica e tra uno sbuffo e l'altro cerco di sistemare tutto il più in fretta possibile.
Appena finito, mi butto sul letto e cerco di prendere sonno. La luce della luna e la finestra aperta per permettere all'aria di circolare rendono impossibile rimanere completamente al buio e quindi dormire. Inizio a girarmi da una parte all'altra, ma senza risultato.
Poi lo vedo lì. L'ho comprato solo per la copertina e per avere un quaderno di riserva, ma in questo momento sembra di più di un mucchio di pagine bianche. Lo afferro e ne accarezzo più volte la copertina lucida, poi lo apro e faccio lo stesso con le pagine ancora immacolate.
Le osservo, mentre sento che il mio cervello sta iniziando a trasformare i pensieri in parole. Poi la prima pagina smette di essere bianca.
Non ho mai voluto scappare via. Non c'è mai stato un momento in cui avrei voluto abbandonare tutto pur di poter dimenticare qualcosa.
Non ho mai fatto cose folli. Non ho mai fatto nulla di cui potermi pentire, dato che negli ultimi anni sono stata talmente in cerca dei perfetti anni del liceo, che non ho lasciato nulla al caso. Ho sempre calcolato tutto nei minimi dettagli, per non dover vivere di rimpianti.
Eppure, ora, mi sento persa. Ho confidato a qualcuno i miei segreti più intimi pensando che potessi ritrovarli in lui. Ho parlato delle mie paure, dei miei sbagli e dei miei sogni, senza rendermi conto che stavo confidando la parte più intima di me a qualcuno che non conoscevo veramente.
Per cosa l'ho fatto? Per autoconvincermi che una persona che sa ascoltare sa anche capire?
In cosa speravo? In una storia dei libri ai quali sono troppo attaccata? Forse il miglior modo per smettere di dare la colpa ai libri, sarebbe smettere di leggerli. Metterei fine ai miei film mentali e riprenderei in mano la mia vita. Chi spreca tempo a leggere le storie inventati di altri, dimenticandosi di vivere?
Perché non posso essere normale e non posso solo divertirmi, senza preoccuparmi di programmare tutto per poi non avere nulla di vero.
Non lo so, forse sto solo farneticando e questi sono solo pensieri melodrammatici di una sedicenne, che non ha ancora capito quali sono i veri problemi della vita.
Ormai non so neanche più cosa sto scrivendo, è troppo tardi per dire che sto riflettendo con la mente lucida. Tutto ciò che so è che una persona di cui mi fidavo mi ha preso in giro, e ora mi sento come se tutti i miei pensieri fossero stati portati via da uno sconosciuto.
Quest'estate non voglio fare nulla. Non voglio né feste né conoscere nuove persone, voglio solo andarmene in giro per le spiagge e per le viuzze del paese, per scattare foto ai dettagli meno visibili e per poter trovare dei posti in cui potermi concentrare, senza pensare a tutto il resto. Voglio dedicarmi a tutto ciò che quest'anno ho eliminato dalla mia vita pur di uscire un po'di più con le mie amiche e per parlare con...il suo nome non è importante.
Mamma mi ha chiesto perché avessi deciso di venire qui, per essere infelice per tutto il tempo, ma come avrei potuto saltare quella che probabilmente sarà la mia ultima estate qui...
La penna scorre veloce. Sempre più veloce. La calligrafia si incurva diventando sempre più comprensibile solo a me. Alcune pagine vengono bagnate, mentre il vento cerca di non farmi vedere ciò che sto scrivendo.
A volte non c'è bisogno di pensare a cosa scrivere. Le parole vengono da sé e prima che ci si possa accorgere di ciò che sta succedendo l'inchiostro è impresso nella carta in maniera indelebile.
Nota autrice
Ciao a tutti i super lettori notturni (come me) e a tutti i fortunati che riescono a leggere durante il giorno! Scusate per il capitolo un po'noiosetto, ma volevo farvi capire un po' il modo di pensare della protagonista e volevo descrivere il posto. Nel prossimo capitolo vi prometto un incontro molto speciale.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro